http://gigionetworking.wordpress.com/glia-amici-degli-amici-quando-un-reato-tira-laltro-come-fossero-baci-in-bocca-ecco-il-partito-forza-mafia/
Il 19 aprile 1980 si sposa a Londra Jimmy Fauci, pluripregiudicato amico dei boss, che gestisce il traffico di droga fra Italia, Gran Bretagna e Canada; alle nozze partecipa anche Dell’Utri con l’amico di una vita Cinà.
"I swear to God, if I were a piano player or an actor or something and all those dopes thought I was terrific, I'd hate it. I wouldn't even want them to clap for me. People always clap for the wrong things". "(Holden Caulfield/JDSalinger - The catcher in the rye)
Monday, February 18, 2008
storia europa7 rete4
Europa 7: è un’emittente televisiva italiana priva di frequenze, caso unico al mondo. È al centro della vicenda riguardante l’assegnazione di frequenze nazionali. Il circuito nasce per volontà dell’imprenditore Francesco di Stefano con cui sostituisce Italia 7 tra il 1997 ed 1998. Il palinsesto consiste nel mandare in onda più volte a giornata vari programmi di cui alcuni sono della precedente emittente e gli stessi film varie volte al mese a ciclo continuo. Una delle poche ed ultime cose autoprodotte con successo è il “Seven Show” la cui ultima edizione viene condotta da Teo Mammuccari fino al 1999 e fino a poco tempo fa veniva continuamente replicato. Proprio in quell’anno Di Stefano decide di avventurarsi nel progetto di creare una televisione nazionale con frequenze proprie e deve cedere sia l’emittente di cui è proprietario, la laziale TVR Voxson, sia il circuito (quest’ultimo verrà poi gestito dal gruppo Media 2001). Nel corso degli anni il network si è via via ridimensionato arrivando ad oggi a contare solo 6 emittenti che coprono 7 regioni. Dal gennaio 2006 poi non vengono più trasmesse serie animate, con una programmazione che si compone così di alcune pellicole cinematografiche e programmi di vario genere. Nel luglio 1999, Francesco di Stefano, dopo aver messo da parte i soldi derivati dalla precedente attività di syndication (12 miliardi di lire), decide di partecipare ad una gara pubblica per l’ assegnazione delle frequenze televisive nazionali (in totale 11: 3 per la RAI e 8 per i gruppi privati) con richiesta di 2 reti televisive: Europa 7 e 7 plus. Riesce a vincere una concessione per Europa 7, al posto di Rete 4, il quale perde il diritto di trasmettere. La commissione ministeriale della gara nega la richiesta per 7 plus, ma Francesco di Stefano fa ricorso al Consiglio di Stato, il quale ordina al ministero di dare anche una seconda concessione. Nel fratempo, Europa 7 si prepara per inziare le nuove trasmissioni entro il 31 dicembre 1999 come prevede la licenza: il piano prevede 700 assunzioni, uno centro di produzione a Roma di 20000 mq composto da altri 8 studios all’avanguardia, e un imprtante library di programmi (nella graduatoria Europa 7 è prima in programmazione). In ogni caso, fino ad oggi, Europa 7 non riuscirà mai a trasmettere; il ministero contravvenendo al risultato della gara pubblica non concede le frequenze, e con una autorizzazione ministeriale del 1999 (non prevista da nessuna legge) permette la prosecuzione delle trasmissioni analogiche a Rete 4, che in base alla gare pubblica non ne aveva diritto; occorre ricordare che il sistema di trasmissione delle tv analogiche permette in Italia solo 11 reti nazionali, di cui le 3 reti RAI. Comincia da parte della società di Europa 7 una serie di rincorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio), al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale. Nel novembre 2002, interviene la Corte Costituzionale, la quale con la sentenza 466/2002, decide (come nel 1994) che nessun privato può possedere più di 2 frequenze televisive e le reti eccedenti, in questo caso Rete 4 (e Telepiù nero), devono cessare la trasmissione in via analogica terrestre. La Corte, inoltre, fissa un limite improrogabile entro il 31 dicembre 2003, e così dal 2004 le frequenze occupate da Rete 4 (che deve migrare sul satellite) devono andare ad Europa 7. Nel estate del 2003, il ministro delle communicazioni Maurizio Gasparri presenta un disegno di legge per il riordino del sistema radiotelevisivo italiano e l’introduzione della trasmissione digitale terrestre. La legge (nota come legge Gasparri) verrà approvata dal Parlamento il dicembre 2003, la quale permette a Rete 4 di continuare a trasmettere in via analogica terrestre in netto e palese contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale. Successivamente, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rifiuta di firmare la legge come incostituzionale e la rinvia alle camere. Così, per poter garantire a Rete 4 di continuare a trasmettere via etere, il 24 dicembre 2003 il governo Berlusconi vara un decreto legge (noto come decreto “salva Rete 4″). La legge Gasparri si approva definitivamente nell’aprile 2004, anch’essa senza prendere in considerazione la sentenza 466/2002 della Corte Costituzionale. Nel luglio 2005, il Consiglio di Stato, dopo il ricorso di Europa 7, ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di rispondere a 10 quesiti, dove si mettono in discussione le leggi italiane in materia di televisioni ed è in ballo una richiesta sempre da parte di Europa 7 per risarcimento danni da parte dello Stato di 3 miliardi di euro per la mancata attività televisiva. Oggi la società Europa 7 è praticamente ferma. Di Stefano, suo fondatore, intervistato da la Stampa, attende la sentenza della Corte di Giustizia Europea. La sua vicenda è seguita da pochissime persone, tra gli altri il giornalista di Repubblica Giovanni Valentini e il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti.
rete 4 - Rete4 - Europa 7 - la corte di giustizia europea condanna il regime di assegnazione frequenze
BRUXELLES - La Corte europea di giustizia ha condannato, oggi a Lussemburgo, il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione televisiva, nella sentenza sulla causa che opponeva l’emittente privata Centro Europa 7 al Ministero delle Comunicazioni. Secondo la Corte il regime di assegnazione delle frequenze non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.
Secondo la Corte: «L’applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa a favore delle reti esistenti ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze. Questo effetto restrittivo è stato consolidato dall’autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi. Tali regimi hanno avuto l’effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali giá attivi su questo mercato». Il giudice del rinvio sottolinea che «in Italia il piano nazionale di assegnazione per le frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni. Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l’effetto di non liberare le frequenze destinate ad essere assegnate ai titolari di concessioni in tecnica analogica e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale».
IL CASO - Il caso Europa 7 risale al 1999, quando l’emittente tv ha ottenuto dalle autorità italiane competenti un’autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere in mancanza di assegnazione di radiofrequenze. Il giudice amministrativo, ricorda la Corte Ue nella nota diffusa a Bruxelles, ha respinto una domanda di Europa 7 di accertamento del diritto ad ottenere l’assegnazione delle frequenze, nonchè il risarcimento del danno subito. Il Consiglio di Stato, dinanzi al quale pende attualmente la causa, ha interrogato la Corte di giustizia Ue sull’interpretazione delle disposizioni previste dal diritto comunitario per i criteri di assegnazione di radiofrequenze al fine di operare sul mercato delle trasmissioni tv.
MEDIASET: «NESSUN RISCHIO PER RETEQUATTRO» - La sentenza della corte di giustizia Ue che definisce «contrario al diritto comunitario» il regime italiano di assegnazione delle frequenze tv «non può comportare alcuna conseguenza sull’utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset». Lo dichiara l’azienda in una nota diffusa poco prima dell’ufficializzazione della posizione della corte, anticipata oggi da alcuni giornali.
«Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze», «Quanto all’insinuazione che retequattro occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di europa 7», aggiunge, «Mediaset ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all’utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Retequattro».
GIULIETTI: «SUPERARE IL DUOPOLIO» - «La sentenza della Corte di Strasburgo sul regime di assegnazione delle frequenze sanziona in modo definitivo l’anomalia italiana. Adesso bisogna consentire a Europa7 di trasmettere», ha detto a Radio Radicale il deputato del Pd Giuseppe Giulietti. «Sarebbe davvero grave se qualcuno stesse già pensando ad una nuova legge porcata, bisognerebbe piuttosto accettare i rilievi della Corte di Strasburgo per superare il duopolio», ha continuato Giulietti, chiedendosi: «C’è per caso nel centro destra qualcuno che voglia fare qualche passo in questa direzione? La legge Gentiloni cercava di rimediare in qualche modo a questa situazione, ma devo con dispiacere constatare che fin dall’inizio nel centro sinistra hanno lavorato dei basisti che ne hanno impedito l’approvazione».
www.corriere.it
31 gennaio 2008
Secondo la Corte: «L’applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa a favore delle reti esistenti ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze. Questo effetto restrittivo è stato consolidato dall’autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi. Tali regimi hanno avuto l’effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali giá attivi su questo mercato». Il giudice del rinvio sottolinea che «in Italia il piano nazionale di assegnazione per le frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni. Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l’effetto di non liberare le frequenze destinate ad essere assegnate ai titolari di concessioni in tecnica analogica e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale».
IL CASO - Il caso Europa 7 risale al 1999, quando l’emittente tv ha ottenuto dalle autorità italiane competenti un’autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere in mancanza di assegnazione di radiofrequenze. Il giudice amministrativo, ricorda la Corte Ue nella nota diffusa a Bruxelles, ha respinto una domanda di Europa 7 di accertamento del diritto ad ottenere l’assegnazione delle frequenze, nonchè il risarcimento del danno subito. Il Consiglio di Stato, dinanzi al quale pende attualmente la causa, ha interrogato la Corte di giustizia Ue sull’interpretazione delle disposizioni previste dal diritto comunitario per i criteri di assegnazione di radiofrequenze al fine di operare sul mercato delle trasmissioni tv.
MEDIASET: «NESSUN RISCHIO PER RETEQUATTRO» - La sentenza della corte di giustizia Ue che definisce «contrario al diritto comunitario» il regime italiano di assegnazione delle frequenze tv «non può comportare alcuna conseguenza sull’utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset». Lo dichiara l’azienda in una nota diffusa poco prima dell’ufficializzazione della posizione della corte, anticipata oggi da alcuni giornali.
«Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze», «Quanto all’insinuazione che retequattro occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di europa 7», aggiunge, «Mediaset ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all’utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Retequattro».
GIULIETTI: «SUPERARE IL DUOPOLIO» - «La sentenza della Corte di Strasburgo sul regime di assegnazione delle frequenze sanziona in modo definitivo l’anomalia italiana. Adesso bisogna consentire a Europa7 di trasmettere», ha detto a Radio Radicale il deputato del Pd Giuseppe Giulietti. «Sarebbe davvero grave se qualcuno stesse già pensando ad una nuova legge porcata, bisognerebbe piuttosto accettare i rilievi della Corte di Strasburgo per superare il duopolio», ha continuato Giulietti, chiedendosi: «C’è per caso nel centro destra qualcuno che voglia fare qualche passo in questa direzione? La legge Gentiloni cercava di rimediare in qualche modo a questa situazione, ma devo con dispiacere constatare che fin dall’inizio nel centro sinistra hanno lavorato dei basisti che ne hanno impedito l’approvazione».
www.corriere.it
31 gennaio 2008
P2 Berlusconi ,Cicchitto, Martino , Selva, Publio Fiori , Donelli Sorrisi e Canzoni TV
“Le pagine gialle della P2″
di Marco Travaglio – tratto da “Avvenimenti” dell’ 08.04.2005
Ovvero, cosa fanno adesso?
- Berlusconi Silvio (tessera n.1816): …
- Cicchitto Fabrizio (tessera n.2232): deputato e vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, nonchè editorialista de Il Giornale.
- Ciuni Roberto (tessera n.2101): collaboratore de Il Giornale e Panorama.
- Costanzo Maurizio (tessera n.1819): conduttore di Buona Domenica e de Il diario su Canale 5 nonché consulente per La 7.
- Croce Giuseppe (tessera n. 2071): Giudice per le Indagini Preliminari a Roma.
- De Carolis Massimo (tessera n.1815): avvocato, amico di Siniscalco, attuale esponente di Forza Italia.
- Donelli Massimo (tessera n. 2207): attuale direttore di TV Sorrisi e Canzoni (Gruppo Mediaset).
- Fiori Publio (tessera n. 1878): deputato di AN e attuale vicepresidente della Camera.
- Gervaso Roberto (tessera n. 1813) : ha una rubrica fissa su Rete 4 (Peste e corna) e sul Messaggero.
- Manca Enrico (tessera n. 2148): dirige l’associazione “Pol-Is” per il “rinnovamento della politica e della democrazia”. Attualmente nelle file della Margherita.
- Martino Antonio (aveva presentato domanda scritta di affiliazione, non fecero in tempo ad approvare il suo ingresso nella P2): attuale Ministro della Difesa.
- Memmo Roberto (tessera n. 1651): avvocato e finanziere dirige la “Fondazione Memmo per l’arte e la cultura”.
- Mosca Paolo (tessera n.2100): oggi direttore del rotocalco Vip e titolare di rubrica fissa quotidiana su Unomattina, in Rai.
- Nebiolo Gino (tessera n. 2097): attuale giornalista del Foglio di Ferrara e del Giornale di Sicilia.
- Picchioni Rolando (tessera n.2095): attuale segretario della Fondazione del Libro di Torino (ente organizzatore del Salone del Libro) e direttore esecutivo del World Political Forum. Viene dato come candidato alla poltrona di assessore alla cultura nella nuova giunta regionale piemontese.
- Rizzoli Angelo (tessera n. E.19.77): attuale produttore di cinema/ tv per Rai e Mediaset.
- Savoia Vittorio Emanuele (tessera n. 1621): mediatore d’affari.
- Selva Gustavo (tessera n.1814): deputato di An, attuale presidente della Commissione Esteri.
- Sensini Alberto (piduista “interruptus”, come Antonio Martino): giornalista del Gazzettino.
- Trifone Trecca Fabrizio (tessera n. 1748): titolare di rubrica fissa di medicina “Vivere bene” su Rete 4.
- Valori Giancarlo Elia (fascicolo n. 0283, espulso dallo stesso Gelli): Presidente della Società Italiana Autostrade e del consorzio di telefonia “Blu” e attuale Presidente dell’Unione Industriale di Roma.
di Marco Travaglio – tratto da “Avvenimenti” dell’ 08.04.2005
Ovvero, cosa fanno adesso?
- Berlusconi Silvio (tessera n.1816): …
- Cicchitto Fabrizio (tessera n.2232): deputato e vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, nonchè editorialista de Il Giornale.
- Ciuni Roberto (tessera n.2101): collaboratore de Il Giornale e Panorama.
- Costanzo Maurizio (tessera n.1819): conduttore di Buona Domenica e de Il diario su Canale 5 nonché consulente per La 7.
- Croce Giuseppe (tessera n. 2071): Giudice per le Indagini Preliminari a Roma.
- De Carolis Massimo (tessera n.1815): avvocato, amico di Siniscalco, attuale esponente di Forza Italia.
- Donelli Massimo (tessera n. 2207): attuale direttore di TV Sorrisi e Canzoni (Gruppo Mediaset).
- Fiori Publio (tessera n. 1878): deputato di AN e attuale vicepresidente della Camera.
- Gervaso Roberto (tessera n. 1813) : ha una rubrica fissa su Rete 4 (Peste e corna) e sul Messaggero.
- Manca Enrico (tessera n. 2148): dirige l’associazione “Pol-Is” per il “rinnovamento della politica e della democrazia”. Attualmente nelle file della Margherita.
- Martino Antonio (aveva presentato domanda scritta di affiliazione, non fecero in tempo ad approvare il suo ingresso nella P2): attuale Ministro della Difesa.
- Memmo Roberto (tessera n. 1651): avvocato e finanziere dirige la “Fondazione Memmo per l’arte e la cultura”.
- Mosca Paolo (tessera n.2100): oggi direttore del rotocalco Vip e titolare di rubrica fissa quotidiana su Unomattina, in Rai.
- Nebiolo Gino (tessera n. 2097): attuale giornalista del Foglio di Ferrara e del Giornale di Sicilia.
- Picchioni Rolando (tessera n.2095): attuale segretario della Fondazione del Libro di Torino (ente organizzatore del Salone del Libro) e direttore esecutivo del World Political Forum. Viene dato come candidato alla poltrona di assessore alla cultura nella nuova giunta regionale piemontese.
- Rizzoli Angelo (tessera n. E.19.77): attuale produttore di cinema/ tv per Rai e Mediaset.
- Savoia Vittorio Emanuele (tessera n. 1621): mediatore d’affari.
- Selva Gustavo (tessera n.1814): deputato di An, attuale presidente della Commissione Esteri.
- Sensini Alberto (piduista “interruptus”, come Antonio Martino): giornalista del Gazzettino.
- Trifone Trecca Fabrizio (tessera n. 1748): titolare di rubrica fissa di medicina “Vivere bene” su Rete 4.
- Valori Giancarlo Elia (fascicolo n. 0283, espulso dallo stesso Gelli): Presidente della Società Italiana Autostrade e del consorzio di telefonia “Blu” e attuale Presidente dell’Unione Industriale di Roma.
Instructio de modo procedendi in causis sollicitationis - Ratzinger - Pedofilia - scomuniche ai molestati
Dal Texas giunge notizia dell'iscrizione di Papa Ratzinger nel registro degli indagati in un processo per pedofilia. Come sono andati i fatti?
"Questo è un caso in sede civile in cui è stato denunciato Ratzinger per una lettera del 2001 nella quale ribadiva il contenuto della Instructio de modo procedendi in causis sollicitationis del 1962... (documento inviato a tutti i vescovi e desecretato di recente, in cui il Vaticano ordinava che un minore qualora avesse dichiarato al suo vescovo di un abuso sessuale da parte di un sacerdote avrebbe dovuto giurare il segreto perpetuo, sotto eventuale pena di scomunica. Ed eventuali documenti comprovanti scandali di questo genere commessi da sacerdoti avrebbero dovuto essere tenuto in un archivio segreto, N.d.R.)
La Instructio è opera di Giovanni XXII, vero?
"Sì. Diciamo del Cardinale Ottaviani, per mettere le cose in chiaro, così come la lettera del 2001 (lettera confidenziale che l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, ribadiva il diritto della Chiesa non solo di rivendicare a sé la competenza giurisdizionale nei casi di abusi su minori da parte di esponenti religiosi, ma di svolgere le indagini e conservare le prove acquisite nel più assoluto segreto, fino al decorrere di dieci anni dal compimento della maggiore età della vittima. "Casi di questo tipo - conclude la lettera - sono soggetti al segreto pontificio", N.d.R.) non è di Giovanni Paolo II, ma di Ratzinger. A detta di Daniel Shea, l'avvocato che oltretutto è teologo, ex seminarista, e che ha conoscenze interne alla struttura, ritiene che Ratzinger in quel momento abbia agito al di fuori dei poteri propri del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede per innalzare i tempi della prescrizione. In questo modo ha impedito alla giurisdizione americana di intervenire in sede penale: difatti, tutti questi processi sono in sede civile perché sono andati in prescrizione i tempi dell'azione penale, e questa lettera del 2001, in pieno caos americano, ha spostato avanti - da 16 a 18 di due anni - l'età in cui per la Chiesa Cattolica si diventa maggiorenni anche negli Stati Uniti, e prolungato i termini per la prescrizione da 5 a 10 anni, guadagnando vantaggio sui termini della prescrizione in uso negli States. Per questo Ratzinger è stato denunciato come "individuo", non come Prefetto, ma come individuo per aver dato quelle disposizioni, e in quanto tale nel processo vi è rappresentato. C'è insomma un imputato che si chiama Joseph Ratzinger e che è presente davanti alla giustizia americana a titolo individuale".
E quindi?
"Questa cosa non è stata contestata dal Vaticano, che ha solo dichiarato che avrebbe chiesto l'immunità diplomatica per il Papa in quanto Capo di Stato. Ma c'è da sottolineare che al momento in cui è stato commesso il reato Ratzinger non era capo di stato, c'è da sottolineare che è stato denunciato a titolo individuale, non come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e comunque il giudice ha accettato questo stop chiesto dagli avvocati di Ratzinger per la richiesta dell'immunità, ma chiedendo loro un "rapporto" mensile sull'avanzamento dei lavori. Nel senso che l'immunità al capo di stato in America può essere concessa solo dal Presidente. E' Bush che deve dire al magistrato: 'Fermi tutti, il signor Ratzinger gode dell'immunità in quanto Capo di Stato'. Già per due volte - sono passati circa 75 giorni - Bush non ha risposto a questa richiesta. A fine Agosto ci sarà un'altra udienza nella quale gli avvocati di Ratzinger dovranno presentare il terzo rapporto mensile, e in quella sede l'avvocato Shea chiederà che si proceda comunque, visto che la pendenza del parere di Bush non è indispensabile, si può comunque procedere".
Dunque si è fermi a livello procedurale?
"E' tutta una questione aperta, ma il dato di fatto è che nel silenzio, da sei mesi, Ratzinger si trova iscritto come, diciamo così, imputato in un processo civile negli Stati Uniti".
Se il Papa dovesse essere condannato, che cosa accadrebbe?
"E' un processo civile, non è penale."
E finora che richieste di risarcimento sono state avanzate?
"Su questo processo nessuna. Intanto è stato accertato e accettato dal giudice che ci possa essere richiesta di risarcimento nei suoi confronti. Ancora alla fase della richiesta dei risarcimenti non ci siamo arrivati, siamo nella fase della 'costituzione' dell'imputato per iniziare il processo. Che in quanto civile ha un altro significato, chiaramente: anche noi, dovendo chiedere qualcosa non chiederemmo di arrestare Ratzinger, questo è chiaro. Sicuramente, come cose urgentissime chiediamo il ritiro di queste disposizioni e la trasparenza su quello che è accaduto perché, ricordiamoci, quei 4.000 preti riconosciuti dalla Conferenza episcopale americana come colpevoli di aver commesso delle violenze sessuali soprattutto nei confronti di minorenni sono 4.000 che siedono sui banchi della giustizia civile".
Cioè?
"In altre parole, non c'è stato un prete denunciato dalle autorità ecclesiastiche alla giustizia civile, hanno praticamente preso quello che è stato già accertato e l'hanno dato come buono senza dire però qual è stata l'attività a partire dal '62, tutti i dossier che loro hanno e che ancora non sono di dominio pubblico. Quindi noi vorremmo un po' di trasparenza su questo sapendo comunque che, a prescindere da questi documenti la causa prima delle deviazioni e sofferenze sessuali è la sessuofobia, la politica vaticana sul sesso".
Quindi voi chiedete anche una revisione della morale sessuale cattolica?
"La denunciamo questa politica. Così come denunciamo la politica proibizionista perché arricchisce i narcotrafficanti, la politica sessuofobica è causa di disastri e non di felicità. Noi pensiamo che la risposta sia libertà sessuale e di coscienza, libertà dell'individuo".
Antonino D'Anna
Mercoledí 17.08.2005 17:50
http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/papaccusatoprocesso.html
"Questo è un caso in sede civile in cui è stato denunciato Ratzinger per una lettera del 2001 nella quale ribadiva il contenuto della Instructio de modo procedendi in causis sollicitationis del 1962... (documento inviato a tutti i vescovi e desecretato di recente, in cui il Vaticano ordinava che un minore qualora avesse dichiarato al suo vescovo di un abuso sessuale da parte di un sacerdote avrebbe dovuto giurare il segreto perpetuo, sotto eventuale pena di scomunica. Ed eventuali documenti comprovanti scandali di questo genere commessi da sacerdoti avrebbero dovuto essere tenuto in un archivio segreto, N.d.R.)
La Instructio è opera di Giovanni XXII, vero?
"Sì. Diciamo del Cardinale Ottaviani, per mettere le cose in chiaro, così come la lettera del 2001 (lettera confidenziale che l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, ribadiva il diritto della Chiesa non solo di rivendicare a sé la competenza giurisdizionale nei casi di abusi su minori da parte di esponenti religiosi, ma di svolgere le indagini e conservare le prove acquisite nel più assoluto segreto, fino al decorrere di dieci anni dal compimento della maggiore età della vittima. "Casi di questo tipo - conclude la lettera - sono soggetti al segreto pontificio", N.d.R.) non è di Giovanni Paolo II, ma di Ratzinger. A detta di Daniel Shea, l'avvocato che oltretutto è teologo, ex seminarista, e che ha conoscenze interne alla struttura, ritiene che Ratzinger in quel momento abbia agito al di fuori dei poteri propri del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede per innalzare i tempi della prescrizione. In questo modo ha impedito alla giurisdizione americana di intervenire in sede penale: difatti, tutti questi processi sono in sede civile perché sono andati in prescrizione i tempi dell'azione penale, e questa lettera del 2001, in pieno caos americano, ha spostato avanti - da 16 a 18 di due anni - l'età in cui per la Chiesa Cattolica si diventa maggiorenni anche negli Stati Uniti, e prolungato i termini per la prescrizione da 5 a 10 anni, guadagnando vantaggio sui termini della prescrizione in uso negli States. Per questo Ratzinger è stato denunciato come "individuo", non come Prefetto, ma come individuo per aver dato quelle disposizioni, e in quanto tale nel processo vi è rappresentato. C'è insomma un imputato che si chiama Joseph Ratzinger e che è presente davanti alla giustizia americana a titolo individuale".
E quindi?
"Questa cosa non è stata contestata dal Vaticano, che ha solo dichiarato che avrebbe chiesto l'immunità diplomatica per il Papa in quanto Capo di Stato. Ma c'è da sottolineare che al momento in cui è stato commesso il reato Ratzinger non era capo di stato, c'è da sottolineare che è stato denunciato a titolo individuale, non come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e comunque il giudice ha accettato questo stop chiesto dagli avvocati di Ratzinger per la richiesta dell'immunità, ma chiedendo loro un "rapporto" mensile sull'avanzamento dei lavori. Nel senso che l'immunità al capo di stato in America può essere concessa solo dal Presidente. E' Bush che deve dire al magistrato: 'Fermi tutti, il signor Ratzinger gode dell'immunità in quanto Capo di Stato'. Già per due volte - sono passati circa 75 giorni - Bush non ha risposto a questa richiesta. A fine Agosto ci sarà un'altra udienza nella quale gli avvocati di Ratzinger dovranno presentare il terzo rapporto mensile, e in quella sede l'avvocato Shea chiederà che si proceda comunque, visto che la pendenza del parere di Bush non è indispensabile, si può comunque procedere".
Dunque si è fermi a livello procedurale?
"E' tutta una questione aperta, ma il dato di fatto è che nel silenzio, da sei mesi, Ratzinger si trova iscritto come, diciamo così, imputato in un processo civile negli Stati Uniti".
Se il Papa dovesse essere condannato, che cosa accadrebbe?
"E' un processo civile, non è penale."
E finora che richieste di risarcimento sono state avanzate?
"Su questo processo nessuna. Intanto è stato accertato e accettato dal giudice che ci possa essere richiesta di risarcimento nei suoi confronti. Ancora alla fase della richiesta dei risarcimenti non ci siamo arrivati, siamo nella fase della 'costituzione' dell'imputato per iniziare il processo. Che in quanto civile ha un altro significato, chiaramente: anche noi, dovendo chiedere qualcosa non chiederemmo di arrestare Ratzinger, questo è chiaro. Sicuramente, come cose urgentissime chiediamo il ritiro di queste disposizioni e la trasparenza su quello che è accaduto perché, ricordiamoci, quei 4.000 preti riconosciuti dalla Conferenza episcopale americana come colpevoli di aver commesso delle violenze sessuali soprattutto nei confronti di minorenni sono 4.000 che siedono sui banchi della giustizia civile".
Cioè?
"In altre parole, non c'è stato un prete denunciato dalle autorità ecclesiastiche alla giustizia civile, hanno praticamente preso quello che è stato già accertato e l'hanno dato come buono senza dire però qual è stata l'attività a partire dal '62, tutti i dossier che loro hanno e che ancora non sono di dominio pubblico. Quindi noi vorremmo un po' di trasparenza su questo sapendo comunque che, a prescindere da questi documenti la causa prima delle deviazioni e sofferenze sessuali è la sessuofobia, la politica vaticana sul sesso".
Quindi voi chiedete anche una revisione della morale sessuale cattolica?
"La denunciamo questa politica. Così come denunciamo la politica proibizionista perché arricchisce i narcotrafficanti, la politica sessuofobica è causa di disastri e non di felicità. Noi pensiamo che la risposta sia libertà sessuale e di coscienza, libertà dell'individuo".
Antonino D'Anna
Mercoledí 17.08.2005 17:50
http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/papaccusatoprocesso.html
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