Monday, December 21, 2009

Arrestato Pier Luigi Prosperini - le tangenti di Odeon - conti esteri - Raimondo Lagostena - corruzione - Afewerki

MILANO, SALTO INDIETRO NEL TEMPO
di Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano 18 dicembre 2009)


Almeno per le carte che conosco, l'arresto di Pier Gianni Prosperini non mi pare sufficientemente motivato”. Dice proprio così il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, quando gli chiedono del suo assessore al Turismo Prosperini, un tempo leghista e da molti anni di An, che da 12 ore si rigira tra le mani un'ordinanza di custodia cautelare in cui lo si accusa di corruzione, truffa e turbativa d'asta.
La lettura delle 49 pagine offre il ritratto -ovviamente ancora da verificare - di un politico corrotto fino al midollo. Ci sono 230 mila euro che arrivano sui suoi conti svizzeri. C'è il suo fiduciario nel Canton Ticino che descrive le operazioni per mascherare la presunta mazzetta. Ci sono gli appunti per effettuare il bonifico trovati a casa di Raimondo Lagostena, il proprietario di Odeon Tv, che si è appena aggiudicato un appalto da 7 milioni e 200 mila euro per la promozione delle località turistiche lombarde.
Un brutto quadro, cui bisogna aggiungere sette diverse società off shore dove sarebbero girati almeno altri 800 milia euro provenienti da un'intermediazione (ma secondo i pm è corruzione internazionale) per vendita di pescherecci al sanguinario dittatore marxista Isaias Afewerki (MINISTRO ERITREO ndr). E pacchi di intercettazioni e dichiarazioni: lunghe chiacchierate da cui emerge con chiarezza come le mazzette e i sodi dei contribuenti venissero utilizzate per condizionare il consenso elettorale tramite le una serie di tv private. Telecity e Telelombardia, che negli anni precedenti avevano venduto a Prosperini decine di spazi autogestiti per le sue comunicazioni politiche, erano in credito con lui per duecentomila euro. Un bel problema che vien risolto a spese dei lombardi. Gli uomini di Prosperini, ma in qualche caso lui stesso, autorizzano le emittenti a gonfiare le fatture della campagna pubblicitaria regionale per il Bit 2008 (la fiera del turismo) in modo da coprire i debiti privati con soldi pubblici. “Una vicenda provata e circostanziata” scrive il giudice che non calca nemmeno troppo la mano quando, candido candido, uno dei responsabili di Telecity, racconta come funzionasse la libera informazione da quelle parti. La sua emittente non solo aveva garantito al politico gli “spazi autogestiti” a pagamento. Si era pure resa disponibile a dargli visibilità: “sia in veste istituzionale nei vari tg o nelle varie trasmissioni da noi mandate in onda”. Anche nelle radio, come è accaduto per esempio a Radio Reporter, si faceva lo stesso: l'editore garantiva all'assessore un'intervista alla settimana e dalla regione piovevano altri appalti. E allora perché Formigoni si espone così tanto? Perché persino il ministro della Difesa, Ignazio Larussa, scende in campo per dire: "Io di Prosperini ho, ho sempre avuto e avrò sempre fiducia"? La sensazione è quella che all'ombra della Madoninna ci si senta davanti alla punta di iceberg. Il caso Prosperini potrebbe essere tutt'altro che isolato. In questi mesi si sono moltiplicati i segnali che dimostrano come la capitale morale d'Italia sia a un passo dal ritornare quella del 1992. Diciassette anni dopo torna ad aleggiare gelido lo spettro di Mani Pulite.
Nelle stanze della Regione non è un mistero per nessuno che sia partita la caccia a fortunati possessori degli orologi (dal valore di molte decine di migliaia di euro ciascuno, per un totale di 6,5 milioni) che il re delle bonifiche, Giuseppe Grossi, ancora in carcere per lo scandalo Zunino-Santa Giulia, ha regalato ai politici a lui più vicini. In giunta si trema poi per la sorte di due assessori: il brianzolo Massimo Ponzoni (Ambiente) e il suo collega varesotto, Massimo Buscemi (Reti e servizi pubblica utilità ). Nessuno dei due risulta indagato (Ponzoni è stato sentito come teste per dieci ore), ma è certo sconcertate scoprire che i due politici pidiellini conducevano affari per molti milioni di euro in società con Rosanna Garibodi, la moglie del potentissimo deputato Pdl, Giancarlo Abelli, finita in manette perché titolare di un conto a Montecarlo sul quale piovevano i soldi di Grossi. Il fatto che i tre, più l'ex assessore regionale all'Innovazione e Artigianato, Giorgio Pozzi, si fossero ritrovati nelle medesime società immobiliari che costruivano palazzi nei nell'hinterland milanese, fa intuire come ormai a Milano la politica sia sempre più una lotta tra comitati di affari. Tutto però viene considerato normale, tutto (se non c'è reato) è regolare. Non per niente a Pavia, dove la Gariboldi era stata nominata assessore provinciale per motivi di famiglia, nessuno nella maggioranza di centro-destra si è stracciato le vesti quando sui giornali, prima dell'arresto,erano uscite le prime notizie sul conto estero, non dichiarato al fisco, di Lady Abelli. Come dire: ha solo evaso il fisco? E chi se ne frega.
Adesso però tocca a Prosperini. "Il Baluardo della Cristianità, il Flagello dei Centri Sociali, il Condottiero del nord", come si definiva l'assessore, uomo simpatico e dalle maniere spicce, spesso chiamato "boss" per telefono dai suoi più stretti collaboratori. Nei suoi interventi televisivi ad ogni ora del giorno e della notte,fino a un paio d'anni fa sempre in compagnia di Carla De Albertis (allora assessore a Milano e oggi finita sotto i riflettori dei pm per una consulenza da 240.000 euro), Prosperini chiedeva leggi durissime contro gli immigrati che vessavano "i poveri e onesti cittadini". E intanto si accompagnava con un'amica russa alla quale faceva avere lavori come hostess nelle fiere della regione. Peccato che - almeno in un caso - la ragazza al lavoro non si presentasse. Tanto che la Guardia di Finanza la sente per telefono dire: "Come è andata al Bit?". "Bene", risponde lui ridendo, "dovresti saperlo no? Te lo avevo detto che non venivi". Il risultato è che la donna incassa mille euro alle spalle dei contribuenti ed è felice. Per Prosperini invece cominciano i problemi. Quando gli investigatori interrogano le sue amiche lui tenta d'incontrarle, un po' per sapere che cosa hanno detto e un po', secondo i giudici, per inquinare le indagini. Ma in fondo per Prosperini queste sono bazzecole. I problemi veri sono altri. Il nodo di tutto è l'Eritrea. Gli italiani lì, a partire da una serie d'imprenditori amici di Paolo Berlusconi, hanno concluso molti affari. Spesso grazie a lui, i "baluardo della cristianità", considerato da regime marxista un vero e proprio ambasciatore. Per questo oggi a preoccuparsi sono in molti.

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