Al processo è il giorno delle parti civili. L'avvocato dello Stato Salvemini: "Il passaggio di soldi dimostra la corruzione"
Sme, la Presidenza del Consiglio
chiede la condanna di Berlusconi
La difesa: "Arringa politica, fu nominato dal centrosinistra"
Pisapia chiede 4,5 miliardi di risarcimento per la Cir
Silvio Berlusconi
MILANO - La presidenza del Consiglio chiede la condanna di Silvio Berlusconi e danni per un miliardo di euro. E' questo il risultato di una giornata paradossale nell'ambito del processo-stralcio Sme, che vede il premier imputato di corruzione in atti giudiziari. Il paradosso è: Silvio Berlusconi contro Silvio Berlusconi, la presidenza del Consiglio contro il presidente del Consiglio. Ciò accade perché oggi ha parlato in aula l'avvocato dello Stato Domenico Salvemini, che appunto rappresenta la parte civile per Palazzo Chigi. Solo che la costituzione della parte civile avvenne all'epoca del governo D'Alema, mentre ora a guidare il governo c'è Berlusconi.
A riconoscere l'eccezionalità della situazione è stato lo stesso Salvemini. Prendendo la parola all'inizio dell'udienza, l'avvocato ha riconosciuto che si tratta di "un fatto singolare", che "ha molto colpito l'opinione pubblica". E prima di entrare nel vivo del suo intervento, ha fornito una spiegazione davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano: "Giuridicamente rappresento la presidenza del Consiglio, e quindi un soggetto giuridico diverso dalla persona fisica del presidente del Consiglio". Il quale, ha concluso l'avvocato, "è qui difeso dai suoi legali e dunque in questo processo rappresenta la parte dell'imputato".
L'avvocatura dello Stato ha chiesto la condanna di Berlusconi con un risarcimento "in via equitativa" di 1,1 milioni di euro ed una provvisionale "immediatamente esecutiva" di 300mila euro.
"Qui non è contestata una corruzione qualsiasi - dichiara Salvemini - ma il mercimonio dell'attività di un giudice. Un caso eclatante di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Non una corruzione generica ma generalizzata di un giudice".
Nel corso della sua arringa, Salvemini ha puntato l'indice sul movimento di cospicue somme di denaro (434 mila dollari nel marzo 1991) da conti esteri riconducibili alla Fininvest, verso il giudice Squillante e altri tra giudici e avvocati, per dimostrare che Silvio Berlusconi avrebbe corrotto i magistrati. "Il denaro - ha detto l'avvocato dello Stato - è partito dal gruppo imprenditoriale per arrivare sui conti esteri di un magistrato. Questo porta ad affermare che quel magistrato era al servizio della Fininvest". "Siccome - ha continuato Salvemini - non è stata trovata una causale lecita perché i soldi dovessero andare da Fininvest a Squillante, anzi da Silvio Berlusconi al giudice Squillante, la deduzione logica è che questi fossero il pagamento di una corruzione".
Il legale ha contestato anche le spiegazioni, secondo cui una parte cospicua del denaro potrebbe essere riconducibile ad onorari, versati a Cesare Previti (circa 16 miliardi) in qualità di legale del gruppo: "Di parcelle non c'è traccia, e anche la spiegazione che fossero soldi in nero non regge. Non c'è alcuna documentazione del lavoro che Previti avrebbe svolto all'estero per meritare quei soldi - ha precisato Salvemini - e lo stesso Silvio Berlusconi non ci ha affatto parlato di un ruolo straordinario di Previti: era uno dei quasi 100 legali di Fininvest".
Allo stesso modo, secondo l'avvocato, non reggerebbero le spiegazioni di un giro di "compensazioni" tra i protagonisti della vicenda, per l'acquisto di alcuni appartamenti mai portato a termine: "E' tutto non credibile". Secondo Salvemini, invece, vi furono rapporti tra Berlusconi e Squillante fin da quando, nel 1985, il giudice assolse l'attuale premier in un processo per l'installazione di alcuni ripetitori avvenuta, secondo l'accusa, irregolarmente.
Contesta l'arringa di Salvemini Niccolò Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, e la definisce "politica". "L'avvocato dello Stato - dice Ghedini - è stato nominato dalla precedente maggioranza, oggi opposizione, e sta facendo un intervento squisitamente politico. Le accuse sono gravi ma sono sbagliate. E' un intervento squisitamente politico".
In serata, il legale di parte civile Cir De Benedetti, Giuliano Pisapia, ha chiesto che Silvio Berlusconi risarcisca 4 miliardi e 500 milioni di euro per danni patrimoniali e morali. Con le conclusioni del legale di parte civile il processo è stato aggiornato al 3 dicembre prossimo, quando la parola andrà ai difensori del premier.
(19 novembre 2004) www.repubblica.it
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