Monday, September 21, 2009

3 ottobre 2009 in piazza per la libertà di stampa

Roma, 20.09.2009 di Tonio dell\'Olio
L'editoriale
Il 3 ottobre in piazza per la libertà di stampa
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=8758



La gente di Libera ha imparato da tempo a leggere negli occhi dei familiari delle vittime di mafia quanto sia drammatica e quanto la morte violenta segni profondamente e indelebilmente. In questo senso abbiamo affinato un codice di lettura e comprensione che ci consente una vicinanza forte e concreta alle famiglie dei militari italiani uccisi a Kabul. Proprio perché il sangue ha lo stesso colore al di là della pelle e della carta d’identità, la stessa vicinanza sentiamo di esprimerla ai familiari di tutte le vittime di quella trappola in cui è stato trasformato l’Afghanistan. Se è vero che è difficile capire le ragione degli altri, non deve diventare altrettanto difficile comprendere il loro dolore. Non è questa né l’ora né la sede di ipotizzare “exit strategy” ma sicuramente diventa utile e importante ritornare con la mente ad alcune coordinate che ci fanno comprendere le ragioni non-giornalistiche e non-propagandistiche della nostra presenza in quella regione. Sarebbe utile ad esempio ricordare che quella guerra fu iniziata dall’aviazione USA l’8 ottobre 2001, prima di qualunque avallo dell’ONU e da una nazione profondamente ferita e turbata dagli attentati di poco meno di un mese prima. Quell’attacco aveva più i contorni di un regolamento di conti che di una soluzione militare. Prima ancora che il diritto internazionale, è il buon senso a suggerirci che le responsabilità devono sempre essere individuate da un’autorità riconosciuta e che la pena deve essere eseguita da una parte terza non coinvolta nella vicenda. Il contrario è la legge della giungla. In ogni caso a voler essere rigorosi, la nazionalità di tutti gli attentatori coinvolti nell’attacco dell’11 settembre è quella saudita. Degli stessi è fin troppo noto il collegamento anche economico con la dinastia dei principi wahabbiti. Ma si sa, l’Arabia Saudita è considerato Paese amico e soprattutto un partner commerciale intoccabile da parte di tutte le nazioni occidentali. L’intervento militare in Afghanistan secondo le dichiarazioni ufficiali aveva il solo scopo di disinnescare la rete di Al Qaeda fortemente sostenuta dal regime dei talebani. Tuttavia non c’è bisogno di essere strateghi militari per comprendere che il terreno afghano ha costituito da sempre un ostacolo insormontabile per tutti gli eserciti di invasione, dall’Impero Britannico all’Unione Sovietica. A distanza di ben 8 anni dall’intervento armato dobbiamo prendere coscienza di una realtà cruda e scomoda: gli spazi di manovra dei talebani così come il consenso attorno a loro, si è ampliato piuttosto che ridursi. C’è da ritenere che viste le condizioni in cui versa la popolazione di quel paese, se avessimo sbilanciato la missione sul piano del sostegno umanitario invece che su quello della presenza militare, avremmo generato consenso e sostegno da parte degli afghani sottraendolo ai fa natici della violenza. Prima che strategico, l’errore è politico: aver contribuito con truppe e mezzi a far crescere il potenziale di violenza e a creare maggiori tensioni e destabilizzazione. I nostri militari caduti sono il tragico risultato di queste scelte. Il 3 ottobre in piazza per rivendicare la libertà di parola bisognerà rendere omaggio a tutte le vittime della guerra in Afghanistan usando parole in grado di smarcarsi dalla propaganda per raccontare i fatti e i responsabili visti con gli occhi delle vittime. È l’unico contributo alla pace che l’informazione può offrire. 3 ottobre in piazza per rivendicare la libertà di parola Con profondo rispetto verso i caduti, nell’espressione di un’autentica, permanente volontà di pace quale condizione indispensabile di una informazione libera e pluralecapace di rappresentare degnamente i valori della convivenza civile, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha deciso, d’intesa con le altre organizzazioni aderenti (Cgil, Acli, Arci, Art. 21, Libertà è Giustizia e numerose associazioni sindacali, sociali e culturali), di rinviare ad altra data la manifestazione per la libertà di stampa programmata a Roma per sabato prossimo. In un momento tragico come questo ci stringiamo attoniti accanto ai nostri morti in Afghanistan. Sono mortidell’Italia che paga oggi un pesante tributo nella frontiera della sicurezza internazionale e della lotta al terrorismo. Il nostro rispettoso pensiero va subito ai soldati caduti, alle loro famiglie, alle Forze Armate che, in un Paese martoriato, rappresentano la nostra comunità in ossequio a risoluzioni dell’Onu, in una complicata ricerca di una via di uscita dell’Afghanistan dal terrore verso la democrazia. I giornalisti, che hanno pagato alti prezzi di sangue per il diritto-dovere di informare compiutamente i cittadini su dolorose vicende belliche e del terrorismo in ogni parte del mondo, rinnovando la solidarietà e il cordoglio nei confronti di tutti i caduti e delle loro famiglie, riconfermano l’impegno permanente per un’informazione libera.

Anche io ho firmato per la libertà di stampa - Repubblica - Censura - RAI - Siamo tutti farabutti - Berlusconi Rispondi!



Oltre 400mila firme sono state raccolte all'appello dei tre giuristi in favore della libertà di stampa e contro la querela di Silvio Berlusconi nei confronti di Repubblica, 'colpevole' secondo il premier di aver fatto dieci domande retoriche e diffamanti. Un'iniziativa che sta avendo grande successo in vista della manifestazione del 3 ottobre a piazza del Popolo, a Roma.

Tuesday, September 15, 2009

Appeal by three Jurists against Berlusconi attempts at silencing the free press - RAI - Censura - Feltri - Vespa - Berlusconi Rispondi

Appeal by three Jurists

The libel action against “Repubblica” is the last in a long list of attacks against this daily which can only be seen as attempts at silencing the free press, at benumbing public opinion, at removing us from the international information scene and ultimately at making our Country the exception to the rule of Democracy.The questions addressed to our Prime Minister are real questions that have prompted people’s interest not only in Italy but also in the media across the world. If they are considered to be “rhetorical” questions that suggest answers that displease the person to whom they are addressed, then there is only one and very easy way of responding: the reaction should certainly not be that of silencing the people who ask those questions.The response instead is that of intimidating those who exercise the right and duty of “seeking, receiving and imparting information and ideas through any media and regardless of frontiers”, as stated in the 1948 Universal Declaration of Human Rights approved by the Assembly of Nations when memory was still very much alive of the way information degenerated into propaganda under the illiberal and antidemocratic regimes of the 20th century. What is astonishing and worrying is that not only are these initiatives not unanimously stigmatized, but they are not even reported by the media, and that furthermore there are jurists who are even willing to give them legal form, utterly dismissing the harm this will cause to the very seriousness and credibility of the Law.CLICK HERE TO SIGN

Monday, September 14, 2009

BERLUSCONI DILEGGIATO DALLA STAMPA ESTERA - premier degli ultimi 150 anni - Le monde - Figaro - El Pais - Censura - Lega Nord -

Molti articoli dopo la conferenza stampa con Zapatero
Su Le Figaro analisi della frattura con Gianfranco Fini
Berlusconi-show, la stampa spagnola attacca
"Un personaggio ormai vicino al ridicolo"
L'ironia di Le Monde: "Il migliore da 150 anni? No, dai tempi di Romolo..."

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-27/rassegna-12-settembre/rassegna-12-settembre.html

LONDRA - La "smarcatura" di Fini da Berlusconi, le controversie sulla conferenza stampa insieme a Zapatero, le minacce di azioni legali del premier contro "la escort": sono i temi a cui la stampa estera dedica oggi l'attenzione riguardo allo scandalo attorno al nostro presidente del Consiglio. Non senza qualche pesante ironia, come quella di Le Monde: "Berlusconi ha detto nella conferenza stampa di essere il miglior primo ministro degli ultimi 150 anni, cioè dall'unità d'Italia in poi", scrive in un commento l'autorevole quotidiano francese. Ma perché solo degli ultimi 150 anni? Gli italiani sanno che egli è il loro miglior leader da Romolo in poi".

E' un altro quotidiano francese, il Figaro, a mettere l'accento sulle crescenti tensioni tra il premier e il presidente della Camera Gianfranco Fini. In un articolo intitolato "Fini si smarca da Berlusconi", il giornale osserva che le relazioni trai due alleati del Pdl stanno "peggiorando" e che ormai "non passa settimana senza che Fini critichi il primo ministro su immigrazioni, bioetica, rapporti con la giustizia, lotta alla mafia". Il Figaro sottolinea il recente discorso in cui Fini ha criticato la direzione "monocratica" impressa da Berlusconi al Pdl e rileva l'apparente volontà del presidente della Camera di "smarcarsi" non solo dal premier ma pure dalla Lega Nord, a causa delle "posizioni populiste e xenofobe" assunte dal partito di Bossi.

Un'altra dura presa di posizione contro Berlusconi è su El Pais, che già aveva dedicato un editoriale molto critico verso il premier all'indomani della conferenza stampa congiunta con Zapatero. "Nessuna critica è sufficiente vicino al ridicolo che questo personaggio rappresenta per l'Unione Europea ogni volta che parla in pubblico", scrive il più importante quotidiano di Spagna. "Ma la cosa più grave non è il suo machismo, bensì il fatto che per la prima volta nella storia della Ue sotto la sua leadership in Italia vengono perseguitati gli immigrati. Per il momento la Ue tace, dimenticando che le posizioni xenofobe di Haider in Austria provocarono dure condanne e ritiro di diplomatici da Vienna per protesta".

El Pais dedica vari articoli anche alla visita di Zapatero in Italia, soffermandosi in particolare sul fatto che il premier spagnolo si è brevemente recato, su invito di Berlusconi, a Villa Certosa, la villa del presidente del Consiglio italiano in Sardegna, teatro dei party con donne in topless e delle fotografie di cui Berlusconi ha ottenuto il divieto di pubblicazione in Italia ma che proprio El Pais ha pubblicato in Spagna. I portavoce di Zapatero, scrive il quotidiano spagnolo, hanno spiegato che egli è andato a Villa Certosa solo per "ragioni di cortesia", le stesse ragioni che lo hanno obbligato a evitare un "conflitto diplomatico" durante la conferenza stampa quando Berlusconi parlava delle donne. "Tutto il mondo conosce la mia opinione sull'uguaglianza dei sessi", è la frase dello stesso Zapatero riportata dal Pais, "ma il rispetto istituzionale mi ha obbligato a essere prudente".

I portavoce del leader spagnolo aggiungono che sarebbe stato senza precedenti rifiutare l'invito a Villa Certosa, perché è consuetudine che nelle visite si accetti l'agenda proposta dal padrone di casa. Ciononostante, sia El Pais che El Mundo sottolineano che la pur breve presenza di Zapatero a Villa Certosa è stata "sfruttata" dal Giornale, il quotidiano "di famiglia" di Berlusconi, per attaccare la sinistra italiana: come dire che se uno dei leader della sinistra europea non trova sconveniente andare sul luogo delle feste contestate a Berlusconi, la sinistra italiana dovrebbe stare zitta. El Pais, in particolare, critica in un breve corsivo anche il commento estemporaneo fatto da Zapatero durante la conferenza stampa, quando Berlusconi si è interrotto per un attimo nella sua lunga risposta al corrispondente del quotidiano spagnolo e si è scusato con Zapatero, il quale ha risposto, "no, è interessante". La parola scelta dal premier spagnolo sconcerta El Pais. "Interessante? Era il termine giusto?"

Tra gli altri commenti e servizi della stampa internazionale di stamani sono da segnalare un articolo di El Periodico sul "rischio" rappresentato da Berlusconi e dalla sua "tattica a base di minacce"; uno del Times di Londra, sulla reazione di Bossi secondo cui sarebbe stata la mafia a organizzare lo scandalo di sesso che coinvolge Berlusconi; uno del Daily Telegraph, sulla "minaccia di azioni legali" lanciata da Berlusconi apparentemente contro Patrizia D'Addario, accusata di avere "danneggiato la sua reputazione sostenendo di avere fatto sesso con lui"; e uno del francese Liberation, che parla di "Repubblica", definito "un quotidiano che non abdica dal denunciare le menzogne del Cavaliere, nonostante i suoi colpi bassi".

(12 settembre 2009)
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-27/rassegna-12-settembre/rassegna-12-settembre.html

alessandra amoroso , bettarini simona ventura, juventus diego moggi fini xfactor amici mediaset premium

VIDEOCRACY - BERLUSCONI - NOEMI LETIZIA - CARFAGNA - CINEMA - CENSURA - PATRIZIA D'ADDARIO



La rai non mostra il trailer di Videocracy e noi ce lo pubblicizziamo da soli perchè siamo stufi di una televisione che decide la nostra cultura!

INVIA LA RICHIESTA DI ISCRIZIONE A TUTTI I TUOI CONTATTI E RECUPERIAMO LA PUBBLICITA' NON FATTA DA RAI E MEDIASET!

Sinossi (da CinemaItaliano.info):
Erik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. E riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti, rivelando una storia significativa, derivata dalla spaventosa realtà della televisione italiana, un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale