Le intercettazioni rivelano il carattere e il comportamento di Vittorio Emanuelee dei suoi soci: "Speriamo ci siano belle bambine, così le..."Quei soldi in busta per il principe"Un'abitudine per lui delinquere"Al complice diceva: "Sono potente, chi mi ostacola è finito"
dai nostri inviati DARIO DEL PORTO e CRISTINA ZAGARIA
Vittorio Emanuele di SavoiaPOTENZA - Lo hanno fotografato mentre riceveva una busta, secondo l'accusa piena di soldi frutto di un affare illecito. Lo hanno intercettato mentre discuteva, al telefono, di operazioni finanziarie ritenute sospette. Ma lo hanno anche ascoltato mentre si lasciava andare a giudizi grevi sugli italiani, il popolo del quale pure avrebbe voluto diventare re. E mentre con il suo segretario parlava di "pacco" riferendosi a una ragazza "bruna e bellissima".
In oltre duemila pagine, il pm Henry John Woodcock e il gip Alberto Iannuzzi hanno sintetizzato le accuse nei confronti del principe Vittorio Emanuele di Savoia e degli altri protagonisti dell'inchiesta di Potenza. Con una precisazione: l'arresto si è reso necessario per evitare "il pericolo di fuga", stante la sua "palese ed indomabile tendenza a delinquere ed a sottrarsi ai rigori della legge".
Il principe, secondo i magistrati, faceva parte di una vera e propria "holding del malaffare impegnata nel settore del gioco d'azzardo fuorilegge, in particolare attiva nel cosiddetto mercato illegale dei nullaosta". Al telefono, Vittorio Emanuele viene spesso chiamato "il capo" oppure "il gran capo". Ha amicizie influenti con esponenti politici italiani e di tutto il mondo, come peraltro naturale per l'erede di una casa reale, e anche in Libia, dove avrebbe trattato con la famiglia del leader locale Gheddafi per l'apertura di casinò e sale da gioco.
Proprio il paese nordafricano - scrive il gip - potrebbe costituire un rifugio sicuro per l'indagato in fuga". Nell'inchiesta emergono inoltre spunti anche per altre vicende ancora opache, come il "Laziogate".
LAZIOGATE "La Mussolini è fuori, sono stato io"
Dalle intercettazioni realizzate nei confronti di Salvatore Sottile, il portavoce di An finito agli arresti domiciliari, vengono registrati elementi sulla intricata vicenda della esclusione della lista di "Alternativa sociale", facente capo ad Alessandra Mussolini, dalle elezioni regionali del Lazio del 2005. L'ex consigliere comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma confida, il 12 marzo 2005, solo poche ore prima che le agenzie battessero la notizia della esclusione della lista, di essersi procurato 1300 schede anagrafiche del Comune violando, con l'aiuto di hacker, il sistema informativo dell'amministrazione capitolina. Gli atti saranno acquisiti dal procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, che indaga sul caso. Ecco alcuni stralci della conversazione.
Schiuma: "Gli ho portato 1300 schede anagrafiche del Comune di Roma che ho preso in maniera piratesca". Sottile: "Eh, Eh". Schiuma: "Però non ho utilizzato la procedura esatta nella richiesta di queste schede". Sottile: "Ah". Schiuma: "Alias con il computer". Sottile: "Ah, vabbé". Schiuma: "Un pirata, ci siamo inseriti dentro e abbiamo preso tutto quanto".
BUSINESS "Porto io diecimila euro al principe"
Uno delle operazioni finanziarie al centro dell'inchiesta riguarda il rilascio, da parte dei Monopoli di Stato, di 400 nulla osta per macchinette da videopoker. Affare ritenuto dai magistrati sospetto, e a fronte del quale, si evince dalle intercettazioni, il principe Vittorio Emanuele avrebbe ricevuto una somma di diecimila euro. L'indagato messinese Rocco Migliardi parla con l'imprenditore veneziano Ugo Bonazza il 3 marzo 2005.
Migliardi: "Glielo dici al principe che gli porto diecimila euro per come siamo?" Bonazza: "Sì, sì, vai tranquillo".
VIDEOPOKER "In questo campo nessuno è pulito"
Un'altra conversazione, intercorsa tra Bonazza e Vittorio Emanuele viene interpretata dai magistrati come indice della consapevolezza, da parte degli indagati, della illiceità dell'affare videopoker.
Bonazza: "In questo ambiente, principe, nessuno è pulito, diciamocelo. Ha già capito, no?" Vittorio Emanuele: (ride)
AFFILIAZIONE "Losche figure negli ordini sabaudi"
Secondo il gip, l'adesione di alcuni degli indagati "a uno degli ordini dinastici sabaudi, dei quali Vittorio Emanuele è Gran Maestro costituisce occasione e fattore aggiuntivo di coesione e affiatamento". Nell'inchiesta compaiono riferimenti all'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Organizzazione benefica, che però il giudice definisce "utilizzata per reclutare, tra l'altro loschi e discutibili personaggi".
BENEFICENZA "Speriamo che ci siano belle bambine"
Il giudice definisce "quanto mai sconcertante e inquietante, nonché emblematico della personalità degli interlocutori", il passaggio di una conversazione tra Vittorio Emanuele e il suo segretario particolare Gian Nicolino Narducci del 15 settembre 2005. I due "commentano in termini oggettivamente raccapriccianti", scrive il gip, l'invito a una manifestazione organizzata per raccogliere fondi a favore di un'associazione milanese che presta assistenza a minori vittime di abusi e violenze sessuali.
Narducci: "Speriamo che ci siano delle belle bambine, così le..." Vittorio Emanuele: "Subito, sì", urlando. Narducci: (ride) Vittorio Emanuele: "Che bello, allora sono proprio contento perché tutto andrà bene e farà bel tempo".
INSULTI "La Sgrena? E' tutta colpa sua"
In un'altra conversazione, intercettata il 7 marzo 2005, Narducci e Savoia discutono della sparatoria che, in Iraq, costò la vita al funzionario dei servivi segreti Nicola Calidari, che stava conducendo in salvo la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Anche in questo caso, il gup rimarca i "toni grevi e insultanti" usati dai due interlocutori.
Vittorio Emanuele: "E' meglio che non si faccia vedere in giro". Narducci: "Chi è?" Vittorio Emanuele: "Quella m... che ha fatto morire il nostro capo dei servizi segreti". Narducci: "Quella è una comunista di m...".
NOVELLA 2000 Il biglietto al direttore: "Sei morto"
Vittorio Emanuele di Savoia deve rispondere anche di un episodio di minacce nei confronti del direttore del settimanale "Novella 2000", Luciano Regolo, al quale fu inviato un biglietto intimidatorio, con su scritto "Sei morto", dopo alcuni articoli ritenuti sgraditi. In una telefonata del 23 marzo scorso, il principe si rivolge a uno dei coindagati, Umberto Bonazza, per chiedergli di interessare della questione Rocco Migliardi (altro protagonista dell'inchiesta).
Vittorio Emanuele: "Bisogna dire al nostro amico Migliardi.... Regolo, Regolo, il giornalista ci dà molto fastidio". Bonazza: "Mi dice a voce... ok ho capito va bene". Vittorio Emanuele: "Molto, molto fastidio... gliele dica due parole".
INTERCETTAZIONI "Ho il telefonino più ascoltato d'Italia"
Nella stessa conversazione il principe si raccomanda con il suo interlocutore di non cercarlo al cellulare.
Vittorio Emanuele: "Mi raccomando, per piacere, i telefonini". Bonazza: "Sì, sì, sì". Vittorio Emanuele: "Lei mi deve chiamare in ufficio o casa. Perché si ricordi che il mio telefonino è il più ascoltato d'Italia". Bonazza: "Ho capito, è normale perché lei è una persona importante".
TRUFFE "Acqua e zucchero nelle flebo per il terzo mondo"
Il giudice definisce "emblematica della propensione criminale" di Vittorio Emanuele e di Narducci una telefonata dove quest'ultimo viene contattato da un avvocato, non indagato, che gli chiede di far da tramite tra il principe e alcuni clienti del legale disposti a spendere cifre rilevanti per acquistare medicinali da destinare all'Eritrea. Operazione che i magistrati definiscono "dalle connotazioni assai dubbie e sicuramente truffaldina".
Avvocato: "E' roba per il terzo mondo, per cui non dico roba tarocca ma di basso costo, in barba a qualsiasi brevetto". Narducci: "Ecco per esempio abbiamo un'azienda legata al principe che fa anche le flebo". Avvocato: "Tieni conto che deve essere roba di bassissimo costo perché è per il terzo mondo". Narducci: "Bassissimo costo, è acqua e zucchero".
Il segretario del principe fa riferimento a un'azienda legata a Savoia che lavora in Bulgaria e ha aperto anche in Giordania. La vicenda dell'operazione legata ai medicinali viene chiosata con durezza dal giudice: "Appare emblematica degli interessi e delle disponibilità finanziarie di Vittorio Emanuele, distribuiti in tutto il mondo, nonché della pericolosità e della inclinazione criminale del principe, per la verità di animo poco nobile".
INFLUENZA "In Italia sono diventato molto potente"
La rete di relazioni istituzionali di Vittorio Emanuele di Savoia è molto fitta e abbraccia tutto il mondo. Ma a poco più di tre anni dal suo rientro in Italia dopo la fine dell'esilio, il principe sostiene con Narducci di essere diventato molto influente anche nel suo paese d'origine.
Vittorio Emanuele: "Guardi che io adesso sono diventato molto potente in Italia, molto più di quel che credevo. Adesso faccio il c.. a tutti quelli che mi rompono i co.. O si fila come dico io oppure quello che sgarra fuori, capito".
(18 giugno 2006)