Tuesday, June 06, 2006

un'articolo sulle possibili cause della scomparsa di EOLO

IL COMPLOTTO DELL’ARIA COMPRESSA


Di Ugo Bardi – Gennaio 2005 (rivisto e corretto Marzo 2005)

Dipartimento di Chimica, Università di Firenze

www.aspoitalia.net









Siamo in una situazione in cui il problema dell’esaurimento delle risorse, quelle energetiche tradizionali in primo luogo, non si può più considerare come qualcosa di remoto e che non ci riguarda. Il fatto che il problema stia cominciando a porsi porta a due reazioni emotive; la prima è di negare che il problema esista l’altra che il problema si risolverebbe facilmente se non fosse per il complotto del governo/compagnie petrolifere/multinazionali/alta finanza/gnomi di Zurigo o chi altro che affossano qualche meravigliosa soluzione tecnologica che altrimenti tutti già utilizzerebbero invece del petrolio.



Ci sono molte ben note bufale in questo campo, fra le quali citiamo a mo’ di esempio l’ “energia orgonica”, l’ “energia di punto zero” e vari altri casi che si riducono alla fine dei conti al buon vecchio moto perpetuo. Andremo invece a esaminare in un certo dettaglio un caso più complesso e più difficilmente valutabile, quello della vettura stradale ad aria compressa, che è stato definito una “bufala” da alcuni ma che si presenta anche come una possibile cosa seria. Questo veicolo è noto col nome di “EOLO,” prototipo progettato e brevettato dall’ing. Negré e promosso e propagandato dalla ditta MDI del Lussemburgo. La Eolo esiste da svariati anni e ogni anno, un po’ come l’influenza cinese, si ripresenta solo leggermente mutata a generare l’entusiasmo di molti che vi vedono la soluzione a tanti problemi, primo fra tutti l’inquinamento urbano da traffico che è una cosa estremamente grave e seria.



E’ interessante notare la reazione all’annuncio di questo oggetto come la si può vedere nei vari forum che si occupano di energia, ambiente e inquinamento. Di solito, c’è sempre qualcuno che non aveva mai sentito parlare della Eolo e che annuncia la grande “novità” della vettura ad aria compressa con entusiasmo, a volte come l’arrivo di una vera e propria nuova era ecologica. La reazione si suddivide fra commenti altrettanto entusiasti da una parte, mentre da un’altra si denuncia il fatto che la macchina ad aria compressa semplicemente sposta il problema dell’inquinamento dal tubo di scappamentto alla centrale elettrica, senza risolverlo. Una frazione dei commentatori esprime dubbi sulla fattibilità tecnica del concetto e fa notare come non esiste nessuna prova che l’oggetto in questione sia in grado di dare veramente le prestazioni conclamate. Qualcuno parla francamente di “bufala” e di “imbroglio”. A questo, gli entusiasti rispondono che se la Eolo non è ancora sul mercato questa è, ovviamente, colpa del complotto delle compagnie petrolifere che non vogliono concorrenza.



Come possiamo valutare questo pasticcio di proclami e controproclami? I dati disponibili riguardo a effettive prove su strada della Eolo, della quale sembra esistano pochissimi esemplari, sono molto scarsi. Una cosa che possiamo dire è che la Eolo è un caso del tutto isolato in un panorama tecnologico nel quale, apparentemente, la maggior parte degli attori nel campo (case automobilistiche, piccoli costruttori, ecc.) hanno deciso a priori che il concetto di propulsione ad aria compressa non è interessante in confronto ad altre tecnologie a “inquinamento zero” come la trazione elettrica accoppiata a batterie o a pile a combustibile.



Possiamo escludere senz’altro che questo sia il risultato di qualche complotto, altrimenti i costruttori avrebbero smesso di lavorare anche su tutte le altre soluzioni. Piuttosto, il fatto di scartare a priori l’aria compressa deve essere il risultato di una stima dai principi fisici di base. Proveremo ora a fare, appunto, questa stima. Teniamo conto che questo tipo di stima non sostituisce né uno studio ingegneristico completo né i test sperimentali, ma ci serve per definire in quale ordine di grandezza ci muoviamo e che cosa possiamo aspettarci. Potrebbe la macchina ad aria compressa fare concorrenza come autonomia a una macchina tradizionale a benzina o diesel? Oppure rientriamo nel settore delle “microvetture da città” a bassa velocità e scarsa autonomia come quelle a batteria? Quello che segue è moderatamente tecnico e il lettore non interessato ai dettagli può semplicemente saltare questa sezione per andare direttamente alla sezione “conclusioni”





Veicoli ad aria compressa.



La tecnologia dell’aria compressa non è certamente cosa nuova. Se vogliamo andare alle radici storiche dell’idea, possiamo addirittura risalire al periodo alessandrino, quando gli ingegneri del tempo sperimentarono delle catapulte ad aria compressa. Si scontrarono però per la prima volta con i problemi della gestione termica della compressione e dell’espansione; fra le altre cose gli prendeva fuoco il catrame usato per sigillare i cilindri pieni d’aria. Alla fine dei conti, le catapulte tradizionali ad arco o a tendine di cavallo funzionavano molto meglio. Verso la seconda metà dell’800 si cominciarono a costruire delle locomotive ad aria compressa per usi particolari, per esempio per trasporto nei tunnel delle miniere. Queste macchine non riuscirono mai a far concorrenza alle macchine a vapore tradizionali e questo la dice lunga sulle difficoltà della cosa, dato che l’efficienza dei motori a vapore è notoriamente infame. Non si riportano casi storici di vetture stradali azionate ad aria compressa. Oggi, l’aria compressa come sistema di immagazzinamento di energia ha ripreso interesse nei sistemi cosiddetti “CAES” (compressed air energy storage). Questi sistemi utilizzano cavità sotterranee per immagazzinare grandi quantità di aria compressa a pressioni relativamente basse. Vengono utlizzati in combinazione con sistemi di turbine a gas di grandi dimensioni. La tecnologia CAES non è adatta per applicazioni mobili.



Mancando veicoli ad aria compressa circolanti su strada, i dati disponibili sono necessariamente incerti. Per questa ragione potremo solo dare una valutazione di massima, di ordine di grandezza, senza pretendere di arrivare a delle conclusioni esatte. Questi dati di ordine di grandezza ci permetteranno comunque un confronto con altre tecnologie veicolari. Occorre anche definire i criteri di giudizio. Sostanzialmente ci sono due parametri tecnologici principali da considerare, uno è l’efficienza di “ciclo di vita” ovvero con quanta efficienza il veicolo utilizza l’energia primaria di partenza – di solito energia elettrica generata da una centrale termica. L’altro è il rapporto peso/energia trasportata del veicolo stesso, che ne determina la capacità di trasporto e l’autonomia. Non possiamo poi trascurare la questione dei costi e, per finire, ci limiteremo nella valutazione a tecnologie che siano disponibili sul mercato, tralasciando nuove tecnologie, possibili ma incerte.



Consideriamo per prima cosa la questione dell’efficienza di ciclo di vita. Senza andare in calcoli dettagliati, diciamo che in confronto a un sistema che usa direttamente un motore elettrico, un sistema come quello EOLO deve prima comprimere l’aria mediante un compressore (ovvero un motore elettrico) per poi utilizzarla per mandare un motore a pistoni. Questo porta necessariamente a una perdita di efficienza, ulteriormente aumentata dal fatto che il motore a pistoni della Eolo viene dichiarato come avente un efficienza del 70% contro l’efficienza di oltre il 90% dei motori elettrici moderni. Questa minore efficienza del veicolo ad aria compressa sarebbe tuttavia sopportabile se ci fossero in cambio di prestazioni superiori in termini di autonomia, che è oggi il punto debole delle vetture elettriche.



Vediamo allora di fare un po’ di conti. Come prima approssimazione, supponiamo che il gas segua la legge dei gas perfetti. Ne consegue che l’energia immagazzinabile è:



L= nRT ln(Pf/Pi)



dove i suffissi “i” e “f” stanno per “iniziale” e “finale.” Risulta dalle descrizioni della MDI che la Eolo monta delle bombole da sub come contenitori dell’aria compressa. Questa è una tecnologia già ottimizzata in termini di pesi per garantire la miglior trasportabilità possibile. Una bombola da sub in acciaio di 15 litri pesa circa 16 kg e contiene circa 4 kg di gas compresso a 200 bar. Sostituendo questi valori troviamo un’energia di 1.8 MJ, ovvero circa 440 Wh. Il rapporto energia/peso è circa 25 Wh/kg. In principio, si potrebbe anche lavorare a pressioni più alte, diciamo fino a 300 bar usando bombole in carbonio. Queste bombole sono costose e non è chiaro se sarebbe possibile omologarle per un veicolo circolante, comunque in questo caso l’energia immagazzinata potrebbe salire fino a 30-40 Wh/kg.



Possiamo confrontare questo valore con quello delle batterie elettriche (vedi, p. es. http://www.batteryuniversity.com/partone-3.htm). Abbiamo circa 30-50 Wh/kg per le batterie al piombo tradizionali, circa 80-100 Wh/Kg per le batterie al Ni/Cd e circa 100-130 Wh/Kg per le batterie al litio - polimero. Quindi, potenzialmente l’aria compressa potrebbe fare altrettanto bene delle batterie tradizionali al piombo, meno bene delle batterie al litio-polimero e decisamente meno bene al confronto dei combustibili tradizionali, benzina e gasolio, che immagazzinano fino a 10 kWh/kg (è questo, incidentalmente, il fattore che rende accettabile, al momento attuale, l’utilizzo di motori inefficienti come quelli a pistoni a combustione interna.)



Il calcolo di cui sopra quantifica l’energia immagazzinata dall’aria compressa ma la cosa importante è quanta di questa energia può essere effettivamente sfruttata. Per prima cosa, consideriamo che il motore ad aria compressa deve necessariamente funzionare a una pressione superiore a quella atmosferica, per cui non si può sfruttare tutta l’aria immagazzinata nelle bombole. Se, per esempio, in condizioni di regime il pistone richiede una pressione di 40 bar, questo vuol dire che il 20% dell’energia immagazzinata a 200 bar non potrà essere utilizzata. Come ulteriori elementi di svantaggio per l’aria compressa, notiamo la minore efficienza del motore ad aria rispetto a quello elettrico, già citata prima (70% contro >90%). Notiamo anche che una vettura elettrica ha la possibilità di recuperare energia in frenata, possibilità che viene implementata in molte delle vetture elettriche sul mercato. Questo recupero è possibile, in teoria, anche per l’aria compressa, ma molto difficile in pratica per le complicazioni meccaniche associate e non sembra che questa possibilità sia stata implementata nella Eolo.



Per finire, il punto forse più importante è che sarebbe possibile recuperare tutta l’energia immagazzinata in un gas compresso solo se si potesse fare avvenire l’espansione a temperatura costante (“isoterma”). Viceversa, un gas si raffredda quando si espande e questo diminuisce di parecchio il lavoro che se ne può estrarre. Questo tipo di espansione si dice “adiabatica”. Utilizzando le appropriate formule, si trova che per un’espansione puramente adiabatica, l’energia effettivamente sfruttabile dal gas potrebbe essere ridotta di un fattore 10 circa rispetto al caso isotermo. Nella pratica, l’espansione del gas può essere fatta in stadi, lasciando progressivamente riscaldare il gas. Questo tipo di espansione viene detta “politropica” e le formule che descrivono l’energia utile ottenibile dipendono dalla differenza di temperatura, dalla capacità termica del gas e da un “fattore politropico” che dipende dalle condizioni di espansione. E’ difficile dire che livello di efficienza possa raggiungere l’espansione politropica del sistema della Eolo, ma sicuramente non sarà pari a quella del ciclo ideale isotermo e potrebbe essere, in effetti, molto inferiore.



A questo riguardo, si pone il problema di come la Eolo possa gestire le problematiche termiche create dall’espansione adiabatica dell’aria ad alta pressione. Nel normale uso dell’aria compressa, si lavora a pressioni molto più basse; per intendersi, un avvitatore di quelli usati dai gommisti funziona normalmente a soli 6 bar e in un officina raramente si trovano applicazioni dell’aria compressa oltre qualche decina di bar. In queste condizioni, non ci sono problemi di raffreddamento dovuti all’espansione del gas. Ma per pressioni di 200 bar o superiori, l’espansione può causare il congelamento dell’acqua contenuta nel gas con la conseguente ostruzione degli ugelli. In effetti, nel caso della Eolo si può pensare che esistano delle notevoli difficoltà a evitare il problema considerando le piccole masse in gioco in una microvettura.



Le incertezze inerenti ai pochi dati disponibili sono tali che non possiamo arrivare a dei numeri precisi, ma possiamo comunque arrivare a concludere che: una vettura ad aria compressa ha efficienza e prestazioni dello stesso ordine di grandezza (e probabilmente inferiori) di quelle di una vettura a batteria al piombo e sicuramente inferiori a quelle di una vettura con batterie al litio. Queste prestazioni non sono neanche lontanamente comparabili a quelle di una vettura con motore tradizionale a benzina o a gasolio.





Conclusioni.



Per il momento, l’aria compressa come mezzo di stoccaggio di energia si presenta come pratica soltanto per grandi volumi, ovvero per sistemi stazionari di grande potenza. Non è da escludere che sia possibile costruire un veicolo ad aria compressa utilizzabile in certe condizioni. Il sistema ad aria compressa avrebbe l’indubbio vantaggio del numero quasi infinito di cicli di carica/ricarica delle bombole, ma risulterebbe senza vantaggi significativi (e probabilmente in svantaggio) in termini di prestazioni rispetto alla tecnologia tradizionale delle batterie al piombo e quasi sicuramente svantaggioso rispetto alla nuova generazione di veicoli a batteria al litio (tipo Toyota Prius).



Possiamo dunque scartare senza problemi l’ipotesi che il fatto che oggi non possiamo comprare la Eolo da un concessionario sia dovuto a un complotto. Se così fosse, bisognerebbe spiegare come mai i cospiratori non si siano preoccupati di affossare anche la tecnologia delle macchine a batteria. E’ assai più probabile che i promotori della Eolo si trovino effettivamente in difficoltà a sviluppare una vettura veramente pratica e utilizzabile.



D’altra parte, anche se si vendesse dai concessionari, la vettura ad aria compressa non risolverebbe il problema che ci troviamo di fronte, ovvero di eliminare l’attuale parco macchine inefficienti e inquinanti, sostituendolo con veicoli a “emissioni zero” se possibile alimentati da fonti rinnovabili. Purtroppo, gli acquirenti sono abituati ai motori a combustione interna a benzina o a gasolio e non sembrano minimamente interessati a passare a veicoli che, pur non inquinanti, non danno le stesse prestazioni e non hanno la stessa autonomia. Anzi, negli ultimi anni il mercato si è sempre più orientato verso veicoli dispendiosi e inefficienti, quali gli “Sport Utility Vehicles”; SUV, rifiutando di dare spazio ai veicoli a batteria. La vettura ad aria compressa non avrebbe speranze di fare di meglio.



Di fronte a questa situazione, lascia perplessi l’aggressiva strategia di marketing della MDI. Che senso ha vendere licenze per la costruzione di un veicolo che per il momento non circola su strada e non esiste sul mercato? Che senso ha promuovere con tanta insistenza una tecnologia che non ha prestazioni superiori a quelle delle vetture a batteria che, per il momento, non riescono a quadagnarsi una fetta di mercato significativa?



Tralasciando di addentrarsi nei sospetti peggiori, forse è comunque il caso di dire anche qualcosa di buono della piccola Eolo, che ha il merito di aver generato un dibattito sulla necessità di auto veramente a “emissione zero” per i centri urbani. La situazione di inquinamento è oggi tale da configurarsi come una vera e propria epidemia. Il Comitato sugli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico in Gran Bretagna (COMEAP, 2001) ha stimato che l’inquinamento da PM10 nelle aree urbane dell’Inghilterra provochi 8.100 morti ogni anno e 10.500 ricoveri ospedalieri; questo danno è esprimibile anche come una diminuzione della speranza di vita media compresa tra 2 e 20 mesi per ciascun cittadino, attribuibile all’inquinamento atmosferico. In media, è quasi un anno di vita in meno per ciascuno di noi e questo è soltanto per i danni causati dalle polveri sottili. E’ comprensibile, dunque, l’entusiasmo di molte persone di fronte a quella che si presenta come una soluzione.



Tecnicamente, è molto probabile che la Eolo non sia la soluzione giusta, ma il problema è reale. Fortunatamente, esistono anche soluzioni reali. La nuova generazione di batterie al litio si presenta come in grado di fornire vetture con autonomie dell’ordine dei 300 km con velocità massime intorno agli 80 km/h, perfettamente adatte per uso urbano e extraurbano a breve e media distanza. Anche senza aspettare le batterie al litio (comunque già in produzione con la Toyota Prius) le vetturette a batteria al piombo potrebbero già essere utilizzate per dare una boccata di ossigeno alle nostre città asfissiate se solo volessimo deciderci a fare a meno del rombo di quegli aggeggi che ci piacciono tanto ma che ci fanno anche tanto male alla salute. L’abbiamo fatto per le sigarette, possiamo farlo anche per le automobili.



La cosa importante, comunque, è analizzare le soluzioni senza credere nè nei miracoli nè nei complotti. Ci sono tecnologie buone, altre meno buone, e alcune pessime. La scelta fra una SUV sprecona e inquinante e una microvettura leggera e pulita dovrebbe essere ovvia (ma, per qualche ragione, non lo è per tutti).









L’autore ringrazia il sig. Vito Ciavarella e per i suoi commenti e il sig. Sandro Kensan per la correzione di un errore di calcolo in una versione precendente. Segnala anche la discussione di Sandro Kensan sull’argomento, che si trova a http://www.kensan.it/articoli/Eolo.php. Kensan usa dati leggermente diversi da quelli usati qui, ma arriva a conclusioni sostanzialmente uguali.

Eolo l'auto ad aria va in fumo?

Eolo, l’auto ad aria va in fumo
La società licenzia i dipendenti
http://www.giornaletecnologico.it/hitech/200512/05/43932a0507aae/

Doveva essere l’auto capace di risolvere tutti i problemi di inquinamento delle grandi città europee e invece, non si sa per quale motivo, non vedrà mai la luce. Eolo, l’auto ad aria compressa in grado di percorrere ben 200 chilometri con un pieno che sarebbe costato all’automobilista poco più di 70 centesimi di euro, non vedrà mai la luce. La società italiana si difende scaricando di fatto le proprie colpe su chi non ha mai inviato i macchinari per produrre l’auto e su quelle persone che, pur dovendo, non hanno mai verificato i veri rendimenti della vettura.

Ma per quale motivo chi avrebbe dovuto avere tutte le ragioni di incassare milioni di euro da un’invenzione del genere ha abbandonato il progetto senza neppure tentare di portarlo a termine? In tanti sul Web puntano il dito contro le multinazionali del petrolio. Queste, infatti, sarebbero le uniche a subire ingenti danni economici dall’eventuale lancio di un tale sistema di locomozione.

>>>I video dell'auto ad aria

Intanto i soci della Eolo Auto Italia hanno perso la pazienza, e dopo aver investito circa 6 milioni di euro hanno deciso di far causa alla francese MDI. La società, infatti, si trova costretta a licenziare i suoi 74 operai tenuti per un lunghissimo periodo in cassa integrazione. "Abbiamo dato mandato a uno studio legale di citare la società in tribunale - ha detto Giuseppe Bussotti, presidente e amministratore dimissionario - perché non hanno rispettato il contratto". La causa, ha aggiunto Bussotti, dovrebbe svolgersi in Lussemburgo. Gli operai, ha spiegato Bussotti, "sono sul libro paga della Eolo, ma non sono stati pagati, perché ci sono queste difficoltà. Dobbiamo licenziarli: come possiamo pagare 74 persone senza produrre nulla?”. "Ci sono stati consegnati solo alcuni macchinari - ha detto l'ex presidente Giuseppe Martellucci - ma non le distinte dei pezzi, dunque non si è mai potuto produrre nulla".

La società "ha bisogno di sospendere il progetto in Italia", pur se la Eolo ha "un'evoluzione tecnica all'avanguardia" e "il motore è di grandi livelli – ha commentato Martellucci - ci basterebbe per andare sul mercato". Per Bussotti, invece, il problema principale è un altro. I tecnici della MDI "non sono mai stati in grado di dirci i veri rendimenti dell'Eolo", cioè di indicare l'effettiva autonomia dell'auto con un "pieno" d'aria. "Non sono un tecnico - ha aggiunto e concluso il presidente - ma secondo me non riescono ancora ad avere rendimenti importanti, non hanno ancora trovato il modo di trasformare e conservare la potenza. Le speranze di poter arrivare a produrre l'auto ci sono ancora, ma siamo onesti: è probabile che non potremo farlo".

E la MDI cosa sta facendo? La società francese, nei primi mesi del 2005, ha lanciato un nuovo prototipo ribattezzato non Eolo ma CATs (Compressed Air Technology Systems). L’auto, identica nella tecnologia al modello che sarebbe dovuto esser lanciato in Italia, vedrà la luce nel primo semestre del 2006 anche se, si legge sul sito ufficiale della casa, il planning non è ancora completamente definito. "In condizioni finanziarie sufficienti resteranno allora circa 12 mesi di lavoro sulla MiniCATs, prima di accelerare la fase d'industrializzazione".

Eolo l'auto ad aria, alcuni dettagli in un articolo del 2003, ma ancora non s'è vista e non s'è saputo più niente

tratto da http://www.ecplanet.com/canale/tecn...t/ecplanet.rxdf)

Eolo, auto ad aria compressa

di: Donata Allegri


Eolo è il nome della prima auto ad aria compressa, raggiunge i 100 Km/h ed ha una autonomia di 200 Km allamedia di 60 Km/h (oppure 10 ore di utilizzo in città). L'idea della Eolo, sviluppata da Guy Negre, già progettista di motori da Formula, è della MDI, che ha ceduto la licenza per costruzione e commercializzazione in vari paesi alla Eolo International, che ha girato per l'Italia alla Eolo Italia.




Il cuore dell'Eolo è costituito dal motore in alluminio, che non utilizza la combustione ma l'espansione d'aria, senza quindi l'uso di fiamma e senza superare mai i 40 °C. In questo modo si diminuiscono l'usura meccanica e la manutenzione, mentre aumenta la durata. L'aria che esce dal tubo di scarico è, oltre che priva di gas nocivi, molto fredda (arriva infatti -20 °C). L'assenza di combustione consente di impiegare come lubrificante olio alimentare. Il rifornimento d'aria compressa può avvenire attraverso compressori da 5,5 o 3 Kw integrati nel veicolo che permettono di fare il pieno, rispettivamente in 4 o 7 ore, collegandosi a qualsiasi presa di corrente.




L'aria viene stipata in quattro contenitori tubolari in fibra di carbonio, che trovano posto sotto il pianale dell'auto, la cui resistenza è stata testata fino a 750 bar; inoltre l'aria compressa non è infiammabile e non può quindi esplodere. Tra gli altri particolari degni di nota, l'impianto elettrico di nuova concezione con un solo filo che comanda tutti i dispositivi, la carrozzeria in fibra di resina (nel futuro sarà di estrazione vegetale, interamente riciclabile), i sedili in canapa.




La Eolo entrerà in produzione quest'anno (2003) e sarà asseblata a Broni, nell'Oltrepò pavese. La fabbrica che coprirà una superficie di ventimila metri quadrati, quattromila dei quali destinati all’impianto produttivo dove verranno assemblate ottomila vetture l’anno. All’interno dei capannoni, interamente realizzati con pannelli in fibra di resina vegetale riciclabile, lavoreranno 240 persone, tra cui anche i capireparto che attualmente stanno seguendo il il corso di formazione a Nizza.

che fine ha fatto EOLO l'auto ad aria?

EOLO, l'auto ad ARIA !!!!
(lettera che gira sul web)



La macchina ad aria compressa... finisce in una nuvola di fumo Il caso Eolo auto di Marco Pagani Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la Eolo (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.

Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di 110 Km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.

Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.

Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole di aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.

Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche la manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.

Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire,nel suo allestimento più semplice.

Qualcuno l'ha mai vista in Tv?

Al Motorshow fece un grande scalpore, tanto che il sito www.eoloauto.it venne subissato di richieste di prenotazione: chi vi scrive fu uno dei tanti a mettersi in lista d'attesa, lo stabilimento era in costruzione, la produzione doveva partire all'inizio del 2002: si trattava di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina, dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione, da tutto un sistema interamente basato sull'autodistruzione di tutti per il profitto di pochi.

Insomma l'attesa era grande, tutto sembrava essere pronto, eppure stranamente da un certo momento in poi non si hanno più notizie.

Il sito scompare, tanto che ancora oggi l'indirizzo www.eoloauto.it risulta essere in vendita. Questa vettura rivoluzionaria, che senza aspettare 20 anni per l'idrogeno (che costerà alla fine quanto la benzina e ce lo venderanno sempre le stesse compagnie) avrebbe risolto OGGI un sacco di problemi, scompare senza lasciare traccia.

A dire il vero una traccia la lascia, e nemmeno tanto piccola: la traccia è nella testa di tutte le persone che hanno visto, hanno passato parola, hanno usato Internet per far circolare informazioni.

Tant'è che anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia.

Come stanno oggi le cose, previsioni ed approfondimenti:

Il progettista di questo motore rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui.

I 90 dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto.

I dirigenti di Eolo auto Italia rimandano l'inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno. Oggi si parla, forse della prima metà del 2006...

Quali considerazioni si possono fare su questa deprimente vicenda?

Certamente viene da pensare che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo che renda gli uomini indipendenti. La benzina oggi, l'idrogeno domani, sono comunque entrambi guinzagli molto ben progettati.

Una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi né di cambi olio, che sia semplice e fatta per durare e che consumi soltanto energia elettrica, non fa guadagnare abbastanza.

Quindi deve essere eliminata, nascosta insieme a chissà cos'altro in quei cassetti di cui parlava Beppe Grillo tanti anni fa, nelle scrivanie di qualche ragioniere della Fiat o della Esso, dove non possa far danno ed intaccare la grossa torta che fa grufolare di gioia le grandi compagnie del petrolio e le case costruttrici, senza che l'"informazione" ufficiale dica mai nulla, presa com'è a scodinzolare mentre divora le briciole sotto al tavolo...