Sunday, June 18, 2006

Savoia , Sottile il portavoce di Fini, Gregoraci la soubrette e i favori in cambio di sesso. Quanto squallore.

Il portavoce di Fini indagato per concussione sessuale con un dirigente RaiE tra le ragazze spunta il nome di Elisabetta Gregoraci: incontri anche alla Farnesina
"Sottile e la showgirlsesso per un posto in tv"
dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO
"Sottile e la showgirlsesso per un posto in tv"'

Elisabetta Gregoraci con Flavio BriatoreMESSINA - Una storia che si ripete. Ragazze che sognano di sfondare nel mondo del cinema e della televisione, costrette a concedersi ai potenti, dirigenti televisivi o personaggi della politica, in cambio della possibilità di diventare star. Dall'inchiesta del pm di Potenza, Henry John Woodcock, emergono sconcertanti episodi che avrebbero coinvolto anche una nota show girl, Elisabetta Gregoraci, attuale fidanzata di Flavio Briatore, protagonista di alcune trasmissioni di successo della Rai, da "Il malloppo" a "Diglielo in faccia". Nell'ordinanza viene sottolineato il ruolo di Giuseppe Sangiovanni, vice direttore delle risorse tv della Rai e di Salvo Sottile (agli arresti domiciliari), portavoce dell'ex vicepresidente del consiglio, Gianfranco Fini. Entrambi sono accusati di concussione sessuale. Secondo gli atti dell'ordinanza di custodia cautelare, la soubrette sarebbe stata in pratica costretta ad avere ripetuti rapporti sessuali con il portavoce di Gianfranco Fini. Rapporti consumati, in alcuni casi, perfino alla Farnesina, sede del ministero degli Esteri. Il passaggio in questione dell'ordinanza di custodia cautelare evoca una storia di squallidi favori. Due i protagonisti: Salvatore Sottile "nella sua qualità di esperto, con funzioni di capo dell'ufficio del portavoce del vice presidente del Consiglio dei ministri, nonché ministro degli Esteri (Gianfranco Fini ndr)" e Giuseppe Sangiovanni, "vice direttore del settore risorse tv della Rai". I due, "abusando delle loro rispettive qualità e dei poteri loro spettanti" avrebbero indotto la "giovane ragazza aspirante ad entrare nel mondo dello spettacolo e in particolare nel settore televisivo, ad erogare, in più occasioni, prestazioni e favori sessuali di vario genere in favore del suddetto Salvo Sottile", persona presentata alla Gregoraci "come influente ed importante". L'ordinanza cita anche le date in cui si sarebbero consumate le prestazioni: il 10 marzo 2006 e nell'estate del 2005.
In cambio di che cosa? Della prospettiva - scrive l'ordinanza - "di potere "sfondare" nel mondo dello spettacolo e cioè di potere partecipare, anche grazie all'influenza del Sangiovanni, a trasmissioni o spettacoli televisivi: trasmissioni rappresentate per esempio dagli spettacoli "Diglielo in Faccia" e "Il malloppo" cui effettivamente la Gregoraci veniva chiamata a partecipare proprio grazie all'intervento del Sottile". Ma non è la sola vicenda a sfondo sessuale che compare nell'ordinanza. I componenti del clan che gestivano il gioco d'azzardo e le licenze per i videogiochi piazzati nei locali di tutta Italia dal messinese, Rocco Migliardi (anche lui arrestato), procuravano ragazze italiane e straniere a tutti i giocatori che portavano nel casinò di Campione d'Italia, ma anche al principe Vittorio Emanuele di Savoia. Sonia e Monica erano le più gettonate dal principe che le accoglieva anche nell'isola di Cavallo e nei suoi frequenti spostamenti in Svizzera ed in Francia. In alcune occasioni Vittorio Emanuele si sarebbe anche lamentato del prezzo pagato per le prestazioni sessuali, ritenendo "elevata", la tariffa di 200 o 300 euro a notte. (18 giugno 2006)

www.repubblica.it

Le intercettazioni rivelano il carattere e il comportamento di Vittorio Emanuelee dei suoi soci: "Speriamo ci siano belle bambine, così le..."Quei soldi in busta per il principe"Un'abitudine per lui delinquere"Al complice diceva: "Sono potente, chi mi ostacola è finito"
dai nostri inviati DARIO DEL PORTO e CRISTINA ZAGARIA
Vittorio Emanuele di SavoiaPOTENZA - Lo hanno fotografato mentre riceveva una busta, secondo l'accusa piena di soldi frutto di un affare illecito. Lo hanno intercettato mentre discuteva, al telefono, di operazioni finanziarie ritenute sospette. Ma lo hanno anche ascoltato mentre si lasciava andare a giudizi grevi sugli italiani, il popolo del quale pure avrebbe voluto diventare re. E mentre con il suo segretario parlava di "pacco" riferendosi a una ragazza "bruna e bellissima".
In oltre duemila pagine, il pm Henry John Woodcock e il gip Alberto Iannuzzi hanno sintetizzato le accuse nei confronti del principe Vittorio Emanuele di Savoia e degli altri protagonisti dell'inchiesta di Potenza. Con una precisazione: l'arresto si è reso necessario per evitare "il pericolo di fuga", stante la sua "palese ed indomabile tendenza a delinquere ed a sottrarsi ai rigori della legge".
Il principe, secondo i magistrati, faceva parte di una vera e propria "holding del malaffare impegnata nel settore del gioco d'azzardo fuorilegge, in particolare attiva nel cosiddetto mercato illegale dei nullaosta". Al telefono, Vittorio Emanuele viene spesso chiamato "il capo" oppure "il gran capo". Ha amicizie influenti con esponenti politici italiani e di tutto il mondo, come peraltro naturale per l'erede di una casa reale, e anche in Libia, dove avrebbe trattato con la famiglia del leader locale Gheddafi per l'apertura di casinò e sale da gioco.
Proprio il paese nordafricano - scrive il gip - potrebbe costituire un rifugio sicuro per l'indagato in fuga". Nell'inchiesta emergono inoltre spunti anche per altre vicende ancora opache, come il "Laziogate".
LAZIOGATE "La Mussolini è fuori, sono stato io"
Dalle intercettazioni realizzate nei confronti di Salvatore Sottile, il portavoce di An finito agli arresti domiciliari, vengono registrati elementi sulla intricata vicenda della esclusione della lista di "Alternativa sociale", facente capo ad Alessandra Mussolini, dalle elezioni regionali del Lazio del 2005. L'ex consigliere comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma confida, il 12 marzo 2005, solo poche ore prima che le agenzie battessero la notizia della esclusione della lista, di essersi procurato 1300 schede anagrafiche del Comune violando, con l'aiuto di hacker, il sistema informativo dell'amministrazione capitolina. Gli atti saranno acquisiti dal procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, che indaga sul caso. Ecco alcuni stralci della conversazione.
Schiuma: "Gli ho portato 1300 schede anagrafiche del Comune di Roma che ho preso in maniera piratesca". Sottile: "Eh, Eh". Schiuma: "Però non ho utilizzato la procedura esatta nella richiesta di queste schede". Sottile: "Ah". Schiuma: "Alias con il computer". Sottile: "Ah, vabbé". Schiuma: "Un pirata, ci siamo inseriti dentro e abbiamo preso tutto quanto".
BUSINESS "Porto io diecimila euro al principe"
Uno delle operazioni finanziarie al centro dell'inchiesta riguarda il rilascio, da parte dei Monopoli di Stato, di 400 nulla osta per macchinette da videopoker. Affare ritenuto dai magistrati sospetto, e a fronte del quale, si evince dalle intercettazioni, il principe Vittorio Emanuele avrebbe ricevuto una somma di diecimila euro. L'indagato messinese Rocco Migliardi parla con l'imprenditore veneziano Ugo Bonazza il 3 marzo 2005.
Migliardi: "Glielo dici al principe che gli porto diecimila euro per come siamo?" Bonazza: "Sì, sì, vai tranquillo".
VIDEOPOKER "In questo campo nessuno è pulito"
Un'altra conversazione, intercorsa tra Bonazza e Vittorio Emanuele viene interpretata dai magistrati come indice della consapevolezza, da parte degli indagati, della illiceità dell'affare videopoker.
Bonazza: "In questo ambiente, principe, nessuno è pulito, diciamocelo. Ha già capito, no?" Vittorio Emanuele: (ride)
AFFILIAZIONE "Losche figure negli ordini sabaudi"
Secondo il gip, l'adesione di alcuni degli indagati "a uno degli ordini dinastici sabaudi, dei quali Vittorio Emanuele è Gran Maestro costituisce occasione e fattore aggiuntivo di coesione e affiatamento". Nell'inchiesta compaiono riferimenti all'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Organizzazione benefica, che però il giudice definisce "utilizzata per reclutare, tra l'altro loschi e discutibili personaggi".
BENEFICENZA "Speriamo che ci siano belle bambine"
Il giudice definisce "quanto mai sconcertante e inquietante, nonché emblematico della personalità degli interlocutori", il passaggio di una conversazione tra Vittorio Emanuele e il suo segretario particolare Gian Nicolino Narducci del 15 settembre 2005. I due "commentano in termini oggettivamente raccapriccianti", scrive il gip, l'invito a una manifestazione organizzata per raccogliere fondi a favore di un'associazione milanese che presta assistenza a minori vittime di abusi e violenze sessuali.
Narducci: "Speriamo che ci siano delle belle bambine, così le..." Vittorio Emanuele: "Subito, sì", urlando. Narducci: (ride) Vittorio Emanuele: "Che bello, allora sono proprio contento perché tutto andrà bene e farà bel tempo".
INSULTI "La Sgrena? E' tutta colpa sua"
In un'altra conversazione, intercettata il 7 marzo 2005, Narducci e Savoia discutono della sparatoria che, in Iraq, costò la vita al funzionario dei servivi segreti Nicola Calidari, che stava conducendo in salvo la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Anche in questo caso, il gup rimarca i "toni grevi e insultanti" usati dai due interlocutori.
Vittorio Emanuele: "E' meglio che non si faccia vedere in giro". Narducci: "Chi è?" Vittorio Emanuele: "Quella m... che ha fatto morire il nostro capo dei servizi segreti". Narducci: "Quella è una comunista di m...".
NOVELLA 2000 Il biglietto al direttore: "Sei morto"
Vittorio Emanuele di Savoia deve rispondere anche di un episodio di minacce nei confronti del direttore del settimanale "Novella 2000", Luciano Regolo, al quale fu inviato un biglietto intimidatorio, con su scritto "Sei morto", dopo alcuni articoli ritenuti sgraditi. In una telefonata del 23 marzo scorso, il principe si rivolge a uno dei coindagati, Umberto Bonazza, per chiedergli di interessare della questione Rocco Migliardi (altro protagonista dell'inchiesta).
Vittorio Emanuele: "Bisogna dire al nostro amico Migliardi.... Regolo, Regolo, il giornalista ci dà molto fastidio". Bonazza: "Mi dice a voce... ok ho capito va bene". Vittorio Emanuele: "Molto, molto fastidio... gliele dica due parole".
INTERCETTAZIONI "Ho il telefonino più ascoltato d'Italia"
Nella stessa conversazione il principe si raccomanda con il suo interlocutore di non cercarlo al cellulare.
Vittorio Emanuele: "Mi raccomando, per piacere, i telefonini". Bonazza: "Sì, sì, sì". Vittorio Emanuele: "Lei mi deve chiamare in ufficio o casa. Perché si ricordi che il mio telefonino è il più ascoltato d'Italia". Bonazza: "Ho capito, è normale perché lei è una persona importante".
TRUFFE "Acqua e zucchero nelle flebo per il terzo mondo"
Il giudice definisce "emblematica della propensione criminale" di Vittorio Emanuele e di Narducci una telefonata dove quest'ultimo viene contattato da un avvocato, non indagato, che gli chiede di far da tramite tra il principe e alcuni clienti del legale disposti a spendere cifre rilevanti per acquistare medicinali da destinare all'Eritrea. Operazione che i magistrati definiscono "dalle connotazioni assai dubbie e sicuramente truffaldina".
Avvocato: "E' roba per il terzo mondo, per cui non dico roba tarocca ma di basso costo, in barba a qualsiasi brevetto". Narducci: "Ecco per esempio abbiamo un'azienda legata al principe che fa anche le flebo". Avvocato: "Tieni conto che deve essere roba di bassissimo costo perché è per il terzo mondo". Narducci: "Bassissimo costo, è acqua e zucchero".
Il segretario del principe fa riferimento a un'azienda legata a Savoia che lavora in Bulgaria e ha aperto anche in Giordania. La vicenda dell'operazione legata ai medicinali viene chiosata con durezza dal giudice: "Appare emblematica degli interessi e delle disponibilità finanziarie di Vittorio Emanuele, distribuiti in tutto il mondo, nonché della pericolosità e della inclinazione criminale del principe, per la verità di animo poco nobile".
INFLUENZA "In Italia sono diventato molto potente"
La rete di relazioni istituzionali di Vittorio Emanuele di Savoia è molto fitta e abbraccia tutto il mondo. Ma a poco più di tre anni dal suo rientro in Italia dopo la fine dell'esilio, il principe sostiene con Narducci di essere diventato molto influente anche nel suo paese d'origine.
Vittorio Emanuele: "Guardi che io adesso sono diventato molto potente in Italia, molto più di quel che credevo. Adesso faccio il c.. a tutti quelli che mi rompono i co.. O si fila come dico io oppure quello che sgarra fuori, capito".
(18 giugno 2006)

Savoia in Galera .

Savoia, con De Luca un "patto di corruzione"
"Dopo Campione, picchiamo Venezia"

Da approfondire, secondo il gip, gli affari "a tratti poco chiari"
gestiti da Proietti Cosimi e Daniela Di Sotto, moglie di Fini


L'avvocato di Vittorio Emanuele, Lodovico Isolabella, dice che il principe "ha argomenti forti da spendere davanti al gip". Ma la Procura di Potenza fa sapere che sono state raccolte "molte prove". E mentre il detenuto si appresta a trascorrere il suo secondo giorno nel carcere di Potenza (che sarà anche il primo degli interrogatori di garanzia davanti al gip Alberto Iannuzzi) emergono nuovi dettagli sull'inchiesta. Come alcune foto, scattate dagli investigatori e mostrate dal Tg3. O, ad esempio, che Achille De Luca, l'uomo individuato dal principe per risolvere, ai Monopoli (attraverso una tangente) la questione dei nulla osta per i videogiochi truccati, preparò un vero e proprio "rapporto" che contiene il "patto di corruzione": copia del fax, inviato il 17 febbraio 2005, è contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Iannuzzi.

Il "patto di corruzione". Nel fax spedito da De Luca a Vittorio Emanuele, il faccendiere "relaziona con dovizia di particolari su presupposti, svolgimento e esiti della vicenda". De Luca riesce a ottenere, oltre ai nulla osta, "la riabilitazione della reputazione delle aziende" di Migliardi e "l'apertura di un canale preferenziale con Barbarito", e indica al principe "i soggetti contattati, destinatari e intermediari della tangente".

Nulla osta, un giro da 3 milioni. L'affare legato al gioco d'azzardo "legalizzato" dai nulla osta è "un grosso business da 3 milioni di euro": è Bonazza che parla, chiedendo al principe di agevolare Migliardi. Tutto comincia quando la Guardia di Finanza avvia in Veneto un'operazione contro i videogiochi illegali che Migliardi definisce "un massacro".
La persona giusta. Per evitare i sequestri servono i nulla osta. Narducci parla di un suo amico generale della Guardia di Finanza "abituato a mangiare, sicuramente ci darà una mano". Ma non è la persona giusta. Vittorio Emanuele individuerà "qualcuno più importante": si rivolge a De Luca, che sceglie un commercialista romano, amico di Salvatore Sottile, che a sua volta coinvolge Francesco Proietti Cosimi. E' lui che raggiunge Giorgio Tino e Anna Maria Lucia Barbarito.

Le foto dei "protagonisti". Alcune foto scattate dagli
investigatori a Migliardi e De Luca sono state mostrate nel corso del Tg3. Un gruppo riguarda l'incontro all'aeroporto di Catania tra Migliardi e De Luca: Migliardi ha una busta bianca in mano che, nella foto successiva, appare invece nelle mani di De Luca. Altre foto ritraggono Vittorio Emanuele con Migliardi e Bonazza. Ancora una busta, infine, è immortalata tra le mani del principe, ritratto con Migliardi e Bonazza che gliel'avrebbero appena consegnata.

"A Campione, quattro sacchi di soldi". In una telefonata il principe si mostra impaziente per l'affidamento dell'incarico di procacciatore di clientela, per il casinò di Campione, a Bonazza: "Ci tengo molto, lì ci sono quattro sacchi di soldi". Il sindaco di Campione, Roberto Salmoiraghi, opera affinché l'incarico vada a Bonazza perché considera "poco raccomandabile" Migliardi.

Il sindaco: "Tu cosa fai per me?". Salmoiraghi, assicurata la conclusione della trattativa per l'affidamento a Bonazza dell'incarico, vuole qualcosa in cambio: "Tu cosa fai per me?" chiede - "con tono incalzante", annota il gip di Potenza - al suo interlocutore. Al sindaco di Campione andranno - gli spiega il delegato per la Lombardia dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - il titolo di "dottore mauriziano", una "commenda" e la nomina a "ambasciatore". Prevista anche una ricompensa alla famiglia, probabilmente un posto di lavoro.

"Andiamo a picchiare Venezia". Campione non basta, il principe dice a Bonazza "e dopo andiamo anche a picchiare Venezia". Bonazza è più cauto: "Loro sanno già che stiamo collaborando con Campione e sono interessati a vedere qualcosa, a fare un discorso, buttiamo giù le basi".

"Quella brama di guadagnare". Altra telefonata, parla l'assistente del principe, Narducci: "Lui ha brama di guadagnare, però molte cose non è che si possono fare così, dal giorno al momento". Narducci racconta a Bonazza degli incitamenti ricevuti dal principe affinché trovi un "canale" per i nulla osta. Ma le sollecitazioni giungono nel periodo natalizio del 2005, a uffici pubblici semivuoti: "Comunque - dice Bonazza - c'era un centone da dividere fra me e te, e capisci...".

L'avvocato: "Si sente raggirato". L'avvocato Isolabella ha incontrato il suo assistito: "L'abbiamo trovato bene, sereno, lo trattano bene, da re. Però non può guardare la televisione. Non ha voluto guardare i giornali". Secondo l'avvocato Bardi, il principe ha ribadito di essere "assolutamente innocente": "Si sente raggirato da qualcuno che gli stava vicino". Precisa Isolabella: "No, non da qualcuno in particolare, ma da tutto il sistema".

Gli affari di Cosimi e Di Sotto. Le vicende societarie riguardanti "gli affari gestiti in comune da Francesco Proietti Cosimi e Daniela Di Sotto meritano un sicuro, ulteriore approfondimento investigativo": lo ha scritto il gip Iannuzzi, nell'ordinanza di arresto. Il riferimento alla "fitta rete di affari, a tratti poco chiari", fra Proietti Cosimi e la moglie dell'ex vicepresidente del Consiglio, è contenuto nella parte vicina a quella che l'ordinanza dedica al gioco d'azzardo e alle schede per videogiochi truccate ma "regolarizzate" dai nulla osta.