Che tristezza e pena quel palco immane, ciclopico, titanico, esclusivamente dedicato all'ego strabordante e cialtrone dell'istrione imbonitore, il rutilante trombone che ogni volta le spara più grosse in modo che con i suoi petardi, le sue bombe maradona, riesca a coprire qualsivoglia critica fondata su fatti e circostanze provate, documentate, sui numeri della crisi come sulle impietose intercettazioni. Il banana narcisista parossistico ormai fuori dalla realtà, dichiara guerra al cancro e promette di sconfiggerlo in tre anni ad una folla che a quel punto avrebbe dovuto sommergerlo di fischi per la immane pagliacciata e invece continua a sventolare le bandierine da convention di venditori di aspirapolveri, con non poche comparse "a progetto", una folla imbelle qualitativamente e risibile numericamente, ben distante dalla milionata che un "immacolato" Denis Verdini, quello amico della cricca per intenderci, aveva calcolato forse moltiplicando per 100 le unità presenti nella piazzetta rinsecchita dal cordone di gazebo atto a ridurne il perimetro.
Un milione di balle per 50.000 persone scarse, questa è la sostanza del patetico evento messo su da questo maestro del kitsch, il mattatore della millanteria, lo smargiasso del ghepensimì, il taumaturgo de no'artri, aspirante Napoleone a capo di un esercito di telemorenti ed evasori o aspiranti tali, che vedono nel presunto successo di cotanto elemento un esempio da seguire, un totem da idolatrare, sperando di diventare come lui o di raccogliere le briciole del suo patrimonio strisciandogli accanto ed azzannando gli altri postulanti che osano strusciarsi al capo per conquistarne la benevolenza, il posto al sole, la ciottola in cui nutrire la propria miseria umana.
Debord 2010 marzo 22
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