Saturday, April 02, 2005

Ma il calcio sul digitale non era una fesseria?

Ma il calcio sul digitale non era una fesseria?




di Redazione www.articolo21.info

Il vice presidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi forse non è così folle come i vertici della Rai avevano provato a dimostrare quando il figlio del Presidente del Consiglio annunciò l’acquisto dei diritti delle principali squadre di serie “A” per il digitale terrestre. “Un investimento a perdere” lo definirono a Viale Mazzini, giustificando così il disimpegno della Rai dalle nuove tecnologie in campo sportivo.

Invece oggi leggiamo trionfali dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi che parla, dopo neppure quattro mesi, di bilancio più che positivo, ipotizzando il break even (cioè il pareggio dei conti) già da quest’anno con 1milione e 600mila card vendute. Altro che investimento a perdere: La Rai voleva solo lasciare campo libero alle tv del Presidente del Consiglio che peraltro annunciano nuovi investimenti nei diritti sportivi per il digitale terrestre.

La Rai invece è ferma, paralizzata, e lascia campo libero ai concorrenti, rinunciando, dopo averla detenuta per due edizioni, anche alla prossima Coppa America di vela. Quali sono i progetti della Rai nello sport? Che futuro si prevede in questo settore vitale e strategico per la Tv di Stato?

Berlusconi da Vespa. Uno spot assurdo mentre il papa peggiorava

Berlusconi da Vespa. Uno spot assurdo
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Un lungo, straniante comizio fino all’ 1 e 12 della notte, intervallato da due brevissime edizioni straordinarie del TgUno e lungamente corredato da scritte in sovrimpressione , “la trasmissione è stata registrata alle 18”, che suonavano come le classiche scuse non richieste. Lo show elettorale di Silvio Berlusconi da Bruno Vespa è andato regolarmente in onda ieri sera su Raiuno, a partire dalle 23 circa, nonostante che da ormai tre ore in tutto il mondo circolassero notizie, confermate ufficialmente verso le 22, di un improvviso aggravarsi delle condizioni di salute del Papa. E nonostante che le principali reti televisive del pianeta fossero ormai tutte insieme con le programmazioni stravolte per dedicare spazio agli speciali con i collegamenti da piazza San Pietro. Bruno Vespa ha perciò scritto una pagina pessima e penosa non solo della sua carriera, ma della storia della prima rete del servizio pubblico radiotelevisivo italiano.

Ma ciò che è parso subito ancora più grave è stato il protervo tentativo dei vertici Rai di non voler disturbare in alcun modo l’annunciato ultimo spottone elettorale del Presidente del Consiglio, facendo prima minimizzare al TgUno la notizia, e poi scegliendo di farla ignorare addirittura a Raidue: l’ennesima faziosissima puntata contro la sinistra “violenta e correa con i terroristi” allestita da “Punto a capo” è andata in onda integralmente senza nemmeno fare cenno dell’aggravarsi delle condizioni del Papa. Addirittura, Masotti, nonostante fosse predisposto un collegamento da San Pietro, ha deciso d’accordo col direttore di Raidue Massimo Ferrario, sentiti i vertici aziendali, di ignorare completamente la notizia, di non dare la linea all’inviato pronto davanti al Vaticano e di far procedere regolarmente sul tema della patente a punti (!) la seconda parte del programma, condotta da Daniela Vergara.

Tornando al “one man show” berlusconiano officiato da Vespa, solo alle 23 e 34, quando ormai le proteste dei telespettatori piovevano sui centralini Rai, a “Porta a porta” hanno sentito il dovere di mettere la scritta che segnalava che si trattava di una trasmissione registrata molte ore prima. Per dare la linea a un’edizione speciale del TgUno, Vespa ha atteso che si esaurisse la prima mezza ora di soliloquio propagandistico berlusconiano, la parte cioè più accesa, con le accuse senza mezzi termini alla sinistra di essere profondamente antidemocratica, di utilizzare i giudici per mettere fuori gioco gli avversari, di volere cancellare le leggi sulle tasse ereditarie, sulle donazioni e addirittura sulla proprietà privata. Con opportuni assist di Vespa, e una prima scheda “redazionale” che poteva uscire fresca fresca anche da un ufficio stampa di Forza Italia, Berlusconi ha avuto modo di replicare per oltre trenta minuti anche alle varie dichiarazioni di giornata di Prodi, prima che appunto gli spettatori rischiassero di essere “distratti” dalle notizie del primo dei due specialini TgUno che hanno interrotto “Porta a porta”, alle 23 e 12 e alle 00 e 13. Verso le 23 e 30, accendendo la tv pubblica italiana, ci si poteva almeno imbattere in Primo piano del Tg3 opportunamente riconvertito sulla notizia del momento, mentre su Raidue dopo “Punto e a capo” sfilava “Music farm”: solo verso le 24 ha preso la linea il TgDue con uno speciale condotto dal direttore Mazza in persona! E mentre le tv più autorevoli del mondo, dalla Cnn a Raitre appunto, leggevano pressoché in diretta la dichiarazione dei medici via agenzia (il Papa sta male, sta molto male), Vespa su Raiuno porgeva il destro con una seconda bella scheda-manifesto a Berlusconi per promettere i soliti tagli fiscali, dettagliando i risparmi e le riforme necessari per realizzarli, tra cui una più volte citata “digitalizzazione della pubblica amministrazione”. Ora, anche concedendo tutto il rispetto possibile per il presidente del Consiglio e per la sua buona volontà di migliorare le dotazioni informatiche delle amministrazioni dello Stato, è impensabile che ciò sia più importante della notizia dell’estrema unzione e della probabile agonia di un protagonista della storia contemporanea come Karol Wojtyla.

Per ben due volte, con Vespa silente e consenziente come non mai, all’inizio e verso la fine del programma, Berlusconi ha potuto battere sul tasto del comunismo che ancora schiavizza nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone e sul rischio che anche noi italiani perdiamo la libertà, in caso di vittoria del centrosinistra. La terza scheda publi-redazionale di “Porta a porta” per Berlusconi era finalizzata a ribaltare l’immagine del fallimento dell’iniziativa di arruolare per Forza Italia anche gruppi di giovani volontari, con l’ex capo della Croce Rossa Scelli come punto di riferimento. E infine, per chiudere in bellezza, Berlusconi ha potuto recitare il solito copione di Berlusconi vittima degli insulti della sinistra e imprenditore di successo prestato alla politica contro i politici di sinistra che fanno solo i politici di mestiere e sono pessimi amministratori. Ma il meglio dell’assurdo, se così si può dire, sono state le parti del programma in cui Berlusconi, supportato validamente dalle domande di Vespa, ha recitato la parte dell’editore liberale e imparziale e del politico a cui sono consentite “meno presenze televisive che alla sinistra” (testuale), per non parlare delle vere e proprie campagne di denigrazione della stampa.

A proposito di denigrazione è impossibile tacere i nuovi episodi di disinformazione della puntata di ieri di “Punto e a capo”. Masotti ha allestito un’intera ora di trasmissione sul teorema della sinistra violenta che influenza con un clima di scontro le elezioni (non rinunciando anche a pestare duro contro Alessandra Mussolini che ha tentato invano di protestare in diretta). L’intera puntata, tra servizi sui centri sociali più schierati e ripescaggi squallidamente elettorali di vittime degli anni di piombo come il povero Sergio Ramelli di Milano, portava dritto dritto a un’intervista in cui un magistrato ripescava vecchie accuse già archiviate nel 2000 contro il governo e un ministro rei di aver di fatto voluto lasciar scappare i brigatisti che poi ammazzarono il professor Biagi e un agente di polizia. Per ben due volte è stato il conduttore in persona a sottolineare: “ anche se mi diranno che sono fazioso, vorrei ricordare che il governo e il ministro in questione erano di centrosinistra”. Lo squallido spettacolo che abbiamo visto ieri sera con i due principali canali Rai occupati “militarmente” dalla propaganda di centrodestra, senza alcun riguardo nemmeno per il momento così delicato e per una figura così carismatica come Papa Wojtyla, segna davvero un punto di non ritorno. Una pagina triste, firmata non solo dai vari Masotti di complemento, ma da sedicenti campioni del giornalismo televisivo come Bruno Vespa e dal presidente del consiglio in prima persona.

Berlusconi al posto del Papa Protesta il Tg3: "Ci vergognamo"

Berlusconi al posto del Papa Protesta il Tg3: "Ci vergognamo"





La Rai sceglie di mandare in onda il premier a Porta a Porta
piuttosto che una diretta sul Pontefice. Polemico il sindacato giornalisti
Berlusconi al posto del Papa Protesta il Tg3: "Ci vergognamo"
L'azienda replica: "Sono solo illazioni" - da Repubblica


Silvio Berlusconi ieri sera alla trasmissione di Porta a Porta
ROMA - Berlusconi meglio della diretta sul Papa. Il Comitato di redazione del Tg3 contesta la scelta dei vertici della Rai che hanno preferito mandare in onda su Rai1 l'intervista di Vespa al premier piuttosto che una diretta sul Tg3 che parlasse delle condizioni del Papa: ''Mentre tutte le tv del mondo stavano aprendo ieri sera i loro notiziari con le informazioni provenienti dal Vaticano - scrive la rappresentanza sindacale - il Tg3 ha dovuto chiudere per mandare in onda su Rai1 la trasmissione registrata di Vespa con Berlusconi. E' una vergogna per la Rai e per la nostra professione di giornalisti. Dissentiamo profondamente da quanto avvenuto e chiediamo conto delle responsabilità del vertice aziendale''.

Un lungo comunicato di protesta del Cdr, riassume ciò che è successo ieri sera: "Il Tg3 stava andando in onda con Primo Piano, raccontando quanto stava avvenendo, quando i vertici aziendali hanno chiamato ildirettore del Tg3 Di Bella per chiedergli di togliere la scritta che stava andando in sovrimpressione: Il Papa è grave. Gli stessi vertici hanno imposto di chiudere la diretta per lasciare il posto a un programma di rete, pergiunta in replica''.

La replica dell'azienda non è tardata: "Sono prive di fondamento le illazioni fatte dal Comitato di Redazione del Tg3 che, con scarsa sensibilità per il particolare momento, tenta di sollevare una polemica su quella che è una prassi abituale in certe particolari occasioni, adottata per garantire nel breve un'informazione straordinaria su tutte e tre le reti. Si tratta - prosegue la Rai - di una sorta di staffetta tra i tre Tg resa necessaria, nell'immediatezza dell'evento, dall'impossibilità di garantire a tutti i necessari collegamenti e l'utilizzo delle linee di trasmissione. Si deve anche ricordare che la rubrica Primo piano è durata quasi un'ora, cioè ben oltre la sua durata fissata in 20 minuti, e che successivamente il TG3 ha trasmesso due edizioni straordinarie".

Il comunicato diffuso dal Cdr del Tg3 ha delle forti affinità ad un identico documento di protesta redatto dai rappresentanti sindacali del concorrente Tg5, anche loro indispettiti dal comportamento dell'azienda che ieri sera ha tardato ad avviare un'edizione straordinaria sul Papa: "Il Cdr del Tg5 rende noto che ieri sera, alla notizia dell'aggravarsi delle condizioni del Papa, mentre le principali reti televisive di tutto il mondo interrompevano i programmi per dare notizie tempestive sull'evolversi della situazione, Canale 5, nonostante ripetute e vivaci pressioni non ha ritenuto opportuno sospendere la programmazione della serata. Alla fine, solo dopo reiterate insistenze, Canale 5 ha messo in onda per pochi minuti, solo una scritta sul video che, in modo sommario, annunciava l'aggravarsi delle condizioni di salute del Papa. Il Cdr del Tg5 manifesta alla direzione di Canale 5 il proprio disappunto per quanto è avvenuto e ribadisce che una grande azienda editoriale non può mai sottrarsi al dovere di informare in modo puntuale e completo i telespettatori".

Il capogruppo dei Verdi al Senato Stefano Boco, membro della Commissione di Vigilanza Rai, ha annunciato che, insieme a colleghi dei Ds, chiederà aggiornamenti alla Commissione parlamentare. Ma è vcoluto andare oltre e commentando i comunicati dei Cdr del Tg3 e de Tg5, ha detto: "Le coincidenze con la vicenda denunciata dal Cdr del Tg5 non sono certo casuali: Berlusconi ha voluto occupare la scena nonostante la condizione del pontefice".