• LE "OEUVRES" DI GUY DEBORDdi MARIO PEZZELLA
Nel pensiero di Guy Debord (di cui escono ora in Francia le Oeuvres, quasi duemila pagine, presso Gallimard), la "societa' dello spettacolo" non e' solo il mondo dello star-system o della televisione, ma l'intero modo di produzione capitalistico nella sua fase attuale. La societa' dello spettacolo - l'opera maggiore di Debord - sviluppa in modo originale la riflessione sul feticismo delle merci, compiuta da Marx.Per trasformarsi in danaro la merce deve rivestirsi di un corpo illusorio e seducente, deve rendersi visibile e appetibile come immagine. Nella moda, nella pubblicita', in ogni esposizione della merce, il desiderio del consumatore e' sollecitato da immagini incorporee che penetrano nella profondita' istintuale della sua vita. Sempre meno conta il valore d'uso o la qualita' specifica della merce prodotta. La merce viene venduta solo se e' in primo luogo immagine, capace di destare fantasmi, sogni, mitologie. La legge fondamentale della societa' dello spettacolo si potrebbe formulare in questo modo: quanto piu' l'esperienza deperisce e si degrada sul piano reale, tanto piu' la sua messa in scena spettacolare ne offre un surrogato seducente e potente. Ed anche: quanto piu' un fenomeno e' minaccioso per il potere esistente, tanto piu' viene rappresentato come effimero, contingente, gia' noto. Ovunque sia possibile, occorre mostrare un universo continuo, senza strappi, lacerazioni, fessure.Piu' la qualita' reale deperisce, piu' si incrementa lo splendore apparente della sua immagine, che cosi' nasconde la nullificazione effettiva dell'esperienza. La birra ha perso il suo sapore, diceva Debord, e il sapore e' in effetti la qualita' distintiva della birra; esso non c'e' piu', ma tanto piu' biondo e' il suo colore nell'immagine pubblicitaria, tanto piu' ribollente la schiuma sulle labbra, tanto piu' attraente il mare azzurro dello sfondo. Se non c'e' piu' il sapore, tanto piu' forte e' il ricordo o l'evocazione del sapore, che progressivamente sostituisce la percezione reale. La forma di merce simula l'intensita' corporea, e rende irrilevante e superflua l'esperienza effettiva della sua qualita'. La societa' dello spettacolo pratica un'inversione del vivo nel morto, in ogni ambito della vita.Essa non si limita a ribadire l'esistente e a ripeterlo in modo coattivo e incessante, come l'industria culturale nella concezione di Adorno; ma condiziona il modo stesso di percepire se stessi e il mondo. Come in Foucault, il potere non ha natura semplicemente repressiva, non si limita a confermare l'esistente, ma produce un ordine e un linguaggio, entro cui si esplica poi ogni vita possibile.I fantasmi della merce occludono il vuoto affiorante nella vita, il suo smarrimento di fronte alla perdita di relazioni corporee, sessuate, emotive, e lo rendono tollerabile. Si delinea cosi' una forma di immaginario che (a differenza di quello descritto da Sartre) non progetta di trascendere l'esistente, ma di rovesciarlo specularmente: "La' dove il mondo reale si cambia in semplici immagini, le semplici immagini divengono degli esseri reali, e le motivazioni efficienti di un comportamento ipnotico" (Debord). Non basta dire che esse confermano cio' che esiste: in realta' lo sostituiscono, accompagnando il suo processo di sparizione. Lo spettacolo non e' una "sovrastruttura" - nel tradizionale linguaggio marxista - e neanche una "simulazione" (Baudrillard). Esso e' allo stesso tempo una forma dell'immaginario, una tecnica di produzione, un motore della circolazione del capitale, e queste cose indissolubilmente insieme.*Nella sua opera maggiore, Debord aveva distinto una societa' spettacolare diffusa, segnata dal dominio della merce, e una societa' spettacolare concentrata, ove invece prevalgono le forme del dominio totalitario (il fascismo e lo stalinismo). Nei successivi Commentari alla societa' dello spettacolo introduce una terza forma, lo spettacolare integrato, che ha un particolare interesse nel momento politico attuale. Essa realizza un connubio delle due forme precedentemente indagate, e introduce elementi autoritari nella societa' "democratica" delle merci.Lo spettacolare "diffuso" viene "integrato" da centri decisionali ufficiosi, e la loro attivita' in ombra costituisce ora lo sfondo della celebrazione pubblica dello spettacolo. Associazioni parallele e servizi piu' o meno segreti si dispongono accanto alle istituzioni, alle leggi e agli ordini professionali visibili. L'apparato giuridico e istituzionale resta apparentemente intatto: ma le decisioni reali provengono dai poteri paralleli.Non si tratta solo di interventi clamorosi e violenti orchestrati da servizi "deviati", ma anche di misure che riguardano l'ordinaria quotidianita'. I concorsi pubblici sono sostituiti da riunioni preliminari segrete; la liberta' di stampa viene controllata prima di ogni censura da comitati editoriali, che scelgono i giornalisti affidabili; i reati finanziari sono di fatto depenalizzati, anche se le leggi che dovrebbero punirli restano ufficilmente in vigore. Si realizza cosi' una divergenza sistematica tra la regola pubblicamente ammessa e il centro decisionale occulto: cinismo e ipocrisia oggettiva divengono comportamenti sociali indispensabili per orientarsi in questa sorta di doppio comando sociale permanente.Nei Commentari, Debord indica la P2 italiana e le sue diramazioni come il prototipo sperimentale di un simile sistema di comando. Chi resta legato ingenuamente all'apparenza pubblica dello spettacolo (e per esempio si oppone a una decisione di fatto in nome di una norma del diritto) viene piegato, comprato, intimidito e - nei casi estremi e piu' gravi - eliminato.La mafia diviene - secondo Debord - un modello attuale di funzionamento associativo segreto: non dunque una sopravvivenza arcaica, ma un potere a pieno titolo esistente entro lo "spettacolare integrato". La mafia scorre - per cosi' dire - accanto al simulacro del potere pubblico, lasciandolo il piu' possibile intatto, colpendo le persone che volessero farlo funzionare oltre un livello semplicemente formale. Il suo modello e' seguito dai centri decisionali che ormai si affiancano ai poteri formali dello stato: "La mafia trova dappertutto le condizioni migliori sul terreno della societa' moderna" (Debord).I poteri paralleli e i servizi segreti proliferano comunque in una molteplicita' caotica, producendo eventi altrimenti inspiegabili (aerei che scoppiano misteriosamente in volo, incidenti ripetuti e sincronici, faide di cui non si sospetta l'origine): dopo tutto, essi non procedono secondo un piano unificato e omogeneo. Svalutato da codici "ufficiosi", il diritto pubblico agisce come una semplice messa in scena. "Nello spettacolare integrato le leggi dormono".Prevale cosi' la cooptazione e l'affiliazione diretta entro gli organismi paralleli, e cioe' un sistema di dipendenza personale, non dichiarato pubblicamente, che ha le sue regole e i suoi codici non scritti: la cui semplice conoscenza e' gia' un segno di familiarita' e di possibile accettazione entro le elites del potere. Queste regole - a loro modo inflessibili - segnano il tramonto della "legge scritta" e impongono "ovunque la formazione di nuovi legami personali di dipendenza e di protezione".*Contro il dominio dello spettacolo, Debord ha sperimentato forme critiche di linguaggio e di azione politica, sia scritto che cinematografico, di cui il volume offre un'ampia documentazione: il detournément, la "situazione costruita", la rivalutazione dell'esperienza politica consiliarista. Le situazioni costruite non erano banali happening. Esse avrebbero dovuto modificare consapevolmente l'esperienza dello spazio e del tempo, liberandoli dalla reificazione: "E' facile vedere a quale punto e' legato all'alienazione del vecchio mondo il principio stesso di spettacolo: il non intervento. Si vede, al contrario, come le piu' valide ricerche rivoluzionarie nella cultura hanno cercato di spezzare l'identificazione psicologica dello spettatore con l'eroe, per trascinare questo spettatore all'attivita'... La situazione e' cosi' fatta per essere vissuta dai suoi costruttori". Con un procedimento specularmente rovesciato rispetto a quello dell'alienazione spettacolare, gli oggetti, gli ambienti, i ritmi temporali, dovevano sciogliersi e risolversi in relazioni tra uomini.La situazione costruita e' destinata ad accogliere un evento che favorisca l'attivita' condivisa dei partecipanti. Possono essere situazioni teatrali, architettoniche, estetiche in senso lato; ma anche direttamente politiche, come le occupazioni durante il maggio 1968. Nella durata dell'evento, il tempo cronologico e' sospeso, a favore di un tempo vissuto e intensivo, che lega gli attori all'esperienza comune; questa sospensione - secondo i situazionisti - era una prefigurazione della sospensione rivoluzionaria del tempo storico.La teoria situazionista del linguaggio ruota intorno al concetto, difficilmente traducibile, di detournement. Il detournément e' qualcosa di piu' di una citazione: e' lo "spiazzamento" di un frammento della tradizione culturale, la sua "estrazione" dalla storia dei vincitori. Il detournément scompone in frammenti l'opera originaria, dissolve la sua totalita', la riduce a rovina: e' la rivelazione del perturbante nel familiare, della storia critica in quella monumentale, del possibile in cio' che era considerato necessario. In tal senso e' una riappropriazione critica della storia e del linguaggio. Se la citazione ancora rispetta - almeno in apparenza - il testo d'origine, il detournement ne disloca e ritocca gli elementi interni. Esso puo' perfino invertire il senso dell'originale, rivelando in esso un significato latente o dimenticato: e' un atto di rapina rivoluzionaria nel deposito della tradizione. Forse uno dei piu' celebri detournéments di Debord e' quello ricavato da un celebre passo di Hegel, a indicare lo statuto complessivo della societa' spettacolare: "Il vero e' un momento del falso".
Guy Debord, nato a Parigi nel 1931, tra i fondatori dell'Internazionale Situazionista, si e' tolto la vita nel 1994. Opere di Guy Debord: Oeuvres, Gallimard, Paris 2006; in traduzione italiana segnaliamo almeno La societa' dello spettacolo, la sua opera fondamentale del 1967, che e' stata pubblicata in italiano piu' volte e da diversi editori (tra le altre, vi e' una edizione senza indicazione tipografica, 1974), tra le edizioni recenti la piu' economica a nostra conoscenza e' quella di Stampa alternativa, Roma 1995; Opere cinematografiche complete, Arcana, Roma 1980 (uno dei testi qui inclusi, In girum imus nocte et consumimur igni, e' stato ripubblicato anche, in altra traduzione, da Mondadori, Milano 1998). Ovviamente si vedano anche i testi di Debord in Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus, Torino 1994. Opere su Guy Debord, altri materiali situazionisti e sul situazionismo: Anselm Jappe, Debord, Tracce, Pescara 1993; fondamentale e' Internazionale situazionista 1958-'69, Nautilus, Torino 1994; cfr. anche l'antologia di testi situazionisti a cura di Pasquale Stanziale , Situazionismo, Massari Editore, Bolsena 1998; cfr. anche Rene' Vienet, Arrabbiati e situazionisti nel movimento delle occupazioni, La Pietra, Milano 1978.
[da "Liberazione" del 6 giugno 2006]
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