Thursday, December 13, 2007

Agostino Saccà agli ordini del "capo" Berlusconi - solita storia dell'invadenza nei media ,dei suoi miserabili tirapiedi .Intercettazioni Saccà

Inchiesta Berlusconi "Saccà va sospeso"L'ex premier: "Solleva il morale del Capo"
GIUSEPPE D'AVANZO
Inchiesta Berlusconi "Saccà va sospeso"L'ex premier: "Solleva il morale del Capo" " Silvio Berlusconi

A meno di ripensamenti, la procura di Napoli chiederà, al più tardi la prossima settimana, una misura cautelare interdittiva - la sospensione dall'incarico - per Agostino Saccà. Prima della decisione, il presidente di RaiFiction sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari. Gli sarà contestata l'ipotesi della corruzione e gli elementi di prova raccolti. Gli saranno svelate le fonti. Saccà avrà l'occasione (in un primo interrogatorio si è avvalso, per la gran parte, della facoltà di non rispondere) per mettere ordine ai suoi comportamenti; dare un senso alle conversazioni telefoniche intercettate; spiegare la non-contraddittorietà tra i suoi doveri di "incaricato di pubblico servizio" e il suo personale, privatissimo proposito di lasciare la Rai per farsi imprenditore di se stesso: creatore della "Città della Fiction" di Lamezia; architetto di "Pegasus", un nascente consorzio di piccoli produttori televisivi progettato da Luca Cordero di Montezemolo che ne era stato sollecitato da alcuni imprenditori indiani. E' in questa divaricazione o conflitto di interessi che i pubblici ministeri avvistano una mossa illegittima, scorretta, sleale. Qualcosa che non va, e non solo dal punto di vista etico. Come presidente di RaiFiction, nelle iniziative "private" che andava preparando a cavallo dell'estate, Saccà coinvolge le aziende - i tedeschi della Bavaria, gli americani della Hbo - da cui il servizio pubblico acquista format e film televisivi. Spesso gli interlocutori nemmeno sembrano comprendere che non stanno trattando ufficialmente con la Rai, ma con un neo-imprenditore che può vantare il sostegno del governatore della Calabria, Agazio Loiero, e l'appoggio del "Capo" di Mediaset e dell'opposizione politica.


Accade così che la Bavaria durante un viaggio in Calabria - nella delegazione il numero uno della holding tedesca Matthias Esche, l'altro amministratore delegato Dieter Frank in rappresentanza di una holding che fattura 300 milioni di euro all'anno e collabora con Rai da quarant'anni (Pinocchio, Sandokan, Berlin Alexanderplatz) - ammette di puntare per la "Città della Fiction" su Lamezia perché offre due vantaggi non trascurabili: "la possibilità di avere un quarto dell'investimento finanziato dalla Regione con fondi dell'Unione europea e la partecipazione della Rai". Saccà lo lascia credere: "L'obiettivo della Rai è di star dentro l'operazione anche se con una piccola quota" (luglio 2007). Non è vero, ma lo ammetterà soltanto quando vi sarà costretto ("La Rai non c'entra", settembre 2007). E' un equivoco in cui cade anche Jhon Dellaverson, un avvocato che giunge in rappresentanza della Hbo a luglio in Calabria per annunciare l'arrivo in settembre del presidente e amministratore delegato della società Chris Albrecht. In quell'estate il telefono di Agostino Saccà è molto caldo. L'alto dirigente della Rai con il consigliere d'amministrazione Giuliano Urbani valuta la possibilità di mettere insieme, per il consorzio di produzione "Pegasus", una cordata alternativa a quella inizialmente immaginata dall'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, e dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che non sembra troppo gradire l'idea di Saccà di inserire nella compagine - Montezemolo la giudica "un'anomalia" - "un uomo di Berlusconi". La cordata alternativa, vagheggiata da Saccà, dovrebbe avere "il punto di coagulo" proprio in Giuliano Urbani e far leva su un gruppo di industriali bresciani organizzati dall'onorevole Riccardo Conti (ex-Udc, oggi nel gruppo Misto) e sulla vicentina Palladio Finanziaria (private equity) di Roberto Meneguzzo. L'ambizione non è soltanto di rendere più competitive le produzioni televisive dei piccoli produttori nazionali, ma di proporre un'intera gamma di offerta tv. Agostino Saccà, al telefono, lascia intendere che si potrebbe pensare anche all'acquisizione della "Ballandi Entertainment", la società che concepisce e produce gli spettacoli più visti e costosi di RaiUno (Ballando con le stelle, Fiorello, Morandi, Panariello, Celentano, il Festival di Sanremo). Un programma così ambizioso ha bisogno di un sponsor politico, di un sostegno imprenditoriale, di un committente sicuro per lo meno in fase di avvio. E' alla luce di questa necessità del Saccà "imprenditore" che i pubblici ministeri interpretano alcuni colloqui del presidente di RaiFiction con Giuliano Urbani e Silvio Berlusconi. Nei primi, il consigliere d'amministrazione della Rai e l'alto dirigente convengono che bisogna inserire "un uomo di Berlusconi". In una telefonata, sembra di capire che quest'uomo possa essere Claudio Sposito, che in passato è stato amministratore delegato della Fininvest spa. Il Cavaliere sostiene che, negli abituali dialoghi con Saccà (un amico), egli si sia limitato soltanto a delle "segnalazioni". Le parole non mutano il segno delle circostanze. Berlusconi chiama Saccà e gli chiede di ingaggiare quattro attrici, Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti. Per piacer suo e per soddisfare le richieste di un senatore del centro-sinistra che potrebbe passare con l'opposizione condannando il governo. Quel che conta per gli inquirenti, a quanto si capisce, è che cosa promette il Cavaliere alla termine della telefonata: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto... Interessante è la reazione del presidente di RaiFiction. Le "segnalazioni" del Cavaliere devono apparirgli un impegno improrogabile. Chiama subito il produttore di Incantesimo, Guido De Angelis. Il tono è perentorio: "... Per quel ruolo hai già ingaggiato qualcuno?". Il produttore risponde: "Sì, Sonia Aquino". Saccà lo interrompe subito: "Levala di mezzo e prendi Elena Russo. Così ci facciamo un grande alleato...". E Incantesimo ha bisogno di "grandi alleati" perché costa troppo e non ha l'audience che ci si aspetta. Saccà cela il suo interesse personale capovolgendolo come convenienza del produttore. Il meccanismo delle "segnalazioni", a quanto appare agli inquirenti, ha anche un controllo e un controllore. Dopo le richieste di Berlusconi, sarebbe il condirettore di "Sorrisi e Canzoni Tv", Rosanna Mani, a seguire l'inserimento delle attrici "segnalate" dal Cavaliere. La giornalista chiama Saccà con accenti che possono apparire perentori. Prende nota delle sue mosse, dei contatti che ha avviato, dei provini che ha individuato il dirigente Rai. Controlla con i produttori che l'uomo di RaiFiction non le abbia mentito o enfatizzato il suo impegno. Riferisce. Ora, c'è da chiedersi se è ragionevole o plausibile configurare il reato di corruzione per le condotte di Saccà e di corruttore per Berlusconi. Come si comporta Saccà?
Ascolta le richieste del "Capo" (così Berlusconi si definisce nelle telefonate intercettate: "Devi sollevare il morale del Capo"). Si dà da fare subito. Sostituendo qualche nome dove è possibile, aggiungendo un ingaggio quando possibile non è.
Per fare un esempio. In Incantesimo, Sonia Aquino salva il contratto di protagonista, ma De Angelis (il produttore della fiction) rimette mano alla sceneggiatura per creare un nuovo personaggio che viene poi assegnato a Camilla Ferranti (figliola di un medico molto vicino a Berlusconi). Se il pubblico ufficiale compie un atto contrario ai doveri d'ufficio ricevendone un'utilità o accettandone la promessa, il codice penale parla di corruzione. E' quel che - si può sostenere - accade a Saccà. Deve farsi imprenditore. Ha bisogno di un aiuto, di un sostegno. Berlusconi lo sa, d'altronde ne hanno parlato. Gli promette il suo puntello tanto più essenziale perché è "uno del ramo", un possibile, prioritario committente sia della "Città della Fiction" che di "Pegasus". Saccà prende per buono l'impegno del Cavaliere, ne accetta la promessa e muove le cose per esaudire le richieste del suo sponsor torcendo a un interesse privatissimo il suo ruolo di "incaricato di pubblico servizio". Come tutti gli argomenti giuridici, naturalmente, non è onnipotente, ma sarà la verifica del giudice per le indagini preliminari a darne un primo scrutinio. Non è comunque l'ipotesi di corruzione - e di istigazione alla corruzione per il tentativo di comprare il voto del senatore Nino Randazzo - il punto debole di questa inchiesta napoletana. Il suo vero deficit è la competenza territoriale. La Rai è a Roma. Saccà è a Roma come Berlusconi. I due si incontrano e discutono al telefono nella Capitale. Il reato ipotizzato si consuma all'interno dell'azienda del servizio pubblico. Che c'entra Napoli? E' ragionevole pensare che presto le carte di questa indagine migreranno verso la procura di Roma. L'inchiesta sarà di fatto conclusa con l'interrogatorio del presidente di RaiFiction che deciderà dinanzi al giudice la sua sospensione dall'incarico. Esaurita questa fase, i pubblici ministeri si spoglieranno della competenza. Non è escluso tuttavia che il procuratore Giandomenico Lepore possa decidere di inviare ai presidenti di Camera e Senato il resoconto delle intercettazioni dei parlamentari che, pur non contenendo alcun rilievo penale, è giusto che siano sottoposti - per lealtà istituzionale - all'attenzione delle Camere. (13 dicembre 2007)

http://www.repubblica.it/

Wednesday, December 12, 2007

Thyssen, ovvero le famiglie di merda del capitalismo europeo. Thyssen e i nazisti

http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_19/festa_nazista.shtml

Il terribile segreto della contessa Thyssen
Un festino nazista con strage di ebrei

Il 24 marzo del ’45 nel castello austriaco furono uccise 200 persone

BERLINO — Ci sono storie che, come i peggiori fantasmi, restano nell’aria per decenni. Poi, all’improvviso, si materializzano e lasciano senza fiato. Questa è una di quelle. La notte tra il 24 e il 25marzo 1945, le truppe dell’Armata Rossa erano a 15 chilometri dal castello di Rechnitz, sul confine tra Austria e Ungheria, residenza di Margit Thyssen-Bornemisza, maritata al conte Ivan Batthyany. Che il Terzo Reich fosse al crollo era chiaro, ma gli dei caduti erano più sprezzanti e mostruosi che mai. Margit organizzò l’ultima festa: 40 persone, tra Gestapo, SS e giovani nazisti. Fino a mezzanotte, balli, vino, liquori. A quel punto, però, serviva qualcosa di speciale che potesse fare ricordare quei momenti cruciali. Franz Podezin, un amministratore della Gestapo che aveva anche una relazione sessuale con la Thyssen-Bornemisza, prese l’amante e una quindicina di ospiti, li armò e li accompagnò a una vicina stalla.
In alcuni locali del castello, erano ospitati (in condizioni tremende) circa 600 ebrei che avevano il compito di rafforzare le difese della zona e Podezin ne aveva presi 200, non più in grado di lavorare, e li aveva portati in quella stalla. Raggiuntala assieme agli ospiti li invitò a sparare «a qualche ebreo». Cosa che i pazzi ubriachi fecero dopo avere fatto denudare le vittime. Un massacro. Un certo Stefan Beiglboeck, la mattina dopo, ancora si vantava di averne massacrati sei o sette amani nude. Tutti morti, tranne 15 che dovettero scavare le fosse e che il giorno successivo furono ammazzati a loro volta. I sovietici arrivarono pochi giorni dopo, il 29 marzo, e il 5 aprile compilarono un rapporto nel quale dicevano che «in tutto sono state trovate 21 tombe» ciascuna delle quali conteneva dai dieci ai dodici corpi. «Apparentemente — aggiungeva — sono stati colpiti con bastoni prima di essere uccisi» con armi da fuoco. Il documento fu ritenuto propaganda comunista e dimenticato.
Poi, negli Anni Sessanta, alcuni processi per stabilire i fatti finirono in nulla dopo l’omicidio di due testimoni chiave. Un giornalista austriaco, negli Anni Ottanta, abbandonò un’inchiesta dopo avere ricevuto minacce. E una registrazione inviata alla tv viennese Orf, nella quale una vecchia testimone oculare raccontava la sua storia, andò perduta. Margit Thyssen-Bornemisza scappò in Svizzera, dove il padre Heinrich aveva vissuto durante la guerra—a villa La Favorita di Lugano — e da dove aveva diretto le forniture di acciaio emunizioni che le sue fabbriche garantivano al Terzo Reich. Morì nel 1989, mai perseguita, dopo essere tornata sul luogo del massacro, per una battuta di caccia. Questo è il terribile segreto dei Thyssen-Bornemisza così come lo ha ricostruito e raccontato David Litchfield, un autore inglese, qualche giorno fa sull’Independent di Londra e, ieri, sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, probabilmente il giornale tedesco più autorevole.

E qui sta la parte interessante dello sviluppo che potrebbe avere la storia: per la prima volta, in Germania si parla apertamente di una vicenda che tocca il cuore della famiglia Thyssen, una delle più famose e ricche d’Europa, industriali, collezionisti d’arte e jet-set di prima fila. Che la dinastia si fosse arricchita con le forniture militari durante la prima guerra mondiale e poi durante il nazismo è cosa nota anche se poco raccontata. Ora, però, le accuse arrivano direttamente in casa, in Germania. Ed è quella notte del marzo 1945 che può diventare il tragico fantasma dei Thyssen-Bornemisza.
Danilo Taino19 ottobre 2007

Wednesday, November 28, 2007

Affare Landolfi - Chianese - Mondragone

Gli amici di Mario


Il gip parla di denaro sporco, immondizia e camorra. I guai degli uomini-chiave dell’ex ministro Landolfi, ora capo di An in Campania.
di Sergio Nazzaro
Si fa sempre più imbarazzante, come già evidenziato da Left, la posizione dell’ex ministro Mario Landolfi, attualmente coordinatore regionale di Alleanza nazionale in Campania, per la scelta degli uomini chiave nella gestione dei consorzi per lo smaltimento dei rifiuti. Dirigenti attualmente indagati per gravi reati di associazione camorristica. Immondizia, camorra e scalate a società calcistiche per riciclare denaro sporco. Un’imperizia a individuare risorse che sta caratterizzando uno degli uomini di punta del partito di Gianfranco Fini. Raffaele Chianese, capo della segreteria politica dell’ex ministro delle Telecomunicazioni è stato iscritto nel registro degli indagati da parte del gip Silvio Guariello. L’accusa è di associazione a delinquere ai danni della comunità europea. L’oggetto del contendere sono corsi di formazione finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro, finanziati dalla comunità europea, attraverso la Regione Campania, e mai espletati.
Se confermata, sarebbe la solita storia squallida e triste di chi, avendo conoscenze tecniche, defrauda i soldi della comunità per bieco interesse personale. Sedi dei corsi dovevano essere un mobilificio e il retrobottega di una gelateria. E qui spunta un altro indagato interessante: Cosimo Chianese, proprietario della gelateria dove si dovevano svolgere i corsi, zio di Raffaele e segretario particolare di Mario Landolfi. Se si spulciano le comparsate dell’ex ministro in televisione, come a Ballarò, lo si intravede sempre alle sue spalle. Ma entrambi i parenti, a loro volta parenti dello stesso Landolfi, non risultano in nessun organigramma ufficiale. Cosimo Chianese ha anche una storia professionale che vale la pena di narrare: ex maresciallo della guardia di finanza, ha vinto una causa di lavoro contro la stessa. Così ben prima dei 45 anni si gode una bella pensione che lo rimborsa dello stress accumulato nei viaggi con l’auto blindata del ministro. Il passato non è casuale volendo prendere per buone le voci maligne di Mondragone, che già lo danno alla porta. Come a dire: si sacrificano i soldati per salvare l’imperatore.
E il contribuente paga, ovviamente. Così mentre in pubblico, in tv e in radio Mario Landolfi vuole rilanciare il Sud, il lavoro per i giovani, combattere la camorra, ripristinare la legalità, i suoi più stretti collaboratori delinquono e affamano il Sud. Mondragone assicura alla Casa delle libertà ben il 70 per cento dei voti, un’egemonia cui una sinistra disorganizzata e culturalmente scarsa non riesce a porre argine. Mario Landolfi prima di lasciare il ministero delle Telecomunicazioni ha abolito anche il francobollo normale, perciò si spedirà solo in prioritaria. Mossa che sapeva ricadere sul nuovo governo, solo dopo aver dedicato alla Madonna protettrice di Mondragone un francobollo. Campagna elettorale di centinaia di migliaia di euro pagati sempre dal contribuente. Ma non si esclude che le prossime comunicazioni l’ex ministro, visto i costi attuali, possa riceverle a mano.

http://www.avvenimentionline.it/index.php?option=com_content&task=view&id=448&Itemid=238

E-Polis - Svolta al comando - Strumento di Dell'Utri azionista di maggioranza

Rigotti annuncia: E-Polis“strumento” di Dell'UtriGrauso accusa Cipriani“voltagabbana di gomma»
di Giorgio Melis
È ufficiale: i quotidiani E-Polis sono «lo strumento d'informazione» dei Circoli del Buon Governo costituiti da Marcello Dell'Utri. Non è gossip, un'indiscrezione o un'ipotesi generica. Bensì un dato di fatto, formalizzato domenica dall'editore Alberto Rigotti (ha comprato i due terzi di E-Polis da Nicola Grauso) nella convention a Montecatini, dove Dell'Utri ha presentato la sua formazione: col braccio di Berlusconi sulle spalle.
Reazione durissima di Grauso. Verso Rigotti. Ma avvelenata contro il direttore Antonio Cipriani. Lo accusa di comportarsi come un servile voltagabbana, rinnegando - per mantenere la poltrona con Rigotti-Dell'Utri - le sue posizioni politiche, sempre in sintonia col Pci-Ds. Cipriani era redattore dell'Unità prima e poi, negli ultimi mesi di vita prima della chiusura, a L'Ora, giornale storico della sinistra a Palermo: dove incontrò l'editore cagliaritano che, dopo il tracollo del quotidiano siciliano, lo arruolò per la sua nuova iniziativa, alla quale aveva lavorato per anni in silenzio.
È una svolta di nuovo drammatica per i 15 quotidiani E-Polis: il nuovo editore li ha dichiarati ufficialmente come organo informativo del movimento politico, nel discorso pronunciato alla convention di Montecatini. Radio Radicale ne ha documentato lo svolgimento in audio e video.
Era chiaro, e lo si era subito detto, che gli acquirenti del gruppo avessero anche un'evidente e prevalente motivazione politica. Il “cambio” era inevitabile. Ma si riteneva sarebbe arrivato con maggior graualità e stile, senza sbandamenti sopra le righe. I segnali della svolta, con una linea capovolta rispetto ai primi tre anni, si erano moltiplicati e fatti via via sempre più palesi. Culminati nel numero di lunedì con le prime due pagine del notiziario nazionale dei quotidiani dedicate alla presentazione dei Circoli di Dell'Utri e al primo congresso del partito fondato da Storace dopo la rottura con An e Fini. Berlusconi si era equamente diviso fra i due appuntamenti.
La scelta radicale a destra e all'ultradestra aveva creato grandi maldipancia e disagio nelle redazioni. Ma Cipriani non aveva fatto una piega nella sua determinazione di andare avanti nella fulminea marcia di avvicinamento alle nuove posizioni: opposte a quelle concordate e mantentute con Grauso dal settembre 2004. Il malessere si è ora accentuato perchè i “quotidiani indipendenti” sono stati targati, etichettati, embedded dallo stesso editore. Domenica Rigotti ha spiegato che «con Marcello» (Dell'Utri) era alla ricerca di uno strumento per «arrivare ai lettori con la carta stampata», ovunque. Meglio con un free-press diffuso in tutta Italia, fuori dal circuito delle edicole. Rigotti ha chiarito che «l'occasione si è presentata con E-Polis», ideale per avere «uno strumento informativo» già su piazza in 15 edizioni (le ha nominate una per una, senza citare le due sarde) e che Dell'Utri vuole portare a «cento testate, una per ogni campanile».
La sortita di Rigotti è passata inizialmente inosservata. Ma l'ascolto di Radio Radicale ha chiarito oltre ogni dubbio che si era trattato di un'auto-iscrizione dei giornali nel movimento di Dell'Utri. Cancellando ogni dubbio, benché pochi ce ne fossero, che il gruppo è ormai poco editoriale e soprattutto politico: schierato, dichiarato, benché con la stessa direzione. Una mossa davvero singolare, ai limiti dell'autolesionismo, che pare abbia molto contrariato per primo lo stesso Dell'Utri. Mai Berlusconi ha indicato e rivendicato per le sue reti televisive, telegiornali e giornali un ruolo di servizio per Forza Italia. Semmai l'ha negato oltre ogni evidenza, sostenendo anzi (a parte Il Giornale di famiglia) che fossero egemonizzati da giornalisti di sinistra che gli «remavano contro». Targare politicamente un gruppo editoriale appena acquisito, declassarlo a “strumento” di un movimento-partito è quanto di più sbagliato: può renderlo più appetibile per l'elettorato di riferimento ma lo rende non credibile come fornitore di notizie “indipendenti”.
La vicenda non va affatto sottovalutata perché l'acquisto e ora il deragliamento dei quotidiani E-Polis rientra in una strategia a largo spettro condotta da un personaggio come Marcello Dell'Utri. Nonostante i processi e le condanne (da ultimo quella in primo grado a Palermo per collusione con la mafia e tentativi di delegittimare i pentiti che l'accusavano), Dell'Utri continua ad avere un forte ruolo: si tratta comunque di un personaggio e di un manager cui tutti riconoscono grandissime capacità organizzative e intuito politico. Fondatore di Publitalia (la vera macchina da guerra di Fininvest-Mediaset) e di Forza Italia con Berlusconi, da molti mesi è in freddo se non in rotta col Cavaliere. Il suo nuovo simil-partito è collateral-conflittuale con i Circoli della Libertà, creati da Michela Vittoria Brambilla, la nuova pupilla di Berlusconi. Che ha a lei affidato (oltre una tv disposizione) un ruolo apicale in Forza Italia. Con notoria insofferenza e risentimento di Dell'Utri e di tutti i big di Forza Italia per la non resistible ascesa della parvenue sotto l'ala del Cavaliere.
Come risposta a quello che molti ritengono uno snaturamento dell'originaria Forza Italia, Dell'Utri ha messo in campo i Circoli del Buon Governo: rilanciando un movimento e una sigla di 13 anni fa, quando la presentò anche a Cagliari: ospite della villa di Grauso. Berlusconi ha parzialmente messo il cappello sull'iniziativa, benché in netto dissenso da lui. Perché in questo momento - sperando ancora nelle elezioni anticipate - deve ecumenicamente e opportunisticamente giocare su tutte le sponde. Brambilla, Dell'Utri, Storace e chiunque possa tornargli utile nella battaglia contro Prodi ma anche contro Fini e Casini. Il gruppo E-Polis è una delle carte su cui Dell'Utri ha puntato: certamente non sarà felice che Rigotti l'abbia alquanto sputtanata, presentandola con un house organ anziché una catena di giornali senza specifica etichetta.
Il primo a reagire è stato Nicola Grauso, che in una dichiarazione alle agenzie ha contestato a Rigotti che si definiscano «i quotidiani che ho creato come “strumento” di un'organizzazione politica … Ne determina uno stravolgimento degli obiettivi statutari. Tale collocamento annunciato di E-Polis (che peraltro appartiene ad altri soci, ai lettori e alla redazione) ad una formazione politica, ne pregiudica la qualità di organo di stampa indipendente». Grauso spiega che Rigotti ha pieno diritto ad aderire a uno schieramento politico, «ma la sua personale collocazione» non poteva essere estesa all'arruolamento dei giornali come strumento dei Circoli di Dell'Utri. In contrasto con «le dichiarazioni fatte a suo tempo dallo stesso Rigotti, spiegando che E-Polis sarebbe rimasto indipendente».
Ma molto più aspre, anche in termini personali, le accuse mosse da Grauso a Cipriani. Gli ha inviato una comunicazione indirizzata “Al direttore dell'organo ufficiale del Buon Governo”, contestandogli un'assoluta mancanza di coerenza e lealtà: «Storace ti direbbe: “dritta la schiena, Cipriani!”». I rapporti tra Grauso e il suo ex direttore si stavano guastando da tempo. L'editore contestava a Cipriani d'aver tentato di accreditarsi come “inventore” dei quotidiani. Sarebbero davvero stravaganti affermazioni. Tutti, nel gruppo, fino al più giovane dei redattori e impiegati, sapevano e vedevano che ogni minimo dettaglio, oltre la strategia gestita in assoluta solitudine, era dettato da Grauso che si occupava di tutto, pubblicità inclusa. Esclusa la gestione editoriale nella quale non ha mai messo becco: se non per ottenere la collaborazione ai giornali di prestigiosi intellettuali e giornalisti di sinistra, da Valentino Parlato in giù.
Da oltre un mese, Grauso aveva manifestato quasi incredulità e grande dissenso verso Cipriani - suo fedele e docile esecutore anche nella grafica, dettata assieme a Sergio Juan, un brillantissimo creativo argentino, affermatosi a Barcellona - per il suo atteggiamento. Cipriani si allineava acriticamente a posizioni opposte a quelle fin lì sostenute. Giustificandosi - afferma Grauso - con la necessità di «salvare i ragazzi», ovvero i redattori. Con molti dei quali, specie i più dotati di personalità maturata in precedenza, con qualche forza contrattuale rispetto ai giovanissimi arruolati alla grande, aveva rapporti conflittuali e punitivi. Grauso bolla «le miserie» di Cipriani «direttore di gomma». Annuncia anche di voler diffondere migliaia di copie de L'Ora per mostrare a tutti quel che scriveva e faceva Cipriani «quanto ti ho incocciato a Palermo». Insomma, un attacco durissimo, personale, professionale e morale. Non lascerà indifferenti redattori (ahiloro, nella morsa) e lettori: molti dei quali hanno già preso le distanze dal giornale e dalla svolta a 180 gradi che gli è stata impressa. Con quali sviluppi, ora è tutto da vedere.

http://www.altravoce.net/2007/11/14/strumenti.html

Bruno Vespa al servizio del centrodestra - Intercettazioni RAI - Televisione del regime

Vespa a Vespa

"Dire che sono tirato in ballo nelle intercettazioni pubblicate da la Repubblica significa speculare su frasi generiche di altre persone che non si riferiscono a nessun episodio specifico che mi riguardi. Chiunque abbia visto le trasmissioni alle quali ci si riferisce sa bene che esse sono state improntate alla consueta correttezza" (Bruno Vespa, Ansa, 21 novembre 2007).

"Costanzo non mi piace. Litigammo nel '94 quando fece trovare a Berlusconi un pubblico di persone ostili. Vespa invece ha creato Porta a porta, un capolavoro. È stato più utile lui di Costanzo. Porta a porta è la cosa più utile che ci sia per il centro-destra". -VESPA E' UNO CHE PORTA L'ACQUA AL MULINO DI BERLUSCONI? "Sììì. È COSì VISIBILE". (don Gianni Baget-Bozzo intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 11 marzo 2004).

Vespa: "Pronto?". Sottile: "Bruno? Salvatore". Vespa: "Ehi!". Sottile: "Senti, come è strutturata la trasmissione (Porta a Porta con Gianfranco Fini ospite, ndr)?" Vespa: "E niente, dipende da voi". Sottile: "No, aspetta (...)". Vespa: "Gliela strutturiamo, GLIELA CONFEZIONIAMO ADDOSSO". (Salvatore Sottile, portavoce di Fini, intercettato al telefono con Bruno Vespa dalla Procura di Potenza il 4 maggio 2005)

Monday, November 26, 2007

il padrone di Mondragone - Landolfi , Chianese, i fratelli Orsi

Il padrone di Mondragone
http://espresso.repubblica.it
di Gianluca Di FeoUna città in mano alla camorra. Che viene a patti con la politica per gestire il business della spazzatura. Le accuse contro Mario Landolfi, volto pulito di An

Il regno Casalese
Venti indagati, di cui sei finiti agli arresti: imprenditori, presunti camorristi, il sindaco in carica di Mondragone, due ex consiglieri comunali, persino un ispettore di polizia nominato assessore alla mobilità. L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli svela una serie di meccanismi complessi che hanno determinato la devastazione del litorale casertano. ...
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E donna Maria creò un partito
Maria D'Agostino è una donna tosta, che sa sempre come ottenere rispetto. Ed è lei forse la protagonista più sorprendente dell'inchiesta che coinvolge Mario Landolfi. Nel 1988, a soli 22 anni, la polizia la sorprende assieme alla cugina mentre nasconde due boss latitanti: le due ragazze vengono anche accusate di custodire le armi del clan. Per questo viene processata e condannata. Ma lei non se ne cura. ...
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Mondragone è un paesone del Casertano, ricco di storia e povero di lavoro: uno dei tanti in Campania. Lì un graduato dei vigili urbani chiedeva le mazzette ai venditori del mercato, come forse accade in tanti paesi. Un sindacalista degli ambulanti si presentò ai magistrati e denunciò tutto: e forse anche questo accade in molti comuni. Solo che nel 2002, alla vigilia del processo contro il vigile, il sindacalista venne assassinato. E questo è accaduto solo a Mondragone. Perché secondo i magistrati allora come oggi lì i confini tra camorra e pubblica amministrazione sono così confusi che non si capisce più dove finiscano i partiti e comincino i clan. Con una certezza: i feroci padrini dei Casalesi contano più dei politici. Una regola che avrebbe una sola eccezione: Mario. Nelle intercettazioni che hanno registrato il sistema di potere di Mondragone 'Mario' è quasi una parola magica. Basta pronunciare quel nome per risolvere crisi di giunta, farsi assumere, trovare la strada per ottenere la certificazione antimafia. Non un Mario qualsiasi: secondo i pm si tratta di Mario Landolfi, ex ministro e attuale presidente della Commissione di vigilanza della Rai.Landolfi è sempre stato presentato come il volto pulito di An: fedelissimo a Gianfranco Fini, insediato due anni fa nello strategico dicastero delle Telecomunicazioni, appena confermato nel vertice di Alleanza nazionale. L'unica vicenda che lo vide protagonista negativo fu quel foglietto sventolato da Gad Lerner nel giorno delle dimissioni dal Tg1: "Landolfi mi ha chiesto: 'Ci sarebbe questa persona da sistemare...'". Invece quella che lo vede accusato di corruzione e truffa "con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre" è tutt'altra storia. Mondragone è la sua città: Landolfi è nato lì e quello è il suo collegio elettorale. Non si perde un'inaugurazione e durante il governo del centrodestra non ha lesinato attenzioni e fondi. Ma per la direzione distrettuale antimafia di Napoli in più occasioni l'ex ministro avrebbe violato la legge. Contro di lui ci sono soprattutto le telefonate di Raffaele Chianese, ex vicesindaco, amico e collaboratore che lo seguì a Roma come capo dello staff ministeriale. E ci sono le accuse dei fratelli Orsi: due imprenditori diventati i re dei rifiuti in Campania grazie al legame con la camorra e le relazioni politiche a destra e sinistra. Perché al centro di questa storiaccia ci sono proprio gli appalti dell'immondizia, il grande business sporco che avvelena l'intera regione.
Le dichiarazioni raccolte dagli investigatori oscillano tra il folcloristico e l'inquietante. La materia prima sono i posti di lavoro: il mattone che serve a costruire il sistema di potere. Quando i politici chiedevano, il contratto doveva spuntare fuori a tutti i costi. Spiega Michele Orsi: "Circa il 70 per cento delle assunzioni poi operate erano inutili ed erano motivate per lo più da ragioni politico-elettorali, richieste da Landolfi, Valente (il presidente del consorzio comunale, ndr) e Cosentino (il coordinatore regionale di Forza Italia, ndr)... Molte delle assunzioni erano non solo inutili ma sostanzialmente fittizie, dato che questi non svolgevano alcuna attività". Questi 'favori' poi diventavano voti. Chianese, il 'braccio destro' di Landolfi nel raccomandare un uomo vicino alle cosche sottolinea: "Quello vale cento voti!". E Orsi replica promettendo il contratto: "Tieni presente che siamo vicini a te e Mario per queste elezioni. Qualunque cosa...". La risposta? "Grazie, a buon rendere".Spiega uno dei pentiti di questo romanzo criminale: "Quasi tutte le persone che a Mondragone lavorano per la nettezza urbana sono state raccomandate dal clan. Qualunque iniziativa volessero prendere i lavoratori dovevano concordarla con il clan, compreso l'iscrizione al sindacato o iniziative di protesta. Mi risulta che nel corso degli anni sono stati organizzati dalla cosca vari pranzi elettorali per cercare di far votare tutti i dipendenti della nettezza urbana per una certa persona. Certamente è stato organizzato un incontro per far votare Paolo Russo (onorevole di Forza Italia, ndr). Per le ultime politiche è stato organizzato un rinfresco a favore di Landolfi a cui pure hanno partecipato tutti i dipendenti della nettezza urbana. In quest'ultima occasione il clan si è occupato soltanto di far andare tutti all'incontro".D'altronde i consorzi che gestiscono i rifiuti sono espressione diretta dei partiti. In questa istruttoria lo ammette Giuseppe Valente, numero uno della società mista che si occupa di pulire 18 comuni sul litorale Domiziano, che dopo l'arresto spiega con candore di avere "assunto la presidenza quale incarico squisitamente politico, previa intesa con i referenti politici, i parlamentari Landolfi, Cosentino e Coronella (senatore e leader provinciale di An, ndr)". È difficile ritenerla una normale lottizzazione. E questo non solo alla luce della drammatica situazione che la questione della spazzatura ha assunto. C'è infatti il dominio della criminalità, che controlla tutto e pretende che i suoi uomini vengano retribuiti per non fare nulla. Il 'portaborse' di Landolfi dice al telefono che prima nella società della nettezza urbana "c'erano 22 assunti ma dieci erano camorristi. Non lavoravano, si pigliavano solo lo stipendio". Il seguito dell'intercettazione è anche peggiore: "Quanti ce ne possono servire per pulire Mondragone? Trentacinque a esagerare. Invece ora ce ne stanno 86, 51 chi li deve pagare?"La camorra non si accontenta del lavoro: vuole anche i soldi. L'azienda della spazzatura paga ogni mese 15 mila euro di pizzo agli emissari dei padrini. A sollecitare la tangente, scrivono i magistrati, è proprio il presidente del consorzio pubblico. Quello che dichiara di essere stato nominato grazie a Landolfi e Cosentino. Spesso però i boss decidono di fare politica in proprio, violando ogni regola: usano il loro pacchetto di voti per condizionare le scelte del Comune (vedi box a pag. 75).Di fronte a questo dilagare della camorra cosa fa lo Stato? Poco o nulla. Dalla Prefettura di Caserta - recitano gli atti della Procura - le informative di polizia arrivavano direttamente nelle mani sbagliate. Anche figure chiave del Commissariato per l'emergenza rifiuti erano a 'disposizione' dei padrini della spazzatura: come Claudio De Biasio, il vice di Bertolaso arrestato nella scorsa primavera. E se si cercava di applicare le misure minime di legge, come l'obbligo di certificato antimafia per gli appalti, c'era sempre un parlamentare pronto a trovare una scorciatoia.Spiega il solito Orsi: "Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rilascio della certificazione antimafia, faccio presente che sollecitai direttamente l'onorevole Cosentino e - tramite Valente - Mario Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo (il viceprefetto, ndr) con il quale prese un appuntamento per avere dei chiarimenti". E Landolfi? "Chianese ci disse di aver ricevuto da Landolfi l'indicazione proveniente dalla Prefettura... sottolineando che grazie a lui Landolfi si era recato presso la Prefettura per perorare il rilascio della certificazione antimafia".Gli elementi di accusa contro il parlamentare di An sono ancora in parte coperti dal segreto. Ma dagli atti spunta un dialogo impressionante. Sergio Orsi, uno dei re dei rifiuti, si fa avanti offrendo "amicizia". E Chianese replica: "Mario i soldi se li può prendere solo da me, e non se li può prendere da nessun altro, quindi è inutile...". Poi precisa: "Lui soldi non ne piglia... Cioè, i soldi che danno per fare l'attività. finanzia il partito... Io me ne avvantaggio dal partito, perché io prendo un incarico... e giustamente devo dare un contributo...". E a quel punto 'il portaborse' spiega: "Tu puoi partecipare... se tu devi prendere un appalto per un lavoro, anziché darlo ad un altro, lo dai a me... È un contributo anche questo...".Di fronte alle accuse di truffa e corruzione avanzate dai pm, Landolfi ha mostrato serenità: "Non ho ricevuto nessuna comunicazione, ma sono a disposizione dei giudici: il mio impegno politico è limpido. In vita mia non ho mai corrotto né truffato, non mi sono mai occupato di appalti e cose del genere". Ma oltre agli aspetti penali restano gli interrogativi sulla gestione della Campania e il ruolo che la classe politica ha avuto nel contrasto della camorra. Quando due anni finì per la prima volta sotto inchiesta il 'portaborse' Chianese, la risposta dei vertici regionali di An fu un'interrogazione parlamentare contro il pm Cantone. E il primo intervento di Landolfi sul caso Mondragone risale al 2003.
Non fu una denuncia, ma una dichiarazione in favore della sorella del padrino Augusto La Torre. All'epoca intervenne sul 'Corriere del Mezzogiorno' per fare sfoggio di garantismo: "Certo che conosco la professoressa La Torre. Abbiamo abitato nella stessa scala per anni. Il suo arresto mi ha sorpreso ma sospenderei il giudizio". Al cronista che chiedeva qual è l'impegno di un leader nazionale in "in una città di frontiera come Mondragone", rispondeva: "Anche un ruolo pedagogico: spiegando alle persone che non tutto è diritto e non tutto può essere risolto dalla politica. Ma dopo l'incalzante attività delle forze dell'ordine, a Mondragone siamo in una fase di ripresa. Alla fine, vince sempre lo Stato". Speriamo
(22 novembre 2007)
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Thursday, November 22, 2007

intercettazioni RAI - Bergamini - Cattaneo - Mediaset - schifezze di regime

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MILANO - Linea comune, scambio di informazioni sui palinsesti, accordi per rallentare il flusso delle notizie in caso di dati elettorali negativi. Rai e Mediaset, nella primavera del 2005, avevano deciso di condividere perfino la politica degli spot, perlomeno nel caso di alcuni eventi straordinari, e la gestione delle presenze di esponenti politici nei programmi di punta della prima serata elettorale. VERTICI A CONFRONTO Venerdì 1° aprile, vigilia della scomparsa di Giovanni Paolo II, alle 11.42, queste "affinità elettive" sembrano materializzarsi ai massimi livelli aziendali. La responsabile dei palinsesti Rai, Debora Bergamini, chiama il responsabile dell'Informazione Mediaset, Mauro Crippa. "Debora - annota un militare delle Fiamme gialle nel suo brogliaccio depositato agli atti del processo sul fallimento della società Hdc - dice che Cattaneo (ndr, direttore generale Rai) ha parlato con Piersilvio (ndr, Berlusconi) e si sono accordati per dare coerenza ai palinsesti in relazione a una presunta notizia della morte del Papa. Debora dice di sospendere tutti gli spot e poi di modificare tutto in relazione a ciò". Trascorre poco più di mezz'ora e la Bergamini ricontatta Crippa. "Parlano di nuovo dei palinsesti e Mauro dice che sta andando in riunione da Piersilvio. Debora comunica i palinsesti della Rai". Aggiunge anche "di non indicare alcun politico nelle trasmissioni". Alle 12.34 nuovo contatto. Questa volta la dirigente Rai decide di "aggiornare Mauro alla luce della conferenza stampa e dice che trasmetteranno gli spot regolarmente ad esclusione delle trasmissioni riferite al Papa". Quando, a metà pomeriggio, da viale Mazzini si decide di rifare la scaletta dei programmi (ore 16.12), la Bergamini viene contattata, quasi in tempo reale, da Crippa. L'importanza strategica del ruolo della Bergamini appare evidente alle 17.50. "Un uomo (telefono intestato a ministero dell'Interno) per Debora: parlano del Papa e del fatto che le elezioni verranno comunque effettuate. Poi accennano ai sondaggi elettorali". Una rassicurazione importante in vista del tour de force che attende la tv di Stato in vista delle elezioni regionali.

LA PAURA DELLE URNE Il 2 aprile, alla vigilia del voto, alle 16 Debora chiama Benito (con tutta probabilità Benassi, numero due del marketing Rai). "Dice che Nardello (ndr, responsabile del palinsesto di viale Mazzini) è molto nervoso. Benito ha intuito che il d. g. (ndr, Cattaneo) vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata". La lunga mano di Debora arriva anche sulle frequenze radiofoniche. In serata, dopo le 18, un uomo per Debora: "È un dipendente Rai che lavora nel settore radiofonico. Parlano dell'organizzazione dei palinsesti radiofonici Rai". Non passa mezz'ora e Debora ricontatta ancora una volta Mauro Crippa: "Parlano dei rispettivi palinsesti. Debora dice di aver sentito Antonio Socci (ndr, giornalista e conduttore televisivo)". Nella mattina di domenica 3 aprile, "in sottofondo voce di Debora che dice che Bondi e Cicchitto sono coscienti". Forse anche nel Palazzo trapelano i primi exit poll che riportano la netta supremazia dell'Ulivo sulla Casa delle Libertà. Ma si può solo ipotizzare. Alle 12.06 Debora per Giovanni: la donna "dice che ha finito ora la riunione di palinsesto. Giovanni vorrebbe dirle delle cose a voce che dovrebbe riferire anche al presidente. Giovanni si trova nella redazione di "Punto a Capo" al Clodio". Poco dopo le 19, ancora Debora per Nardello: la donna "gli chiede come mai è stata spostata la riunione con il direttore generale e lui dice perché devono andare alla camera ardente del Papa. Debora gli chiede se andrà anche Paglia (ndr, probabilmente Guido, altro manager Rai) e lui risponde che è stato lui ad organizzare la visita". A 24 ore dall'ufficializzazione del voto regionale, il sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, corre in soccorso dell'amica Debora: "Parlano di sondaggi elettorali. Crespi dice che se verranno confermate le proiezioni negative delle elezioni lui la farà lavorare da lui". IL TRACOLLO Martedì sembra un fuggi fuggi generale. Alle 15.48, la Bergamini per Benassi: "Debbi si lamenta perché tutti la chiamano facendole coraggio sulla situazione elettorale. Debbi dice che ha cercato Cattaneo ma che non lo ha trovato". Alle 17 ancora la Bergamini per tale Riccardo: "Parlano di politica e commentano gli articoli che hanno pubblicato sui giornali. Debbi dice che la situazione politica di adesso sembra quella di Mediaset quando era indebitata ed è stato deciso contro la sua volontà di collocarla sul mercato (fu fatta una cessione e risanata la parte organizzativa e i conti) e Debbi dice che occorre anche per il governo un'operazione anche contro la sua volontà. Debbi dice che i risultati dell'Udc sono stati occultati; parlano di politica e di personaggi politici". Alle 18.24 la discussione sembra spostarsi addirittura sulle benedizioni politiche che personaggi noti devono avere per presentarsi nei programmi di prima serata. E non importa se a discuterne, da quanto risulta dai brogliacci, siano due funzionari Rai. Benito per Debora: "Parlano del palinsesto del 6 aprile. Benito dice di aver sentito Delogu (ndr, probabilmente il senatore di An Mariano), rispetto alla presenza di Rossella in prima serata su Canale 5". Alle 19.45 Fabrizio per Debbi: "Fabrizio dice che Marinella (ndr, con tutta probabilità segretaria personale storica del Cavaliere) ha chiamato Guido e che gli ha fissato un appuntamento con il Dottore. Debbi dice che è strano questo". Alle 22.05, mentre il Cavaliere a sorpresa appare tra gli ospiti di "Ballarò", la dirigente Rai commenta con una interlocutrice la mossa, che sembra non convincerla. "Comunque sta dimostrando di essere vivo e soprattutto di avere coraggio... II problema semmai è nelle cazzate che è capace di dire, e forse era il caso di prepararsi meglio!!". L'11 aprile alle 17 Clemente (ndr, probabilmente l'allora direttore del Tg1 Mimun) per Debora. Il messaggio non è chiaro, si può solamente intuire. Le elezioni regionali perse dal Polo risalgono, ormai, a una settimana prima. "Lei gli chiede se fa un lavoro sui giornalisti e lui risponde di spiegargli meglio; parlano di politica e televisione". (22 novembre 2007)

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Wednesday, November 21, 2007

CI SIAMO , sta iniziando a scoperchiarsi il calderone puzzolente del periodo di occupazione della RAI da parte degli scherani del figlioletto della RASINI , del piduista, dell'uomo delle 20 holding , del datore di lavoro di Mangano il mafioso, del socio di Dell'Utri , il santone incapace anche di educare i figli (vedere fatti di droga ), del fondatore di partiti azienda che fa e disfa a suo piacimento, della principale causa del degrado politico in italia e della deriva populista della destra impresentabile; vengono fuori tutte le magagne che si combinavano in RAI, quando venivano buttati fuori i dissenzienti, esiliati BIAGI e SANTORO e LUTTAZZI etc perchè scomodi , perchè poco propensi ad abbassare la testa e dare il culo. Finalmente ci sono le PROVE della DITTATURA dell'informazione che vigeva e che in parte ancora vige in questa italietta. Forse Biagi da lassù, a vedere tutta la merda che vien fuori, tutte le facce di bronzo che malamente si difendono,avrà una bella soddisfazione e vedo il suo sorriso pulito sopra tutte queste bassezze,alla faccia di tutti i cialtroni arroganti che erano e sono in RAI aspettando il ritorno dell'uomo del Partito delle libertà ..sue!
GuyDebord - 21/11/2007
ROMA - Esplode la rabbia fra i giornalisti della Rai, oltre duecento, riuniti nell'assemblea urgente dell'Usigrai dopo lo scandalo delle intercettazioni denunciato da Repubblica. C'è indignazione contro quella che definiscono "cabina di regia", un organismo che avrebbe pilotato le notizie piegandole a una precisa strategia politica. Ne esce un documento, che chiede la sospensione immediata per i responsabili, un'azione legale collettiva nei loro confronti, l'intervento delle Autorità della concorrenza e per la comunicazione, una legge sulla Rai che lasci i partiti fuori dall'azienda. E si profila l'eventualità di uno sciopero di tutti i lavoratori Rai riuniti sotto le varie sigle sindacali. Il comunicato. Il testo del comunicato è stato letto in apertura di tutti i telegiornali Rai. "Le persone che risulteranno responsabili - si legge - dovranno essere sospese immediatamente dai loro incarichi e siamo pronti a promuovere, nei loro confronti, un'azione legale collettiva. Contemporaneamente va approvata una legge che metta definitivamente fuori i partiti dall'azienda". Nel documento, si chiede anche "l'intervento immediato delle Autorità della concorrenza e per la comunicazione". "Vi terremo informati costantemente - assicurano i giornalisti ai telespettatori - su questa brutta storia. Intendiamo tutelare i diritti di voi utenti". Petruccioli: "Siamo al capolinea". All'assemblea interviene anche il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, che spiega con precisione: le responsabilità saranno accertate, la Rai si costituisce parte lesa, gli atti verranno acquisiti e poi si trarranno le conseguenze in un quadro di rispetto assoluto della legge e, soprattutto, in tempi brevi. Ma è chiaro nel dire "siamo ormai al capolinea". Il quadro normativo è da cambiare, la Rai non può più essere di proprietà di un ministero, quello del Tesoro, "un obbrobrio contenuto nella Gasparri".
"E' la prova di quello che si sapeva". Fuori dall'ufficialità, i giornalisti concordano nell'affermare che quella pubblicata da Repubblica è solo la prova di qualcosa che già si conosceva. "Sapevamo - dice una giornalista del Tg1 - che Rai e Mediaset avevano un filo diretto e concordavano una strategia. Vedi il caso della morte del Papa: nonostante le pressioni fortissime della redazione, non fu possibile interrompere Porta a porta dove c'era Silvio Berlusconi anche se con un un contributo registrato". Secondo i più, andavano in onda edizioni fotocopia dei tg Rai e Mediaset e gran parte dei giornalisti ipotizza che nella cosiddetta "cabina di regia" ci fossero altri esponenti politici, vicini a Berlusconi, capaci di dettare la loro legge. Serventi Longhi (Fnsi): "Subito legge di riforma Rai". Se i contenuti delle intercettazioni saranno confermati "si tratterebbe di una vicenda di assoluta gravità". Così il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Paolo Serventi Longhi, "anche se il sospetto che le due aziende si siano consultate e abbiano concordato il 'taglio' di almeno una parte dell'informazione politica, si era consolidato nell'opinione pubblica". Un costume "che offende le migliaia di giornalisti Rai e Mediaset che fanno onestamente il proprio mestiere. Bisogna che il Parlamento ponga mano subito alle leggi sul conflitto di interessi e sulla riforma della Rai". Paissan: "Emergenza pubblica". Parla di "emergenza pubblica" Enrico Paissan, vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti. "Quando il servizio pubblico arriva al punto di farsi guidare dall'azienda concorrente - osserva - il grido di allarme deve riguardare i cittadini, è in discussione il diritto a essere informati. L'Ordine sicuramente aprirà istruttorie nei confronti dei professionisti coinvolti - aggiunge - è stata violata una norma fondamentale: l'unico punto di riferimento dei giornalisti deve essere il pubblico ". (21 novembre 2007)

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Del Noce al servizio di Mediaset e Berlusconi mentre era in RAI - Lo schifo viene fuori - L'occupazione della RAI durante il governo Berlusconi

verbali sulle intercettazioni telefoniche della GdF su ordine dei pm di Milanorelativi al fallimento della Hdc, svelano i contatti tra i vertici Rai e Mediaset
"Consulto Del Noce-Rossella sulle elezioni""Dati brutti, Cattaneo ora tenta di ritardarli"
Dai continui scambi di informazione tra le due aziende nelle ore dell'agonia del Papaal "gioco di squadra" tra Tg1 e Tg5 per pianificare la strategia alle ultime elezioni
"Consulto Del Noce-Rossella sulle elezioni""Dati brutti, Cattaneo ora tenta di ritardarli"' La morte del Papa. Il primo aprile 2005 il mondo è con il fiato sospeso. L'agonia di Giovanni Paolo II sembra essere giunta alla fine. E nelle redazioni giornalistiche cresce l'ansia per non farsi cogliere impreparati all'appuntamento con un evento storico. Tanto più che in Italia l'avvenimento potrebbe avere riflessi anche sulle elezioni che si svolgeranno il 3 e 4 aprile. I brogliacci delle intercettazioni telefoniche eseguite dalla Guardia di Finanza su ordine dei pm di Milano Laura Pedio e Roberto Pellicano e relativi al fallimento della Hdc, svelano come quei giorni furono vissuti freneticamente alla Rai. Alla notizia del peggioramento delle condizioni del pontefice i responsabili del palinsesto di viale Mazzini, Carlo Nardello e Deborah Bergamini, si muovono per cambiare la programmazione. E per farlo, nel pomeriggio, la Bergamini non esita a contattare Mauro Crippa, il suo omologo nell'organigramma Mediaset. Poi, alle 21 e 49, telefona a un tale "Vale", che potrebbe essere Valentino Valentini, assistente del Cavaliere. E tre minuti dopo a Fabrizio (forse il direttore di Raiuno Del Noce, appuntano i militari del Nucleo regionale delle Fiamme Gialle): "Debora lo avverte che Ciampi sta preparando un messaggio a reti unificate da mandare in onda alla morte del Papa. Debora gli riferisce di aver avvertito Berlusconi. Debora gli dice che Berlusconi pensa che questo metterà in buona luce Ciampi e avrebbe considerato l'ipotesi di rilasciare anche lui delle dichiarazioni". Il 2 aprile, intorno a mezzogiorno, una donna contatta la Bergamini: "Le due si lamentano di una persona alla quale non riescono a spiegare che bisogna dare un senso di normalità alla gente al di là della morte del papa per evitare forte astensionismo alle elezioni. Il telefono della chiamante è intestato alla Rai". Lo stesso giorno, alle 14.31, un non meglio identificato Silvio per Debora: "Le dice che domani sarà a Roma per votare. Debora gli spiega i propri impegni. L'uomo dice di avere paura per le elezioni e del probabile forte astensionismo dei cattolici. Debora lo informa che Ciampi ha preparato un messaggio da mandare in onda al reti unificate. I due dicono che Berlusconi non sarebbe credibile se rilasciasse delle dichiarazioni. I due pensano che Letta e Fini lo sarebbero di più ma loro non possono trasmettere propri messaggi a reti unificate. Debora avrebbe dato parere negativo a Berlusconi sulla sua comparsa in tv".
Le elezioni amministrative. Poco dopo le 15 di quel complicato 2 aprile in cui poco prima delle 22 l'agenzia Ansa batterà la notizia della scomparsa di Giovanni Paolo II, Debora e Benito Benassi, vicedirettore marketing Rai, iniziano a pianificare la strategia mediatica per gestire al meglio le elezioni. Debora "dice che Cattaneo ha chiesto di condividere i loro pareri con quelli di Vespa al quale avrebbero chiesto di non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali". Alle 16 ancora Debora per Benito. "Gli dice che Nardello è molto nervoso. Benito ha intuito che il d. g. (Flavio Cattaneo-ndr) vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata". Alle 17 la temperatura sale, come la sensazione che per la Casa delle Libertà le imminenti elezioni si tramuteranno in una sconfitta. Debora chiama Del Noce: "Lo informa della programmazione televisiva di Canale 5. Del Noce dice di aver parlato con Rossella. Debora dice di aver parlato con Mauro Crippa di Mediaset". Alle 18 e 30 Del Noce telefona alla Bergamini: "Le comunica che Vespa ha parlato con Rossella. Del Noce le riferisce che Vespa accennerà in trasmissione "al Dottore" (ndr, Silvio Berlusconi) ad ogni occasione opportuna"". Un minuto dopo Debora contatta nuovamente Crippa: "Parlano dei rispettivi palinsesti". Alle 21 e 37 l'annuncio della morte del Papa. Le comunicazioni a Saxa Rubra apparentemente si placano nella notte. All'indomani, domenica 3 aprile, i seggi vengono aperti. Intorno alle 14, Del Noce telefona a Debora: "Parlano dell'affluenza degli elettori alle urne e degli exit poll. La Bergamini pensa che i dati seri si avranno dalle 21.00 in avanti. I due parlano male di Mazza (direttore del Tg2-ndr). I due accennano al gioco di squadra tra Mimun e Rossella". Poco dopo Debora è al telefono con una donna: "Parlano della variazione dei palinsesti a seguito della morte del Papa. La donna vive a Roma. Parlano del ritorno di immagine negativo della presenza di Berlusconi alla trasmissione televisiva di venerdì 1.4.05". Alle 17 è il consigliere Rai Angelo Petroni a fare squillare il telefono sempre più incandescente di Debora: "Voleva chiederle notizie dei sondaggi. Debora dice di aspettare dati attendibili dopo le 18.30". Le telefonate si susseguono velocemente. Benito a Debora: "Le dice che i dati sulle elezioni sono abbastanza disomogenei e che quindi i suoi dati non sono del tutto attendibili (ore 20.00 circa). Benito dice che l'Udc ha comprato voti in Calabria". Alle 21.29, l'allora notista politico del Tg1 Francesco Pionati, oggi senatore dell'Udc, per Debora Bergamini: "Parlano dei sondaggi elettorali e delle ripercussioni delle elezioni sull'azienda Rai. Pionati si raccomanda a Berlusconi tramite la Bergamini". La mattina di lunedì 4 aprile il nervosismo è palpabile. Poco dopo le 10 del mattino una certa Linda per Debora: "Linda le passa Niccolò Querci, parlano del lutto nazionale e della programmazione televisiva. Debbi dice che loro fanno la prima serata sul Due (per le elezioni) e quindi gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale 5. Si risentiranno tra un quarto d'ora". Alle 18.51 è il direttore generale a scendere direttamente in campo. Tenta la mossa della vita, negare l'innegabile: "Cattaneo per Bergamini dice di aver parlato con Bonaiuti che era con Piersilvio, ma lui sta tenendo duro anche con gli altri dicendo che non è il caso di mandare in onda i dati. Cattaneo dice che sta rompendo i coglioni Follini, ma prima o poi dovranno dare i dati. Cattaneo dice che terranno più duro possibile". Alle 19.30, arriva la telefonata direttamente da Arcore. È "Berlusconi per Bergamini". Cosa si dicono resta un mistero, perché il brogliaccio non può riportare le parole di un deputato, quale è appunto Berlusconi. Ma sull'altro fronte Cattaneo non demorde: "Dice che deve essere Nexus a dire che non ha i dati nazionali, non la Rai. Bergamini conferma che non li produrrà Nexus. Bergamini dice che alle dieci e trenta poi il Tg3 potrà dare i dati che vuole. Cattaneo dice che anche Vespa fa la serata elettorale e la Bergamini sostiene che "tanto Vespa è Vespa"". Alle 20.38 la linea Cattaneo sembra incredibilmente prevalere. Benito per Bergamini: "Parlano dei dati elettorali che sono dannosi per uno schieramento e quindi è meglio non darli a Vespa". Alle 22.39 viene sancita la Caporetto. Una nota dell'Ansa ufficializza i dati: "Regionali: Unione verso l'11 a 2. Prodi: l'Italia ci chiede di governare. Follini: una sconfitta su cui riflettere". Il mattino successivo lo smarrimento all'interno dei vertici di viale Mazzini prosegue mestamente. Questa volta è la direzione del Tg1 per Deborah: "La segretaria gli passa il dottor Mimun Clemente; continuano a parlare della sconfitta di Berlusconi". Alle 10.50 si pensa al rimedio. Un uomo per Debbi: "Dice di aver parlato con Paolo, l'uomo dice che il Cavaliere deve riconquistare il rapporto con il paese senza più vendere fumo. Parlano di dati economici e che i problemi grossi sono al Sud". Alle 13.19 Debbi per una donna: "Commentano lo stato d'animo del premier e la donna dice che dovrebbero andare via molte persone, la donna dice che dovrebbe migliorare la condizione di vita degli italiani". Intorno alle 22 di martedì 5 aprile, la notizia della presenza di Berlusconi a Ballarò, la trasmissione di Rai Tre, coglie tutti di sorpresa: "Ma è pazzo?", si chiedono in viale Mazzini. Il 7, intorno alle 11, tale Riccardo contatta Debora per proporre drastiche soluzioni: "Parlano di politica e Riccardo dice che bisogna cambiare il portavoce di Berlusconi e Debbi risponde che è d'accordo, bisogna cambiare il modo di comunicare". L'8 aprile un altro sconosciuto per Debora: "Commentano che ormai sono in mano ai comunisti, poi Debora dice che si devono vedere ed insiste che lui vada da lei. L'uomo dice che ha letto i giornali e gli chiede come sta il suo ex capo (parlano di politica); dicono che devono produrre una cosa scritta e seria. L'uomo parla del suo lavoro. Debora dice di andare a pranzo con Comanducci e Del Noce". Intorno a mezzogiorno un uomo contatta la Bergamini. "Parlano del fatto che Berlusconi è stato inquadrato pochissimo dalle telecamere presenti al funerale del Papa. E fanno commenti sul cerimoniale e sui capi di Stato". Il Festival di Sanremo. Le incursioni del gruppo Mediaset nella sfera della Rai non si limitano a eventi che possono oscurare l'immagine del Cavaliere. Vanno oltre. Il 24 agosto 2004, per esempio, Querci, top manager di Rti, parla con un uomo di Bonolis, "che ha detto di non capire nulla di musica anche se è stato nominato direttore artistico di Sanremo". Non ci sono problemi. Ci pensa Querci. "Nicolò dice che in relazione a Sanremo ha avuto delle idee e che vuole comunicare all'uomo. Nicolò, tuttavia, dice che la cosa comunque non deve sapersi in giro". Sanremo è sempre Sanremo. (21 novembre 2007)

Vengono fuori le schifezze in RAI durante il governo Berlusconi - Mimun e Rossella - DelNoce - Vespa - accordi e comportamenti mafiosi.

MILANO - "Media-Rai". Le due superpotenze nazionali della tv, che dovrebbero competere aspramente per la conquista dell'audience, fare a gara nella pubblicazione di servizi esclusivi, in realtà si scambiano informazioni sui palinsesti. Concordano le strategie informative nel caso dei grandi eventi della cronaca. Orchestrano i resoconti della politica. Su tutto, la grande mano di Silvio Berlusconi e dei suoi collaboratori, che quotidianamente tessono la tela, fanno decine, centinaia di telefonate, si scambiano notizie, organizzano fino ai più piccoli dettagli. È il quadro che emerge dalle intercettazioni telefoniche - realizzate tra la fine del 2004 e la primavera del 2005 - allegate all'inchiesta sul fallimento della "Hdc", la holding dell'ex sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi. E in particolare dai resoconti, redatti dalla Guardia di Finanza, delle conversazioni telefoniche di Debora Bergamini, ex assistente personale di Berlusconi e, all'epoca, dirigente della Rai, e di Niccolò Querci, pure lui ex assistente di Berlusconi e, all'epoca, numero tre delle televisioni Mediaset. La "ragnatela" avvolge e intreccia le vicende della tv di Stato con quelle di Mediaset. I direttori di Tg1 e Tg5 (all'epoca Clemente J. Mimun e Carlo Rossella) fanno, testuale, "gioco di squadra". Il notista politico del Tg1 informa la Bergamini e la rassicura sul fatto che le notizie più spinose saranno relegate in coda al servizio di giornata. Fabrizio Del Noce cuce e ricuce, assicurando che Bruno Vespa, nella sua trasmissione, accennerà "al Dottore in ogni occasione opportuna". Querci, insieme al gran capo dell'informazione Mediaset, Mauro Crippa, cuce sul versante opposto. E arriva fino ad occuparsi delle vicende del festival di Sanremo (quell'anno affidato a Paolo Bonolis), cioè della trasmissione di massimo ascolto dell'azienda che dovrebbe essere concorrente. E poi ancora, le fibrillazioni in due fasi delicate: la morte del Papa e le elezioni amministrative dell'aprile 2005.
L'allora presidente Ciampi è pronto per una dichiarazione a reti unificate per onorare Giovanni Paolo II? La Bergamini allerta prima l'assistente personale del Cavaliere e poi Del Noce per preparare una performance parallela dell'inquilino di Palazzo Chigi. E ad essere allertato è anche il "rivale" Crippa. Le elezioni sono andate male? Bisogna "ammorbidire" i resoconti sui risultati elettorali. La Bergamini contatta Querci e con lui concorda la programmazione televisiva. La ragnatela avvolge tutto, pensa a tutto, provvede a tutto. (21 novembre 2007)

http://www.repubblica.it/

Friday, November 09, 2007

Le mille balle blu - ipse dixit - così parlò Berlusconi - Le contraddizioni di Berlusconi

“Le mille balle blu” di Peter Gomez e Marco Travaglio. Sottotitolo: “Detti e contraddetti, bugie e figuracce, promesse e smentite, leggi vergogna e telefonate dell’uomo che da 12 anni prende in giro gli italiani: napoleone Berlusconi“.Eccone alcune perle:La media degli italiani è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco… É a loro che devo parlare (10 dicembre 2004).Silvio Bugiardoni. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c’è stato, né ci sarà mai (13 settembre 1993).Sono alto un metro e 71 (27 marzo 2005).Nesta? E impossibile. Il Milan non acquisterà Nesta (23 agosto 2002. L’indomani il Milan annuncia l’acquisto di Nesta, concluso una settimana prima).Gilardino al Milan? E troppo caro, sarebbe amorale (24 giugno 2005. Subito dopo il Milan annuncia l’acquisto di Gilardino).Io non mi siederò mai più allo stesso tavolo con Umberto Bossi. E totalmente inaffidabile, un monumento di slealtà (2 febbraio 1995).Io il lifting non lo volevo fare. É stata Veronica a spingermi a fare il lifting (27 gennaio 2004. Ma Veronica lo sbugiarda: “Il lifting è stata un’idea sua”).Il Grande Smentitore. Io non c’entro nulla con il Lodo Maccanico-Schifani (che gli regala l’immunità, ndr): è stata un’iniziativa autonoma del Parlamento, sostenuta dal Presidente della Repubblica (30 giugno 2003. Immediata smentita del Quirinale)Sulla legge Gasparri non c’è alcuna perplessità dal presidente della Repubblica (2 agosto 2003. Ma il Quirinale smentisce subito: “Mai parlato di legge Gasparri con il premier”)D’Alema lo stimo. Se c’è una persona credibile a sinistra, è D’Alema (4 settembre 1999). D’Alema mi ricorda Benito Mussolini (26 gennaio 2000).Non ci sarà nessun Berlusconi bis (17 novembre 2004).Questa storia del Berlusconi bis mi pare una vera buffonata, e io non faccio il buffone (14 aprile 2005. Il 23 aprile nasce il Berlusconi bis).Il maggioritario è la nostra religione (2 febbraio 1995).Non si possono cambiare le regole del gioco quando è iniziata la partita (5 ottobre 2000. Ma nel 2005, a sette mesi dalle elezioni, cambia il sistema elettorale in senso proporzionale contro il parere dell’opposizione).Caro don Massimiliano, la ringrazio molto per il suo appoggio, cercherò di essere all’altezza e le prometto sin da ora due mesi e mezzo di astinenza sessuale assoluta, fino al 9 aprile (al prete cagliaritano don Massimiliano Pusceddu, 29 gennaio 2006). Voto di astinenza? Nemmeno per sogno (1 febbraio 2006).Solo Napoleone ha fatto più di me (11 febbraio 2006).Combatto il comunismo come Churchill combatteva il nazismo (11 febbraio 2006). Sono una vittima, mi sacrifico per tutti. Io sono il Gesù Cristo della politica (13 febbraio 2006). Napoleone? Churchill? Gesù Cristo? Ma io non mi sono mai paragonato a nessuno: come al solito le mie parole sono state travisate” (25 febbraio 2006).

Cocaine Decision - Frank Zappa - dedicato all'On . Mele.

Questo testo del grandissimo Frank Zappa ,uno dei geni musicali del secolo scorso , lo dedico all' onorevole Mele dell'UDC -quello che si intratteneva con strisce di coca squillo - alla faccia del partito Cattolico - e non dimentichiamo il "supermanager" Lapo Elkan e tanti altri che ,strafatti di coca, prendono decisioni importanti per noi poveri tapini.

Cocaine Decisions - Frank Zappa (from the album : the man from utopia ,1983)

Chop a line now... Cocaine decisions...
You are a person with a snow-jon
You got a fancy gotta go job
Where the cocaine decisions that you make today
Will Mean that millions somewhere else
Will do it your way
Cocaine decisions...
You are a person who is high class
You are a person not in my class
And the cocaine decisions that you make today
Will mean nothing later on
When you get nose decay
I don't wanna know
'Bout the things that you pull
Outta your nose
Or where they goes
But if you are wasted
From the stuff you're stickin' in it
I get madder every day
'Cause what you do 'n' what you say
Affects my life in such a way
I learn to hate it every minute!
Cocaine decisions...
You are a doctor or a lawyer
You got an office with a foyer
And the cocaine decisions that you make today
Will not be discovered till it's over 'n' done
By the customers you hold at bay
Cocaine decisions...
You are a movie business guy
You got accountants who supply
The necessary figures
To determine when you fly
To Acapulco
Where all your friends go
Cocaine decisions...
We must watch the stuff you make
You have let us eat the cake
While your accountants tell you Yes Yes Yes You make
EXPENSIVE UGLINESS (How do you do it? -- Let me guess...)
Cocaine decisions...
Cocaine decisions...
Cocaine decisions...

Thursday, November 08, 2007

il testo di REPORT . FIN CHE LA BANCA VA

FIN CHE LA BANCA VA
di Paolo Mondani In onda domenica 4 novembre 2007 alle 21.30


FIN CHE LA BANCA VA
Paolo Mondani
In onda domenica 4 novembre 2007 alle 21.30
MILENA GABANELLI IN STUDIOBuonasera oggi parleremo dei famosi furbetti, che hanno tutti i loro guai con la giustizia e sono fuori dalla scena, ma soprattutto del più furbo di tutti che sulla scena è rimasto, passando indenne da tutti i guai. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOCapitalia non esiste piú. Unicredit di Alessandro Profumo ha comprato la Banca romana e Cesare Geronzi è diventato presidente di Mediobanca, il salotto buono dell’economia italiana. Geronzi guida il consiglio di sorveglianza di Mediobanca, il patto di sindacato, il comitato remunerazioni, il comitato nomine e il comitato governance. Un potere immenso. E per i meriti della fusione è stato lautamente premiato.DIRIGENTE CAPITALIAIl 17 luglio scorso nel consiglio di Capitalia, il consigliere Massimo Pini, in quota Ligresti, propose che a Geronzi venisse attribuito un premio di 20 milioni di euro per la brillante operazione di vendita di Capitalia a Unicredit. La proposta venne approvata per acclamazione. Ma poteva andare anche peggio perché il consigliere Cannatelli, in quota Fininvest, aveva proposto 30 milioni perché riteneva la proposta di Pini insufficiente a premiare Geronzi.MILENA GABANELLI IN STUDIOQuest’anno è nata una grande banca Unicredit- Capitalia. La fusione frutta a Geronzi un premio per 20 milioni di euro, 5000 persone invece stanno andando a casa. Prima di capire chi è l’uomo più importante, anzi l’uomo più potente del sistema bancario italiano, andiamo a vedere coloro che avrebbero voluto diventare importanti ma non ce l’hanno fatta. La stampa nel 2005 li definiva furbetti. Sono stati tutti più o meno appoggiati da Geronzi, fino a quando non sono arrivati tutti a volere la stessa cosa. Cominciamo con Fiorani, nel 2005 con la sua popolare di Lodi tenta la scalata ad Antoveneta, la magistratura la blocca anche se il progetto ha grandi ambizioni perché la partita è truccata. Fiorani è stato arrestato con l’accusa di aggiotaggio, insider trading, associazione a delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita ... .si è fatto qualche mese di carcere, adesso è in attesa di processo ed è uomo dalle tante risorse. L’inchiesta di Paolo Mondani comincia quest’estate in Sardegna, dove Fiorani fra una cantata e l’altra qualcosa la canta anche a noi. LELE MORAFiorani io lo considero un nuovo Fiorello, sa cantare, sa ballare, sa animare, è bravo, è intelligente, sa fare il bancario e dunque la televisione ha spazio per questo. Potrebbe oltre a tutte queste belle virtù che ha, potrebbe dare i consigli più importanti per non essere fregati nel mondo del business.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOForse Lele Mora scherza, possibile che Fiorani mentre stava in vacanza abbia ricevuto la proposta di condurre una trasmissione televisiva?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODILele Mora che è un carissimo amico che stimo molto e il direttore di Raidue ci hanno dato un contatto nel quale hanno pensato di valorizzare, bontà loro... PAOLO MONDANILei ha parlato con Marano?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODICon Marano, si... la persona Fiorani... ma non solo Marano, c’era anche un’altra proposta che mi diceva Lele Mora in questi giorni che poteva evadere un’altra rete televisiva non mi ha detto quale. Ma l’idea di poter valorizzare un Fiorani con un ruolo diverso rispetto a quello che ha avuto fino a ieri, magari mettendo a frutto le proprie esperienze. Allora dov’è la mia idea insieme a Lele Mora? (più sua che mia), E’ stata provare a fare una trasmissione, una fascia o mattutina o pomeridiana, a servizio dei deboli. Chi sono i deboli? Quelli che non hanno capacità e competenza per difendersi dagli attacchi dei forti: dalle banche, dalle assicurazioni, dagli agenti immobiliari... PAOLO MONDANICioè, detto da lei a me fa un po’ ridere... le confesso.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODICerto! E sono la persona più indicata... PAOLO MONDANINo, intendo dire... Lei ha aggiotaggio, ostacolo alla Consob e alla Banca d’Italia, appropriazione indebita, associazione a delinquere... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODITutto da dimostrare! Tutto da dimostrare.PAOLO MONDANI... truffa. E Lei riesce ad aiutare i deboli? ... bè, da un certo punto di vista... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODINo, no, no, no... il motivo è molto semplice: quello che uno ha, non è quello che uno ha fatto, ovviamente. Va dimostrato nei fatti ed io non vedo l’ora di poterlo dimostrare nei fatti e lei lo sa meglio di me. Ma solo chi ha gestito comunque in quanto terapeuta, un grande male, e l’ha risolto, è in grado di prevenirlo questo male.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOQuesto è il parco di Villa Certosa, la reggia di Silvio Berlusconi in Sardegna. Siamo nell’agosto del 2004 e Gianpiero Fiorani va dal Presidente ad annunciargli il suo progetto di scalata all’Antonveneta, ma non si può certo presentare a mani vuote.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIAllora, quando uno va da Berlusconi, cosa gli regala a Berlusconi? Ha tutto! Cosa gli si può regalare? Niente! Gli porti un cactus, sapendo la sua passione per i cactus. Mi pare 2 mila 400 euro di questo qui.PAOLO MONDANI2.400 euro di cactus???GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIE’ ma il cactus costa... è una cosa importante.PAOLO MONDANIMa chi lo trasportava, Lei, sua moglie e... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODI... e il senatore Grillo. Scendiamo dal molo, chiedo alle guardie del corpo di Berlusconi: “Guardi c’è questo cactus da portare al Presidente del Consiglio” e loro mi rispondono dalla loro altezza: “Prego!” Il “Prego!” voleva dire prendersi in mano sto cactus, portarlo su in una rampa di 300 metri d’altezza... il 10 d’agosto!PAOLO MONDANIQuanto poteva pesare quel cactus?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODI42 chili. Arrivo in questa stanza, gentilmente mi offrono un aperitivo, ed io cosa faccio, mi spoglio, perché? Perché aspettavo che il cactus a questo punto facesse il suo effetto e quindi il sudore nel frattempo si assorbisse.PAOLO MONDANIMa Berlusconi nel frattempo era arrivato?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODINon era ancora arrivato. Io ad un certo punto mi tolgo la camicia, la metto davanti al termoconvettore, mi abbasso i pantaloni e li metto davanti al termoconvettore... PAOLO MONDANICioè lei stava in mutande, diciamo così?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIStavo in mutande, con le scarpe bianche. A questo punto vedo mia moglie sul divano sulla destra, con sguardo preoccupato che guarda la porta d’ingresso. Io pensando fosse il domestico che portasse gli aperitivi, non faccio neanche una piega, e invece no, invece era il Presidente del Consiglio. Allora mi giro... PAOLO MONDANINon so se è nuova però insomma... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIE’ nuova, è nuova!PAOLO MONDANIComunque il Presidente del Consiglio la becca in mutande a lei?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIMi becca in mutande ed io ho risposto: “Vede Presidente, così mi ha ridotto Tremonti”, mi ricordo ancora la frase.PAOLO MONDANILei andava lì con la moglie, con Grillo... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIIl senatore Grillo... PAOLO MONDANI... e soprattutto con il cactus, a chiedere a Berlusconi cosa pensava della vostra scalata futura di Antonveneta.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODINo, no, no, non era ancora matura così l’operazione. Andavo a raccontargli quest’idea.PAOLO MONDANIE del suo progetto cosa disse?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIUn quarto d’ora è durato, un quarto d’ora molto velocemente dopo il pranzo verso le 4 e mezza, disse: “Un bel progetto, bella idea, che cosa ne pensa il Governatore?” ho detto: “Bah, pensa ancora bene, deve ancora un po’ vedere come comportarsi con Capitalia”, mi ricordo ancora questa frase che gli avevo detto.PAOLO MONDANIE lui?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIAttenzione, attenzione, attenzione a Roma!PAOLO MONDANIAttenzione a Geronzi.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIA Roma mi ha detto lui.PAOLO MONDANIOnorevole Tabacci, all’inizio del 2005, lei da Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, riceve 2 volte la visita in Parlamento di Gianpiero Fiorani. Voleva convincerla a smetterla di attaccare il Governatore. Mi racconti.BRUNO TABACCI – DEPUTATO UDCBeh, la sostanza, si, era convinto di arrivare a determinare un rivolgimento negli orientamenti parlamentari.PAOLO MONDANI FUORI CAMPONel gennaio del 2005 in Parlamento si discuteva della legge sulla tutela del risparmio e di un articolo che prevedeva il mandato a termine del Governatore Fazio che invece aveva il mandato a vita. La Lega di Bossi era favorevole ma poi saltò fuori la Credieuronord, la banca della Lega che in tre anni si era mangiata tutto il capitale. Fiorani improvvisamente la comprò salvandola. Come contropartita la Lega cambiò parere sulla legge e difese le prerogative di Fazio.PAOLO MONDANILei compra Credieuronord e la Lega cambia parere?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIHo comprato per 2 ragioni Credieuronord. Uno: per recuperare il rapporto fra Lega e Governatore. Verissimo!PAOLO MONDANIE ce l’ha fatta.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIE ce l’ho fatta. PAOLO MONDANIE perché la Lega cambia parere... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIDue: perché a due lire, a due lire, compravo 2 sportelli, uno a Milano in una zona centralissima, perché prendevo la banca con 35 milioni di euro di depositi senza pagare il costo dell’acquisizione.PAOLO MONDANIIl Governatore le fu riconoscente in qualche modo? Le dette almeno una pacca sulla spalla?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIIl Governatore, si il Governatore non parlava, perché lui aveva questa capacità di non parlare. Come fanno tutti i grandi saggi, non parlano mai, però la pacca sulla spalla mi ricordo che me la desse.PAOLO MONDANIPur di farla tacere sul Governatore, Fiorani le propone addirittura la vicepresidenza di Antonveneta nel giorno in cui lui sarà riuscito a conquistarla.BRUNO TABACCI – DEPUTATO UDCSi, si, si, mi propose la vicepresidenza e mi propose appunto anche annunciandomi che stava scalando e come stava scalando, di essere compartecipe dell’operazione nel suo complesso. PAOLO MONDANIPresidente lui e vicepresidente lei.BRUNO TABACCI – DEPUTATO UDCNon so. Beh, io certamente non avrei accettato di fare questo ma potevo sempre indicare una persona a me vicina.PAOLO MONDANIDiciamo che nella testa di Fiorani lei era l’avversario più importante in quel momento, o mi sbaglio?BRUNO TABACCI – DEPUTATO UDCBeh, ero l’ultimo scalpo da conquistare, perché gli altri li avevano conquistati tutti.PAOLO MONDANIDiede soldi ai politici? Si è parlato di Calderoli, Brancher, Tarolli... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIQuello che ho dato è stato negli atti ufficialmente indicato, come contributi, a spese elettorali... PAOLO MONDANIQuanti più o meno in tutto?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIPoche lire, poche lire. Quelli che sono apparsi se non ricordo mi pare 20, 30 mila ad uno, 50 mila all’altro... PAOLO MONDANIE perché lei importa soldi a Calderoli e a Tarolli dell’Udc e a Brancher di Forza Italia?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIMa se domani lei viene da me e mi dice, ancorché politico: “Guarda devo pagare i manifesti per la campagna elettorale che devo fare giù al paese giù... a Cernobbio e mi servono 30 mila euro”, lei cosa fa? PAOLO MONDANI FUORI CAMPOFiorani offre posti, paga politici, compra il voto di un partito. Tutto per conquistare Banca Antonveneta. La procura di Milano lo accusa di aver ostacolato gli organi di vigilanza, di manipolare il mercato, di appropriazioni indebite, di aver costruito alleanze non dichiarate per occultare la scalata ma nel suo progetto Fiorani non puntava solo ad Antonveneta.PAOLO MONDANIVoi della Popolare di Lodi conquistavate Antonveneta per arrivare alla fusione con Capitalia.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIAssolutamente si. PAOLO MONDANIUnipol conquistava Bnl per arrivare alla fusione con Monte dei Paschi.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIQuesto forse fusione non direi. Propiziare certamente un percorso che avrebbe potuto confluire poi a Monte dei Paschi, questo penso di si. PAOLO MONDANIE che cosa sarebbe cambiato concretamente in Italia?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODILei provi ad immaginarsi cosa sarebbe successo se Consorte, Sacchetti e Fiorani e gli altri, avessero trovato un’intesa. Si creava il più grande gruppo bancario europeo, bancario-assicurativo-europeo.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOPeccato che per la procura di Milano, Fiorani avrebbe ostacolato la Banca d’Italia dandole informazioni false sulla reale consistenza patrimoniale della sua Popolare di Lodi. La Banca d’Italia infatti, dopo l’uscita di Fazio, nell’agosto del 2006, conclude un’ispezione sui conti della banca e accerta che Fiorani non aveva i requisiti patrimoniali minimi per scalare banca Antonveneta.PAOLO MONDANILe sue telefonate con il senatore Grillo, come possiamo definirlo Grillo?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODISono colorite, sono colorite!PAOLO MONDANIComplice, sostenitore?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODISe contare per lei vuol dire che tipo d’apporto Grillo ha dato all’operazione, io dico il postino più il confessore.PAOLO MONDANIPerò è un uomo del quale Fazio si fidava ciecamente.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIAssolutamente si.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOIl senatore Luigi Grillo è l’unico uomo politico con una richiesta di rinvio a giudizio su Antonveneta. L’accusa principale: trasferiva da Fazio a Fiorani informazioni riservate riguardanti l’iter dei procedimenti di autorizzazione.LUIGI GRILLO – SENATORE FIIo sono un parlamentare che rivendica il diritto di esprimere opinioni su operazioni di grande rilievo che riguardano l’assetto economico-produttivo del mio paese. PAOLO MONDANIIl punto è senatore: può un politico fare in modo che la Consob prenda una decisione piuttosto che un’altra e di brigare perché la Banca d’Italia appoggi Fiorani anziché liberamente decidere sul banchiere Fiorani?LUIGI GRILLO – SENATORE FIAssolutamente no, ma purtroppo nel nostro paese la disinformazione regna sovrana. Se qualcuno immagina che un parlamentare, il sottoscritto, che pure segue il sistema bancario da 20 anni, possa influenzare un’istituzione come la Banca d’Italia, è fuori dal mondo.PAOLO MONDANILei ha trasferito la titolarità di gran parte dei suoi averi a suo figlio 18enne per evitare che glieli sequestrassero... GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODISbagliato anche questo, sbagliato. Cedo un terzo, un terzo, della nostra società di famiglia a mio figlio Matteo maggiorenne.PAOLO MONDANIE i 70 milioni nascosti in conti esteri che ha detto avrebbe messo a disposizione della Procura?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODINascosti non sono nascosti per niente perché lei consideri che io dal primo di settembre 2005, ho firmato le lettere alle banche ed ho consegnato queste lettere ai miei legali di allora comunicando quali conti avessi io all’estero e comunicando anche il contenuto... PAOLO MONDANIE come mai questi soldi non sono rientrati, dottor Fiorani?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIIo questi soldi li ho messi a garanzia della Procura e della banca per ottenere una auspicata transazione.PAOLO MONDANIDottor Fiorani, non è che Lei ad un certo punto si è fatto i conti e ha detto: “Qui con l’indulto non mi faccio nient’altro di carcere, le cose ce le ho, cambio linea difensiva, una linea difensiva più robusta insomma oggettivamente aggressiva, per quale motivo dovrei andarmi a calare le braghe davanti alla Procura?”GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODINo, no, dunque lei consideri una cosa: il sottoscritto ha un rapporto coi soldi assolutamente ininfluente. Io sono sempre stato convinto, lo diceva mio nonno, che i soldi sono come le unghie... ricrescono! Se uno è bravo a farli li fa un’altra volta. Li perde tutti? Pazienza.PAOLO MONDANILa Villa di Cap Ferrat è stata sequestrata o mi sbaglio?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODITutto sequestrato. Tutto è sequestrato.PAOLO MONDANIVilla Alberta no?GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIAnche villa Alberta.PAOLO MONDANIAnche villa Alberta.GIANPIERO FIORANI – EX AMM. DELEGATO BANCA POPOLARE DI LODIBloccata la quota di partecipazione, tutto quanto però voglio dire questo è il blocco “conservativo”. Io aspetto con ansia di poter dimostrare la consistenza dei danni e verificare poi i danni quali sono. Ma lei scusi, secondo lei Villa Alberta o la Villa di Cap Ferrat, ma secondo lei domani mattina Fiorani non si riesce ad inventarsi un’altra casa o un altro posto più bello ancora? Ma che problemi ha?PAOLO MONDANI FUORI CAMPONessun problema, e se la banca Popolare di Lodi ha fatto un’azione civile contro Fiorani per riavere i soldi perduti, si parla di 70 milioni di euro a fronte di un danno complessivo per la banca di 400 milioni, la famiglia Fiorani si gode questa bella vista dalla villa sequestrata.Chissà però che cosa penserà l’ex Governatore Fazio dell’estate calda dell’ amico Gianpiero. Un tempo frequentavano insieme uomini di chiesa, oggi Fiorani nella casa di Lele Mora si fa fotografare con Costantino.MILENA GABANELLI IN STUDIONon vorremo rovinare la festa ma sicuramente il signor Fiorani sa che quattro giorni fa le autorità competenti hanno trovato in una banca di un paese molto lontano trenta milioni di euro riconducibili a lui che attende di condurre un programma televisivo nel quale ci insegna come non farsi truffare dalle banche, lui che aveva fatto carte false per avere una Antoveneta che voleva anche Geronzi, la banca è poi finita ad Abn Amro e più recentemente al gruppo spagnolo Santander. Oggi Fiorani vende in Sardegna tecnologia per impianti solari ed eolici e si sta dando da fare per costruire villette nell’unico posto rimasto libero in costa Smeralda, a Cannigione. Andiamo dagli altri protagonisti dell’estate autunno inverno 2005. Allora prima di vedere perché è fallita la scalata di Unipol su Bnl, andiamo a Brescia da un compagno d’affari di Consorte, Emilio Gnutti, per gli amici chicco, di professione finanziere. Nel 2005 Gnutti è a capo di Hopa una finanziaria Bresciana che raggruppa molti imprenditori e fa affari nella compravendita di azioni per realizzare plusvalenze. Dentro c’è anche un 2% di Capitalia. Una partecipazione che viene ritirata quando Gnutti si allea con Fiorani nella scalata Antoveneta. Siccome la scalata è occulta Gnutti si è beccato una richiesta di rinvio a giudizio. Nel suo curriculum c’è anche una condanna per insider trading, e oggi è anche incappato nell’incidente di una di 1 miliardo e 600 milioni di euro da parte della Agenzia delle entrate.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOLa società Bell di Gnutti nel 2001 vende alla Pirelli di Tronchetti Provera il 23 per cento di azioni Olivetti che permetteranno a Tronchetti di controllare Telecom. Gnutti non paga le tasse sul suo guadagno perché la Bell è formalmente una società lussemburghese. Nel 2003, il sottosegretario alle finanze Daniele Molgora, commercialista bresciano di fede leghista, replica ad una interrogazione parlamentare sul caso dicendo che la Bell non era formalmente una società italiana. Il primo agosto di quest’anno l’Agenzia delle Entrate si accorge invece che la Bell è in realtà una società esterovestita e che Gnutti quelle tasse doveva pagarle.ALESSANDRO CHEULA – GIORNALISTA “GIORNALE DI BRESCIA”Il carisma di Gnutti sui soci storici di Fingruppo e di Hopa c’è ancora tutto. E chi comanda ancora, e chi decide è ancora Gnutti. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOAnche se si è dimesso dalla guida di Hopa Gnutti comanda sempre, nel 2005 la sua Hopa metteva insieme Fiorani, Ricucci, la Unipol di Consorte e la Fininvest, con Ubaldo Livolsi. Ds e Forza Italia insieme. Qualcuno la chiamò la bicamerale degli affari. BRUNO TABACCI - DEPUTATO UDCLa bicamerale degli affari la si respirava un po’ nell’aria del parlamento perché e chiaro... PAOLO MONDANILa si respira ancora?BRUNO TABACCI - DEPUTATO UDCMa no, oggi l’ho sentita di meno però devo dire che in quell’estate del 2005 e soprattutto in quella primavera il fatto di non toccare il Governatore Fazio rispondeva a delle esigenze convergenti. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOAi tempi dei furbetti, il ristorante La Sosta era diventato l’ufficio di Gnutti, a questo tavolo si apparecchiava con Fiorani, Ricucci e Consorte. Oggi Gnutti fa affari immobiliari e continua la collezione di automobili d’epoca. Ne ha più di cento, tra cui una settantina di Ferrari.LUCIANO SORLINI – “LUCIANO SORLINI” SPALui pensa solo ad accumulare potenza, potenza economica se vogliamo. Per me i denari servono a fare dei restauri di monumenti, mi servono a poter fare queste cose.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOLuciano Sorlini ha più di 80 anni. Ha fatto i soldi fabbricando esplosivi e sugli aerei che colleziona e pilota ancora, mette in mostra lo stemma del battaglione Barbarigo della Repubblica Sociale di Benito Mussolini. Con quella divisa fu fatto prigioniero dagli americani. Nella sua attuale azienda mette a punto motori di aereo, questi sono quelli dell’ aeronautica militare libica. E poi ha la passione per l’arte. Ha messo su una pinacoteca poco fuori Brescia dove espone quadri di proprietà, cose da niente come: Sebastiano Ricci, Giovanni Bellini, Tiepolo, Bramantino, Savoldo. Un uomo così facoltoso non poteva sfuggire ad Emilio Gnutti.PAOLO MONDANILei ad un certo punto entra nel salotto buono finanziario della città con la società che si chiama Hopa e se ne va rapidamente. Cos’era accaduto, possiamo dirlo?LUCIANO SORLINI – “LUCIANO SORLINI” SPABeh, una divergenza totale di punti di vista quindi: visto entrare visto uscire, forse ci sarò stato pochi giorni, tre giorni, quattro giorni.PAOLO MONDANIPossiamo dire su che cosa la divergenza?LUCIANO SORLINI – “LUCIANO SORLINI” SPADiversità di mentalità, io lavoro per divertimento, altri lavorano solo per accumulare denaro.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOGiovanni Consorte con l’appoggio delle cooperative ha fatto di Unipol una grande impresa ma ad un certo punto si è alleato con Gnutti e Fiorani nella vicenda della scalata Telecom e da lì sono nati i suoi problemi. E’ stato condannato in primo grado per insider trading, ha una richiesta di rinvio a giudizio sul caso Antonveneta, è indagato sulla tentata scalata alla Banca nazionale del lavoro, e a Roma deve rispondere di appropriazione indebita a proposito di una maxivendita di immobili di proprietà Unipol. Dulcis in fundo, il nuovo presidente di Unipol Pierluigi Stefanini lo ha querelato. E in tutto questo, Consorte, sulla Bnl, non è mai stato interrogato.GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLL’Opa obbligatoria Unipol su Bnl è l’unica operazione di carattere industriale che ha avuto contro per un insieme di interessi tutti. Allora io dico: “Ma come, si fa: l’operazione di San Paolo banca Intesa, il primo che plaude l’operazione è il primo ministro Prodi, si fa l’operazione Unicredit Capitalia in 48 ore, la conclusione mia è semplice: Unipol era la figlia di un dio minore. PAOLO MONDANIDice l’ex Governatore Fazio che a fine 2004, primi 2005, Fassino e Bersani sono da lui, lo incontrano e propongono la fusione Unipol Bnl per poi fonderla eventualmente con Monte dei Paschi di Siena, insomma per parlare chiaro, il progetto Unipol Bnl viene da lontano. Lei non l’ha pensato solo 20 giorni prima del lancio dell’Opa come sempre ha detto.GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLL’operazione Unipol Bnl io l’ho pensata alla fine di giugno del 2005 quando mi sono accorto della mala fede degli spagnoli della BBVA. Allora per quanto riguarda l’incontro di Bersani, di Fazio e... di Bersani e dell’onorevole Fassino col Governatore basata chiedere a loro, piuttosto che fare delle illazioni, io ne ero completamente all’oscuro.PAOLO MONDANILei era all’oscuro?GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLTotalmente!PAOLO MONDANI FUORI CAMPOConsorte si arrabbia se gli si dice che la scalata alla Bnl l’aveva pensata molto prima del luglio 2005, con il sostegno del partito e con l’appoggio di Fiorani. Il colpo grosso Consorte lo fa comprando il 27,5 per cento di azioni Bnl dal cosiddetto contropatto, il gruppo di imprenditori guidati da Francesco Gaetano Caltagirone. Il 18 luglio del 2005 questi imprenditori, tra cui Statuto, Coppola, Ricucci, i fratelli Lonati e il parlamentare dell’Udc Vito Bonsignore vendono il loro pacchetto a Giovanni Consorte permettendo così a Unipol di lanciare la sua Opa su Bnl. La procura di Roma indaga su questa scalata e ha messo sotto inchiesta anche l’ex Governatore Fazio. Ipotizza che alcuni membri del contropatto abbiano svolto attività illecite per giungere al controllo della banca. Nel frattempo fioccavano le telefonate tra D’alema, Consorte, La Torre, Vito Bonsignore e Caltagirone.FRANCO BASSANINI – PRES. ASTRD EX MINISTRO DSNon riuscivo a capire perché leader politici che stimo e di grande intelligenza e di grande lucidità corressero il rischio, perché questo occorre dire, di dare l’impressione di parteggiare per qualcuno e per dire la verità, per qualcuno, penso ai famosi immobiliaristi che però io preferirei chiamare con il loro nome “speculatori immobiliari”.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOAnche la Procura di Milano indaga sulla scalata Bnl e ipotizza che Unipol, tramite il suo direttore generale Cimbri, prima di lanciare ufficialmente l’Opa, rastrellasse sul mercato azioni della Bnl. Questa sarebbe un’attività illegale perché gli organi di vigilanza, Consob e Banca d’Italia, devono sapere e autorizzare prima ogni mossa delle imprese sul mercato.GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLIntanto Unipol ha acquistato le azioni Bnl solo dopo l’autorizzazione della Banca d’Italia.PAOLO MONDANICioè quindi lei dice che il Direttore Cimbri non ha rastrellato affatto azioni precedentemente?GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLLe finisco di dire, perché messa così il sì e il no... non ha rastrellato assolutamente, ma le sto spiegando come andavano le cose. Quando noi siamo andati... diciamo a maggio, all’inizio di maggio del 2005 noi siamo andati in Banca d’Italia per chiedere, si fa sempre così, se la Banca d’Italia aveva qualcosa da ridire al fatto che noi salissimo dal 5 al 10% e tecnicamente in 15 giorni ti autorizzano o non ti autorizzano. Quindi che Cimbri possa aver fatto degli acquisti a termine legati all’autorizzazione, può darsi io non me li ricordo.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOL’autorizzazione della Banca d’Italia arrivò. Ma il direttore generale di Unipol Carlo Cimbri, secondo i magistrati di Milano, avrebbe acquistato le azioni Bnl prima di annunciare al mercato il lancio dell’Opa. E questo non è nella legge. Riassumendo, Unipol comunica alla Consob di avere in corso trattative per il lancio dell’Opa su BNL solo il 17 luglio 2005. Il giorno dopo la Consob lo comunica al mercato, proprio mentre Consorte acquista le azioni di Caltagirone e telefona all’onorevole Fassino annunciando di avere già il 51 per cento della Bnl. Insomma, Consorte comunica alla Consob delle intenzioni che erano praticamente cose fatte. Il mercato non lo sapeva ancora, le norme erano state violate.FRANCO BASSANINI – PRES. ASTRD EX MINISTRO DSC’è dell’insider trading, lui non poteva dare quella comunicazione a nessuno, c’è la violazione delle norme che impongono di avere l’autorizzazione prima di superare una serie di soglie e che impongono di dare comunicazione alla Consob delle operazioni che sono in corso.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOMa l’accusa che più brucia a Consorte riguarda 48 milioni di euro divisi fra lui e il suo vice Sacchetti, derivanti da plusvalenze maturate nella vendita di Telecom a Tronchetti Provera nel 2001. Fu Emilio Gnutti a riconoscere ai due manager Unipol un ruolo nella vendita di Telecom e anziché pagarli con una normale consulenza li pagò organizzando una fruttuosa vendita di azioni di loro proprietà con relativa plusvalenza miliardaria. Nessun politico vicino ad Unipol avrebbe beneficiato di quei soldi. Solo Consorte e Sacchetti sono oggi indagati per appropriazione indebita. Ma Consorte, che ritiene quei soldi frutto di una normale speculazione finanziaria, tenne segreta quell’operazione.GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLQuello che sicuramente mi sono rimproverato è che io queste operazioni le volevo dire subito. Guardi io sto facendo queste operazioni in borsa, però siccome il contesto politico di quel momento, siamo nel 2001, non era ancora maturo per far capire questo tipo di attività ho commesso l’errore di non dirlo.PAOLO MONDANIPerché non lo ha dichiarato? Lei ci ha mai pensato?GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLSicuramente il problema tra la sinistra e la finanza, tra la sinistra e l’arricchimento personale è un problema irrisolto... PAOLO MONDANICioè era preoccupato di quello che si poteva dire in Unipol di questa cosa o nel mondo cooperativo?GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLDi come poteva essere strumentalizzata la cosa, ma non credo che nel mondo cooperativo, sa che ho fatto le operazioni con i miei soldi, Unipol non c’entra niente con questa cosa! Cosa c’entra Unipol?PAOLO MONDANIVabbè lei è il Presidente di Unipol?GIOVANNI CONSORTE – EX PRESIDENTE UNIPOLE allora? Non posso operare in borsa come chiunque altro?MILENA GABANELLI IN STUDIOSecondo Consorte i 48 milioni di euro sono stati tenuti nascosti per pudore. Per un uomo di sinistra arricchirsi speculando su un titolo, tenendo i soldi all’estero, facendoli poi rimpatriare attraverso lo scudo fiscale, potrebbe indispettire il mondo cooperativo. Magari anche gli altri. Sta di fatto che i 48 milioni sono stati sequestrati, e c’è una richiesta di rinvio a giudizio per appropriazione indebita riciclaggio e truffa ai danni dello stato. Se li avesse dichiarati subito magari oggi chi lo sa, poteva essere che la banca la Bnl era nelle sue mani e non in quelle del gruppo francese Paribas, perché i soldi li aveva. O magari no, perché si era fatto un nemico Geronzi, negandogli la vendita della quota di Unipol in Antoveneta. E adesso Danilo Coppola. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOQuando lo intervistammo, il 17 settembre 2005, Danilo Coppola fatturava 3,5 miliardi di euro. Gli chiedemmo: che cosa sono i soldi per lei? DANILO COPPOLA – IMMOBILIARISTAMa, i soldi per me non sono... sono importanti è inutile dirlo però per me vengono prima gli ideali, le mete, i scopi, che ognuno di noi si prefigge quindi i soldi sono un mezzo per ottenere quegli scopi e quelle mete che ognuno di noi si prefigge.PAOLO MONDANIQuali scopi e quali mete e quali ideali lei ha?DANILO COPPOLA – IMMOBILIARISTAComprare un terreno grande, edificarlo e costruire una mini città e costruire qualcosa di bello che rimanga negli anni e rimanga per sempre questo è una meta e uno scopo che io ho sempre quando compro e quando valorizzo un terreno. Poi gli ideali possono essere molti.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOGià indagato per le scalate di Antonveneta e Bnl, il primo marzo di quest’anno Danilo Coppola viene arrestato. I magistrati di Roma lo accusano di appropriazione indebita, associazione a delinquere, riciclaggio e di una bancarotta per 130 milioni di euro. Un esponente del mondo economico che conosce molto bene i fatti di cui parliamo ci svela con un esempio le magie finanziarie di Coppola.DIRIGENTE SOCIETA’ FINANZIARIACoppola compra un immobile che vale 10 e lo incorpora in una società A, sempre per il valore di dieci euro, la società A è amministrata da un prestanome di Coppola. La seconda società B che fa riferimento allo stesso Coppola, ma é intestata a prestanome diversi dalla prima, compra l’immobile ad un prezzo di 100 euro quindi dieci volte il suo vero valore. L’acquisto viene finanziato attraverso un prestito bancario che può essere di 100 euro, che è l’intero importo. A questo punto la società B cede l’immobile ad una società C al prezzo iniziale di 10 euro. L’immobile è passato tre volte di mano pur essendo dello stesso imprenditore e alla fine entra formalmente nel suo patrimonio.PAOLO MONDANI Immagino che tutto questo accada per non pagare tasse no?DIRIGENTE SOCIETA’ FINANZIARIAAssolutamente sì, il giro d’immobili generava dell’Iva che doveva essere versata all’Erario, parliamo di decine di milioni di euro ma le società venivano fatte fallire apposta per non versare niente allo Stato.PAOLO MONDANI Ma cosa succede della società B, quella che compra l’immobile a 100 euro?DIRIGENTE SOCIETA’ FINANZIARIAI 100 euro che la società B ha ottenuto dalla banca vengono fatti sparire all’estero e il debito alla banca non viene mai ripagato, ma siccome ha comprato l’immobile a 100 euro per rivenderlo a 10 è una società in perdita e viene fatta fallire. Coppola però non si spaventa perché la società B è intestata ai suoi prestanome, spesso extracomunitari, in alcuni casi addirittura soggetti inesistenti, per cui nessuno si lamenterà perché nessuno risulterà perseguibile. MANIFESTANTE 1Danilo deve tornare a casa!! Danilo non è un delinquente è una persona educata ha sempre rispettato tutti!MANIFESTANTE 2E’ un ragazzo buono! Non può stare in galera, ce stanno i pedofili, ce stanno i banditi, i terroristi... quello che ha detto e che sta pure al governo: cento mille Nassiria. Cioè ci rendiamo conto che gente che gira?PAOLO MONDANI Senta lei ci lavora con Danilo Coppola?UOMO 1Si.PAOLO MONDANI E che lavoro fa lei?UOMO 1Mi occupo dell’ufficio acquisti in generale.PAOLO MONDANI Acquisti di cosa?UOMO 1Acquisti per i cantieriPAOLO MONDANI E’ da molti anni che lavora qua?UOMO 1Due anni che sto qua, mi sono trasferito dalla Sicilia PAOLO MONDANI Da dove?UOMO 1Da Ragusa.PAOLO MONDANI Ma tutte le accuse che gli fanno?UOMO 1Sono tutte fesserie.MANIFESTANTE 3Se si fosse chiamato verde, bianco, rosso, Franzoni, Priebke, Danilo Coppola già sarebbe fuori.MANIFESTANTE 5La strage di Erba già si sta pensando che sono due poveri mentecatti che vanno perdonati. Questo che ha fatto? Ha evaso le tasse? E le paga! Che ha fatto?MANIFESTANTE 2Pure io evado le tasse, perché oggi non si vive più, se non evadi le tasse è per forza così. Però purtroppo magari lui le ha evase ad alto livello, ma è giusto che paghi, ma mandatelo a casa!PAOLO MONDANI FUORI CAMPOIl 22 giugno i familiari di Danilo Coppola organizzano una manifestazione di fronte al carcere romano di Rebibbia. Gli amici della borgata Finocchio e i suoi dipendenti accorrono. Coppola è dimagrito e una perizia dice che il suo stato di salute è incompatibile con il carcere. La magistratura chiede una controperizia e propone di mandarlo in ospedale. Ma Coppola rifiuta perché in ospedale sarebbe comunque in regime detentivo.Alcuni deputati di tutti i gruppi politici in una interrogazione rivolta al ministro Mastella chiedono che Coppola venga liberato. E il 28 giugno, sei giorni dopo la manifestazione Coppola ottiene gli arresti domiciliari. Rimangono aperti pero molti fatti misteriosi. Durante l’estate, banca Italease sfiora il fallimento per affari ad alto rischio realizzati con imprenditori come Danilo Coppola. La procura di Torino sta indagando proprio su una di queste operazioni, chiamata in gergo bancario lease back. DIRIGENTE SOCIETA’ FINANZIARIASi tratta di un’operazione con cui una società vende ad una banca un immobile. La banca a sua volta ridà l’immobile in fitto alla società che glielo aveva ceduto. A fine dicembre 2005 Coppola vende tramite la sua società quotata la IPI, un immobile a Italease. Questo immobile viene concesso in locazione a delle società che sembrano terze, in realtà attraverso un fondo straniero sono di Coppola. Dal punto di vista contabile, Coppola, invece di considerare nei bilanci i soldi ottenuti dalla banca come un finanziamento, quindi come un suo debito, li considera come l’incasso di una vendita fatta a terzi. Il risultato è che il bilancio di IPI fa registrare un grosso utile per cui il titolo IPI in Borsa viene rivalutato del 30% e Coppola può tornare alla banche a chiedere maggiori finanziamenti.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOMa la vicenda più misteriosa riguarda questo immobile in Vicolo delle Orsoline 31, nel centro storico di roma, a due passi da piazza di spagna. La società che acquista questi sei piani si chiama Immobilbi, di cui il 97 per cento è di Coppola e il 3 per cento del commercialista calabrese Roberto Repaci. La Guardia di Finanza ritiene che Repaci rappresenti un cliente illustre, la moglie del banchiere Massimo Bianconi, storico sostenitore di Ricucci e Coppola. Il problema è che Repaci è stato consulente e fiscalista del boss della ‘ndrangheta calabrese Gioacchino Piromalli. FRANCESCA GAROFALO – MADRE DI DANILO COPPOLADanilo Coppola hanno detto che era legato alla banda della Magliana, hanno detto che era legato al clan dei Piromalli, hanno detto che aveva delle protezioni politiche, hanno detto che aveva delle protezioni bancarie, è tutto falso mio figlio non ha dietro nessuno. Mio figlio, dietro di sé c’è soltanto tanto lavoro, tanta intelligenza e anche un po’ di fortuna. Poi che abbia evaso io non discuto su questo. Si discuterà quando ci sarà il processo e se mio figlio ha evaso pagherà.MILENA GABANELLI IN STUDIOOggi Coppola sta a casa agli arresti domiciliari in attesa che la giustizia faccia il suo corso, la sua società quotata, la IPI, è invece gestita dall’ex amministratore delegato dell’Enel, Franco Tatò. Nel 2005 nella nota scalata Antonveneta aveva fatto gruppo con Fiorani e con Ricucci che parallelamente pensava anche al corriere della sera. Fra il 2005 e il 2007 per Ricucci arrivano la richiesta di rinvio a giudizio, Rcs, Enasarco-Confcommercio, poi l’indagine sulla scalata alla Bnl, il fallimento della sua società Magiste International, il concordato preventivo per la Magiste Real Estate, e tre mesi di carcere. Tornano però indietro 60 milioni sequestrati. Ma a ottobre scorso è arrivata un’altra rogna. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOAi furbetti la canzone di Gigi d’Alessio “Non mollare mai” piace davvero.... L’estate scorsa la splendida villa La Cacciarella, che fu il nido d’amore per la coppia Ricucci Falchi, sembrava disabitata.PAOLO MONDANI Ma è venuto quest’estate?UOMO 2No, pochi giorni, pochi giorni.PAOLO MONDANI E’ venuto, comunque?UOMO 2Pochi giorni! E’ venuto pochi giorni e basta che c’ha da lavorà.PAOLO MONDANI FUORI CAMPORicucci ci ha trascorso qualche giorno di vacanza anche se per la procura di Roma non avrebbe potuto farlo. La villa infatti non è piú sua, ma della società Magiste Real Estate che è in concordato preventivo sotto la tutela del tribunale: deve quindi fruttare soldi per far fronte ai debiti. Ricucci avrebbe potuto affittarla e invece ci è andato gratis. I magistrati lo hanno per questo interdetto dall’incarico di vicepresidente della Magiste Real Estate.PAOLO MONDANI La Magiste International è l’impresa di Ricucci che è fallita. E’ vero che ha un debito di circa 270 milioni di euro?FRANCESCO MACARIO – COMMISS. GIUDIZIALE “MAGISTE REAL ESTATE”Si, questo risulta allo stato attuale, grosso modo dallo stato passivo accertato.PAOLO MONDANI Ed è vero che ha un debito verso l’altra sua società, la Magiste Real Estate, di 246 milioni?FRANCESCO MACARIO – COMMISS. GIUDIZIALE “MAGISTE REAL ESTATE”Esattamente! Questo è il debito principale allo stato attuale, dallo stato passivo del fallimento.PAOLO MONDANI Veniamo alla Magiste Real Estate che ha il concordato preventivo, quello che invece segue lei. Il debito è di 250 milioni, me lo conferma?FRANCESCO MACARIO – COMMISS. GIUDIZIALE “MAGISTE REAL ESTATE”Grosso modo si, in parte nei confronti delle banche e in parte nei confronti del fisco.PAOLO MONDANI Del fisco mi risulta 100 milioni di debito.FRANCESCO MACARIO – COMMISS. GIUDIZIALE “MAGISTE REAL ESTATE”Si.PAOLO MONDANI FUORI CAMPORiassumendo: la Magiste International è fallita mentre la Magiste Real Estate è in concordato preventivo. La differenza è enorme. Il concordato preventivo permette all’imprenditore in crisi di pagare i suoi debiti vendendo tutti i suoi beni, il fallimento dichiara invece quell’imprenditore totalmente insolvente. L’imprenditore fallito rischia da tre a dieci anni per bancarotta fraudolenta, se ha un concordato preventivo non rischia nulla. Ecco perché Ricucci l’avrebbe voluto per entrambe le sue società. Ma anche perché la nuova riforma fallimentare ha reso il concordato preventivo molto favorevole per l’imprenditore in crisi.GIUSEPPE AMOROSO – ESPERTO DIRITTO FALLIMENTAREDal 1942 al 2005 l’Italia ha avuto una legge fallimentare molto rigorosa, dura, punitiva, nei confronti dell’imprenditore che non fosse andato bene sul mercato. Poi è intervenuta una riforma che è stata completata soltanto nelle settimane scorse con un decreto legislativo... PAOLO MONDANI Quindi una riforma fatta dal centro-destra ma poi completata dal centro-sinistra?GIUSEPPE AMOROSO – ESPERTO DIRITTO FALLIMENTAREEsattamente, esattamente. Nella legge precedente, il tribunale aveva il potere di escludere dal concordato preventivo un’impresa che, a giudizio del tribunale, non fosse meritevole. Oggi invece non c’è più il requisito della meritevolezza, il che vuol dire che chiunque può chiedere il concordato preventivo qualunque porcheria abbia combinato fino al giorno prima.PAOLO MONDANI Nel concordato preventivo della Magiste Real Estate, Ricucci ha un debito col fisco di 100 milioni di euro, qualche giornale ha già annunciato che l’agenzia delle entrate potrebbe fargli uno sconto di 20 milioni. Cosa prevede la nuova legge fallimentare sui debiti col fisco?GIUSEPPE AMOROSO – ESPERTO DIRITTO FALLIMENTARENella nuova legge c’è una cosa che prima non esisteva: la transazione fiscale, cosa importantissima, una novità, sconvolgente. Io mi domando come cittadino perché si debba fare uno sconto di 20 milioni di euro a Ricucci.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOLa procura di Roma ha rinviato a giudizio Stefano Ricucci per la tentata scalata alla Rcs, l’editore del Corriere della Sera. In quell’estate del 2005 Ricucci arriva a possedere il 21 per cento di azioni Rcs e vorrebbe entrare nel salotto buono dell’economia italiana. Ma i soci storici del Corriere non vogliono averlo tra loro. Che fare? Occorre un alleato e allora Ricucci incarica Ubaldo Livolsi di trovarlo. Livolsi è il banchiere d’affari che fu artefice della quotazione in borsa di Mediaset e comincia a cercare qualcuno che compri le azioni di Ricucci. Un lavoro difficile, poi improvvisamente arriva l’illuminazione. ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpASentii anche il dottor Berlusconi, il quale mi consigliò, ma questo lo diede come consiglio ad Aldo Livolsi non certamente per dei suoi fini particolari, di sentire il gruppo Lagardere. Organizzo un incontro a Parigi con Lagardere.PAOLO MONDANI Viene anche Ricucci, che accade in quest incontro?ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpAIn quest’ incontro di fatto viene presentata una possibilità di piano industriale che prevedeva in qualche modo l’ingresso, con una quota importante, del gruppo Lagardere nell’Rcs, e questo doveva avvenire con il possibile lancio di un’Opa.PAOLO MONDANI Ricucci racconta che ad un certo punto avete una telefonata a tre: lei, lui e Gianni Letta.ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpALa telefonata era una telefonata fra me, il sottoscritto, e Gianni Letta ma non riguardava assolutamente niente e alla fine avendo vicino Ricucci, glielo passai per cortesia perché il dottor Ricucci certamente avrebbe avuto piacere ad avere degli incontri con il dottor Letta.PAOLO MONDANI Alla fine che cosa impedì alla trattativa con Lagardere di andare in porto?ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpAMa, sa, il clamore che suscitò poi l’uscita di queste notizie fu tale che... PAOLO MONDANI Le scalate, le intercettazioni?ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpALe intercettazioni, le scalate... tutto quello che avvenne. Il gruppo Lagardere alla fine di settembre decise in qualche modo di rinunciare.PAOLO MONDANI A Lei Ricucci ha pagato la consulenza oppure no? ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpAQuesta, non me la faccia questa domanda! Sono ancora creditore.PAOLO MONDANI Ah, non gliel’ha pagata?ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpAPerò questa poi dopo la tagliamo.PAOLO MONDANI Quindi lei ha fatto tutto gratis?ALDO LIVOLSI – “LIVOLSI & PARTNERS” SpAAnzi gratis... con le paginate del Corriere della Sera contro, se vuole.MILENA GABANELLI IN STUDIOLagardere è un grande editore francese che in Italia possiede la Rusconi, su suggerimento dell’allora Presidente del consiglio avrebbe comprato il corriere con Ricucci, ma si mette di mezzo l’indagine antonveneta e Lagardere, prende le distanze. Oggi Ricucci sta cercando di pagare i suoi debiti. Ma il suo esordio nell’alta finanza comincia quando insieme a Statuto e Coppola comincia incontra sua maestà il costruttore, Francesco Gaetano Caltagirone. Da tempo guidava con i tre una cordata che acquistava azioni Bnl per arrivare al controllo della banca. Quando scende in campo Unipol che è disposto a pagare in contanti, Caltagirone si libera rapidamente di tutto il pacchetto e tutti incassano corpose plusvalenze. C’è un pacchetto però che rimane fuori, e chi ce l’ha in mano ci porterà a Capitalia. PAOLO MONDANI FUORI CAMPONon c’è dubbio che il piú potente amico dei furbetti sia stato Francesco Gaetano Caltagirone. Quando nel luglio del 2005 con Coppola, Statuto, Ricucci, Bonsignore e Lonati, Caltagirone vende le azioni Bnl a Unipol ricavano tutti insieme 1 miliardo e 299 milioni di euro di plusvalenze e per di piú esentasse a causa della legge Tremonti. Caltagirone è suocero di Pierferdinando Casini, è il quinto uomo piú ricco d’italia ed è il piú importante costruttore del paese. Possiede la Vianini, la Cementir, è presente nel Monte dei Paschi e nella banca Finnat di Gianpiero Nattino, ha il Messaggero di Roma e il Mattino di Napoli e nel 2006 il presidente Napolitano lo ha nominato cavaliere del lavoro. Ha fatto i soldi costruendo case per gli enti previdenziali, negli ultimi anni ha acquistato grandi immobili dalle privatizzazioni dello stato e a Roma è stato furbissimo. Questa è l’area di Torpagnotta, una zona agricola non compromessa dal cemento. Siamo a poche centinaia di metri dal raccordo anulare. I lavori sono iniziati e qui Caltagirone costruirà cinque palazzoni. Questo è invece il quartiere Caltagirone a Vitinia, sulla via del Mare, costruito sulla antica e protetta valle di Malafede. Un quartiere dormitorio in mezzo al nulla ma con vie e piazze dedicate a Paolo Stoppa, Massimo Troisi, Charlot, Nino Taranto, Marcello Mastroianni e Stanlio e Ollio. A Ponte di Nona, cinque chilometri dopo il raccordo anulare sulla via Prenestina, la strada principale del quartiere è dedicata invece a Francesco Caltagirone, padre del costruttore. Il segreto di Caltagirone è costruire case che non costano molto, sembrano fatte tutte con lo stampino. UOMO 31 milione e mezzo di metri quadrati in tutto per 40 mila abitanti a regime. Ce ne sono già 20 mila, ma il quartiere difetta dei più elementari servizi pubblici. Non abbiamo una viabilità, non abbiamo trasporti pubblici né su gomma né su ferro, non abbiamo neanche una farmacia, non abbiamo un ufficio postale, non abbiamo un centro anziani.UOMO 4Con 5 mila euro fermai la prenotazione e successivamente ho versato altre quote di circa 20 mila euro.PAOLO MONDANI Per complessivi?UOMO 4Complessivi... 140 mila euro più Iva.PAOLO MONDANI Per un appartamento?UOMO 4Una sessantina di metri quadri.PAOLO MONDANI E adesso quanto vale questo appartamento?UOMO 4Adesso vale intorno ai 220 mila euro.UOMO 3Secondo me non c’è la scelta, la scelta non esiste. Non esiste perché nel nostro paese non esiste una politica pubblica della casa. La mia compagna è spagnola ed in Spagna questi problemi non esistono perché i prezzi sono più bassi e perché sono le amministrazioni pubbliche lì a concedere le facilitazioni. Non è il privato lasciato arbitro di fare il bello e cattivo tempo.PAOLO BERDINI – URBANISTASoltanto l’1% delle nuove costruzioni è destinato ad edilizia sovvenzionata, cioè le vecchie case popolari, tutto il resto... PAOLO MONDANI In tutta Italia?PAOLO BERDINI – URBANISTAIn Italia, si, soltanto l’1%. A Roma siamo allo zero. A questo punto è il privato che si è sostituito al pubblico, è lui che fa le case popolari, fidando del fatto che come è noto i mutui sono ad un tasso bassissimo e quindi la gente si è potuta indebitare. E’ questa la motivazione profonda del sacco di Roma che c’è attualmente, perché è la proprietà privata, è la proprietà dei suoli, in nessun altro paese dell’Europa succede, che decide qual è il destino delle città, mentre il pubblico segue ormai l’edificazione privata.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOMa torniamo al Caltagirone della finanza. La procura di Roma indaga sulla scalata alla Bnl e ha messo sotto inchiesta anche Francesco Gaetano Caltagirone per aggiotaggio. Ipotizza cioè che abbia svolto attività illecite per giungere al controllo della banca. Mentre la procura di Milano indaga sul mistero piú grande della scalata, un primo 5% di azioni Bnl finite in una banca di Hong Kong e i cui proprietari sono sconosciuti e un altro 10% di azioni Bnl nella proprietà di un imprenditore argentino e di un immobiliarista catanese, Fabio Calí. Lo stesso immobiliarista che nel 2005, insieme al notaio romano Giancarlo Mazza, usa false garanzie per ottenere un prestito ingentissimo da Capitalia, per circa 250 milioni di euro. Quando l’amministratore delegato di Capitalia Matteo Arpe scopre che le procedure del prestito erano irregolari, licenzia i funzionari che lo avevano concesso mentre la guardia di finanza arresta Fabio Calí. Chiediamo ad un alto funzionario di Capitalia come si accorsero dell’ammanco.DIRIGENTE CAPITALIALa vicenda emerge nell’ambito di una visita ispettiva alla filiale di Piazza Fiume a Roma. Siamo ai primi di novembre del 2005. Alcuni funzionari avevano forzato norme e procedure di controllo attivando linee di credito che effettivamente non potevano deliberare. Insomma il risultato è stato che abbiamo potuto ricostruire una catena di complicità intorno al direttore della filiale. I controllori erano diventati complici dei controllati per capirci.PAOLO MONDANI A quanto ammontano gli affidamenti e quanti soldi rischiate ora di perdere? DIRIGENTE CAPITALIAMa, il giro di assegni e bonifici ha raggiunto vette di oltre 250 milioni di euro. Alla fine togliendo i rientri, abbiamo perso le tracce di circa 93 milioni di euro.PAOLO MONDANI Ma tutti quei fidi a sostegno di operazioni immobiliari incerte che tipo di attività potevano nascondere secondo lei?DIRIGENTE CAPITALIAGuardi, ci sono almeno tre ipotesi: riciclaggio di denaro, evasione fiscale o truffa ai danni della banca finalizzata chiaramente a creare una provvista finanziaria per speculazioni di borsa.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOMa chi è Fabio Calí? E’ un imprenditore catanese che ha buone frequentazioni politiche come l’ex parlamentare democristiano Emo Danesi, già piduista, e l’ex ministro dell’ambiente Matteoli ma ha precedenti per truffa e associazione a delinquere, mentre suo fratello Carmelo è stato il legale del boss mafioso Nitto Santapaola. I due fratelli, nel 2004, sono coinvolti in una inchiesta della procura di Roma per aver ottenuto 80 milioni di euro di prestiti da Meliorbanca sulla base di bilanci falsi. E nonostante questo un anno dopo, nel 2005, insieme al notaio Giancarlo Mazza, Calí riesce a ottenere da Capitalia 250 milioni di euro di prestiti. Chiediamo al notaio Mazza, ben addentrato negli ambienti romani di Capitalia e indagato con Calí per truffa e appropriazione indebita, dove sono finiti i 93 milioni non restituiti alla banca.GIANCARLO MAZZA – NOTAIOSecondo me sono in qualcuna o in una o più delle banche governate... nella titolarità o nella disponibilità di Calì. Forse fuori Italia, penso, perché oggi con queste nuove normative non è semplice imboscare importi di questo tipo. Lui millantava amicizie con il presidente della Banca di Roma, con il presidente della Meliorbanca, con altri... PAOLO MONDANI Con Geronzi cioè?GIANCARLO MAZZA – NOTAIOSi e però... PAOLO MONDANI Lei non ha mai potuto verificarlo?GIANCARLO MAZZA – NOTAIONo, mai, mai.PAOLO MONDANI Però immaginava, diciamo così, che dietro prestiti di questa natura ci fossero... GIANCARLO MAZZA – NOTAIOBeh, sa è difficile pensare che in un momento storico come oggi ma in fondo anche ieri, che per ottenere un mutuo di 250 mila euro bisogna fare 800 documenti e domande e controdomande, portarsi a casa in poche battute 100 milioni di euro lo trovo un po’ singolare. Sicuramente non è farina del sacco di un direttore di agenzia.PAOLO MONDANI E’ mai possibile che 5 vostri funzionari di peso solo locale abbiano fatto tutto da soli?DIRIGENTE CAPITALIAGuardi, è certo che abbiano fatto tutto in 5, ma è altrettanto certo che 2 di loro, oltre al notaio, hanno dichiarato di avere accordi riservati con i massimi vertici di Capitalia.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOIncontriamo uno dei dirigenti di Capitalia di Roma che forzando le procedure ha concesso a Fabio Calí 250 milioni di euro di prestiti e gli chiediamo se avesse fatto tutto da solo o se qualcuno piú in alto sapeva.ANONIMO“Io le dico questo: nelle operazioni che io facevo c’erano e-mail che io mandavo non solo a una persona ma a piú persone, piú destinatariPAOLO MONDANI Della direzione? ANONIMOIn cui dicevo che cosa accadevaPAOLO MONDANI Ogni volta?ANONIMOOgni volta. PAOLO MONDANI E a chi le mandava... a gente della direzione?ANONIMOCerto alla mia direzione, io faccio parte della linea crediti, ai miei superiori della linea crediti. Loro lo sapevano.PAOLO MONDANI Tra Calí e Geronzi c’erano dei rapporti?ANONIMOSi.PAOLO MONDANI Ma lei ha visto che loro si parlavano?ANONIMOIo so, so che si parlavano, ascolti... PAOLO MONDANI E tra Mazza e Geronzi invece c’erano stati rapporti?ANONIMOSi anche se non erano idilliaci, non erano stati idilliaci”. PAOLO MONDANI Umberto Morzilli, lei ha mai sentito nominare questo signore?GIANCARLO MAZZA – NOTAIOSi, ma non so se è... un broker?PAOLO MONDANI FUORI CAMPOLa Guardia di Finanza ha accertato che Umberto Morzilli e Ivan Vianello sono due broker immobiliari che tramite una società comune hanno comprato da Fabio Calí un immobile in via Caroncini a Roma. Nell’interrogatorio del 25 giugno scorso Calí spiega che Vianello ha lavorato per Giuseppe Statuto e Danilo Coppola mentre la Questura di Roma scrive che Morzilli, insieme ai due figli di Enrico Nicoletti, il vecchio e potente boss della Banda della Magliana, è sotto inchiesta per estorsione ai danni di alcuni commercianti romani. La Banda della Magliana era un gruppo di criminali che per vent’anni ha commesso omicidi, truffe ed estorsioni. Insomma, possibile che Capitalia prestasse ingenti somme a un uomo come Calí, plurindagato per truffa e in affari con un soggetto legato a uomini della Banda della Magliana?MILENA GABANELLI IN STUDIOQuesto tipo di operazioni non era nuovo alla famosa Banca Romana, secondo i magistrati Tanzi e Cragnotti tanto per fare 2 esempi noti, ottenevano prestiti senza garanzie o in cambio di favori. Il Dottor Geronzi attraverso il suo legale ci comunica che “non ha mai avuto poteri o deleghe che gli consentissero un ruolo nella concessione dei prestiti e quindi anche quelli relativi al gruppo Mazza Calì”.Come dire “non so cosa avviene nella mia banca”. Pubblicità e poi comincia l’era Geronzi.E siamo arrivati a oggi, i furbetti sono fuori gioco perché non agivano nella legalità e il paese si era indignato. Il Governatore Fazio che si era alleato con loro è costretto a dimettersi E per riportare credibilità al sistema finanziario arriva un nuovo governatore Mario Draghi. E tutti abbiamo sperato che fosse l’inizio di una nuova era. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOCesare Geronzi è oggi il piú potente banchiere d’Italia. Antonio Fazio gli aveva preferito Gianpiero Fiorani nella scalata ad Antonveneta e lì è iniziata la parabola discendente di Fazio e di tutti i furbetti del quartierino. Nell’ambiente dicono: mai mettersi contro Geronzi, che oggi guida Mediobanca, ovvero la finanza italiana, dopo aver portato la sua Capitalia a fondersi con Unicredit. Un alto dirigente di Capitalia ci spiega da dove deriverebbe il suo grande potere.DIRIGENTE CAPITALIANel 1994 la Fininvest era indebitata fino al collo e furono i crediti di Geronzi a salvarla contro il parere di Cuccia e delle altre banche. Così come fu Geronzi a ristrutturare successivamente il debito dei Democratici di sinistra.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOLa fusione Unicredit Capitalia preoccupa non poco l’altra grande banca: l’Intesa San Paolo di Giovanni Bazoli. Unicredit Capitalia possiede il 18% di Mediobanca, Mediobanca il 14% di Generali, (nelle quali Unicredit Capitalia ha a sua volta un 6,3%). Generali è l’azionista di riferimento in Intesa San Paolo con il 5%. Insomma attraverso Mediobanca e Generali va a finire che Unicredit Capitalia potrebbe pesantemente influenzare il concorrente Intesa San Paolo. Ed è per questo che recentemente l’autorità antitrust ha deciso di imporre alcune misure di dimagrimento a Unicredit Capitalia.ROBERTO SOMMELLA – AUTORITA’ ANTITRUSTAbbiamo chiesto che Unicredit ceda le sue quote di diretta partecipazione in Generali e che poi successivamente la nuova banca ceda più del 9% del 18 e passa che ha, di Mediobanca.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOIn breve, l’antitrust azzera le azioni Unicredit nelle Generali, dimezza quelle in Mediobanca e chiede ai due rappresentanti di Unicredit in Mediobanca, Dieter Rampl e Fabrizio Palenzona di non votare su alcune materie nel consiglio di Unicredit. Tutto per evitare un possibile conflitto di interessi. Ma il punto rimane aperto in Mediobanca, perché lì c’è Cesare Geronzi.DIRIGENTE CAPITALIATrovo ridicolo che l’Antitrust chieda ai consiglieri di Unicredit e Mediobanca, Rampl e Palenzona, di astenersi dal voto su alcune materie e non chieda la stessa cosa per Geronzi, lui non è certo lì come indipendente, ci sta in rappresentanza di Unicredit Capitalia. Guardi io faccio il banchiere, non sono un moralista, ma questa vicenda dimostra come nel nostro mondo sono assenti regole certe e che Geronzi può scegliere sempre quella a lui più favorevole.PAOLO MONDANI FUORI CAMPOCon la fusione Unicredit Capitalia Cesare Geronzi diventa Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Mediobanca che a sua volta, con circa il 14% è la principale azionista di Rcs, l’editore del Corriere della Sera. Ma in Rcs, tra gli azionisti ci sono anche Intesa San Paolo e Unicredit Capitalia. Senza dubbio Cesare Geronzi e le banche hanno un peso determinante nel Corriere della Sera.PAOLO MONDANI Nel tuo libro titolato “il Baco del Corriere” tu dici con molta energia che le banche non dovrebbero essere presenti nella proprietà dei giornali. Perché?MASSIMO MUCCHETTI – VICEDIR. “CORRIERE DELLA SERA”Qui abbiamo delle banche che non sono come dire... penso a Mediobanca Unicredit che sta da una parte e Intesa San Paolo che sta da un’altra, ma ciascuna di queste banche è poi in grado di influenzare anche le opinioni, diciamo così il sistema di interessi, dei soci cosiddetti industriali o comunque non bancari. Faccio un esempio: nel capitale di Mediobanca partecipano alcuni dei grandi soci del Corriere della Sera medesimo. Penso alle assicurazioni Fondiaria Sai di Ligresti, penso alle Generali, le quali a loro volta sono partecipate da Mediobanca, come la Fondiaria Sai, penso al sistema di Pesenti, penso al sistema di Tronchetti, il quale è anche partecipato da Banca Intesa, quindi gli intrecci sono veramente aggrovigliati. La stampa oggi più di ieri può e deve esercitare il ruolo di cane da guardia del sistema economico e del sistema politico. Quindi è importante che centri di potere già potentissimi non tengano il guinzaglio del cane da guardia.PAOLO MONDANI FUORI CAMPONella fusione Unicredit Capitalia sono previsti 5000 esuberi ma è rimasta irrisolta la grossa grana del fondo pensioni dei dipendenti dell’ex cassa di risparmio di Roma. Questi lavoratori, oggi in Capitalia, raccontano che il fondo era particolarmente ricco di proprietà immobiliari quando improvvisamente, pur di salvare i conti in rosso di Banca di Roma, gli immobili vennero venduti a Pirelli Re. I lavoratori ritengono di aver perso per questo circa 600 milioni di euro. Al fondo era iscritto anche Cesare Geronzi, vuoi vedere che rischia di perder la pensione?RICCARDO DOBRILLA – COMIT. LAVORATORI EX CASSA DI RISPARMIO - ROMATra le varie vicende oscure che hanno colpito il nostro fondo, ce da ricordare anche che i 24 dirigenti più elevati dell’ex Cassa di Risparmio di Roma, tra i quali possiamo ricordare il nostro presidente Geronzi, il direttore d’allora Corcione, negli anni ‘90 (non ricordo bene in quale anno), hanno pensato bene quando ancora il nostro fondo aveva una certa consistenza, di stornare le loro posizioni e portarsele nel fondo dei dirigenti del Banco di Santo Spirito. I soldi che loro hanno spostato in loro favore, ripeto di questi 24 dirigenti, ammontano esattamente, perché fu detto in un’assemblea degli azionisti, a 47 miliardi delle vecchie lire, ripeto eravamo intorno al ’94, ’95.PAOLO MONDANI FUORI CAMPO“Ha reiteratamente commesso crimini di gravità inaudita, mostrando la più totale insensibilità nei confronti di chi ne sarebbe stato la vittima più indifesa, il popolo dei risparmiatori” e ancora: “la pericolosità dell’indagato risulta certamente ancora concreta e attuale”. Così si esprimeva nel 2006 il Tribunale della Libertá di Bologna nel confermare l’interdizione temporanea dagli incarichi di Cesare Geronzi in Capitalia. L’inchiesta era quella sulla Parmalat. Dopo l’ interdizione, il patto di sindacato di Capitalia votò la riammissione di Geronzi agli incarichi. Così come votò a favore all’inizio del 2007 dopo la sospensione di Geronzi a seguito della condanna per il crack Italcase Bagaglino. Tra i componenti del patto spiccano il gruppo Ligresti, la Fininvest e Salvatore Mancuso che rappresenta la regione Sicilia ed è uomo di Salvatore Cuffaro. DIRIGENTE CAPITALIAGeronzi ha conosciuto un’interdizione giudiziaria ed una sospensione dall’esercizio dei suoi uffici e una condanna in primo grado ad 1 anno e 8 mesi per concorso in bancarotta nel crac Bagaglino Italcase. E’ indagato nel crac della Cirio, nel caso Parmalat-Ciappazzi e nel caso Eurolat, dove è stato rinviato a giudizio con capi d’imputazione che vanno dal concorso in bancarotta all’usura. Eppure è presidente di Mediobanca, ma è anche presidente del Patto di Sindacato, del Consiglio di Sorveglianza e del Comitato Governance. Neppure Cuccia ha mai concentrato tanto potere.PAOLO MONDANI Ma questo come è stato possibile?DIRIGENTE CAPITALIAQuesto è possibile perché nel decreto del Ministro del Tesoro che determina i requisiti di onorabilità di chi opera nel mondo finanziario, c’è scritto che viene mandato a casa solo chi è stato condannato in via definitiva. Ed ecco perché Geronzi in futuro vorrebbe fare il Presidente delle assicurazioni Generali, perché il decreto vale per le banche ma non per le assicurazioni.PAOLO MONDANI FUORI CAMPODa Capitalia al Corriere della Sera: ne ha fatta di strada Cesare Geronzi. Osserviamo al microscopio alcuni documenti interni di Capitalia. Questo è un atto del consiglio di amministrazione della banca del 10 maggio 2007. E’ il rendiconto delle erogazioni per fini di beneficenza. Il fondo ammonta a circa 20 milioni di euro ed è Geronzi in persona ad occuparsene. Tra gli altri spiccano i 50 mila euro all’Opera Romana Pellegrinaggi alle dirette dipendenze del Cardinal Ruini, i 150 mila euro alla Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa presieduta da Monsignor Mauro Piacenza, esponente dell’Opus Dei, e 195 mila euro senza nome, con la sola specificazione “Donazioni ad alcuni esponenti del Vaticano”. Quando non si ha una sigla a disposizione meglio mantenere l’anonimato.Ma c’è di più. Il 30 gennaio scorso, Capitalia avvia un’ispezione presso l’Area relazioni esterne diretta da Luigi Vianello, uomo-comunicazione di Cesare Geronzi. Un’attività di controllo messa in moto dall’Amministratore delegato Matteo Arpe. L’ispezione dura 3 mesi. L’area ha gestito nel 2006 31 milioni di euro, di cui circa 29 per pubblicità. Le conclusioni dell’ispezione sono durissime. L’area non dispone di un elenco fornitori... non si comprende la effettiva destinazione degli esborsi...c’è una generalizzata assenza di giustificativi contabili...e mancata emissione di fatture... si parla di frequenti acquisti di biglietti e abbonamenti per partite di calcio di cui non si conoscono i beneficiari.Si formulano riserve su stanziamenti a il quotidiano internet “Il Velino” che tra il 2004 e il 2007 incassa 1 milione e 200 mila euro.Capitalia tra il 2004 e il 2007 versa a Mediacom 94 e a Big Communication srl del 78 enne Mario Benedetti, circa 800mila euro per prestazioni che gli ispettori non riescono ad accertare e che definiscono “verbali e riservate”. Come dire che le due società che fanno pubbliche relazioni, sondaggi e agenzia di stampa ma dai loro bilanci sembrano poco attive, avrebbero fatturato il nulla.Tra gli stanziamenti preautorizzati nel 2006 troviamo: 180 mila euro per le manifestazioni culturali di Cortina D’Ampezzo curate dal giornalista Enrico Cisnetto, 66 mila euro per il Dvd su José Maria Escrivà fondatore dell’Opus Dei, 60 mila euro per l’evento commemorativo Giovanni Paolo II sull’Osservatore Romano, 36 mila euro per la sistemazione dei giornalisti per l’America’s Cup. Mentre tra le spese di rappresentanza fanno la loro figura i 35 mila euro per portatelefonini in pelle con piastra d’argento.A fine ispezione, il vice direttore generale De Robbio scrive: “è indispensabile mettere in atto immediati interventi che riconducano l’area nell’alveo di una regolarità gestionale amministrativa”. De Robbio non è piú in Capitalia e nemmeno Arpe, ma siccome Capitalia non esiste più queste carte che fine avranno fatto? Ultimo atto: Sabato 29 settembre. Cesare Geronzi e Alessandro Profumo di fronte a migliaia di dipendenti danno l’addio a Capitalia. Un dirigente chiede a Geronzi se sia vero che ha ceduto Capitalia a Unicredit in cambio della presidenza di Mediobanca. Cosi risponde Cesare Geronzi.INTERVENTO DI CESARE GERONZI“Prima della sua morte il dottor Maranghi, che aveva voluto riprendere i contatti con me, mi stimolava continuamente, mi diceva: “Bisogna rifare tutto, bisogna rifare tutto, ma tu vuoi fare il presidente di Mediobanca?” Ma dissi: “Guardi, io non farò mai nulla. Io sono una persona che non ha mai inseguito cariche”. PAOLO MONDANI FUORI CAMPOVincenzo Maranghi fu a lungo alla guida di Mediobanca ed è scomparso nel luglio scorso. A poche ore dalle parole di Geronzi la famiglia di Vincenzo Maranghi replica così: «Siamo profondamente sconcertati dall’attribuzione di parole e pensieri a una persona che non è più in grado di asseverare, né di correggere, né tanto meno di smentire quelle affermazioni». Ci auguriamo che episodi come questi non abbiano più ad accadere. Sarebbe molto facile per noi, naturali e vigili custodi della memoria del congiunto, intervenire». Sí, sarebbe facile, visto che Vincenzo Maranghi, ogni volta che incontrava Cesare Geronzi, desiderava avere accanto a sè un familiare. Meglio dire, un testimone. MILENA GABANELLI IN STUDIOPer tornare all’ispezione dalla quale emerge che un po’ di spese non sarebbero avvenute con la modalità stabilita dalle regole interne. Uno dice “saranno fatti loro”. Non è così, perché ogni azienda si da delle linee di comportamento in conformità alle norme stabilite dalla 231, e poi le deve rispettare. E qualora si rilevassero delle irregolarità amministrative tu azienda non te ne puoi lavare le mani. Il resoconto dell’ispezione è transitato insieme a Capitalia ad Unicredit. Se queste carte produrranno conseguenze o verranno archiviate non lo sappiamo. Quello che è certo è che l’ascesa di Geronzi non è stata rallentata dalla sue pesanti vicende giudiziarie; 1 condanna, 3 rinvii a giudizio una interdizione e una sospensione. Questo perché la nostra legge che regolamenta la materia dice: finché non c’è una sentenza definitiva è l’assemblea dei soci a decidere se la tal persona può stare alla guida di un grande gruppo bancario. E gli azionisti hanno deciso che si: Geronzi possiede i requisiti di onorabilità. Scrive l’autorevole financial times “in Inghilterra ad indirizzare le decisioni in alcune circostanze basta un’alzata di sopracciglio del governatore”. Draghi che stigmatizza i conflitti e invita al rispetto delle regole, quel sopracciglio ha ritenuto di non doverlo alzare. E così oggi l’Italia si trova Cesare Geronzi al più alto incarico nel settore più delicato e determinante per l’economia del paese.

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