Magni Giuseppe :
Vecchio amico di Roberto Castelli, regista della campagna elettorale del leghista, ex artigiano metalmeccanico ed ex grossista di pesce, sindaco leghista di Calco in quel di Lecco nonché (recita il curriculum) “parlamentare eletto dalla provincia di Lecco al parlamento di Chignolo Po” : cioè il parlamento padano dove i bossiani giocavano alla secessione.
Dotato di auto blu, scorta armata e 48 milioni di lire di stipendio per i primi 6 mesi ( paga poi raddoppiata il 2 gennaio 2002, in linea con la nuova moneta: 46.482 euro a semestre), Magni si mette all’opera, anche se non è ben chiaro che cosa faccia. Quel che è certo è che il suo contratto verrà rinnovato di semestre in semestre per ben sette volte, cioè per oltre tre anni. Finché incapperà nelle maglie della Corte dei Conti, che ricostruirà così le sue mansioni di “esperto”: relazioni insulse “senza alcuna documentazione” e “senza allegati”,” affermazioni del tutto generiche” allusioni ad alcuni “progetti” (quali?). Insomma, aria fritta. Ma fritta così bene da dare “la netta impressione che egli si consideri a capo dell’amministrazione carceraria”.
Una patacca che la magistratura contabile accollerà non soltanto a Magni, ma anche a Castelli, denunciando “l’eclatante illegittimità e illiceità del comportamento del ministro” e condannando i due a risarcire lo Stato, in solido, con 98.876,96 euro.
Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio : Mani Sporche; Chiarelettere Editore, 2007; pagg 34-35.