CANZONE DEL DANNO E DELLA BEFFA
(Giovanni Raboni)
Stillicidio di delitti, terribile:
si distruggono vite,
si distruggono posti di lavoro,
si distrugge la giustizia, il decoro
della convivenza civile.
E intanto l’imprenditore del nulla,
il venditore d’aria fritta,
forte coi miserabili
delle sue inindagabili ricchezze,
sorride a tutto schermo
negando ogni evidenza, promettendo
il già invano promesso e l’impossibile,
spacciando per paterno
il suo osceno frasario da piazzista.
Mai così in basso, così simile
(non solo dirlo, anche pensarlo duole)
alle odiose caricature
che da sempre ci infangano e sfigurano…
Anche altrove, lo so,
si santifica il crimine, anche altrove
si celebrano i riti
del privilegio e dell’impunità
trasformati in dottrina dello Stato.
Ma solo a noi, già fradici
di antiche colpe e remissioni
a noi prima untori e poi vittime
della peste del secolo
è toccata, con il danno, la beffa,
una farsa in aggiunta alla sventura.
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Breve biografia
Giovanni Raboni era nato a Milano nel 1932, conseguita la laurea in Giurisprudenza, abbandonò presto l'avvocatura per dedicarsi alla letteratura. Poeta, traduttore e critico letterario, collaborò con diverse riviste, fra le quali «Quaderni piacentini», «Paragone» e «Corriere della Sera». Tradusse Flaubert, Baudelaire, Apollinaire e l'intera Recherche di Proust. Negli anni Settanta fu anche direttore editoriale per la casa editrice Guanda, e fine scopritore di nuovi giovani talenti. La sua fu una poesia legata a diversi registri linguistici, tipici della "linea lombarda" (che affonda le proprie radici in Parini e Manzoni), specchio di una poetica dai toni attenuati, discreti, molto attenta al quotidiano, ma anche ai grandi temi morali, sia politici che civili. In un secondo momento, dalla raccolta Canzonette mortali (1985), il tono di Raboni si fa più formale e le sue liriche raggiungono livelli di notevole perfezione stilistica. Vincitore di numerosi premi letterari, nel 2002 ricevette il premio Moravia per l'insieme della sua opera.
E' morto il 16 settembre 2004.
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