Rai, spunta il biglietto di LatorreConsigli ad An contro Di Pietro
di MARCO BRACCONI
Nicola LatorreROMA - C'è il "pizzino" incriminato. C'è il testo vergato di proprio pugno da Nicola Latorre. E ora c'è una nuova, grossa grana nel partito democratico. Nella vicenda della commissione di Vigilanza Rai di giochi, trame e "complotti" trasversali si era parlato da subito. Ma finora eravamo rimasti ai boatos di palazzo e ai sussurri dei media. Adesso invece, arriva quella striscia di carta sottile. Che sta a dimostrare che nel Partito democratico c'era qualcuno cui la soluzione Orlando prioprio non piaceva. O piaceva talmente poco da consigliare in tv, tramite appunto "pizzino", la risposta ad un parlamentare dello schieramento avversario. I personaggi e gli interpeti. Intanto Nicola Latorre, vicecapogruppo del Pd al Senato e dalemiano di ferro. Poi il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino. E infine capogruppo dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. La scena si svolge negli studi de La7. La trasmissione è Omnibus. Il conduttore Antonello Piroso. Davanti alle telecamere si parla di Rai e della presidenza della Vigilanza. La soluzione sembra ancora lontana. Il dipietrista attacca quelli del Pdl. E insiste sul loro dovere istituzionale di votare un candidato dell'opposizione e scelto dall'opposizione. In questo caso, come l'Idv ripete da settimane, Leoluca Orlando. Bocchino, davanti alla verve polemica di Donadi, sembra in difficoltà. Ed è a questo punto che scatta il "soccorso" di Latorre. Che almeno ufficialmente sostiene Orlando, ma che in quello studio tv sembra invece più preoccupato di togliere le castagne dal fuoco all'avversario di An.
E infatti. Il parlamentare del Pd prende carta e penna e manda un messaggio a Bocchino. Il cui contenuto è stato svelato oggi, mostrando anche il "reperto" originale, dallo stesso Piroso. Vi si legge: "Io non posso dirlo, ma il precedente della Corte? Pecorella?". Insomma, Latorre consiglia a Bocchino una risposta politicamente efficace. nel caso specifico, gli suggerisce di usare il rifiuto del Pd di votare alla Consulta per Gaetano Pecorella (che era stato indicato da Berlusconi) per giustificare il suo no ad Orlando. L'avversario ora ha un argomento per contrastare efficacemente Donadi che sponsorizza l'ex sindaco di Palermo. La cosa, evidentemente, non dispiace affatto a Latorre. Ma rischia oggi, dopo la pubblicizzazione della vicenda, con tanto di filmato tv, di scatenare una polemica rovente nel partito democratico. E logorare ulteriormente i rapporti con il nemico-alleato Antonio Di Pietro. Un assaggio? La reazione di Donadi è furibonda: "Lo scambio del pizzino è la dimostrazione che in questo paese esiste un rapporto malato tra media, politica ed affari. Che un rappresentante dell'opposizione, mio alleato, suggerisca ad un autorevole esponente della maggioranza come attaccarmi durante un dibattito televisivo, è una rappresentazione visiva della politica del compromesso che mira solo all'esercizio del potere". Ma anche dalle parti del Pd il caso monta. "Sono incredulo - dice Stefano Ceccanti - e ora mi attendo che Latorre smentisca tale ricostruzione che gli farebbe assumere il ruolo di suggeritore nei confronti di un esponente della maggioranza".
(19 novembre 2008)
http://www.repubblica.it/
"I swear to God, if I were a piano player or an actor or something and all those dopes thought I was terrific, I'd hate it. I wouldn't even want them to clap for me. People always clap for the wrong things". "(Holden Caulfield/JDSalinger - The catcher in the rye)
Wednesday, November 19, 2008
Friday, November 14, 2008
Thursday, November 13, 2008
Carriera universitaria di Brunetta - Brunetta sanatoria - Brunetta consulente socialista - Brunetta associato furbetto - Pubblicazioni Brunetta
Il Nobel mancato "Io sono un professore di economia del lavoro, l'ho guadagnato con le unghie e con i denti. Sono uno dei più bravi d'Italia, forse d'Europa", ha spiegato Brunetta ad Alain Elkann, che di rimbalzo lo ha definito "un maestro della pasta e fagioli" prima di chiedergli la ricetta del piatto. L'economista Ada Becchi Collidà, che ha lavorato nello stesso dipartimento per otto anni, dice senza giri di parole che "Renato non è uno studioso. È prevalentemente un organizzatore, che sa dare il meglio di sé quando deve mettere insieme risorse". Alla facoltà di Architettura di Venezia entra nel 1982, dopo aver guadagnato l'idoneità a professore associato in economia l'anno precedente. Come ha ricordato in Parlamento il deputato democratico Giovanni Bachelet, Brunetta non diventa professore con un vero concorso, ma approfitta di una "grande sanatoria" per i precari che gravitavano nell'università. Una definizione contestata dal ministro, che replica: avevo già tutti i titoli.In cattedra Secondo il curriculum pubblicato sul sito dell'ateneo di Tor Vergata (dove insegna dal 1991), al tempo il giovane Brunetta poteva vantare poche pubblicazioni: una monografia di 500 pagine e due saggi. Il primo era composto di dieci pagine ed era scritto a sei mani, il secondo era un pezzo sulla riduzione dell'orario edito da 'Economia&Lavoro', la rivista della Fondazione Brodolini, di area socialista, che Brunetta stesso andrà a dirigere nel 1980. Tutto qui? Nel mondo della ricerca esistono diverse banche dati per valutare il lavoro di uno studioso. Oggi Brunetta si trova in buona posizione su quella Econlit, che misura il numero delle pubblicazioni rilevanti: 30, più della media dei suoi colleghi. La musica cambia se si guarda l'indice Isi-Thompson, quello che calcola le citazioni che un autore ha ottenuto in lavori successivi: una misura indiretta e certo non infallibile della qualità di una pubblicazione, ma che permette di farsi un'idea sull'importanza di un docente. L'indice di citazioni di Brunetta è fermo sullo zero.
Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione. Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine. Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo. È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori. La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato? Hanno collaborato Michele Cinque e Alberto Vitucci
(13 novembre 2008)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Che-furbetto-quel-Brunetta/2049037&ref=hpsp
Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato: "L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato", ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata. In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992. In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione. Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione. "Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato: "La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti. Comunque c'erano candidati peggiori di lui". Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta. Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato. Un'umiliazione insopportabile. Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine. Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra. Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo. È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali. Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori. La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato? Hanno collaborato Michele Cinque e Alberto Vitucci
(13 novembre 2008)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Che-furbetto-quel-Brunetta/2049037&ref=hpsp
Sunday, November 09, 2008
Carla Bruni si vergogna di Berlusconi - le battutacce da bettola del premier fanno il giro del mondo
Carla Bruni dopo la gaffe del Cavaliere"Felice di non essere più italiana";
www.repubblica.it
ROMA - "Mi fa uno strano effetto ascoltare Silvio Berlusconi prendere alla leggera" l'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca e "scherzare" sul fatto che il presidente eletto Usa è "sempre abbronzato: lo ha detto in un'intervista al Journal du Dimanche la 'first lady' francese Carla Bruni, precisando "a volte di essere felice" per il fatto di aver acquisito la nazionalità francese. "Credo che adesso siamo tutti pieni di speranza, di attesa. Per contrasto, quando sento Silvio Berlusconi prendere l'evento alla leggera, e scherzare sul fatto che obama è 'sempre abbronzato', mi stranisce. Si farà pure dell'umorismo... Ma certe volte sono molto felice di essere diventata francese!". Nel sottolineare il proprio impegno a favore dell'uguaglianza e il suo sostegno in passato a Sos-Racime, nell'intervista l'ex top model rileva che ora, dato il suo nuovo ruolo di 'first lady', non firma più petizioni di questo tipo. "Se fossi solo la 'cantante' Carla Bruni, firmerei senza problemi il manifesto per l'uguaglianza in Francia, ma mi chiamo Bruni-Sarkozy" e pertanto ora "il mio nome mi appartiene meno", aggiunge Carla Bruni.
(9 novembre 2008)
www.repubblica.it
ROMA - "Mi fa uno strano effetto ascoltare Silvio Berlusconi prendere alla leggera" l'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca e "scherzare" sul fatto che il presidente eletto Usa è "sempre abbronzato: lo ha detto in un'intervista al Journal du Dimanche la 'first lady' francese Carla Bruni, precisando "a volte di essere felice" per il fatto di aver acquisito la nazionalità francese. "Credo che adesso siamo tutti pieni di speranza, di attesa. Per contrasto, quando sento Silvio Berlusconi prendere l'evento alla leggera, e scherzare sul fatto che obama è 'sempre abbronzato', mi stranisce. Si farà pure dell'umorismo... Ma certe volte sono molto felice di essere diventata francese!". Nel sottolineare il proprio impegno a favore dell'uguaglianza e il suo sostegno in passato a Sos-Racime, nell'intervista l'ex top model rileva che ora, dato il suo nuovo ruolo di 'first lady', non firma più petizioni di questo tipo. "Se fossi solo la 'cantante' Carla Bruni, firmerei senza problemi il manifesto per l'uguaglianza in Francia, ma mi chiamo Bruni-Sarkozy" e pertanto ora "il mio nome mi appartiene meno", aggiunge Carla Bruni.
(9 novembre 2008)
Friday, November 07, 2008
Obama abbronzato - Berlusconi figuraccia internazionale - Saint Just - Viagra - Carfagna - Italo Bocchino -
Bettolusconi è nel panico perchè alla cas bianca c'è uno più "abbronzato" di lui: lui che ,nonostante innumerevoli sedute di lampada UV insieme al suo trombone e collega di merende Emilio W.Fede (W come WaterClosed) non riuscirà mai a raggiungere la fresca abbronzatura di Obama nè tantomeno recuperare il mezzo metro di statura che lo separa dal nuovo presidente USA. Silvio quindi è in crisi nera, non riesce ,a causa dell'età, a tirarlo su, salvo Viagra; non riesce ad essere estivo come Obama; si sente basso e il viagra gli è nocivo; ma lui continua a fare il gallo cedrone con attricette e vallette - vedi la SANJUST - o garantisce posti di primo piano a donne che si sono prestate a dargli qualche contentino, sapendo che il solo mezzo per ottenere qualcosa da lui è vezzeggiarlo e farlo sentire sessualmente potente (no cito i casi penosi di certi esemplari femminili al governo) .Siamo in balia di una personaggio che il mondo certo non ci invidia, che rende l'italia oggetto di sarcasmo e dileggio da parte degli altri stati, un circense , un guitto paranoico che sarebbe solo fonte di ilarità o commiserazione se non fosse a capo di un impero mediale praticamente monopolistico che è ancora in grado di influenzare - tra i disinteressati - milioni di disarmati teledipendenti, con i suoi tromboni, i suoi giornaletti diretti da tappetini che ripetono le sue litanie all'infinito, come i suoi portavoce parlamentari, tra i quali annoveriamo uno il cui cognome è la rappresentazione totalitaria dell'essenza dei berlusconiani : BOCCHINO.
Tuesday, November 04, 2008
Carfagna di scambio - Paolo Guzzanti contro la mignottocrazia di Berlusconi - dissenso interno - Intercettazioni
Paolo Guzzanti torna a criticare B e attraverso le pagine del suo blog, se la prende con la Carfagna "calendarista alle pari opportunità, inadatta" a ricoprire quel ruolo”. A ott. Aveva attaccato B per aver lodato Putin: "B mi fa vomitare". Ora critica la Carfagna: "Secondo quanto dicono testimoni che considero credibili, attendibili e tutt'altro che interessati, esistono proporzionati motivi per temere che la signorina occupi il posto per motivi che esulano dalla valutazione delle sue capacità di servitore dello Stato, sia pure apprendista. La sua intelligenza politica è nulla. Quali meriti straordinari l’hanno condotta ad una carriera così fulminea? Mi chiedo come questa persona abbia ottenuto il posto". L'accusa è pesante: nomina di scambio. Riferendosi ad alcune intercettazioni mai pubblicate ma che lui ha letto, G. risponde ad un lettore che gli chiede se le "nomine di scambio" fossero più d'una: "Per quel che ne so, dai testi oculari, più di una. Per questo lo scandalo sarebbe devastante, costituzionalmente e istituzionalmente. Più di scambio, tratterebbesi di compenso. Come scrisse Cossiga: 'ai miei tempi si offriva un filo di perle o un appartamento'". G. è padre della comica Sabina, a cui la Carfagna ha chiesto un milione di € di danni. G. dice: "C'entra il senso dello Stato, il primato delle regole, la limpidezza della democrazia. Abbasso la mignottocrazia, viva la Repubblica!". Chiede se è possibile che in una democrazia "il capo di governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo soddisfatto personalmente? Potrebbe essere il suo giardiniere che ha ben potato le sue rose, l'autista che lo ha ben guidato in un viaggio, la meretrice che ha ben succhiato il suo uccello.." “E’ lecito che si faccia ministro in uno Stato immaginario e anzi in un Pianeta di un'altra costellazione, una persona che ha come suo merito specifico ben soddisfatto il capo del governo?"
Sunday, November 02, 2008
Bossi figlio bocciato può ripetere l'esame - favoritismi - lega di casta - Gelmini connivente - altro che meritocrazia
RAGAZZI ,A PROPOSITO DELLA MERITOCRAZIA PER I CAFONI DEL GOVERNO BERLUSCONI, FORSE MOLTI NON SANNO QUESTA:Bossi junior vince ricorso al Tar: potrà rifare l'esame di maturità. Il Pd: Gelmini intervenga
ROMA (3 ottobre) - Il figlio di Umberto Bossi, Renzo, bocciato alla maturità scientifica a luglio, ha vinto un ricorso al Tar e potrà ripetere l'esame. La notizia è stata pubblicata oggi dal Giornale, in un articolo in cui si afferma tra l'altro scrive che il figlio del leaderleghista ripeterà l'esame il 13 ottobre prossimo con gli stessi professori. «Apprendiamo del ricorso al Tar vinto dal rampollo di Bossi, Renzo, che, bocciato alla maturità a luglio, si appresta a giorni a ripetere l'esame con la stessa commissione di docenti», afferma Pina Picierno, ministro ombra delle Politiche giovanili. La vicenda di Bossi junior, continua, «ci richiama alla mente il ricorso al Tar vinto dall'Unione degli studenti, che annullava i test di medicina e chirurgia dell'Università "La Sapienza" dello scorso anno per gravissime irregolarità. In quella occasione - prosegue Pina Picierno - il ministro Gelmini, ledendo il diritto allo studio di migliaia di studenti, si era appellata contro la pronuncia del Tar del Lazio».
«Considerate le palesi differenze tra i due casi, visto che nel secondo ci sembra evidente si tratti non di difesa del diritto allo studio ma di privilegio - conclude - ci aspettiamo che il ministro Gelmini si comporti allo stesso modo, appellandosi contro la sentenza del Tar
ROMA (3 ottobre) - Il figlio di Umberto Bossi, Renzo, bocciato alla maturità scientifica a luglio, ha vinto un ricorso al Tar e potrà ripetere l'esame. La notizia è stata pubblicata oggi dal Giornale, in un articolo in cui si afferma tra l'altro scrive che il figlio del leaderleghista ripeterà l'esame il 13 ottobre prossimo con gli stessi professori. «Apprendiamo del ricorso al Tar vinto dal rampollo di Bossi, Renzo, che, bocciato alla maturità a luglio, si appresta a giorni a ripetere l'esame con la stessa commissione di docenti», afferma Pina Picierno, ministro ombra delle Politiche giovanili. La vicenda di Bossi junior, continua, «ci richiama alla mente il ricorso al Tar vinto dall'Unione degli studenti, che annullava i test di medicina e chirurgia dell'Università "La Sapienza" dello scorso anno per gravissime irregolarità. In quella occasione - prosegue Pina Picierno - il ministro Gelmini, ledendo il diritto allo studio di migliaia di studenti, si era appellata contro la pronuncia del Tar del Lazio».
«Considerate le palesi differenze tra i due casi, visto che nel secondo ci sembra evidente si tratti non di difesa del diritto allo studio ma di privilegio - conclude - ci aspettiamo che il ministro Gelmini si comporti allo stesso modo, appellandosi contro la sentenza del Tar
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