ROMA - Esplode la rabbia fra i giornalisti della Rai, oltre duecento, riuniti nell'assemblea urgente dell'Usigrai dopo lo scandalo delle intercettazioni denunciato da Repubblica. C'è indignazione contro quella che definiscono "cabina di regia", un organismo che avrebbe pilotato le notizie piegandole a una precisa strategia politica. Ne esce un documento, che chiede la sospensione immediata per i responsabili, un'azione legale collettiva nei loro confronti, l'intervento delle Autorità della concorrenza e per la comunicazione, una legge sulla Rai che lasci i partiti fuori dall'azienda. E si profila l'eventualità di uno sciopero di tutti i lavoratori Rai riuniti sotto le varie sigle sindacali. Il comunicato. Il testo del comunicato è stato letto in apertura di tutti i telegiornali Rai. "Le persone che risulteranno responsabili - si legge - dovranno essere sospese immediatamente dai loro incarichi e siamo pronti a promuovere, nei loro confronti, un'azione legale collettiva. Contemporaneamente va approvata una legge che metta definitivamente fuori i partiti dall'azienda". Nel documento, si chiede anche "l'intervento immediato delle Autorità della concorrenza e per la comunicazione". "Vi terremo informati costantemente - assicurano i giornalisti ai telespettatori - su questa brutta storia. Intendiamo tutelare i diritti di voi utenti". Petruccioli: "Siamo al capolinea". All'assemblea interviene anche il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, che spiega con precisione: le responsabilità saranno accertate, la Rai si costituisce parte lesa, gli atti verranno acquisiti e poi si trarranno le conseguenze in un quadro di rispetto assoluto della legge e, soprattutto, in tempi brevi. Ma è chiaro nel dire "siamo ormai al capolinea". Il quadro normativo è da cambiare, la Rai non può più essere di proprietà di un ministero, quello del Tesoro, "un obbrobrio contenuto nella Gasparri".
"E' la prova di quello che si sapeva". Fuori dall'ufficialità, i giornalisti concordano nell'affermare che quella pubblicata da Repubblica è solo la prova di qualcosa che già si conosceva. "Sapevamo - dice una giornalista del Tg1 - che Rai e Mediaset avevano un filo diretto e concordavano una strategia. Vedi il caso della morte del Papa: nonostante le pressioni fortissime della redazione, non fu possibile interrompere Porta a porta dove c'era Silvio Berlusconi anche se con un un contributo registrato". Secondo i più, andavano in onda edizioni fotocopia dei tg Rai e Mediaset e gran parte dei giornalisti ipotizza che nella cosiddetta "cabina di regia" ci fossero altri esponenti politici, vicini a Berlusconi, capaci di dettare la loro legge. Serventi Longhi (Fnsi): "Subito legge di riforma Rai". Se i contenuti delle intercettazioni saranno confermati "si tratterebbe di una vicenda di assoluta gravità". Così il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Paolo Serventi Longhi, "anche se il sospetto che le due aziende si siano consultate e abbiano concordato il 'taglio' di almeno una parte dell'informazione politica, si era consolidato nell'opinione pubblica". Un costume "che offende le migliaia di giornalisti Rai e Mediaset che fanno onestamente il proprio mestiere. Bisogna che il Parlamento ponga mano subito alle leggi sul conflitto di interessi e sulla riforma della Rai". Paissan: "Emergenza pubblica". Parla di "emergenza pubblica" Enrico Paissan, vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti. "Quando il servizio pubblico arriva al punto di farsi guidare dall'azienda concorrente - osserva - il grido di allarme deve riguardare i cittadini, è in discussione il diritto a essere informati. L'Ordine sicuramente aprirà istruttorie nei confronti dei professionisti coinvolti - aggiunge - è stata violata una norma fondamentale: l'unico punto di riferimento dei giornalisti deve essere il pubblico ". (21 novembre 2007)
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