"Negli ultimi cinque anni l'Italia ha perso in competitività nei confronti della Germania circa 15 punti in percentuale, mentre gli aumenti degli stipendi non sono stati bilanciati da aumenti della produttività. Il fallimento dell'Italia nel modernizzare le proprie industrie, e nell'affinare le tecnologie, ha lasciato il paese completamente esposto ai venti forti della concorrenza cinese, nel quadro di un'economia sempre più globalizzata... Come nel caso dell'Argentina, l'unica via di scampo per l'Italia consiste nel varare riforme strutturali a lungo termine per riprendere competitività" (Desmond Lachman, resident fellow dell'American Enterprise Institute - il think tank dal quale George W. Bush ha preso una dozzina di collaboratori, da Dick Cheney a John Bolton a Richard Perle-, Financial Times, 17 marzo 2006).
"I paralleli con l'Argentina prima della bancarotta non sono assolutamente da sottovalutare: la debolezza della crescita minaccia di aumentare, il debito pubblico crescerà ancora. Così, potrebbe instaurarsi una spirale d'indebitamento che, alla fine, costringerà l'Italia a lasciare l'Unione monetaria per ristrutturare il suo debito pubblico. Senza delle vere riforme, la probabilità che ciò si verifichi è assai grande, forse già in cinque anni... Se l'Italia vivesse un lungo periodo di grave recessione la gente considererebbe l'euro responsabile dei problemi economici. Alcuni politici, compreso il premier Berlusconi, già ora lo fanno. Tuttavia la colpa non è dell'Unione Europea, ma della mancanza di riforme... Il governo Berlusconi aveva un'occasione veramente favorevole: i tassi d'interesse erano bassi, Berlusconi gode di una comoda maggioranza in Parlamento, ma si è giocato alla leggera questa chance. La sua retorica è quella del liberalismo economico, ma in realtà si è trattato solo dei suoi interessi. Si è comportato come un monopolista che massimizza i propri utili" (Nouriel Roubini, consigliere del Fondo Monetario Internazionale, professore di Economia alla Stern School of Business, New York University, intervistato da "WirtschaftsWoche",17 marzo 2006).
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