Monday, December 21, 2009

Arrestato Pier Luigi Prosperini - le tangenti di Odeon - conti esteri - Raimondo Lagostena - corruzione - Afewerki

MILANO, SALTO INDIETRO NEL TEMPO
di Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano 18 dicembre 2009)


Almeno per le carte che conosco, l'arresto di Pier Gianni Prosperini non mi pare sufficientemente motivato”. Dice proprio così il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, quando gli chiedono del suo assessore al Turismo Prosperini, un tempo leghista e da molti anni di An, che da 12 ore si rigira tra le mani un'ordinanza di custodia cautelare in cui lo si accusa di corruzione, truffa e turbativa d'asta.
La lettura delle 49 pagine offre il ritratto -ovviamente ancora da verificare - di un politico corrotto fino al midollo. Ci sono 230 mila euro che arrivano sui suoi conti svizzeri. C'è il suo fiduciario nel Canton Ticino che descrive le operazioni per mascherare la presunta mazzetta. Ci sono gli appunti per effettuare il bonifico trovati a casa di Raimondo Lagostena, il proprietario di Odeon Tv, che si è appena aggiudicato un appalto da 7 milioni e 200 mila euro per la promozione delle località turistiche lombarde.
Un brutto quadro, cui bisogna aggiungere sette diverse società off shore dove sarebbero girati almeno altri 800 milia euro provenienti da un'intermediazione (ma secondo i pm è corruzione internazionale) per vendita di pescherecci al sanguinario dittatore marxista Isaias Afewerki (MINISTRO ERITREO ndr). E pacchi di intercettazioni e dichiarazioni: lunghe chiacchierate da cui emerge con chiarezza come le mazzette e i sodi dei contribuenti venissero utilizzate per condizionare il consenso elettorale tramite le una serie di tv private. Telecity e Telelombardia, che negli anni precedenti avevano venduto a Prosperini decine di spazi autogestiti per le sue comunicazioni politiche, erano in credito con lui per duecentomila euro. Un bel problema che vien risolto a spese dei lombardi. Gli uomini di Prosperini, ma in qualche caso lui stesso, autorizzano le emittenti a gonfiare le fatture della campagna pubblicitaria regionale per il Bit 2008 (la fiera del turismo) in modo da coprire i debiti privati con soldi pubblici. “Una vicenda provata e circostanziata” scrive il giudice che non calca nemmeno troppo la mano quando, candido candido, uno dei responsabili di Telecity, racconta come funzionasse la libera informazione da quelle parti. La sua emittente non solo aveva garantito al politico gli “spazi autogestiti” a pagamento. Si era pure resa disponibile a dargli visibilità: “sia in veste istituzionale nei vari tg o nelle varie trasmissioni da noi mandate in onda”. Anche nelle radio, come è accaduto per esempio a Radio Reporter, si faceva lo stesso: l'editore garantiva all'assessore un'intervista alla settimana e dalla regione piovevano altri appalti. E allora perché Formigoni si espone così tanto? Perché persino il ministro della Difesa, Ignazio Larussa, scende in campo per dire: "Io di Prosperini ho, ho sempre avuto e avrò sempre fiducia"? La sensazione è quella che all'ombra della Madoninna ci si senta davanti alla punta di iceberg. Il caso Prosperini potrebbe essere tutt'altro che isolato. In questi mesi si sono moltiplicati i segnali che dimostrano come la capitale morale d'Italia sia a un passo dal ritornare quella del 1992. Diciassette anni dopo torna ad aleggiare gelido lo spettro di Mani Pulite.
Nelle stanze della Regione non è un mistero per nessuno che sia partita la caccia a fortunati possessori degli orologi (dal valore di molte decine di migliaia di euro ciascuno, per un totale di 6,5 milioni) che il re delle bonifiche, Giuseppe Grossi, ancora in carcere per lo scandalo Zunino-Santa Giulia, ha regalato ai politici a lui più vicini. In giunta si trema poi per la sorte di due assessori: il brianzolo Massimo Ponzoni (Ambiente) e il suo collega varesotto, Massimo Buscemi (Reti e servizi pubblica utilità ). Nessuno dei due risulta indagato (Ponzoni è stato sentito come teste per dieci ore), ma è certo sconcertate scoprire che i due politici pidiellini conducevano affari per molti milioni di euro in società con Rosanna Garibodi, la moglie del potentissimo deputato Pdl, Giancarlo Abelli, finita in manette perché titolare di un conto a Montecarlo sul quale piovevano i soldi di Grossi. Il fatto che i tre, più l'ex assessore regionale all'Innovazione e Artigianato, Giorgio Pozzi, si fossero ritrovati nelle medesime società immobiliari che costruivano palazzi nei nell'hinterland milanese, fa intuire come ormai a Milano la politica sia sempre più una lotta tra comitati di affari. Tutto però viene considerato normale, tutto (se non c'è reato) è regolare. Non per niente a Pavia, dove la Gariboldi era stata nominata assessore provinciale per motivi di famiglia, nessuno nella maggioranza di centro-destra si è stracciato le vesti quando sui giornali, prima dell'arresto,erano uscite le prime notizie sul conto estero, non dichiarato al fisco, di Lady Abelli. Come dire: ha solo evaso il fisco? E chi se ne frega.
Adesso però tocca a Prosperini. "Il Baluardo della Cristianità, il Flagello dei Centri Sociali, il Condottiero del nord", come si definiva l'assessore, uomo simpatico e dalle maniere spicce, spesso chiamato "boss" per telefono dai suoi più stretti collaboratori. Nei suoi interventi televisivi ad ogni ora del giorno e della notte,fino a un paio d'anni fa sempre in compagnia di Carla De Albertis (allora assessore a Milano e oggi finita sotto i riflettori dei pm per una consulenza da 240.000 euro), Prosperini chiedeva leggi durissime contro gli immigrati che vessavano "i poveri e onesti cittadini". E intanto si accompagnava con un'amica russa alla quale faceva avere lavori come hostess nelle fiere della regione. Peccato che - almeno in un caso - la ragazza al lavoro non si presentasse. Tanto che la Guardia di Finanza la sente per telefono dire: "Come è andata al Bit?". "Bene", risponde lui ridendo, "dovresti saperlo no? Te lo avevo detto che non venivi". Il risultato è che la donna incassa mille euro alle spalle dei contribuenti ed è felice. Per Prosperini invece cominciano i problemi. Quando gli investigatori interrogano le sue amiche lui tenta d'incontrarle, un po' per sapere che cosa hanno detto e un po', secondo i giudici, per inquinare le indagini. Ma in fondo per Prosperini queste sono bazzecole. I problemi veri sono altri. Il nodo di tutto è l'Eritrea. Gli italiani lì, a partire da una serie d'imprenditori amici di Paolo Berlusconi, hanno concluso molti affari. Spesso grazie a lui, i "baluardo della cristianità", considerato da regime marxista un vero e proprio ambasciatore. Per questo oggi a preoccuparsi sono in molti.

Tuesday, October 20, 2009

Arrestata Rosanna Gariboldi moglie del deputato PdL Giancarlo Abelli - Bonifica Santa Giulia Milano - SADI - Giuseppe Grossi - Cesarina Ferruzzi

Milano, bonifica area Santa Giulia
arrestata moglie di deputato del Pdl
http://milano.repubblica.it/dettaglio/articolo/1754062

Rosanna Gariboldi, assessore a Pavia, è sposata con Giancarlo Abelli

Cinque nuovi arresti a Milano nell'ambito dell'inchiesta sulla bonifica dell'area Santa Giulia. Destinatari della misura cautelare sono stati, fra gli altri, Rosanna Gariboldi, assessore a Pavia e moglie del parlamentare pdl Giancarlo Abelli, e Giuseppe Grossi, a capo della Sadi, il maggior imprenditore italiano delle bonifiche ambientali di ex aree industriali.
Fra gli arrestati ci sono anche i più stretti collaboratori dell'imprenditore: Cesarina Ferruzzi, Paolo Titta e Maria Ruggero.
Per Grossi e i suoi collaboratori le accuse sono associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, appropriazione indebita, truffa e riciclaggio.
I quattro sono indagati anche per corruzione.
Rosanna Gariboldi è accusata di concorso in riciclaggio perchè aveva aperto un conto corrente a lei intestato e denominato "Associati" a Montecarlo e sul quale sono transitate tra il 2001 e il 2008 somme in entrata e in uscita provenienti dal gruppo Grossi.Nel febbraio scorso erano stati arrestati nell'ambito dell'inchiesta l'avvocato svizzero Fabrizio Pessina e due ex finanzieri, accusati di aver realizzato fondi neri gonfiando i costi di bonifica dell'area.

(20 ottobre 2009)
http://milano.repubblica.it/dettaglio/articolo/1754062

Monday, October 12, 2009

Milva : Berlusconi è un povero folle che non capisce più nulla - Italia insostenibile - ARD -

ROMA (11 ottobre) - La cantante italiana Milva ha definito Silvio Berlusconi «un povero folle che non capisce più nulla», in un programma registrato per la rete televisiva tedesca Ard che andrà in onda domani sera. «Semplicemente, non è intelligente. Pensa di essere migliore degli altri, ma non lo è - ha detto Milva - Ci sono persone che non hanno senso del bene comune, ma che pensano solo ai loro interessi». Milva ha detto che la situazione politica italiana la porta a voler lasciare il Paese: «L'Italia è semplicemente insostenibile. Forse mi stabilirò a Zurigo, a Berlino, o da qualche altra parte in Germania».


http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=22784&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

Sunday, October 11, 2009

Augusta Montaruli - astro nascente del PDL - giovani pdl - Anno Zero - Travaglio - Predappio - Pinochet - X Mas -



Chi è Augusta "Fascistorum" Montaruli?
di Luigi Nervo






http://pdreggioemilia6.myblog.it/archive/2009/10/15/le-quote-rosa-del-popolo-della-liberta1.html

Dalla città che un tempo si chiamava Augusta Taurinorum arriva Augusta "Fascistorum" Montaruli, l'ultima delle donne del presidente, quella che dovrebbe rappresentare il volto giovane e pulito del centrodestra. La fanciulla, coordinatrice nazionale dei giovani del PDL, è diventata l'emblema dei ragazzi del suo partito per aver "zittito", così dicono loro, Marco Travaglio in diretta ad Annozero, mentre in realtà ha solo coperto la voce del giornalista nel suo mirino urlando senza nemmeno rispondere alle domande che le erano state rivolte. Conosciuta dai suoi sostenitori come "la passionaria del PDL", è già molto nota nell'ambiente universitario torinese e negli uffici della Questura per i suoi anni di militanza in alcuni gruppi giovanili neofascisti e per episodi di violenza a sfondo politico presso l'ateneo piemontese.
"Nooo. Non sono fascista. Sarebbe ridicolo, oggi" aveva detto la Montaruli a un giornalista del quotidiano "La Stampa" nel giugno dello scorso anno. In realtà, prima della svolta normalizzatrice che le ha permesso di entrare nei ranghi del PDL, il suo curriculum registra una lunga attività come coordinatrice di Azione Giovani, organizzazione nata dopo la svolta di Fiuggi su spinta degli storici MSI, Fronte della Gioventù, Fare Fronte, Fronte Universitario e Fronte Nazionale, ma anche del movimento studentesco Fuan nel quale in passato avevano militato alcuni dei presunti responsabili della strage di Bologna. Tutte organizzazioni finanziate con i soldi ricavate dalle tasse universitarie. In questi anni di militanza, orgoglio della Montaruli, ha partecipato a numerosi cortei di neofascisti che giravano per le strade di Torino portando striscioni con svastiche e croci celtiche e ha preso parte anche a dei pellegrinaggi a Predappio, città natale di Mussolini, come si vede in alcune foto dove fa il saluto romano insieme ai suoi compagni di viaggio.

Durante gli anni della militanza aveva anche un sito, ilfronte.org, il cui nome riporta alla mente il terrorismo nero degli anni di piombo, che è stato poi oscurato in vista della svolta normalizzatrice. Nella pagina di presentazione si leggeva: "Sarebbe ipocrita, oltre che scorretto, nascondere la realtà. Ciò non significa tuttavia che il movimento giovanile sia totalmente appiattito sulle posizioni politiche espresse da Fini o dagli altri dirigenti del partito (anzi!). Noi di Azione Giovani Torino rivendichiamo espressamente la nostra autonomia su alcuni temi (come l'ingresso della Turchia in Europa, la lotta a favore del mutuo sociale... Ma potremmo citarne altri!), mantenendo molte delle vecchie tradizioni del Fronte della Gioventù di Torino (da qui il nome del sito ilfronte.org)". In queste poche righe viene delineato in modo chiaro e conciso di cosa si tratta: un movimento di ispirazione fascista, autonomo rispetto al partito politico di riferimento, ma molto vicino alle idee di altri gruppi neofascisti, come per esempio i circoli di Casa Pound. I contenuti del sito poi non lasciavano dubbi: in ogni pagina erano presenti banner con simboli nazisti e i post pubblicati contenevano foto e slogan dei protagonisti del ventennio fascista. Se la Montaruli diceva ad Annozero che la D'addario sarebbe la nuova icona della sinistra, i suoi "eroi", ai quali era dedicata un'intera sezione del sito, erano quelli della X Mas, il corpo militare della Repubblica Sociale Italiana di Salò, e persino Augusto Pinochet. "Lui sì andrebbe preso come simbolo" si leggeva a proposito del tiranno cileno.

La Montaruli si è poi contraddistinta tra i corridoi di Palazzo Nuovo per aver organizzato azioni violente contro i movimenti studenteschi orientati politicamente verso sinistra. Proprio lei, che si lamentava perché è costretta a girare con la scorta, che in verità è composta da energumeni dei movimenti neofascisti, e che sosteneva di non aver potuto dare un esame per colpa delle intimidazioni ricevute, ma a quell'appello non si era proprio iscritta. Con il suo fidanzatino, il picchiatore ben conosciuto dalla Digos Maurizio Marrone, umiliato e schiaffeggiato persino dai suoi camerati di Forza Nuova perché troppo badogliano, si è resa protagonista di diversi episodi di provocazione e ha spesso impedito, per mezzo di intimidazioni, l'attività ai gruppi studenteschi che considera nemici. Una delle ultime azioni violente dei Romeo e Giulietta in camicia nera, nonché una delle più gravi, è quella del marzo di quest'anno quando un gruppo di studenti stava manifestando contro la presenza di movimenti neofascisti negli spazi dell'università, peraltro contraria alla Costituzione (XII disposizione transitoria e legge Mancino). I camerati hanno attaccato i manifestanti, tra i quali erano presenti anche studenti che non appartenevano al Collettivo o all'Onda, e ha dato inizio a una vera e propria battaglia. Uno dei ragazzi è pure finito all'ospedale, secondo testimoni colpito con un pugno proprio da Marrone. La sua colpa? Essere antifascista.




Questa è quindi la vera faccia di Augusta Montaruli: una neofascista che, una volta entrata nei ranghi del PDL sostiene di non esserlo mai stata, ma fino a ieri inneggiava al duce.




Monday, September 21, 2009

3 ottobre 2009 in piazza per la libertà di stampa

Roma, 20.09.2009 di Tonio dell\'Olio
L'editoriale
Il 3 ottobre in piazza per la libertà di stampa
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=8758



La gente di Libera ha imparato da tempo a leggere negli occhi dei familiari delle vittime di mafia quanto sia drammatica e quanto la morte violenta segni profondamente e indelebilmente. In questo senso abbiamo affinato un codice di lettura e comprensione che ci consente una vicinanza forte e concreta alle famiglie dei militari italiani uccisi a Kabul. Proprio perché il sangue ha lo stesso colore al di là della pelle e della carta d’identità, la stessa vicinanza sentiamo di esprimerla ai familiari di tutte le vittime di quella trappola in cui è stato trasformato l’Afghanistan. Se è vero che è difficile capire le ragione degli altri, non deve diventare altrettanto difficile comprendere il loro dolore. Non è questa né l’ora né la sede di ipotizzare “exit strategy” ma sicuramente diventa utile e importante ritornare con la mente ad alcune coordinate che ci fanno comprendere le ragioni non-giornalistiche e non-propagandistiche della nostra presenza in quella regione. Sarebbe utile ad esempio ricordare che quella guerra fu iniziata dall’aviazione USA l’8 ottobre 2001, prima di qualunque avallo dell’ONU e da una nazione profondamente ferita e turbata dagli attentati di poco meno di un mese prima. Quell’attacco aveva più i contorni di un regolamento di conti che di una soluzione militare. Prima ancora che il diritto internazionale, è il buon senso a suggerirci che le responsabilità devono sempre essere individuate da un’autorità riconosciuta e che la pena deve essere eseguita da una parte terza non coinvolta nella vicenda. Il contrario è la legge della giungla. In ogni caso a voler essere rigorosi, la nazionalità di tutti gli attentatori coinvolti nell’attacco dell’11 settembre è quella saudita. Degli stessi è fin troppo noto il collegamento anche economico con la dinastia dei principi wahabbiti. Ma si sa, l’Arabia Saudita è considerato Paese amico e soprattutto un partner commerciale intoccabile da parte di tutte le nazioni occidentali. L’intervento militare in Afghanistan secondo le dichiarazioni ufficiali aveva il solo scopo di disinnescare la rete di Al Qaeda fortemente sostenuta dal regime dei talebani. Tuttavia non c’è bisogno di essere strateghi militari per comprendere che il terreno afghano ha costituito da sempre un ostacolo insormontabile per tutti gli eserciti di invasione, dall’Impero Britannico all’Unione Sovietica. A distanza di ben 8 anni dall’intervento armato dobbiamo prendere coscienza di una realtà cruda e scomoda: gli spazi di manovra dei talebani così come il consenso attorno a loro, si è ampliato piuttosto che ridursi. C’è da ritenere che viste le condizioni in cui versa la popolazione di quel paese, se avessimo sbilanciato la missione sul piano del sostegno umanitario invece che su quello della presenza militare, avremmo generato consenso e sostegno da parte degli afghani sottraendolo ai fa natici della violenza. Prima che strategico, l’errore è politico: aver contribuito con truppe e mezzi a far crescere il potenziale di violenza e a creare maggiori tensioni e destabilizzazione. I nostri militari caduti sono il tragico risultato di queste scelte. Il 3 ottobre in piazza per rivendicare la libertà di parola bisognerà rendere omaggio a tutte le vittime della guerra in Afghanistan usando parole in grado di smarcarsi dalla propaganda per raccontare i fatti e i responsabili visti con gli occhi delle vittime. È l’unico contributo alla pace che l’informazione può offrire. 3 ottobre in piazza per rivendicare la libertà di parola Con profondo rispetto verso i caduti, nell’espressione di un’autentica, permanente volontà di pace quale condizione indispensabile di una informazione libera e pluralecapace di rappresentare degnamente i valori della convivenza civile, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha deciso, d’intesa con le altre organizzazioni aderenti (Cgil, Acli, Arci, Art. 21, Libertà è Giustizia e numerose associazioni sindacali, sociali e culturali), di rinviare ad altra data la manifestazione per la libertà di stampa programmata a Roma per sabato prossimo. In un momento tragico come questo ci stringiamo attoniti accanto ai nostri morti in Afghanistan. Sono mortidell’Italia che paga oggi un pesante tributo nella frontiera della sicurezza internazionale e della lotta al terrorismo. Il nostro rispettoso pensiero va subito ai soldati caduti, alle loro famiglie, alle Forze Armate che, in un Paese martoriato, rappresentano la nostra comunità in ossequio a risoluzioni dell’Onu, in una complicata ricerca di una via di uscita dell’Afghanistan dal terrore verso la democrazia. I giornalisti, che hanno pagato alti prezzi di sangue per il diritto-dovere di informare compiutamente i cittadini su dolorose vicende belliche e del terrorismo in ogni parte del mondo, rinnovando la solidarietà e il cordoglio nei confronti di tutti i caduti e delle loro famiglie, riconfermano l’impegno permanente per un’informazione libera.

Anche io ho firmato per la libertà di stampa - Repubblica - Censura - RAI - Siamo tutti farabutti - Berlusconi Rispondi!



Oltre 400mila firme sono state raccolte all'appello dei tre giuristi in favore della libertà di stampa e contro la querela di Silvio Berlusconi nei confronti di Repubblica, 'colpevole' secondo il premier di aver fatto dieci domande retoriche e diffamanti. Un'iniziativa che sta avendo grande successo in vista della manifestazione del 3 ottobre a piazza del Popolo, a Roma.

Tuesday, September 15, 2009

Appeal by three Jurists against Berlusconi attempts at silencing the free press - RAI - Censura - Feltri - Vespa - Berlusconi Rispondi

Appeal by three Jurists

The libel action against “Repubblica” is the last in a long list of attacks against this daily which can only be seen as attempts at silencing the free press, at benumbing public opinion, at removing us from the international information scene and ultimately at making our Country the exception to the rule of Democracy.The questions addressed to our Prime Minister are real questions that have prompted people’s interest not only in Italy but also in the media across the world. If they are considered to be “rhetorical” questions that suggest answers that displease the person to whom they are addressed, then there is only one and very easy way of responding: the reaction should certainly not be that of silencing the people who ask those questions.The response instead is that of intimidating those who exercise the right and duty of “seeking, receiving and imparting information and ideas through any media and regardless of frontiers”, as stated in the 1948 Universal Declaration of Human Rights approved by the Assembly of Nations when memory was still very much alive of the way information degenerated into propaganda under the illiberal and antidemocratic regimes of the 20th century. What is astonishing and worrying is that not only are these initiatives not unanimously stigmatized, but they are not even reported by the media, and that furthermore there are jurists who are even willing to give them legal form, utterly dismissing the harm this will cause to the very seriousness and credibility of the Law.CLICK HERE TO SIGN

Monday, September 14, 2009

BERLUSCONI DILEGGIATO DALLA STAMPA ESTERA - premier degli ultimi 150 anni - Le monde - Figaro - El Pais - Censura - Lega Nord -

Molti articoli dopo la conferenza stampa con Zapatero
Su Le Figaro analisi della frattura con Gianfranco Fini
Berlusconi-show, la stampa spagnola attacca
"Un personaggio ormai vicino al ridicolo"
L'ironia di Le Monde: "Il migliore da 150 anni? No, dai tempi di Romolo..."

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-27/rassegna-12-settembre/rassegna-12-settembre.html

LONDRA - La "smarcatura" di Fini da Berlusconi, le controversie sulla conferenza stampa insieme a Zapatero, le minacce di azioni legali del premier contro "la escort": sono i temi a cui la stampa estera dedica oggi l'attenzione riguardo allo scandalo attorno al nostro presidente del Consiglio. Non senza qualche pesante ironia, come quella di Le Monde: "Berlusconi ha detto nella conferenza stampa di essere il miglior primo ministro degli ultimi 150 anni, cioè dall'unità d'Italia in poi", scrive in un commento l'autorevole quotidiano francese. Ma perché solo degli ultimi 150 anni? Gli italiani sanno che egli è il loro miglior leader da Romolo in poi".

E' un altro quotidiano francese, il Figaro, a mettere l'accento sulle crescenti tensioni tra il premier e il presidente della Camera Gianfranco Fini. In un articolo intitolato "Fini si smarca da Berlusconi", il giornale osserva che le relazioni trai due alleati del Pdl stanno "peggiorando" e che ormai "non passa settimana senza che Fini critichi il primo ministro su immigrazioni, bioetica, rapporti con la giustizia, lotta alla mafia". Il Figaro sottolinea il recente discorso in cui Fini ha criticato la direzione "monocratica" impressa da Berlusconi al Pdl e rileva l'apparente volontà del presidente della Camera di "smarcarsi" non solo dal premier ma pure dalla Lega Nord, a causa delle "posizioni populiste e xenofobe" assunte dal partito di Bossi.

Un'altra dura presa di posizione contro Berlusconi è su El Pais, che già aveva dedicato un editoriale molto critico verso il premier all'indomani della conferenza stampa congiunta con Zapatero. "Nessuna critica è sufficiente vicino al ridicolo che questo personaggio rappresenta per l'Unione Europea ogni volta che parla in pubblico", scrive il più importante quotidiano di Spagna. "Ma la cosa più grave non è il suo machismo, bensì il fatto che per la prima volta nella storia della Ue sotto la sua leadership in Italia vengono perseguitati gli immigrati. Per il momento la Ue tace, dimenticando che le posizioni xenofobe di Haider in Austria provocarono dure condanne e ritiro di diplomatici da Vienna per protesta".

El Pais dedica vari articoli anche alla visita di Zapatero in Italia, soffermandosi in particolare sul fatto che il premier spagnolo si è brevemente recato, su invito di Berlusconi, a Villa Certosa, la villa del presidente del Consiglio italiano in Sardegna, teatro dei party con donne in topless e delle fotografie di cui Berlusconi ha ottenuto il divieto di pubblicazione in Italia ma che proprio El Pais ha pubblicato in Spagna. I portavoce di Zapatero, scrive il quotidiano spagnolo, hanno spiegato che egli è andato a Villa Certosa solo per "ragioni di cortesia", le stesse ragioni che lo hanno obbligato a evitare un "conflitto diplomatico" durante la conferenza stampa quando Berlusconi parlava delle donne. "Tutto il mondo conosce la mia opinione sull'uguaglianza dei sessi", è la frase dello stesso Zapatero riportata dal Pais, "ma il rispetto istituzionale mi ha obbligato a essere prudente".

I portavoce del leader spagnolo aggiungono che sarebbe stato senza precedenti rifiutare l'invito a Villa Certosa, perché è consuetudine che nelle visite si accetti l'agenda proposta dal padrone di casa. Ciononostante, sia El Pais che El Mundo sottolineano che la pur breve presenza di Zapatero a Villa Certosa è stata "sfruttata" dal Giornale, il quotidiano "di famiglia" di Berlusconi, per attaccare la sinistra italiana: come dire che se uno dei leader della sinistra europea non trova sconveniente andare sul luogo delle feste contestate a Berlusconi, la sinistra italiana dovrebbe stare zitta. El Pais, in particolare, critica in un breve corsivo anche il commento estemporaneo fatto da Zapatero durante la conferenza stampa, quando Berlusconi si è interrotto per un attimo nella sua lunga risposta al corrispondente del quotidiano spagnolo e si è scusato con Zapatero, il quale ha risposto, "no, è interessante". La parola scelta dal premier spagnolo sconcerta El Pais. "Interessante? Era il termine giusto?"

Tra gli altri commenti e servizi della stampa internazionale di stamani sono da segnalare un articolo di El Periodico sul "rischio" rappresentato da Berlusconi e dalla sua "tattica a base di minacce"; uno del Times di Londra, sulla reazione di Bossi secondo cui sarebbe stata la mafia a organizzare lo scandalo di sesso che coinvolge Berlusconi; uno del Daily Telegraph, sulla "minaccia di azioni legali" lanciata da Berlusconi apparentemente contro Patrizia D'Addario, accusata di avere "danneggiato la sua reputazione sostenendo di avere fatto sesso con lui"; e uno del francese Liberation, che parla di "Repubblica", definito "un quotidiano che non abdica dal denunciare le menzogne del Cavaliere, nonostante i suoi colpi bassi".

(12 settembre 2009)
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-27/rassegna-12-settembre/rassegna-12-settembre.html

alessandra amoroso , bettarini simona ventura, juventus diego moggi fini xfactor amici mediaset premium

VIDEOCRACY - BERLUSCONI - NOEMI LETIZIA - CARFAGNA - CINEMA - CENSURA - PATRIZIA D'ADDARIO



La rai non mostra il trailer di Videocracy e noi ce lo pubblicizziamo da soli perchè siamo stufi di una televisione che decide la nostra cultura!

INVIA LA RICHIESTA DI ISCRIZIONE A TUTTI I TUOI CONTATTI E RECUPERIAMO LA PUBBLICITA' NON FATTA DA RAI E MEDIASET!

Sinossi (da CinemaItaliano.info):
Erik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. E riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti, rivelando una storia significativa, derivata dalla spaventosa realtà della televisione italiana, un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale

Friday, July 03, 2009

GIANNI LETTA INDAGATO A POTENZA - Angelo e Francesco Chiorazzo - Morcone - Mastella

http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=213
GIANNI LETTA INDAGATO A POTENZA
di Andrea Cinquegrani [ 29/05/2009]
L'alter ego di Silvio Berlusconi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e' indagato dalla procura di Potenza per una sfilza di reati che vanno dalla turbativa d'asta alla corruzione (articoli 416, 110, 353, 354 e 640 bis del codice di procedura penale). Altri inquisiti eccellenti il casertano Mario Morcone, capo dipartimento per le Liberta' Civili e la Immigrazione al ministero degli Interni, e i fratelli Chiorazzo, Angelo e Pietro Francesco, potentini, a capo di una vera e propria holding che ha fatto della “solidarieta'” (trovando ora la manna nei centri d'accoglienza per immigrati) il suo grande business.Il procuratore capo di Potenza, John Woodcock, ha raccolto una impressionante mole di documenti, verbalizzazioni, intercettazioni, poi trasmesse per competenza al tribunale dei ministri di Roma. Che, a quanto pare, ha chiesto al pm anglo-napoletano gia' autore di inchieste al calor bianco, ulteriori approfondimenti, vista la delicatezza dei temi trattati e soprattutto per le cariche istituzionali ricoperte da alcuni indagati. A cosa porteranno questi approfondimenti? Si andra' a rapidi stralci ed eventuali archiviazioni in istruttoria? Oppure l'inchiesta si allarghera' ulteriormente e poi portera' alla richiesta di rinvii a giudizio? Noi qui proviamo a ricostruire lo scenario, che vede in campo pezzi da novanta dell'establishment istituzionale, politici di livello nazionale e locale, perfino vip del Vaticano, fino a una ciurma di lacche' e faccendieri secondo il piu' consumato costume nostrano.LAe#8200;PROVAe#8200;DEL 49«La vicenda e' tanto piu' inquietante perche' arriva non solo a toccare la vicepresidenza del consiglio - c'e' chi fa notare al ministero della Giustizia - ma anche gli Interni, proprio in queste settimane alla prese con la patata bollente dell'immigrazione e con il prolungamento della permanenza nei cosiddetti CIE (gli ex CTP) e CARA fino a sei mesi, il che significa un affare che s'ingrossa per chi gestisce quei centri». Al Viminale, comunque, fin da novembre era allarme rosso. Quando gli 007 del Noe (nucleo operativo ambiente) fanno irruzione proprio negli uffici del dipartimento per le “Liberta' Civili” (sic) con una precisa richiesta di “esibizione atti”: in sostanza, dopo il provvedimento governativo che decideva in tutta fretta di aprire - per la solita, comoda “emergenza” - 49 centri provvisori di accoglienza, gli inquirenti decidono di verificare se tutti gli atti amministrativi sono a posto, a partire dalla scelta (a quanto pare del tutto discrezionale) delle societa' che devono gestire i centri, fino all'acquisizione delle strutture, per finire con i servizi e tutto quanto fa “business immigrazione”.«L'inchiesta e' partita dalla procura di Potenza - c'e' chi spiega in via Arenula - perche' a Policoro, nel materano, e' stato aperto in tempo reale un centro. La Auxilium che fa capo ai Chiorazzo ha infatti ottenuto l'assegnazione dell'appalto per la gestione di quel centro ancor prima di aver presentato documenti e certificazioni necessarie». Solite storie di appalti aggiudicati a societa' che nascono il giorno dopo; fatto sta che le antenne di Woodcock si drizzano ugualmente in tempo reale e si arriva al blitz nelle ovattate stanze del Viminale. La notizia ha scarso rilievo sui media nazionali, poche righe nelle cronache locali di Stampa e Corsera. Qualcosina in piu' trapela circa tre mesi fa, a meta' marzo, quando Repubblica Bari parla dei fratelli Chiorazzo indagati per la gestione del Cara di Bari, sulla cui aggiudicazione provvede a mettere la mano sul fuoco il prefetto del capoluogo pugliese Carlo Schilardi. «Agli atti - precisa il quotidiano diretto da Ezio Mauro - ci sono centinaia di telefonate dei tre indagati (il terzo e' un dipendente del gruppo Auxilum, Salvatore Manolascina, ndr) con dirigenti del ministero degli Interni: non a caso a Roma e' indagato Mario Morcone, l'attuale capo del dipartimento immigrazione». Dell'imputazione per Letta neanche un cenno; si' perche' il nome del possibile, prossimo capo dello Stato (Cavaliere permettendo) finisce nella lunga lista dei “telefonisti”, nella mole di intercettazioni che vedono costantemente da un capo del filo un Chiorazzo (o uno della band) e dall'altro pezzi da novanza dei palazzi (da Clemente Mastella alla segreteria di Giulio Andreotti, fino al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al suo vice ed ex senatore di An Mauro Cutrufo), anche sull'altra sponda del Tevere (un nome su tutti, quello del cardinal Tarcisio Bertone, il vice di Ratzinger).‘Oe#8200;VATICANISTAIl nome dei Chiorazzo - raccontano nel Palazzaccio della Cassazione a Roma - comincia a far capolino nelle cronache giudiziarie anni ‘80: alcune vicende realtive ai soliti appalti “solidali” finite nell'altrettanto solita bolla di sapone. I fratelli, del resto, hanno spalle forti e, soprattutto, amicizie che contano, soprattutto in ambienti politici vicini alla Curia, tanto che il numero uno della dinasty potentina, Angelo, veniva soprannominato ‘o vaticanista. I nomi piu' gettonati? Giulio Andreotti, Gianni Letta e Clemente Mastella. A quanto pare, e' proprio lui, l'Angelo delle mense per immigrati, a organizzare piu' di un incontro fra l'ex ministro della Giustizia e il cardinal Bertone. E' proprio lui uno dei superaficionados al seguito del leader ceppalonese nella celebre trasferta su Aerbus presidenziale per il gran premio di Monza. E' lui, del resto, uno dei principali referenti al Sud (e non solo) per Comunione e Liberazione, gomito a gomito con Antonio Saladino, l'altro faccendiere legato a CL e inquisito numero uno della maxi inchiesta Why Not portata avanti (e poi scippatagli) dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris.CHIORAZZOe#8200;CHIe#8200;?Ma diamo uno sguardo all'impero societario targato Chiorazzo. Al vertice della piramide il “Consorzio Gruppo La Cascina”. Da brivido le cifre: un fatturato annuo che supera i 200 milioni di euro; oltre 6 mila dipendenti (localizzati soprattutto al Sud, quasi la meta'); 1 milione 800 mila i pasti erogati attraverso le strutture societarie; superfici immobiliari “trattate” (cosi' viene precisato nel sito del gruppo) pari a ben 30 milioni di metri quadrati. Il tutto attraverso un agguerrito drappello di sigle: Vivenda spa (che puo' contare sul contributo pubbico e allegro di Sviluppo Italia, che concorre al 30 per cento delle azioni), Cascina Global Service (secondo alcune fonti la vera cassaforte dei Chiorazzo), NAER (che a sua volta controlla La Cascina scpa), Cater Bio srl (tanto per un tocco di biologico), Villa Ombrellino srl (stavolta per un tocco glamour, essendo specializzata in “Doney Ricevimenti”).Insomma, un pacchetto completo, una full list per immigrati, diversamente abili, disadattati, minoranze e ladies: da accudire, servire, ristorare e, soprattutto, mungere come vacche d'oro, visto che - per fare un solo esempio, come spesso e volentieri sottolineato dai Chiorazzo nelle disinvolte conversazioni telefoniche - «per ogni pasto giornaliero ci mettiamo in tasca 49 euro». Che moltiplicato per il numero dei centri e degli immigrafi fa una cifra letteralmente astronomica.Il principale capo di imputazione individuato dalla procura di Potenza a carico di Letta, Morcone e dei Chiorazzo sarebbe quello di aver messo in piedi un'associazione a delinquere finalizzata a reati come turbativa d'asta e corruzione, in grado di operare sul territorio nazionale. Punto di partenza, la decisione di aprire a settembre 2008 il Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo politico (C.A.R.A.) di Policoro. Negli stessi giorni veniva stipulata una convenzione tra la prefettura di Matera e la Auxilium, sottoscritta in data 12 settembre 2008. Lungo questi passaggi ci sarebbe stata l'intromissione illecita di Gianni Letta e del prefetto Morcone per favorire l'assegnazione della gestione del CARAe#8200;di Policoro alla Auxilium dei Chiorazzo. Una scelta che sarebbe addirittura stata imposta. E tanto per precisare meglio, piu' avanti, si parla di “regia impositiva” svolta da Letta, di “procedura illecita”, clientelare e contraria agli interessi della pubblica amministrazione”, organizzando in epoca antecedente all'8 agosto 2008 l'affidamento diretto della gestione del centro CARA di Policoro a favore della Auxilum. Un rilievo di tutta valenza politica, visti i tempi e i modi di mettere in campo i provvedimenti sull'immigrazione. Una catena d'interessi, abusi e collusioni, quella che viene ipotizzata alla Procura, con i fratelli Chiorazzo e le loro societa' in veste di monopolisti delle attivita' economiche connesse all'emergenza immigrazione per ricavarne illeciti profitti. E che il business sia consistente, lo dicono le cifre: il gruppo La Cascina-Auxilium e' all'opera presso i centri Cara di Bari (circa 1200 immigrati), Policoro (circa 200) e Taranto (400 immigrati, di prossima apertura). Il giro d'affari viene per giunta ammantato da intenti caritatevoli e solidali. Tanto solidali che i Chiorazzi avevano cercato di ottenere anche la gestione dei Cara di Crotone e Foggia, benche' quest'ultimo fosse gia' gestito dalla Croce Rossa. NONe#8200;SOLOe#8200;CARANon solo i “cari” centri per immigrati tra i business dei Chiorazzo. La clientela e' vastissima e variegata, per catering e servizi. Si va dalle piu' prestigiose sedi istituzionali (dalla Presidenza del Consiglio al Senato, passando per la bouvette del Campidoglio e le scuderie del Quirinale, fino a Regione Lazio e Comune di Roma, Comune di Genova, Regione Basilicata) ai piu' celebri centri d'arte (Palazzo Ducale di Venezia, Arena di Verona, Reggia di Caserta, caffetteria di Palazzo Pitti a Firenze), dalle piu' rinomate Universita' e accorsate Scuole (La Sapienza di Roma, Superiore di Sant'Anna a Pisa, Marymount International School, St.George's e St.Stephen's English School) ai centri sanitari pubblici e privati (San Raffaele e Luigi Sacco a Milano, Gesu' Bambino, Fatebenefratelli e Sant'Andrea a Roma, San Carlo a Potenza), oltre ad una sfilza di societa' e sigle di grido e non. Tra le prime, Pirelli, Ansaldo Energia, Johnson e Johnson, eBay. Tra le seconde spicca il Castello di Utveggio, a Palermo, il luogo dei misteri nella strage di via D'Amelio, sede del Cerisdi, organismo dei servizi segreti, appena passato sotto la guida di Elio Cardinale: ma che cosa ci fa la Auxilium al Cerisdi? Fornisce pasti o quali altri “servizi”? Puo' aver peso la circostanza che Angelo Chiorazzo risulti appartenente ad una loggia massonica? Staremo a vedere, dovra' essere la maxi inchiesta potentina a chiarirlo.Ed e' proprio nelle pagine dei faldoni investigativi che farebbero capolino svariati altri affaire. Nel mirino ci sarebbero i rapporti con la Agenzia delle Entrate, con il municipio della Capitale, una gara d'appalto al ministero della Difesa, un appalto Policlinico Gemelli di Roma. Ancora, i rapporti con un magistrato in servizio al tribunale di Roma, e gare alla Asl 1 di Venosa e all'azienda ospedaliera San Carlo, entrambe nel potentino.Quello del fisco e' un tasto che scotta. Ammonterebbe infatti a 150 miliardi di vecchie lire un debito nei confronti dell'Agenzia delle Entrate che i Chiorazzo vorrebbero risolvere nel modo piu' conveniente possibile. Per questo cercano di mettere in campo pezzi da novanta come Gianni Letta, il quale a sua volta sarebbe intervenuto sul direttore dell'Agenzia delle Entrate di Roma, Attilio Befera, per agevolare La Cascina riducendo e diluendo nel tempo l'ammontare della somma da pagare. Al punto che un deferente Befera avrebbe personalmente telefonato ai Chiorazzo per sollecitare un incontro transattivo. Una vicenda che sta molto a cuore (e alle tasche) dei Chiorazzo, i quali pensano bene di mobilitare anche Mastella. E fu proprio al ministero della Giustizia, non presso l'Agenzia delle Entrate, che i Chiorazzo erano riusciti ad incontrare un funzionario dell'Agenzia. Ma come aveva avuto origine un'evasione cosi' colossale? Semplice. Non e' stata versata allo Stato l'Iva sulle vendite dal 2001 al 2005 (e tenuto conto del fatturato arcimilionario annuo fa presto a lievitare) e neanche le ritenute sugli emolumenti corrisposti ai dipendenti (basta calcolare 6.000 unita' e passa). Ma La stessa denuncia fatta dall'Agenzia delle Entrate alla Procura della capitale contestava solo il mancato versamento di ritenute per i compensi erogati dalla cooperativa nel 2004, vale a dire solo per circa 1 milioni e settecentomila euro. E la montagna degli altri 73 milioni e spiccioli? Dimenticata per strada? Chicca finale - sempre nel ramo fiscale - il gioco di prestigio inventato dai Chiorazzo relativo ai “rami d'azienda” trasferiti da La Cascina ad altre societa' del gruppo. Transazioni che secondo gli investigatori servivano per sottrarre ai creditori e all'erario i flussi dei pagamenti disposti da enti pubblici in favore di societa' del gruppo. E si parla di decine di milioni di euro.SALDIe#8200;ee#8200;APPALTIe#8200;Sempre in tema milionario, passiamo ai rapporti con il comune di Roma. Anche stavolta si tratta di ottenere in tempi rapidi il saldo di una “fatturina” emessa da Vivenda spa - una controllata della solita La Cascina - nei confronti dell'amministrazione capitolina. L'amico del giaguaro, stavolta, si chiama Maurizio Cutrufo, senatore di An, all'epoca dei fatti vice di Gianni Alemanno in Campidoglio. Grazie agli ottimi rapporti con Cutrufo, Angelo Chiorazzo riesce ad incontrare, nel corso di una cena, il sindaco Gianni Alemanno. Passano appena 48 ore e Emilio Fusco Roussier, responsabile di Vivenda, fa sapere ad Angelo Chiorazzo di aver appena ricevuto una missiva firmata da Alemanno in cui viene sottolineato che per garantire la continuita' del servizio ristorazione scolastica, i crediti derivanti dalle prestazioni rese da settembre 2008 saranno gestiti nell'ambito dell'amministrazione ordinaria degli organi comunali. Un'utile e indispensabile garanzia - commentano in Campidoglio - di solvibilita' per Vivenda, tanto piu' perche' la societa' e' in attesa di un anticipo del credito da parte dello Sviluppo Italia Factoring.ILe#8200;GIUDICEe#8200;AMICOSempre a Roma l'appalto per il servizio mensa al Policlinico Gemelli, che i Chiorazzo sarebbero riusciti ad aggiudicarsi grazie alla presentazione del sottosegretario Letta presso Amerigo Cicchetti. Per rimanere all'ombra del Cupolone e ritrovarci di nuovo in compagnia dei soliti Chiorazzo e del dinamico Cutrufo, eccoci alla “story” dei rapporti con una toga romana. Tutto parte da Giuseppe Sangiuliano, segretario particolare di Cutrufo, cui sta a cuore un procedimento giudiziario pendente davanti alla Corte d'Appello di Roma. Pensa bene, Sangiuliano, di contattare l'amico Angelo affinche' possa perorare la sua causa presso un giudice “amico”. Che si chiama, in questo caso, Vincenzo Vitalone. «La “cortesia” che sarebbe stata concessa da Vitalone a Sangiuliano - commentano a Potenza - per intercessione dello stesso Chiorazzo, dovra' poi essere ricambiata da quest'ultimo “sponsorizzando” presso un influente personaggio la candidatura di Vitalone ad un'ambita carica istituzionale». Nipote del piu' celebre Claudio Vitalone, il giudice Vincenzo e' stato in servizio presso la decima sezione del tribunale civile di Roma. Nelle cronache giudiziarie il suo nome fa capolino fra i componenti della “fallimentare” (presieduta da Giovanni Briasco) tempo fa al centro delle polemiche e di un'indagine degli ispettori del ministero della giustizia, con l'accusa di essere un vero e proprio comitato d'affari per spartirsi la torta dei fallimenti. Accuse finite nel nulla, come del resto e' capitato a Napoli dove la superchiacchierata “fallimentare” e' uscita candida come una mammola dopo una serie di inchieste (sic) superbollenti...SORELLA CRI CRIUna Thatcher in salsa abruzzese. Ma poi non troppo... Cosi' la etichettano in Abruzzo, Maria Teresa Letta. Una lady bifronte: sorella del gran ciambellano di Sua Emittenza, il sottosegretario Gianni Letta, e zia del Pd ed ex margheritino Enrico Letta. Come dire, una sintesi governo-opposizione, un mix che piu' consociativo non si puo'. Tutto formazione e solidarieta', il suo credo: e' infatti in prima linea nel promuovere le sorti della super univerista' Sant'Anna di Pisa, una vera e propria enclave per studenti d'elite, fortemente sponsorizzata da uomini del calibro di Giuliano Amato, il dottor sottile caro a Bettino Craxi prima e a Massimo D'Alema poi, e Pierfrancesco Guarguaglini, plenipotenziario del colosso Finmeccanica. Nel pedigree di lady Letta pero' spicca l'impegno speso in favore della Croce Rossa Italiana. E' infatti al vertice - in qualita' di presidente - della Cri abruzzese. Non senza suscitare dubbi e polemiche circa il suo operato. Ad accendere la miccia un maresciallo troppo zelante, Vincenzo Lo Zito, in servizio presso la direzione regionale della Cri. Il quale vuol vederci chiaro sulla gestione dei fondi, sulla firma dei mandati di pagamento, sui rapporti con le banche (come documentano una serie di esposti al calor bianco inviati a magistratura penale, contabile e amministrativa). Su Lo Zito arriva ben presto la mannaia: trasferimento (sede, Assisi, forse per riflettere meglio). A decretarlo i vertici Cri, ossia il direttore generale Andrea Des Dorides («il maresciallo Lo Zito da settimane svolge una grave e costante opera di denigrazione del proprio datore di lavoro», la motivazione) e il neo vertice Cri Francesco Rocca: voluto con forza da An, Rocca occupa la poltrona prima di Maurizio Scelli (il “liberatore” delle due Simone in Iraq, a suon di milioni di euro!) e poi di Massimo Barra, le cui gestioni avevano portato ad un buco contabile da 400 milioni di euro e passa.Guarda caso, i rilievi di Lo Zito vengono ripresi pari pari dal direttore generale della Cri abruzzese, Maria Rita Salvetti, che quindi entra in rotta di collisione con lady Letta. Salvetti mette nero su bianco le «pesanti difficolta' operative incontrate nel corso della conduzione del comitato regionale Abruzzo, aggravate dalla chiusura a qualsiasi forma di collaborazione dimostrata dal vertice politico regionale». Nonche' dai vertici della Banca Toscana, che non vuol far chiarezza su tante, anomale transazioni di danaro. Non basta, perche' Salvetti chiede subito il reintegro in servizio di Lo Zito, il cui operato e' giudicato essenziale per «la specifica competenza». Niet. Arriva il terremoto che squassa l'Abruzzo. Lo Zito lavora “da volontario” fra le macerie. A suo rischio e pericolo. Perche' doveva essere ad Assisi...

http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=213

Thursday, June 11, 2009

In Italy, abuse of office is something of a foreign concept, even though an Italian court is now investigating whether Mr. Berlusconi committed it when he used government planes to shuttle guests, including a Neapolitan singer and a flamenco dancer, to gala parties at his villa in Sardinia. NY Times - 7 giugno 2009

DON PAOLO FARINELLA,PRETE CORAGGIOSO DENUNCIA CHIESA E GOVERNO - Berlusconi - Noemi - Questione Morale - Bagnasco

Don Paolo Farinella lauree in Teologia Biblica e Scienze Bibliche e Archeologiche. Ha studiato lingue orientali all’Università di Gerusalemme: ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ” Bibbia, parole, segreti, misteri ” e ” Ritorno all’antica Messa “, sempre editore Gabrielli. La sua lettera denuncia contro i vescovi,la chiesa,gli interessi superiori,il governo,lo sfruttamento di minori,non so perche' ma difficilmente si avra' notizia di questa lettera sui vari organi ufficiali,allora facciamola girare noi....Lettera aperta al cardinale BagnascoEgregio sig. Cardinale,viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire … sopire, troncare».Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009Paolo Farinella, pretedi Paolo Farinella - da domani.arcoiris.tv

Mafia : Vizzini della PDL indagato, Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola e Saverio Romano UDC indagati per mafia

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/indagini-sul-tesoro-di-ciancimino-vizzini-si-dimette-dallantimafia/1649662


Indagini sul tesoro di Ciancimino
Vizzini si dimette dall'Antimafia
Il senatore Pdl è indagato per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra con altri tre parlamentari siciliani, i senatori dell' Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola e il deputato dell'Udc Saverio Romano
di Alessandra Ziniti

Dovranno spiegare ai pm della Dda di Palermo a che titolo hanno intascato quei soldi provenienti dal conto "Mignon" dove Vito Ciancimino nascondeva le sue provviste. Soldi prelevati dal figlio di don Vito, Massimo, per conto di Gianni Lapis, il tributarista accusato di aver gestito il tesoro dell’ex sindaco di Palermo.
Insieme all’avviso di garanzia per concorso in corruzione con l’a ggravante dell’articolo 7, cioè di aver favorito Cosa nostra, Carlo Vizzini (nella foto), del Pdl, Saverio Romano, Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola, dell’Udc, i quattro parlamentari finiti nel gran calderone dell’ultima inchiesta eccellente della Procura di Palermo hanno ricevuto un avviso a comparire per il prossimo 17 giugno.L’indagine aperta a loro carico, dopo le dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino nella sua nuova veste di collaboratore di giustizia, era stata anticipata da "Repubblica" il 14 marzo scorso. Ma alcuni degli indagati, su tutti il senatore Vizzini, aveva respinto le accuse, precipitandosi in Procura per annunciare subito dopo di aver denunciato Ciancimino e di aver ricevuto assicurazioni di non essere indagato. Oggi, invece, dopo aver ricevuto ieri a tarda sera l’informazione di garanzia, Vizzini ha rassegnato le sue dimissioni dalla Commissione antimafia di cui era vicepresidente. "Ho la serenità di chi sa di essere estraneo ad ipotesi di reato e di potere compiutamente rispondere ai magistrati. Adesso si potrà fare luce sulle verità, mettendo fine al lungo e spesso velenoso chiacchiericcio che negli ultimi mesi mi ha accompagnato". Saverio Romano, segretario dell’Udc siciliana, appena eletto al Parlamento europeo, commenta così il provvedimento giudiziario: "L'avviso di garanzia che ho ricevuto qualche mese fa attraverso i giornalisti di Repubblica e oggi formalmente dalla Procura di Palermo mi lascia del tutto sereno perche' so di non avere mai intrattenuto rapporti di alcun genere con Ciancimino".
Secondo le accuse di Massimo Ciancimino, il denaro proveniente dal conto veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l'aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell'isola. A riscontro delle dichiarazioni del figlio di Don Vito, ci sono anche parziali ammissioni del tributarista Lapis, già raggiunto da avviso di garanzia due mesi fa, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che sono state rilette dagli investigatori dei carabinieri di Monreale e che ora saranno trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione.
(11 giugno 2009)

Monday, June 08, 2009

Berlusconi - Nonno Silvio - Bromuro a Berlusconi - Observer - Virginia Sanjust - Playboy Mansion -

Barbara Ellen, columnist dell'Observer, si augura una sorta di eutanasia
Sunday Times riprende un'intervista a Virginia Sanjust, titolo "Nonno Silvio è impotente"
La stampa inglese insiste"Bromuro a Berlusconi"
dal corripondente ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - La stampa inglese continua a sparare a zero su Silvio Berlusconi. Una columnist dell'Observer si augura oggi che qualcuno faccia al presidente del Consiglio italiano una "iniezione di bromuro" e lo faccia discretamente uscire di scena: "In termini politici e libidinosi, si potrebbe considerarla come un'eutanasia", ovvero come uccidere qualcuno che fa compassione, per farlo smettere di soffrire. Il Sunday Times dedica alla vicenda Berlusconi un ampio articolo, intitolato "Nonno Silvio è impotente", basato su dichiarazioni di Virginia Sanjust, "la donna un tempo chiacchierata come l'amante del leader italiano gli si rivolta contro". E un altro servizio più breve appare sempre sull'Observer, che in pratica è l'edizione domenicale del Guardian, centrato su uno degli ospiti illustri della villa di Berlusconi in Sardegna, l'ex-premier ceco Topolanek, ripreso in "stato di eccitazione sessuale" in una delle fotografie pubblicate da El Pais. "L'ex-leader ceco deve confrontarsi con la nuda verità", s'intitola l'articolo.

Nella pagina delle opinioni, la rubrica della columnist Barbara Ellen contiene i giudizi più duri riservati finora dalla stampa britannica a Berlusconi, insieme a quelli dell'editoriale del Times intitolato "Cade la maschera del clown". Scrive la Ellen: "L'impulso è sempre stato quello di considerare Berlusconi una figura patetica, ma agli italiani, e anche ad altri, appariva cone una specie di sopranaturale 'simpatico mascalzone', un tipo che non si fa influenzare da questioni noiose come il politicamente corretto". Tuttavia, continua la commentatrice dell'Observer riflettendo sugli ultimi sviluppi della sua vicenda, "quando uno ci pensa bene, cosa c'è di così amabile in un vecchio uomo ricco e potente che ci si circonda di ragazze mezze nude? Dov'è l'amabilità in un simile narcisismo? E' chiedere troppo sperare che la villa in cui lui trascorre il suo tempo libero non faccia concorrenza alla Playboy Mansion (la villa del fondatore di Playboy, Hugh Hefner, in America, ndr) per il titolo di parco divertimenti sessuali di mezza età più pateticamente da cliché? Se non fosse colpevole di altro, Berlusconi è colpevole di avere reso tristi anche gli eccessi da baccanale".

Ecco come si conclude l'articolo dell'Observer: "Non ne abbiamo abbastanza? Tutto quello che potrebbe andar storto in un uomo di mezza età è andato storto in Berlusconi. E per di più ha 72 anni! Ecco perché se ne deve andare. Non perché 'non riesce a tenerlo dentro i panataloni', ma perché non si sente di dover minimanete rispondere delle sue azioni ai servi che hanno votato per lui. Berlusconi è diventato la personificazione del potere diventato rancido. La cosa migliore per tutti sarebbe se, in un qualche momento della campagna elettorale, gli venisse iniettata una dose di bromuro e venisse sospinto discretamente da parte. In termini politici e libidinosi, si potrebbe considerare una pietosa eutanasia".

L'articolo del Sunday Times, che con circa 2 milioni di copie è il più diffuso domenicale britannico, intitolato "Nonno Silvio è impotente", riprende dichiarazioni fatte nei giorni scorsi al settimanale italiano Oggi da Virginia Sanjust, la 32enne che anni fa fu notata da Berlusconi come annunciatrice televisiva, invitata a Palazzo Chigi, ricoperta di doni, incluso un pagamento di circa 50 mila euro nel giugno 2007, secondo quanto confermato da lei stessa al settimanale, nel corso di una relazione diventata pubblica lo scorso anno quando l'ex marito della Sanjust, Federico Amati, ufficiale dei servizi segreti italiani, ha fatto causa a Berlusconi e alla ex moglie. Nell'intervista ad Oggi citata dal giornale inglese, la Sanjust afferma: "Il sesso è nel passato per me, è solo un ricordo. L'amore platonico, come quello che ho avuto per Berlusconi, è molto più importante". La donna racconta che, quando conobbe il presidente del Consiglio, lui le disse: "Potrei essere tuo nonno". E aggiunge: "Posso dire qualcosa di provocatorio? Berlusconi è l'uomo più impotente del mondo, perché il potere che ha un primo ministro è un falso potere se non è accompagnato dalla fede".
http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-7/stampa-7giu/stampa-7giu.html

Monday, June 01, 2009

Marco Travaglio prosciolto - Del Noce condannato - Unità - RAI - Cassazione -

Cassazione: prosciolto Travaglio. Del Noce condannato anche al pagamento delle spese processuali e a versare 1.500 euro

(AGI) - Roma, 29 mag. 2009
Confermato dalla Cassazione ilproscioglimento del giornalista Marco Travaglio, in relazionead alcune frasi, contenute in un articolo pubblicato nel 2007dal quotidiano 'L'Unita'', ritenute diffamatorie da FabrizioDel Noce. La quinta sezione penale della Suprema Corte hainfatti dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex direttoredi RaiUno contro la sentenza con cui, nel dicembre scorso, ilgip di Roma aveva disposto il non doversi procedere neiconfronti di Travaglio e di Antonio Padellaro, all'epocadirettore del quotidiano, "perche' il fatto non sussiste". "Nel provvedimento impugnato - spiegano 'gli ermellini' -e' stato sottolineato come i fatti riportati nella lorostoricita', ossia le scelte di Del Noce relativeall'eliminazione del programma di Biagi, alla conduzione delFestival di Sanremo, allo spostamento a tarda serata delprogramma di Arbore, fossero veritieri", percio', "non puo'valere il riferimento al messaggio che detta narrativa avrebbetrasmesso al lettore, rappresentato dall'essersi posto ildirettore della rete televisiva Rai uno al servizio diMediaset: siffatto messaggio - si osserva nella sentenza 22659- siccome costituisce un giudizio consequenziale a fatti reali,assume rilievo ai fini penali solo qualora venga superato illimite della continenza". Riguardo, poi, alle espressioni 'lombrico' e 'noisette',utilizzate nell'articolo e "idonee, secondo il ricorrente, adimostrare disprezzo nei suoi confronti, in quanto evocativa laprima di un qualcosa di viscido e la seconda avente allusionisessuali", i giudici di piazza Cavour osservano che "l'immaginedel lombrico non e' stata usata a connotazione della persona diDel Noce e che l'interpretazione dell'altra parola, operatadall'impugnante, e' del tutto soggettiva ed apodistica". Allaluce di cio', la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorsodi Del Noce condannandolo anche al pagamento delle speseprocessuali e a versare 1.500 euro alla cassa delle ammende.
http://www.articolo21.info/1040/news/cassazione-prosciolto-travaglio-del-noce.html

Ministro Brunetta dorme - foto Brunetta che dorme a convegno - fannulloni e antifannulloni a nanna


Ecco il ministro Brunetta che dorme, il ministro della propaganda "antifannulloni", parole e fumo inutili e spettacolari che non serviranno certo a migliorare l'efficienza della burocrazia, soprattutto se i dipendente a lavoro ci vanno ma ...DORMONO!

Berlusconi - The Clown’s Mask Slips - Cade la maschera del Clown - The times - Noemi Letizia - Stampa Estera - Berlusconi rispondi!

From The Times
June 1, 2009
The Clown’s Mask Slips
Berlusconi must answer allegations of womanising and questions about inappropriate behaviour. The quality of government is a not a private matter

The most distasteful aspect of Silvio Berlusconi’s behaviour is not that he is a chauvinist buffoon. Nor is it that he cavorts with women more than 50 years younger than himself, abusing his position to offer them jobs as models, personal assistants or even, absurdly, candidates for the European Parliament. What is most shocking is the utter contempt with which he treats the Italian public.
The ageing Lothario may find it amusing, or even perhaps daring, to act the playboy, boasting of his conquests, humiliating his wife and making comments that to many women are grotesquely inappropriate. He is not the first or the only one whose undignified behaviour is inappropriate to his office. But when legitimate questions are asked about relationships that touch on the scandalous and newspapers challenge him to explain associations that, at best, are puzzling, the clown’s mask slips. He threatens those newspapers and televisions stations that he controls, invokes the law to protect his “privacy”, issues evasive and contradictory statements and then melodramatically promises to resign if he is caught lying.
Mr Berlusconi’s private life is, of course, private. But as President Clinton found, scandal does not become high office. To his critics, Mr Berlusconi retorts that he still commands high popularity ratings, is very much in control of his Government and will not be intimidated by what he calls opposition attempts to smear him. Many may also say that Italy is not America: that the puritan ethic framing standards in the US has never dominated Italian public life, and that few Italians are shocked by womanising. This is patronising nonsense. Italians understand just as well as Americans what is and what is not acceptable. And like Americans, they regard a cover-up as contemptible.
Few media outlets in Italy are able to make this point without fear of retribution. But to its credit La Repubblica has continually raised questions about the Prime Minister’s relationship with the 18-year-old Noemi Letizia, whose birthday gift of a necklace was the pretext for Mrs Berlusconi’s divorce action. To most of these questions, on the lips of every bemused Italian voter, there has been no satisfactory answer. When and how did he meet her family? Did Mr Berlusconi ask for photographs from a model agency and initiate contact with Ms Letizia? What truth is there in reports that dozens of young women were invited to parties at his Sardinian villa?
Mr Berlusconi has promised to explain everything to parliament. But he can hardly have reassured his critics with his weekend injunction blocking publication of about 700 photographs purporting to show what went on at these parties. Nor is he helped by his hapless Foreign Minister, who attempted to defend his boss by pointing out that the age of consent in Italy was 14 — as if this were relevant.
Does it all matter? Some Italians will say no. Others will say it is no business of outsiders. But Italian voters, in the run-up to the European elections, ought to reflect on how their Government is run, on the candidates thought suitable for Strasbourg and on the level of prime ministerial candour during political and economic turmoil.
It concerns others too. Italy hosts the G8 meeting this year. Important discussions are taking place in that forum, where Western governments are pressing for greater co-operation in combating terrorism and international crime. Mr Berlusconi sees himself as a friend of Vladimir Putin. His country is an important member of Nato. It is also part of the eurozone, which is being tested by the global financial crisis. It is not only Italian voters who wonder what is going on. So do Italy’s nonplussed allies.

http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/leading_article/article6401859.ece

Tuesday, May 26, 2009

Così papi Berlusconi entrò nella vita di Noemi - Noemi Letizia - Veronica Lario - minorenni - Gino Flaminio - Casoria - Villa Santa Chiara -

"Così papi Berlusconientrò nella vita di Noemi"
di GIUSEPPE D'AVANZO e CONCHITA SANNINO


Gino Flaminio e Noemi Letizia
NAPOLI - Il 14 maggio Repubblica ha rivolto al presidente del consiglio dieci domande che apparivano necessarie dinanzi alle incoerenze di un "caso politico". Veronica Lario, infatti, ha proposto all'opinione pubblica e alle élites dirigenti del Paese due affermazioni e una domanda che hanno rimosso dal discreto perimetro privato un "affare di famiglia" per farne "affare pubblico". Le due, allarmanti certezze della moglie del premier - lo ricordiamo - descrivono i comportamenti del presidente del Consiglio: "Mio marito frequenta minorenni"; "Mio marito non sta bene". Al contrario, la domanda posta dalla signora Lario - se ne può convenire - è crudamente politica e mostra le pratiche del "potere" di Silvio Berlusconi, pericolosamente degradate quando a rappresentare la sovranità popolare vengono chiamate "veline" senza altro merito che un bell'aspetto e l'amicizia con il premier, legami nati non si sa quando, non si sa come. "Ciarpame politico" dice la moglie del premier. Silvio Berlusconi non ha ritenuto di rispondere ad alcuna delle domande di Repubblica. E, dopo dieci giorni, Repubblica prova qui a offrire qualche traccia e testimonianza per risolvere almeno alcuni dei quesiti proposti. Per farlo bisogna raggiungere Napoli, una piccola fabbrica di corso San Giovanni e poi un appartamento, allegramente affollato di amici, nel popolare quartiere del Vasto a ridosso dei grattacieli del Centro Direzionale. Sono i luoghi di vita e di lavoro di Gino Flaminio.
Gino, 22 anni, operaio, una passione per la kickboxing, è stato per sedici mesi (dal 28 agosto del 2007 al 10 gennaio del 2009) l'"amore" di Noemi Letizia, la minorenne di cui il premier ha voluto festeggiare il diciottesimo anno in un ristorante di Casoria, il 26 aprile. Gino e Noemi si sono divisi, per quel breve, intenso, felice periodo le ore, i sogni, il fiato, le promesse. "Quando non dormivo da lei a Portici - è capitato una ventina di volte - o quando lei non dormiva qui da me, il sabato che non lavoravo mi tiravo su alle sei del mattino per portarle la colazione a letto; poi l'accompagnavo a scuola e ci tornavo poi per riportarla indietro con la mia Yamaha. Lei qualche volta veniva a prendermi in fabbrica, la sera, quando poteva". Gino Flaminio è in grado di dire quando e come Silvio Berlusconi è entrato nella vita di Noemi. Come quel "miracolo" (così Gino definisce l'inatteso irrompere del premier) ha cambiato - di Noemi - la vita, i desideri, le ambizioni e più tangibilmente anche il corpo, il volto, le labbra, gli zigomi; in una parola, dice Gino, "i valori". Il ragazzo può raccontare come quell'ospite inaspettato dal nome così importante che faceva paura anche soltanto a pronunciarlo nel piccolo mondo di gente che duramente si fatica la giornata e un piatto caldo, ha deviato anche la sua di vita. Quieto come chi si è ormai pacificato con quanto è avvenuto, Gino ricorda: "Mi è stato quasi subito chiaro che tra me e la mia memi non poteva andare avanti. Era come pretendere che Britney Spears stesse con il macellaio giù all'angolo...". È utile ricordare, a questo punto, che il primo degli enigmi del "caso politico" è proprio questo: come Berlusconi ha conosciuto Noemi, la sua famiglia, il padre Benedetto "Elio" Letizia, la madre Anna Palumbo? A Berlusconi è capitato di essere inequivocabile con la Stampa (4 maggio): "Io sono amico del padre, punto e basta. Lo giuro!". Con France2 (6 maggio), il capo del governo è stato ancora più definitivo. Ricordando l'antica amicizia di natura politica con il padre Elio, Berlusconi chiarisce: "Ho avuto l'occasione di conoscere [Noemi] tramite i suoi genitori. Questo è tutto". Un affetto che il presidente del consiglio ha ripetuto ancor più recentemente quando ha presentato Noemi "in società", per così dire, durante la cena che il governo ha offerto alle "grandi firme" del made in Italy a Villa Madama, il 19 novembre 2008: "È la figlia di miei cari amici di Napoli, è qui a Roma per uno stage" (Repubblica, 21 maggio). All'antico vincolo politico, accenna anche la madre di Noemi, Anna: "[Berlusconi] ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista". Berlusconi, qualche giorno dopo (e prima di essere smentito da Bobo Craxi), conferma. "[Elio] lo conosco da anni, è un vecchio socialista ed era l'autista di Craxi". (Ansa, 29 aprile, ore 16,34). Più evasiva Noemi: "[Di come è nato il contatto familiare] non ricordo i particolari, queste cose ai miei genitori non le ho chieste". (Repubblica, 29 aprile). Decisamente inafferrabile e chiuso come un riccio, il padre Elio (ha rifiutato di prendere visione di quest'ultima ricostruzione di Repubblica). Chiedono a Letizia: ci spiega come ha conosciuto Berlusconi? "Non ho alcuna intenzione di farlo" (Oggi, 13 maggio). Gino ascolta questa noiosa tiritera con un sorriso storto sulle labbra, che non si sa se definire avvilito o sardonico. C'è un attimo di silenzio nella stanza al Vasto, un silenzio lungo, pesante come d'ovatta, rispettato dagli amici che gli stanno accanto; dalla sorella Arianna; dal padre Antonio; dalla madre Anna. È un silenzio che si fa opprimente in quella cucina, fino a un attimo prima rumorosa di risate e grida. La madre, Anna, si incarica di spezzarlo: "Quando un giorno Gino tornò a casa e mi disse che Noemi aveva conosciuto Berlusconi, lo presi in giro, non volli chiedergli nemmeno perché e per come. Mi sembrava ridicolo. Berlusconi dalle nostre parti? E che ci faceva, Berlusconi qui? Ripetevo a Gino: Berlusconi, Berlusconi! (gonfia le guance con sarcasmo). Un po' ne ridevo, mi sembrava una buffonata di ragazzi". Gino la guarda, l'ascolta paziente e finalmente si decide a raccontare: "I genitori di Noemi non c'entrano niente. Il legame era proprio con lei. È nato tra Berlusconi e Noemi. Mai Noemi mi ha detto che lui, papi Silvio parlava di politica con suo padre, Elio. Non mi risulta proprio. Mai, assolutamente. Vi dico come è cominciata questa storia e dovete sapere che almeno per l'inizio - perché poi quattro, cinque volte ho ascoltato anch'io le telefonate - vi dirò quel che mi ha raccontato Noemi. Il rapporto tra Noemi e il presidente comincia più o meno intorno all'ottobre 2008. Noemi mi ha raccontato di aver fatto alcune foto per un "book" di moda. Lo aveva consegnato a un'agenzia romana, importante - no, il nome non me lo ricordo - di quelle che fanno lavorare le modelle, le ballerine, insomma le agenzie a cui si devono rivolgere le ragazze che vogliono fare spettacolo. Noemi mi dice che, in quell'agenzia di Roma, va Emilio Fede e si porta via questi "book", mica soltanto quello di Noemi. Non lo so, forse gli servono per i casting delle meteorine. Il fatto è - ripeto, è quello che mi dice Noemi - che, proprio quel giorno, Emilio Fede è a pranzo o a cena - non me lo ricordo - da Berlusconi. Finisce che Fede dimentica quelle foto sul tavolo del presidente. È così che Berlusconi chiama Noemi. Quattro, cinque mesi dopo che il "book" era nelle mani dell'agenzia, dice Noemi. È stato un miracolo, dico sempre. Dunque, dice Noemi che Berlusconi la chiama al telefono. Proprio lui, direttamente. Nessuna segretaria. Nessun centralino. Lui, direttamente. Era pomeriggio, le cinque o le sei del pomeriggio, Noemi stava studiando. Berlusconi le dice che ha visto le foto; le dice che è stato colpito dal suo "viso angelico", dalla sua "purezza"; le dice che deve conservarsi così com'è, "pura". Questa fu la prima telefonata, io non c'ero e vi sto dicendo quel che poi mi riferì Noemi, ma le credo. Le cose andarono così perché in altre occasioni io c'ero e Noemi, così per gioco o per convincermi che davvero parlava con Berlusconi, m'allungava il cellulare all'orecchio e anch'io sentii dalla sua voce quella cosa della "purezza", della "faccia d'angelo". E poi, una volta, ha aggiunto un'altra cosa del tipo: "Sei una ragazza divina". Berlusconi, all'inizio, non ha detto a Noemi chi era. In quella prima telefonata, le ha fatto tante domande: quanti anni hai, cosa ti piacerebbe fare, che cosa fanno tua madre e tuo padre? Studi? Che scuola fai? Una lunga telefonata. Ma normale, tranquilla. E poi, quando Noemi si è decisa a chiedergli: "Scusi, ma con tutte queste domande, lei chi è?", lui prima le ha risposto: "Se te lo dico, non ci credi". E poi: "Ma non si sente chi sono?". Quando Noemi me lo raccontò, vi dico la verità, io non ci credevo. Poi, quando ho sentito le altre telefonate e ho potuto ascoltare la sua voce, proprio la sua, di Berlusconi, come potevo non crederci? Noemi mi diceva che era sempre il presidente a chiamarla. Poi, non so se chiamava anche di suo, non me lo diceva e io non lo so. Lei al telefono lo chiamava papi tranquillamente. Anche davanti a me. Magari stavamo insieme, Noemi rispondeva, diceva papi e io capivo che si trattava del presidente. Quando ho assistito ad alcune telefonate tra Berlusconi e Noemi, ho pensato che fosse un rapporto come tra padre e figlia. Una sera, Emilio Fede e Berlusconi - insieme - hanno chiamato Noemi. Lo so perché ero accanto a lei, in auto. Ora non saprei dire perché il presidente le ha passato Emilio Fede, non lo so. Pensai che Fede dovesse preparare dei "provini" per le meteorine, quelle robe lì". (Ieri, a tarda sera, durante Studio Aperto, Fede ha affermato di aver conosciuto la nonna di Noemi. Repubblica ha chiesto a Gino se, in qualche occasione, Noemi avesse fatto cenno a questa circostanza. "Mai, assolutamente", è stata la risposta del ragazzo). "Comunque, quella sera, sentii prima la voce del presidente e poi quella di Emilio Fede - continua Gino - Non voglio essere frainteso o creare confusione in questa tarantella, da cui voglio star lontano. Nelle telefonate che ho sentito io, Berlusconi aveva con Noemi un atteggiamento paterno. Le chiedeva come era andata a scuola, se studiava con impegno, questa roba qui. Io però ho cominciato a fuggire da questa situazione. Non mi piaceva. Non mi piaceva più tutto l'andazzo. Non vedevo più le cose alla luce del giorno, come piacevano a me. Mi sentivo il macellaio giù all'angolo che si era fidanzato con Britney Spears. Come potevo pensare di farcela? Gliel'ho detto a Noemi: questo mondo non mi piace, non credo che da quelle parti ci sia una grande pulizia o rispetto. Mi dispiaceva dirglielo perché io so che Noemi è una ragazza sana, ancora infantile che non si separa mai dal suo orsacchiotto, piccolo, blu, con una croce al collo, "il suo teddy". Una ragazza tranquilla, semplice, con dei valori. Con i miei stessi valori, almeno fino a un certo punto della nostra storia". Intorno a Gino, questo racconto devono averlo già sentito più d'una volta perché ora che il ragazzo ha deciso di raccontare a degli estranei la storia, la tensione è caduta come se la famiglia, i vicini di casa, gli amici già l'avessero sentita in altre occasioni o magari a spizzichi e bocconi. C'è chi si distrae, chi parlotta d'altro, chi parla al telefono, chi si prepara a uscire per il venerdì notte. Gino sembra non accorgersene. Non perde il filo e a tratti pare ricordare, ancora una volta, a se stesso come sono andate le cose. "Ho cominciato a distaccarmi da Noemi già a dicembre. Però la cosa che proprio non ho mandato giù è stata la lunga vacanza di Capodanno in Sardegna, nella villa di lui. Noemi me lo disse a dicembre che papi l'aveva invitata là. Mi disse: "Posso portare un'amica, un'amica qualunque, non gli importa. Ci saranno altre ragazze". E lei si è portata Roberta. E poi è rimasta con Roberta per tutto il periodo. Io le ho fatto capire che non mi faceva piacere, ma lei da quell'orecchio non ci sentiva. Così è partita verso il 26-27 dicembre ed è ritornata verso il 4-5 gennaio. Quando è tornata mi ha raccontato tante cose. Che Berlusconi l'aveva trattata bene, a lei e alle amiche. Hanno scherzato, hanno riso... C'erano tante ragazze. Tra trenta e quaranta. Le ragazze alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco. E nel bungalow di Noemi erano in quattro: oltre a lei e a Roberta, c'erano le "gemelline", ma voi sapete chi sono queste "gemelline"? Penso anche che lei mi abbia detto tante bugie. Lei dice che Berlusconi era stato con loro solo la notte di Capodanno. Vi dico la verità, io non ci credo. Sono successe cose troppo strane. Io chiamavo Noemi sul cellulare e non mi rispondeva mai. Provavo e riprovavo, poi alla fine mi arrendevo e chiamavo Roberta, la sua amica, e diventavo pazzo quando Roberta mi diceva: no, non te la posso passare, è di là - di là dove? - o sta mangiando: e allora?, dicevo io, ma non c'era risposta. Per quella vacanza di fine anno, i genitori accompagnarono Noemi a Roma. Noemi e Roberta si fermarono prima in una villa lì, come mi dissero poi, e fecero in tempo a vedere davanti a quella villa tanta gente - giornalisti, fotografi? - , poi le misero sull'aereo privato del presidente insieme alle altre ragazze, per quello che mi ha detto Noemi... Al ritorno, Noemi non è stata più la mia Noemi, la mia alicella (acciuga, ndr), la ragazza semplice che amavo, la ragazza che non si vergognava di venirmi a prendere alla sera al capannone. A gennaio ci siamo lasciati. Eravamo andati insieme, prima di Natale, a prenotare per la sua festa di compleanno il ristorante "Villa Santa Chiara" a Casoria, la "sala Miami" - lo avevo suggerito io - e già ci si aspettava una "sorpresa" di Berlusconi, ma nessuno credeva che la sorpresa fosse proprio lui, Berlusconi in carne e ossa. Ci siamo lasciati a gennaio e alla festa non ci sono andato. L'ho incontrata qualche altra volta, per riprendermi un oggetto di poco prezzo ma, per me, di gran valore che era rimasto nelle sue mani. Abbiamo avuto il tempo, un'altra volta, di avere un colloquio un po' brusco. Le ho restituito quasi tutte le lettere e le foto. Le ho restituito tutto - ho conservato poche cose, questa lettera che mi scrisse prima di Natale, qualche foto - perché non volevo che lei e la sua famiglia pensassero che, diventata Noemi Sophia Loren, io potessi sputtanarla. Oggi ho la mia vita, la mia Manuela, il mio lavoro, mille euro al mese e va bene così ché non mi manca niente. Certo, leggo di questo nuovo fidanzato di Noemi, come si chiama?, che non s'era mai visto da nessuna parte anche se dice di conoscerla da due anni e penso che Noemi stia dicendo un sacco di bugie. Quante bugie mi avrà detto sui viaggi. A me diceva che andava a Roma sempre con la madre. Per dire, per quella cena del 19 novembre 2008 a Villa Madama mi raccontò: "Siamo stati a cena con il presidente, io, papà e mamma allo stesso tavolo". Non c'erano i genitori seduti a quel tavolo? Allora mi ha detto un'altra balla. Quella sera le sono stati regalati una collana e un bracciale, ma non di grosso valore. E il presidente ha fatto un regalo anche a sua madre. Sento tante bugie, sì, e comunque sono fatti di Noemi, dei suoi genitori, di Berlusconi, io che c'entro?". Le parole di Gino Flaminio appaiono genuine, confortate dalle foto, dalla memoria degli amici (che hanno le immagini di Noemi e Gino sui loro computer), da qualche lettera, dai ricordi dei vicini e dei genitori, ma soprattutto dall'ostinazione con cui il ragazzo per settimane si è nascosto diventando una presenza invisibile nella vita di Noemi. Repubblica lo ha rintracciato con fatica, molta pazienza e tanta fortuna nella fabbrica di corso San Giovanni dove tutti i suoi compagni di lavoro conoscono Noemi, la storia dell'amore perduto di Gino. Compagni di lavoro che - fino alla fine - hanno provato a proteggerlo: "Gino? E chi è 'sto Gino Flaminio?" e Gino se ne stava nascosto dietro un muro. La testimonianza del ragazzo consente di liquidare almeno cinque domande dalla lista di dieci che abbiamo proposto al capo del governo. La ricostruzione di Gino permette di giungere a un primo esito: Silvio Berlusconi ha mentito all'opinione pubblica in ogni passaggio delle sue interviste. Nei giorni scorsi, come quando disse a France2 di aver "avuto l'occasione di conoscere [Noemi] tramite i suoi genitori". O ancora ieri a Radio Montecarlo dove ha sostenuto di essersi addirittura "divertito a dire alla famiglia, di cui sono amico da molti anni, che non desse risposte su quella che è stata la nostra frequentazione in questi anni". Come di cartapesta è la scena - del tutto artefatta - disegnata dalle testate (Chi) della berlusconiana Mondadori. Il fatto è che Berlusconi non ha mai conosciuto Elio Letizia né negli "anni passati", né negli "ambienti socialisti". Mai Berlusconi ha discusso con Elio Letizia di politica e tantomeno delle candidature delle Europee (Porta a porta, 5 maggio). Berlusconi ha conosciuto Noemi. Le ha telefonato direttamente, dopo averne ammirato le foto e aver letto il numero di cellulare su un "book" lasciatogli da Emilio Fede. Poi, nel corso del tempo, l'ha invitata a Roma, in Sardegna, a Milano. Le evidenti falsità, diffuse dal premier, gli sarebbero costate nel mondo anglosassone, se non una richiesta di impeachment, concrete difficoltà politiche e istituzionali. Nell'Italia assuefatta di oggi, quella menzogna gli vale un'altra domanda: perché è stato costretto a mentire? Che cosa lo costringe a negare ciò che è evidente? È vero, come sostiene Noemi, che Berlusconi ha promesso o le ha lasciato credere di poter favorire la sua carriera nello spettacolo o, in alternativa, l'accesso alla scena politica (Corriere del Mezzogiorno, 28 aprile)? Dieci giorni dopo, ci sono altre ragionevoli certezze. È confermato quel che Veronica Lario ha rivelato a Repubblica (3 maggio): il premier "frequenta minorenni". Noemi, nell'ottobre del 2008, quando riceve la prima, improvvisa telefonata di Berlusconi ha diciassette anni, come Roberta, l'amica che l'ha accompagnata a Villa Certosa. La circostanza rinnova l'ultima domanda: quali sono le condizioni di salute del presidente del Consiglio?
(24 maggio 2009)
http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-2/parla-gino/parla-gino.html

Thursday, May 07, 2009

decreto Sanjust - Berlusconi Virginie Sanjust - Armati - Servizi Segreti - Mobbing


Ecco il Decreto "Sanjust" con cui Berlusconi ha assunto la bella Virginie alla Presidenza del Consiglio, si vede che la sua "professionalità" era essenziale in quel momento.
Decreto Sanjustdi P.Gomez e M.LilloL'incontro con la giovane annunciatrice. Il feeling immediato. Poi gioielli, inviti, regali in denaro. E una nomina a Palazzo Chigi. Ancora una volta il premier mescola pubblico e privatoVirginia Sanjust in uno studio RaiQuesta volta non è solo una questione di stelline e raccomandazioni. Per l'ex annunciatrice Rai Virginia Sanjust di Teulada, Silvio Berlusconi ha fatto di più. Niente a che vedere con le intercettazioni in cui il Cavaliere chiedeva ad Agostino Saccà di far lavorare un manipolo di attricette "per tenere su il morale del capo" o conquistare al centrodestra, tramite i favori alle ragazze, alcuni senatori del centrosinistra. No. Stavolta, per far felice Virginia, Berlusconi ha messo in moto la presidenza del Consiglio. Ha promosso atti concreti, con tanto di numeri di protocollo e stanziamenti a valere sul bilancio dello Stato. O almeno così sostiene l'ex marito di Virginia, l'agente segreto Federico Armati. In una singolare causa contro il premier lo 007 ha depositato al tribunale dei ministri un decreto con cui la ragazza, il 20 ottobre 2003, veniva nominata da Berlusconi "esperta della presidenza del Consiglio". E ha chiesto ai giudici di acquisirne un secondo: quello con cui Palazzo Chigi, alla vigilia delle elezioni del 2006, dopo aver licenziato dal Sisde lo stesso Armati, lo riassume per trasferirlo al Cesis, l'organismo di coordinamento tra i servizi segreti civili e militari. Oggi l'inchiesta, in cui il Cavaliere è indagato su denuncia dell'agente segreto per abuso d'ufficio e maltrattamenti, potrebbe essere archiviata. Secondo la Procura di Roma non ci sono elementi per sostenere che Berlusconi abbia in qualche modo influito negativamente sulla carriera dello 007 o che si sia interessato delle vicende della coppia separata Sanjust-Armati, da anni in guerra per l'affidamento del loro unico figlio. L'indagine però fa sorgere altri interrogativi, tutti politici, sulle capacità di Berlusconi di separare la propria vita privata dagli affari di Stato. Tutto inizia il 29 settembre 2003, quando il premier va in tv per illustrare il suo progetto di riforma delle pensioni. Ad annunciare il suo intervento è Virginia Sanjust, 26 anni, tre lingue parlate fluentemente, e alle spalle una famiglia di attrici (la madre è Antonellina Interlenghi) e di aristocratici romani. In quei mesi Virginia, che pure è separata, dorme spesso nella grande casa di Campo de' Fiori che il marito ha preso in affitto dalla Banca di Roma e dove vive loro figlio.Berlusconi appena vede Virginia in tv le invia un mazzo gigante di gardenie e rose, accompagnato da un biglietto gentile: "Un debutto storico a reti unificate evviva e complimenti". Poi la invita a colazione a Palazzo Chigi. Dopo il pranzo con Letta e Tremonti, secondo l'esposto di Armati, il discorso scivola su soldi e lavoro. Virginia ha qualche difficoltà economica, Berlusconi però la trova professionalmente capace e bellissima. Immediatamente le annuncia l'intenzione di farla entrare tra i portavoce di Palazzo Chigi. Convoca un segretario e fa prendere gli estremi del suo curriculum. Il decreto è pronto per la firma di Letta: "Il presidente del Consiglio dei ministri... vista l'esigenza di avvalersi della collaborazione della signora Virginia Sanjust di Teulada in qualità di esperto, nell'ambito dell'ufficio stampa... decreta: è conferito l'incarico di esperto per il periodo 20 ottobre-31 dicembre 2003. Per lo svolgimento dell'incarico è attribuito un compenso annuo lordo di 36 mila euro e Iva. La relativa spesa trova copertura per euro 7 mila e 200 oltre Iva nelle disponibilità finanziarie iscritte nel capitolo 167 del bilancio". Poi, racconta lo 007, il premier accompagna il regalo pubblico con uno privato: un bracciale di brillanti di Damiani. I problemi nascono nel febbraio del 2004, quando 'Il Messaggero' scrive: "Berlusconi ha proposto a Virginia di diventare la donna immagine di Forza Italia". Segue un'interrogazione parlamentare e una smentita. La notizia è imprecisa. Palazzo Chigi corre comunque ai ripari. Il decreto, secondo Armati, viene ritirato: un autista del Cavaliere si fa consegnare da Virginia la copia in suo possesso. L'annunciatrice, d'altro canto, non ne ha più bisogno. In Rai sta facendo carriera: è stata appena promossa a conduttrice del programma 'Oltremoda'. E anche per lo 007 le cose si sono messe bene. Il 13 novembre 2003 il Sisde lo ha promosso. Virginia, secondo l'ex marito, in quei mesi vive un mondo da favola: vede spesso Berlusconi, riceve regali su regali (a volte in denaro), e per contraccambiare prepara collezioni di cd musicali per lui. La ragazza però ha un problema: è affascinata dal mondo della new age, frequenta guru e comunità pseudo-religiose sparse tra Asia, America e Italia.Federico Armati non vede di buon occhio la svolta mistica dell'ex moglie, è preoccupato per il suo stato di salute e per le troppe telefonate del Cavaliere. Nega il permesso al figlio di andare con la madre in una comunità piemontese. Nel braccio di ferro però c'è una novità: Armati è sempre stato la parte forte della coppia (ha un lavoro da 4.500 euro al mese, una casa, una famiglia solida alle spalle, un padre magistrato) e ora si ritrova improvvisamente debole. La ruota gira: il 20 marzo 2006 lo 007 è trasferito dal Sisde alla Cassazione. Lo stipendio crolla a 1.700 euro al mese. Il 30 marzo 2006 deve prendere servizio alla Corte e usa i dieci giorni rimasti per reagire contro chi, forse a torto, ritiene sia il mandante del trasferimento. Il 21 e il 28 marzo incontra la moglie e le chiede di intervenire su Berlusconi perché, se non fosse rimasto ai servizi segreti, avrebbe presentato una denuncia contro di lui rivelando anche il rapporto tra il Cavaliere e la Sanjust.Federico Armati e Virginia SanjustDel colloquio esiste una registrazione depositata agli atti. Ma a inciderla non è stato lo 007. È stata Virginia, che a caccia di prove da produrre nella causa per l'affidamento del figlio, si sarebbe mossa, secondo la denuncia di Armati, su consiglio di Nicoletta Ghedini, collega di Nicolò, il parlamentare e avvocato di Berlusconi. In quei nastri Armati grida la sua rabbia contro il Cavaliere e contro Mario Mori, il suo ex capo che lo ha cacciato dal Sisde.Armati minaccia sfracelli legali e non è uno che scherza. Ha già denunciato il padre, procuratore generale di Perugia, per una vecchia vicenda di presunti regali ricevuti da un costruttore e per le sue intromissioni nel procedimento del Tribunale dei minori sull'affidamento del bambino. Quando lo 007 pone a Virginia l'ultimatum: "Tutto deve essere fatto entro giovedì 30 marzo perché altrimenti denuncio tutto",Berlusconi si rabbuia. O almeno così racconterà l'annunciatrice in un drammatico interrogatorio davanti ai magistrati. Il pm Olga Capasso, in una richiesta di archiviazione di un altro procedimento questa volta contro Armati, nato dalle denuncie della ex moglie, riporta così il racconto della donna: "A telefonare alla Sanjust era stato lo stesso Berlusconi molto preoccupato che la sua relazione (...) e i favori che aveva fatto all'Armati divenissero di dominio pubblico". La telefonata con Berlusconi risalirebbe al 23 marzo, cinque giorni dopo c'è il secondo incontro e la seconda registrazione. L'agente è furioso e "chiede con insistenza alla moglie se si è data da fare per avere un contatto con Berlusconi". Parallelamente Armati cerca un canale con alcuni manager Mediaset come Nicolò Querci. A tutti dice: "Entro il 30". A 24 ore dallo scadere dell'ultimatum la questione si sistema. "Nella mattinata del 29 marzo 2006", scrive Armati, "sono stato convocato dal capo del personale del Sisde il quale mi rendeva noto che era stata richiesta la mia professionalità al Cesis". Così il 29 marzo 2006 con il decreto basato sulla nota Cesis 4310- c/16359 viene revocato il trasferimento alla Cassazione. Poi il primo aprile del 2006 con un'altra nota Cesis (4310-16935) si dispone la nuova assegnazione al Cesis stesso. Lo stipendio di Armati è salvo. L'onore di Berlusconi anche. Ma quello delle istituzioni? Come si giustifica la retromarcia? L'avvocato di Virginia Sanjust, Domenico De Simone, scrive in una denuncia: "Armati ha preteso la revoca del trasferimento dal Sisde e poi ha ottenuto la chiamata dal Cesis", "minacciando il danno ingiusto di propalare la falsa rivelazione della relazione sessuale della signora Sanjust con il dottor Silvio Berlusconi". Per l'avvocato, "è uno scandalo anche se artatamente costruito fondato su elementi in parte veri perché è innegabile il rapporto di amicizia tra Sanjust e Berlusconi".Per corroborare le sue accuse contro il Cavaliere, Armati elenca una serie di circostanze che dimostrerebbero i rapporti con l'ex moglie. A partire dalla strana storia della sua casa di Campo de' Fiori, dove lo 007 viveva dal 1998. Quando la proprietà vende, lui non ha i soldi per acquistare. La casa finisce a un produttore americano, Stephen Joel Brown, e Armati deve lasciarla. Pochi mesi dopo Virginia si presenta da Brown dicendo che conosce dei milanesi che cercano una casa con cinque finestre su Campo de' Fiori. Brown capisce cosa sta accadendo e spara: o mi date 2 milioni e e 250 mila più Iva (l'aveva pagata un milione e 50) o non vendo. Il sì è immediato. A comprare è Salvatore Sciascia, ex responsabile fiscale Fininvest, condannato per le mazzette alla Finanza e oggi onorevole. In sua rappresentanza stipula il contratto Francesco Magnano, geometra di fiducia di Berlusconi. Subito dopo l'acquisto l'appartamento passa nella disponibilità di Virginia che lo lascerà solo pochi mesi fa. I rapporti tra Berlusconi e Virginia Sanjust, secondo la denuncia, continuano almeno fino all'estate scorsa. Il marito lo scopre per caso, lui dice, quando trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino. All'interno ci sono due cuccioli di cane e un estratto del conto corrente. Tra un versamento e un assegno in data 14 giugno 2007 risulta un bonifico di 50 mila euro.'L'espresso' ha visionato il documento, senza però riuscire a verificarne l'autenticità. L'ordinante è: 'Berlusconi Silvio'. La causale: 'Bonifico prestito infruttifero'. Per la Procura di Roma tutte queste carte, in ogni caso, non dimostrano "che il presidente del Consiglio abbia intenzionalmente recato danno a terzi", né che fosse in conflitto di interessi quando Palazzo Chigi ha rimosso e ripescato il marito-rivale della sua amica. L'argomentazione del pm Roberto Felici è che, "se fosse vera l'ipotesi, non si comprenderebbe il motivo per il quale a distanza di un mese la stessa autorità abbia ricollocato Armati in una posizione sostanzialmente analoga, previa revoca del precedente decreto". Ora la parola passa al Tribunale dei ministri e al Copasir, l'organo di controllo sui servizi segreti presieduto da Francesco Rutelli. Il comitato ha già ricevuto l'incartamento e potrebbe sentire presto lo 007. Armati lo ha chiesto. Ancora non ha avuto risposta(10 luglio 2008)http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Decreto-Sanjust/2032799&ref=hpsp