Sunday, February 27, 2005

Media e libertà. Berlusconi testimonial sbertucciato per la TV svedese

Media e libertà. Berlusconi testimonial sbertucciato per la TV svedese

Sono 41 secondi al suono di “O sole mio”, con tanto di mandolini. Davvero una “chicca” del montaggio televisivo. Uno spot pubblicitario per autopromuovere la Tv pubblica di Svezia con protagonista, suo malgrado, Berlusconi. Il messaggio è chiaro e diretto: “noi siamo una tv libera, mentre in Italia il 90% delle tv è in mano a Berlusconi che grazie a questo è diventato anche il Presidente del consiglio”. E fare da corollario a questo messaggio del tipo “Pubblicità Progresso”, la TV svedese accompagna un altro spot promozionale con il premier russo Putin protagonista. Giusto per far capire come l’Italia e la Russia si trovano sullo stesso piano, scivoloso e irto di pericoli, della libertà mediatica, vista anche la grande amicizia tra i due leader ( vi ricordate le ultime vacanze del “piccolo zar” russo in Costa Smeralda, ospite dello chansonnier Berlusconi con annessa bandana?).
Per montare lo spot con Berlusconi, la SVT ha scelto immagini “rassicuranti”, familiari, scanzonate, con il premier che saluta i suoi fans, si deterge il sudore della fronte, arringa alla folla e con frames di programmi Mediaset. Più angoscianti risultano, invece, le immagini per lo spot di Putin ( anche perché forse la Russia è ancora una “vicina ingombrante” per la Svezia?): il “piccolo zar” che parla da tutti gli schermi, i gruppi speciali antiterrorismo in azione, primi piani duri e inquietanti. Il tutto condito con una musica cupa da film spionistico.
Un plauso ai realizzatori dei due spot: sono riusciti a identificarsi con l’anima dei due paesi presi a confronto, l’Italia e la Russia, soggiogati da un regime mediatico che ne soffoca la libertà creativa, artistica e informativa.
Una energica tirata d’orecchie, invece, a quanti nel nostro paese se la prendono con le “indebite ingerenze” di un paese straniero nella politica interna di uno stato sovrano. Siamo proprio al limite del provincialismo e dell’incultura, che ha accomunato due esponenti politici come il ministro “Pinocchietto de’ Roma” Gasparri ( “non ho visto il filmato, ma per quel che mi hanno raccontato è infarcito di falsità”, ha detto al Corriere della Sera), e il senatore dei DS Franco De Benedetti, il fratello meno fortunato dell’industriale Carlo, noto per le sue idee privatizzatrici della RAI e titolare di una rubrica su Panorama, settimanale di punta della famiglia Berlusconi (“ è un’intromissione negli affari di un paese straniero…qui c’è qualcosa di peggio, perché tocca direttamente il capo del nostro governo”, sempre sul Corriere).
Chi vuole, può connettersi attraverso Articolo 21 e giudicare con i propri occhi lo spirito e la qualità dei due spot svedesi ( basta sintonizzarsi sul sito www.svt.se, entrare nel video con su scritto “Fri television” e seguire le freccette per arrivare allo spot berlusconiano). Il testo in sovrimpressione recita più o meno così: Svt: noi siamo una televisione libera. In Italia il 90% dei mass media è in mano a Silvio Berlusconi. Nel 2001, dopo un’ intensiva campagna elettorale (grazie ai propri mezzi di comunicazione) vince le elezioni. Ora è anche Presidente del Consiglio.
Nel sito si può anche leggere la filosofia, la morale, che permea il servizio pubblico svedese: “Qual è la cosa che più importa ai telespettatori?” si chiede nell’introduzione alla campagna autopromozionale la SVT, per poi dare la propria risposta tanto semplice quanto “rivoluzionaria” per chi vive oggi in Italia: “Che la TV sia indipendente. Il Parlamento svedese ha stabilito che la SVT deve limitare la presenza delle autorità, delle aziende e di altri soggetti che hanno potere”.
“Roba da matti! Sono proprio sovietici questi svedesi!”, si sarà detto nel suo salotto dorato di Palazzo Grazioli, il nostro padre-pardone dei media, mentre ascoltava con il suo fedele “strimpellatore” Mariano Apicella le note di “O sole mio”, colonna sonora allo spot.
Ora alla SVT si attendono che uno stuolo di avvocati italiani chieda una rogatoria per citare in giudizio tutto il vertice della “RAI svedese” e lo staff tecnico, realizzatore dello spot: pare che non abbiano pagato i diritti d’autore ad Apicella per la stornellata e non abbiano chiesto la liberatoria per lo sfruttamento delle immagini al testimonial Berlusconi.
Roba da matti!!!



http://www.articolo21.com/notizia.php?id=1651 17/02/2005, ore 16:18:23

Saturday, February 26, 2005

Le peggiori corporation del 2004

Le peggiori corporation del 2004
by Multinational Monitor - Trad. a cura di Vichi Saturday, Jan. 29, 2005 at 1:02 AM mail:



DI RUSSELL MOKHIBER E ROBERT WEISSMAN Traduzione a cura di Vichi http://www.comedonchisciotte.luogocomune.net/modules.php?name=News&file=article&sid=518)

Una delle regole adottate dai giudici del Multinational Monitor nella scelta delle peggiori società dell’anno è quella di non includere i nomi di chi già è apparso nell’anno precedente. (A meno di circostanze particolari.)
Per l’elenco del 2004, ciò significa che non ci sarà la Bayer (anche se nel 2004 ha cercato di introdurre in Europa il riso geneticamente modificato, ha inquinato l’acqua di un paese Africano con il carcinogeno cromo-esavalente, c’è stata la prova che il suo antidolorifico Aleve (naproxen) aumenta i rischi di attacchi cardiaci, e così via), non ci sarà la Boeing (malgrado nuove prove che indicano come lo scandalo dell’aereo cisterna, già costato decine di miliardi di dollari, sia molto peggiore di quanto sembrava), non ci sarà la Clear Channel (anche se la gigantesca emittente ha raggiunto nuovi vertici negativi con la trasmissione “Breast Christmas Ever” con cui si premiavano una dozzina di concorrenti con impianti gratis di seni finti), e nemmeno la Halliburton (implicata in una nuova serie di accuse di corruzione e contratti truffaldini, nel 2004.)
Del restante gruppo di chi aumenta i prezzi, inquina le acque, attacca i sindacati, circuisce i dittatori, insomma dei truffatori, avvelenatori, ingannatori, e malfattori in genere, abbiamo stilato, in ordine alfabetico, il seguente elenco delle 10 peggiori società del 2004.

ABBOTT LABORATORIES: Abbott fa parte dell’elenco perché ha aumentato del 400 per cento il prezzo del Norvir, un importante farmaco anti Aids, sviluppato con un ingente aiuto governativo. L’aumento però non si applica se il farmaco viene acquistato con un altro prodotto Abbott, creando così concorrenza sleale nei confronti di altri produttori e inducendo il consumatore a scegliere i prodotti Abbott sulla base del prezzo.

AIG. La più grande società assicuratrice del mondo. American International Group Inc. è stata accusata di avere istigato la PNF Financial Services a compiere una transazione fraudolenta di circa 750 milioni di dollari, per escludere dai propri libri contabili una serie di prestiti e capitali a rischio delle proprie succursali. AIG ha accettato di pagare 126 milioni di dollari per far cadere le denunce, ma se l’è cavata a poco prezzo, avendo concluso un accordo per il “rinvio del processo”, con ciò si intende che le accuse cadranno entro 12 mesi se verranno rispettati i termini dell’accordo.

COCA-COLA. I lavoratori della Coca-Cola di una fabbrica in Colombia sono stati terrorizzati per anni dalle forze para-militari di destra. Una commissione inviata per indagare, con a capo un membro del Comune di New York, ha scoperto che, fra gli altri abusi, “ci sono state 179 violazioni gravi dei diritti umani contro i lavoratori della Coca-Cola, compresi nove omicidi. Alcuni famigliari di sindacalisti sono stati rapiti e torturati.” La Coca-Cola afferma di essere contraria alla violenza anti sindacale ma che, in ogni caso, essa non era responsabile della conduzione dell’impianto di imbottigliamento (anche se ora lo è, avendo acquistato la società colombiana che lo deteneva). Nel 2004 si sono dimessi, in parte perché non hanno appoggiato una inchiesta indipendente sulle accuse colombiane, sia l’ex consulente legale sia l’ex Procuratore Generale Deval Patrick.

DOW CHEMICAL. Il più grande produttore di plastica, la Dow ha acquistato la Union Carbide nel 1999. Nella mezzanotte del 2 dicembre 1984, 27 tonnellate di gas letale fuoriuscì da una fabbrica della U.C. a Bophal, in India, causando la morte immediata di 8.000 persone e l’avvelenamento di altre migliaia. Oggi a Bophal, almeno 150.000 persone, compresi bambini nati da parenti sopravvissuti al disastro, soffrono per gli effetti correlati all’incidente come cancro, danni neurologici disturbi mestruali e malattie mentali. Dow respinge ogni responsabilità. In una dichiarazione si afferma “Anche se Dow non è mai stata proprietaria della fabbrica, abbiamo tratto lezione, come il resto dell’industria, da questo tragico accaduto, e abbiamo cercato di fare del nostro meglio perché simili fatti non si ripetino più.”

GLAXOSMITHKLINE. A seguito di alcune rivelazioni e azioni intraprese in Gran Bretagna nel 2003 e 2004, si è finalmente appreso, anche negli USA, la storia dei gravi effetti collaterali derivanti dall’uso del Glaxo Paxil ( e altri farmaci della stessa famiglia) in particolare l’effetto dipendenza e l’aumento della tendenza al suicidio fra i giovani. A giugno il Procuratore Generale Eliot Spitzer ha presentato una denuncia contro la Glaxo, accusando il gigante farmaceutico di aver soppresso le prove della nocività del Paxil contro i giovani, e di aver indotto in errore i medici. Glaxo ha respinto le accuse, ma ha accettato una nuova linea di condotta, in base alla quale saranno resi pubblici tutti i risultati delle loro ricerche. A ottobre la U.S. Food and Drug Administration, ha ordinato alla Glaxo ed ai fabbricanti di farmaci rientranti nella classe Paxil di fornire i loro prodotti con una avvertenza di massima evidenza.

HARDEE’S: Il grande produttore di fast-food si sta vantando al massimo come sia poco salubre il suo ultimo prodotto, il Monster Thickburger. “Prima c’erano i burgers, poi vennero i Thick burgers,. Ora Hardee’s vi presente la madre di tutti i burgers—il Mostro Thickburger.. Con un peso di circa 3 etti questo 100 per cento manzo Angus è un monumento alla decadenza.” Il Mostro Thickburger è un sandwich di circa 1.420 calorie. Ingerire un Thickburger è come ingerire due Big Mac o cinque MacDonald’s. Aggiungete 600 calorie di patate e avrete più di 2.000 calorie, che per la maggior parte della gente dovrebbero bastare per un’intera giornata, come afferma Michael Jacobson del Centro per la scienza nell’interesse pubblico, il quale definisce il Thickburger “porno cibo.”

MERCK: Il dottor David Graham, dipendente della Food and Drug Administration, lo chiama “forse la più grave catastrofe per un solo prodotto farmaceutico di questo paese.” Testimoniando a novembre di fronte a una commissione del Senato il dottor Graham ha citato il numero di chi ha subito negli Stati Uniti attacchi cardiaci o infarti, a causa del farmaco Vioxx, nell’ordine di 88.000 e 139.000. Ha quindi affermato che circa il 40 per cento dei colpiti, e cioè da 35.000 a 55.000 persone, sono deceduti. Secondo una ricerca condotta dal periodico “Lancet” l’inaccettabile rischio cardiovascolare rappresentato dal Vioxx era evidente sin dall’anno 2.000, cioè ben quattro anni prima che il prodotto venisse ritirato dal mercato dal suo produttore la Merck. La ditta afferma di avere comunicato immediatamente tutto quanto scoperto sulla sicurezza del Vioxx non appena ne è venuta a conoscenza, e di aver ritirato il prodotto dalla vendita subito dopo avere avuto le prove conclusive della sua pericolosità.

MCWANE: McWane Inc. è una grande ditta privata, con sede in Alabama, che costruisce tubazioni idriche e fognarie. Il New York Times, con una serie di articoli devastanti, ha rivelato il dubbio grado di sicurezza sul lavoro della ditta, e il continuo fallimento delle organizzazioni preposte al controllo della pericolosità in cantiere. Nove dipendenti hanno perso la vita in incidenti avvenuti dal 1995, di cui tre dovuti alla deliberata volontà di non adeguarsi allo standard di sicurezza previsti. Fra i 5.000 dipendenti sono state riscontrati più di 4.600 infortuni. Secondo il Times la ditta ha ostacolato gli ispettori nel loro lavoro trattenendoli ai cancelli, mentre venivano nascoste le attrezzature fuori norma. In violazione delle leggi federali sono stati manomessi i luoghi degli incidenti, prima che gli ispettori potessero intervenire. Quando infine gli ispettori hanno potuto contestare delle gravi violazioni, secondo il Times: “la sanzione inflitta dalle autorità era così ridotta che la ditta ha potuto considerarla un semplice costo aziendale”.

RIGGS BANK: Secondo un clamoroso rapporto redatto da un sottocomitato del senato USA, apparso a luglio, è risultato che la Riggs Bank, con sede a Washington D.C., ha tenuto illegalmente conti bancari dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, ignorando correntemente prove di corruzione su più di 60 conti del governo della Guinea equatoriale. Anche se queste e altre attività sembrano violazioni delle regole bancarie USA, l’ufficio competente (Comptroller of the currency) non ha intrapreso nessuna azione contro la banca pur essendo venuto a conoscenza già nel 2002 di quanto succedeva. Questo comportamento presumibilmente non è estraneo al fatto che l’ispettore dell’OCC sia passato successivamente a lavorare con la Riggs. Nel maggio 2004 la banca ha dovuto pagare 25 milioni di dollari come sanzione per pratiche di riciclaggio di denaro sporco relative alla Guinea e all’Arabia saudita. Attualmente è sotto inchiesta da parte degli organi federali.

WAL-MART: Anche se oggi la Wal-Mart si trova un po’ sulla difensiva dal lato delle pubbliche relazioni, la società rimane comunque un colosso americano della vendita al dettaglio, sia in America che, sempre più, nel mondo. Il ricavato delle vendite supera un quarto di trilioni di dollari. Le entrate rappresentano il 2% del PIL USA. Per due anni di seguito è stata considerata da “Fortune” la ditta più ammirata in America. Si può dire che oggi sia la ditta più rappresentativa del momento attuale. Un fattore chiave, probabilmente il principale, che distingue il suo modo di gestire gli affari è costituito dalla pratica di sottopagare i dipendenti e di passare ad altri i propri costi. Un rapporto del febbraio 2004, da parte del deputato democratico Gorge Miller, California, ha elencato alcuni di questi costi. Il rapporto ha calcolato che un punto vendita con 200 dipendenti può risultare in un costo per i contribuenti di 420.750 dollari all’anno, circa 2.103 dollari per dipendente. Questi costi, a carico della collettività, comprendono pasti gratis o a prezzo ridotto per 50 famiglie della Wal-Mart, assistenza per gli alloggi, crediti per tasse federali e deduzioni per famiglie a basso reddito, oltre ai contributi federali per l’assistenza sanitaria di bambini appartenenti a famiglie a basso reddito.

Russell Mokhiber and Robert Weissman
Fonte:http://www.commondreams.org/views05/0124-21.htm
24.01.05