Thursday, November 25, 2004

Esercito: tangenti per mi$$sioni, indaga la procura

ESERCITO

tangenti per missioni, caso scoppiato a luglio,
indaga la procura



Roma, 15 ott.

La procura della Repubblica di Roma ha aperto un'inchiesta sulla denuncia di alcuni sottufficiali dell'Esercito dei carabinieri i quali in occasione di trasmissioni televisive hanno denunciato che i militari che si erano offerti per andare in missione di pace o di guerra all'estero, dovevano versare una tangente ai loro superiori. L'inchiesta è affidata al pubblico ministero Adelchi D'Ippolito che ipotizza i reati di corruzione e concussione.

È scoppiato nel luglio scorso il caso delle presunte tangenti pagate per poter partecipare alle missioni militari all'estero, sul quale oggi la Procura di Roma ha avviato un'inchiesta affidata al pubblico ministero Adelchi D'Ippolito che ipotizza i reati di corruzione e concussione. A denunciare i fatti, alcuni militari italiani, carabinieri e soldati dell'Esercito. E a raccoglierne le rivelazioni Rai New 24 che mandò in onda un ampio reportage il 29 luglio a firma di Sigfrido Ranucci, nel corso del quale alcuni sottoufficiali dei carabinieri raccontavano di aver presentato senza successo richieste per partecipare alle missioni all'estero e che erano venuti a conoscenza del fatto che »bisognava pagare una o due mensilità per poter andare in Iraq, Bosnia, Kossovo«. Il servizio dava voce anche a un militare dell'esercito operativo a Udine, che era stato costretto a pagare per poter essere trasferito.

Immediata la replica di fonti dello Stato maggiore della Difesa, che ammisero solo l'esistenza di un caso che si era verificato a Motta di Livenza, in provincia di Treviso, relativo ad un ufficiale che aveva chiesto soldi ad un militare in cambio della partecipazione alle missioni all'estero. L'ufficiale, riferirono, era stato scoperto, denunciato alla magistratura militare e processato. E che il giudizio si era concluso con un patteggiamento. Sulla vicenda intervenne anche il maggior generale Vladimiro Alexitch, comandante del contingente italiano in Iraq, sottolineando che non gli risultava nessuna notizia di presunte tangenti per quanto riguardava l'Iraq.«Per quanto mi risulta -tenne a sottolineare- non ci sono stati episodi di questo genere. C'era stato in passato un caso di deviazione prontamente scoperta e repressa. Il responsabile che si voleva far pagare per promuovere l'invio di un militare in missione all'estero ha fatto i conti con la giustizia. Ma se si trattasse di un fenomeno diffuso -aggiunse- dopo la notizia di quest'unico caso sarebbero probabilmente uscite allo scoperto altre vittime. Cosa che non è avvenuta, quindi penso che si tratti di una semplice ombra circoscritta».

L'inchiesta aperta dalla Procura romana si affianca a quella già avviata da tempo dalla Procura militare per aspetti diversi da quelli affidati all'esame di D'Ippolito e ha tratto spunto appunto dall'intervista fatta a luglio scorso dal maresciallo dell'Esercito Domenico Leggero durante una trasmissione televisa e successivamente anche da un maresciallo dei carabinieri. Le loro versioni dei fatti sono state confermate anche da altri due sottufficiali dell'Arma , che incappucciati confermarono tutte le accuse recentemente durante il programma 'Le Jenè, spiegando come avevano fatto i loro colleghi che chi intendeva partecipare alle missioni di pace o di guerra all'estero era costretto a versare ai suoi superiori una somma di danaro calcolata sulla base della diaria che veniva percepita a seconda del tipo di missione. Il magistrato ha già acquisito un'ampia documentazione comprese le dichiarazioni fatte in televisione. Inoltre sono stati già sentiti come testimoni diversi militari che hanno confermato le accuse. (Adnkronos).

http://www.articolo21.com/news.php?id=3575

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