Antitrust critica duramente la concentrazione del mercato televisivo
di Redazione www.articolo21.com
Il mercato della raccolta pubblicitaria nel settore televisivo è caratterizzato da «un livello di concentrazione che non ha riscontro negli altri Paesi europei, e che è determinato dalla posizione dominante del gruppo Fininvest», con una percentuale del 65%, «e dalla quota di Rai che detiene, con il 29%, la quasi totalità della parte residuale del mercato». È una delle conclusioni dell'indagine conoscitiva svolta dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato sul settore televisivo e in particolare sul mercato della raccolta pubblicitaria, avviata il 29 maggio 2003. Nell'indagine, l'Antitrust ha rilevato come «il settore nazionale della raccolta pubblicitaria, ed il mercato della raccolta televisiva in particolare, sia caratterizzato da un' elevata concentrazione, nonchè da elevate barriere all'ingresso, a causa soprattutto di alcuni fattori di natura strutturale che ostacolano il corretto funzionamento del mercato».
Tra questi fattori, l'Autorità cita «la disponibilità, in un contesto di scarsità della risorsa frequenziale, di tre reti in capo a ciascuno dei due principali gruppi televisivi, che ha consentito a Fininvest e Rai di attuare strategie che hanno limitato l'entrata e la crescita di nuovi concorrenti», e «la disciplina che regola le condotte della società cui è affidato il servizio pubblico radiotelevisivo, che, da un lato, ha favorito la creazione di un duopolio simmetrico nel versante dell'offerta di contenuti televisivi; dall'altro, ha rafforzato gli incentivi dei due operatori 'incumbents' ad attuare politiche commerciali accomodanti nella raccolta pubblicitaria televisiva».
Per questi e altri fattori, «mentre i mercati della raccolta pubblicitaria su quotidiani, periodici e radio presentano una struttura piuttosto competitiva, quello della raccolta televisiva - la cui caratteristica principale è di essere composto da gruppi televisivi che forniscono contenuti ai telespettatori e offrono contemporaneamente inserzioni ai clienti pubblicitari è contraddistinto da un livello di concentrazione che non ha riscontro negli altri Paesi europei, e che è determinato dalla posizione dominante del gruppo Fininvest, in virtù di una percentuale di raccolta pari al 65%, e dalla quota di Rai che detiene, con il 29%, la quasi totalità della parte residuale del mercato».
Questi gli altri fattori di natura strutturale che, secondo l'Antitrust, hanno determinato l' 'anomalià del mercato televisivo italiano rispetto all'Europa: «l'asimmetrica allocazione delle risorse frequenziali, dovuta alla mancanza di un processo centralizzato di assegnazione delle frequenze radiotelevisive che, congiuntamente all'integrazione a monte degli operatori televisivi nel mercato della trasmissione del segnale, ha determinato una significativa differenziazione delle reti televisive nazionali, in termini di copertura effettiva, a vantaggio dei due operatori storici»; «una scarsa penetrazione delle piattaforme trasmissive alternative a quella terrestre, che ha limitato le possibilità di accesso al mercato della raccolta pubblicitaria televisiva da parte di nuovi soggetti»; «l'assetto proprietario della società di rilevazione degli ascolti televisivi, su cui Fininvest e Rai esercitano un'influenza determinante»; «la fitta rete di partecipazioni azionarie e di legami di tipo non azionario attraverso cui Fininvest riesce ad esercitare una propria influenza sulle decisioni di alcuni importanti operatori, ed in particolare delle società neo-entranti Telecom Italia e TF1-HCSC».
Alla luce di queste valutazioni, l'Autorità suggerisce alcuni interventi correttivi. In primo luogo, la divisione della Rai in due società distinte, una di servizio pubblico finanziata dal canone, l'altra a carattere commerciale e basata sulla raccolta pubblicitaria, per la quale «sarebbe auspicabile sia il collocamento delle azioni sul mercato borsistico sia la definizione di regole di corporate governance». Un intervento, questo, che secondo l'Antitrust andrebbe effettuato prima del collocamento in Borsa di una quota delle azioni Rai, previsto per la primavera 2005.
In secondo luogo, per l'Autorità «risultano necessari interventi di attuazione del Piano digitale e di riallocazione, attraverso meccanismi di mercato, dello spettro frequenziale destinato ai servizi radiotelevisivi, per evitare che le attuali posizioni detenute nelle reti analogiche (ovvero la disponibilità in capo a Fininvest e Rai di un numero di impianti e frequenze tale da rendere possibile la diffusione di tre reti nazionali, peraltro caratterizzate dalla più ampia copertura effettiva della popolazione) non si trasferiscano al futuro mercato digitale terrestre».
Proprio per stimolare la competizione nel mercato digitale, «andrebbero anche favorite, così come accade all'estero, misure di separazione verticale degli operatori di rete, mediante la separazione proprietaria delle società Rai Way e Elettronica Industriale, attualmente facenti capo rispettivamente ai gruppi Rai e Fininvest». Ancora, l'Antitrust suggerisce di stimolare la «competizione tra piattaforme per la trasmissione del segnale televisivo digitale, attraverso politiche di incentivazione alla diffusione tra le famiglie italiane di apparecchiature di decodifica.
Tali interventi dovrebbero salvaguardare il principio della neutralità tecnologica, e quindi non possono limitarsi ad alcuni mezzi trasmissivi, ma devono estendersi con identiche modalità a tutte le piattaforme televisive digitali: digitale terrestre, satellite, cavo e tecnologie x-DSL». Sul fronte degli ascolti, l'Autorità auspica che venga rivisto l'assetto proprietario dell'Auditel, «prevedendo un soggetto privato indipendente che abbia quale funzione-obiettivo la massimizzazione dei profitti derivanti dalla vendita dei dati sugli ascolti televisivi». In conclusione, «in una fase di transizione tecnologica e di eliminazione dei precedenti limiti normativi alle concentrazioni orizzontali e diagonali», l'Autorità ritiene «opportuno monitorare le condotte degli operatori televisivi, in particolare in materia di predisposizione delle offerte di prodotti pubblicitari, di accesso alle reti digitali ed ai contenuti televisivi, di acquisizione di frequenze ai fini della costituzione di nuovi multiplex nazionali, nonchè, infine, di partecipazioni e di legami non azionari tra gli operatori televisivi».
26/11/2004
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